«Più tardi sono venuto a sapere che era nella Bassa California. Un luogo assolutamente deserto, con questo favoloso centro di villeggiatura proprio in mezzo al deserto…» (Le bandierine che segnavano le buche del golf sbattevano nella brezza dell’oceano, e c’erano i bianchi rettangoli piatti dei campi da tennis, il patio con gli ospiti che se ne stavano seduti ad oziare e a chiacchierare, aspettando i carrelli dei liquori e i vassoi dei sandwiches , vestiti in impeccabili abiti da vacanza.) «Si andava a pesca, e si prendevano pesci che tu non hai mai neanche immaginato, e si poteva andare a caccia sulle colline, e si faceva il bagno tutto l’anno…»
«Difficile da sopportare,» disse Harriet, pigramente.
«No,» disse Stone. «Tutt’altro che difficile da sopportare. Non per sei settimane. E neppure per sei mesi. C’era tutto ciò che un uomo può desiderare. Vitto eccellente, liquori ottimi, e donne. Ogni tuo desiderio veniva soddisfatto. Il denaro era inutile. Era tutto gratuito.»
«Ma mi rendo conto,» disse Blaine, «che un uomo possa…»
«Naturalmente,» disse Stone. «È quel senso di inutilità assoluta. Come se qualcuno avesse preso te, uomo, e ti avesse fatto ritornare un bambino, al quale non restasse altro da fare che giocare. Eppure era un atto di bontà, da parte dell’Amo. Anche se l’odiavi e lo detestavi e ti ribellavi, potevi capire che aveva ragione. Loro, in effetti, non avevano niente contro di noi. Non avevamo commesso un delitto, né una negligenza in servizio… cioè, per molti di noi era così. Ma non potevano correre il rischio di continuare a servirsi di noi, e non potevano lasciarci liberi, perché, tu lo puoi capire, non bisognava macchiare il nome dell’Amo. Non si doveva dire che l’Amo aveva lasciato andare in giro libero per il mondo un uomo con una vena di alienità, con una mente o un sentimento che deviava, sia pure di pochissimo, dal punto di vista umano. Perciò ci offrivano una lunga vacanza… una vacanza interminabile, in un posto identico a quello dove stanno i miliardari.
«E questo era molto insidioso. L’odiavi, eppure non potevi andartene, perché il buon senso ti diceva che saresti stato uno stupido, ad andartene. Vivevi al sicuro, e da gran signore. Non c’erano problemi di sicurezza: era fatta, ormai. Pensavi a scappare… anche se in realtà non ti sembrava una vera fuga, perché non c’era niente che ti tratteneva prigioniero. Cioè, fino al momento in cui tentavi di andartene. Allora scoprivi che c’erano le sentinelle e gli avamposti. Soltanto allora ti accorgevi che tutte le strade e tutti i sentieri erano sorvegliati. E questo, nonostante il fatto che un uomo a piedi avrebbe commesso un suicidio, se si fosse allontanato attraverso quel territorio desertico. Scoprivi, poco per volta, che c’erano uomini che ti sorvegliavano sempre… uomini che fingevano di essere ospiti, ma in realtà erano agenti dell’Amo, che tenevano d’occhio tutti quanti, e aspettavano che tu ti preparassi ad andartene, o anche soltanto che tu pensassi di andartene.
«Ma le sbarre che ti bloccavano, le sbarre che ti tenevano veramente prigioniero erano il lusso e la bella vita. È molto difficile lasciare qualcosa del genere. E l’Amo lo sa. Ti assicuro, Shep, che quella è la prigione più sicura che l’uomo abbia mai inventata.
«Ma, come tutte le altre prigioni, ti rendeva duro. Ti costringeva a lottare per diventare un duro, a diventare abbastanza duro per deciderti e per portare a termine il tuo piano, una volta che ti eri deciso. Quando scoprivi che c’erano le spie e le sentinelle, diventavi astuto e ipocrita, ed erano proprio quelle sentinelle e quelle spie che te ne davano motivo. L’Amo ha esagerato istituendo tutte quelle misure di sicurezza, perché in realtà non erano necessarie. Lasciato a te stesso, saresti scappato magari una settimana sì e una no, ma saresti ritornato indietro, non appena ti fossi accorto come era brutta la vita, fuori di lì. Ma quando scoprivi che c’erano barriere fisiche, quando scoprivi che c’erano guardie e armi e cani… allora diventava una sfida, e diventava un punto d’onore, e buttavi come posta la tua vita…»
«Ma,» disse Blaine, «non potevano esserci troppe fughe, e neppure troppi tentativi di fuga. Altrimenti l’Amo avrebbe escogitato qualcosa di nuovo. Non avrebbe mai lasciato che le cose continuassero in quel modo.»
Stone sogghignò come un lupo.
«Hai ragione. Non sono stati molti a farcela. E sono stati pochissimi anche coloro che hanno tentato.»
«Tu e Lambert Finn.»
«Lambert,» disse Stone, «per me era un esempio, un’ispirazione. Era fuggito diversi anni prima che io venissi portato lì. E poi ce n’era stato un altro, diversi anni prima di Lambert. Ancora oggi, nessuno sa che cosa ne sia stato di lui.»
«Benissimo,» chiese Blaine, «che cosa succede, allora, ad un uomo che fugge dall’Amo? Dove va a finire? Io sono qui, con un paio di dollari in tasca, e per la verità non sono neppure miei: appartengono a Riley. Non ho un’identità, non ho una professione o un mestiere. Come posso…»
«Parli come se ti dispiacesse di essere scappato.»
«Qualche volta mi dispiace. Momentaneamente, voglio dire. Se dovessi ricominciare da capo, mi comporterei in un modo diverso. Pianificherei tutto prima. Trasferirei un certo capitale in qualche altro Paese. Mi predisporrei una nuova identità. Organizzerei qualcosa che mi assicurasse un introito…»
«Ma tu non hai mai creduto veramente che ti toccasse scappare. Sapevi che era successo a me, ma dicevi a te stesso che a te non poteva succedere.»
«Credo proprio di sì.»
«E adesso,» continuò Stone. «hai la sensazione d’essere diventato uno spostato.»
Blaine annuì.
«Benvenuto al club degli spostati.» disse Stone.
«Vuoi dire…»
«No. Io no. Io ho un lavoro da fare. Un lavoro molto, molto importante.»
«Ma…»
«Stavo alludendo.» gli disse Stone, «ad una porzione molto ampia dell’umanità. Non so neppure quanti milioni di persone.»
«Beh, naturalmente, ci sono sempre stati…»
«Ti sbagli di nuovo,» disse Stone. «Parlo dei para, amico mio. dei para. I para che non sono nell’Amo. Non puoi avere viaggiato per quasi milleseicento chilometri senza…»
«Ho visto,» disse Blaine, con un brivido freddo che cresceva dentro di lui, qualcosa di gelido come il ghiaccio, che non era né odio né paura, ma forse era l’uno e l’altro insieme. «Ho visto che cosa succede.»
«È uno spreco.» disse Stone. «Uno spreco tremendo, tanto per i para quanto per la razza umana. C’è gente braccata, gente costretta a vivere nei ghetti, gente umiliata ed odiata… e sempre, è in quella gente che vive la speranza dell’umanità.
«E voglio dirti anche un’altra cosa. Non si tratta soltanto di quei selvaggi intolleranti, ignoranti e bigotti, che si considerano esseri umani normali: non sono i soli colpevoli della situazione. C’è anche l’Amo: anche l’Amo ha la sua parte di colpa. Perché l’Amo ha istituzionalizzato la cinetica paranormale per i propri scopi particolari ed egoistici. Si prende molta cura dei para come te e me: li presceglie perché realizzino i suoi intenti. Ma a tutti gli altri ha voltato le spalle. L’Amo ha dimostrato che non gliene importa assolutamente nulla di quanto può accadere a loro. Non avrebbe altro da fare che tendere la mano per aiutarli, eppure non lo fa, e così gli altri para si trovano nelle condizioni di animali selvatici, in fuga nelle foreste.»
«L’Amo ha paura…»
«Non gliene importa un accidente, ecco la verità,» disse Stone. «La situazione, così com’è, gli va perfettamente a genio. L’Amo è incominciato come una crociata dell’umanità. E poi si è trasformato in uno dei più grossi monopoli che il mondo abbia mai visto… un monopolio che non è intralciato da regolamenti o da restrizioni, eccettuati quelli che è lui stesso a stabilire.»
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