Le prese le mani. Callista cercò automaticamente di liberarle, ma Damon le tenne strette. — Callista, hai il coraggio di voltare le spalle ad Arilinn e di esplorare insieme a noi una tradizione che ti permetterà di essere nello stesso tempo donna e Custode?
Si accorse di aver colpito nel segno, facendo appello al suo coraggio. Insieme, l’avevano messo alla prova fino al limite estremo. Callista piegò la testa in segno di consenso. Quando Damon portò i fiori di kireseth avvolti in un telo, lei esitò, reggendo il mazzo tra le mani. — Ho infranto tutte le leggi di Arilinn, tranne questa. Ora sono veramente fuoricasta — disse, sul punto di scoppiare di nuovo in lacrime.
Damon replicò: — Ci hanno chiamati rinnegati. Non ti chiederò di fare qualcosa che non sia disposto a fare prima di te.
Le prese il mazzo dalla mano, lo sciolse dal telo e se l’accostò alla faccia, aspirando intensamente quel profumo che dava le vertigini. La paura lo invase (il tabù, la proibizione), ma ricordò le parole di Varzil: «Per questo abbiamo istituito il vecchio rito sacramentale della Fine dell’Anno… Tu sei il suo Custode: la responsabilità è tua».
Callista era pallida e tremante: ma prese il kireseth dalle mani di Damon, e aspirò. Damon, intanto, pensava al cerchio di Arilinn, che li avrebbe attaccati al levar del sole. Stava commettendo un tragico errore?
Durante gli anni che aveva trascorso alla Torre, quando si prospettava un lavoro importante era vietato ogni genere di tensione, e soprattutto il rapporto sessuale. Loro avrebbero trascorso la notte in solitaria concentrazione, preparandosi alla battaglia che li attendeva.
Ma Damon non seguiva quelle direttrici. Sapeva che non poteva sconfiggere Arilinn facendo ciò che facevano gli altri. La sua Torre stava creando qualcosa d’interamente nuovo, costruito sul loro quadruplice rapporto. Era giusto che trascorressero la notte completando il legame, aiutando Callista a farne parte, a condividerlo pienamente.
Andrew prese i fiori dalle mani di Callista. Quando ne aspirò l’aroma — arido, polveroso, ma ancora carico del ricordo del prato di corolle dorate sotto la luce cremisi del sole — gli parve di vedere Callista che attraversava di nuovo il campo fiorito: e quel ricordo lo stordì, lo accese di desiderio. Quando Ellemir prese a sua volta il mazzo, lui provò l’impulso di protestare: non era pericoloso, per lei, nelle sue condizioni? Ma Ellemir aveva il diritto di scegliere. E avrebbe partecipato a tutto ciò che portava loro quella notte.
Damon provò un senso di espansione della coscienza, di sensibilità intensificata. La matrice, sulla sua gola, sembrava pulsare come una cosa viva. La strinse nella mano e gli parve che gli parlasse, e per un momento si chiese se le matrici erano, dopotutto, forme di vita aliene, in simbiosi con l’umanità, capaci di percepire il tempo su un ritmo fantasticamente diverso.
Poi gli sembrò di precipitare com’era avvenuto durante la Ricerca nel Tempo e di vivere, in una bizzarra chiaroveggenza, ciò che aveva appreso della storia delle Torri, ad Arilinn e a Nevarsin. Dopo le epoche del caos — secoli di decadenza, di corruzione, e di conflitti che avevano decimato i dominii e si erano scatenati su mezzo mondo — le Torri erano state ricostruite ed era stato concluso il Patto, che vietava tutte le armi eccettuate quelle che potevano colpire entro la portata delle mani di chi le impugnava e che comportavano per chi intendeva uccidere un’uguale possibilità di essere ucciso. L’attività con le matrici era stata limitata alle Torri e a coloro che avevano nelle vene sangue Comyn e avevano giurato fedeltà alle Torri e alle Custodi. Le Custodi, votate alla castità e sciolte dal vincolo di devozione alle rispettive famiglie, non dovevano avere interessi politici o dinastici nel governo dei dominii. L’addestramento degli operatori delle Torri era basato su saldi principi etici e sulla rottura di tutti gli altri legami, creando forza e integrità in un mondo corrotto e devastato.
E le Custodi giuravano di proteggere i dominii e d’impedire ulteriori abusi delle matrici. Prive di potere politico, avevano assunto tuttavia un’immane potenza personale e carismatica: sacerdotesse e maghe con un enorme ascendente spirituale e religioso, dominavano tutti gli operatori delle matrici di Darkover.
Ma questo era diventato a sua volta un abuso?
Damon aveva la sensazione di essere in contatto telepatico, attraverso i secoli, col suo lontano antenato Varzil… Oppure era solo un vago ricordo razziale? In quale epoca le Torri avevano abbandonato il rito della Fine dell’Anno, che le manteneva in contatto con l’umanità? Il rito aveva permesso a una Custode, casta per le dure necessità del suo lavoro incredibilmente difficile e pesante (e in quei giorni, al culmine del fiorire delle Torri, ancora più massacrante), di diventare periodicamente conscia della sua umanità, di dividere gli istinti e i desideri degli altri, uomini e donne.
Quando l’avevano abbandonato? E soprattutto, perché l’avevano abbandonato? Durante le epoche del caos era diventato una specie di orgia? Comunque era scomparso, e insieme era scomparsa la conoscenza del modo di liberare i canali per l’attività psi a livello altissimo. Perciò le Custodi, non più castrate, erano state costrette ad affidarsi a un addestramento sostanzialmente disumano, e il potere era nelle mani delle donne capaci d’isolarsi completamente dagli istinti e dai desideri.
A Damon, mentre attraversava gli anni, sembrava di sentire in sé tutte le sofferenze di quegli uomini e di quelle donne, alienati, disperati, incapaci di distaccarsi completamente dal destino umano. E coloro che ci riuscivano dovevano adottare principi impossìbili, un addestramento di rigore inumano, l’alienazione totale perfino nei confronti dei loro cerchi. Ma quale altra possibilità avevano?
Ma adesso avrebbero riscoperto ciò che poteva fare l’antico rito…
Damon non guardava Callista ma sentiva la sua gelida compostezza dissolversi, sentiva attenuarsi la rigidità fisica e la tensione defluire da lei come acqua corrente. Si era lasciata cadere su una sedia. Damon si voltò e la vide sorridere, stiracchiarsi come un gatto, tendere le braccia a Andrew. Andrew si avvicinò e s’inginocchiò accanto a lei, e Damon rimase a osservare, pensando con rimpianto a una deliziosa bambina, nella Torre, che giorno per giorno perdeva la sua squisita spontaneità e lentamente sprofondava in un silenzio teso e pudibondo. Adesso, con una stretta al cuore, rivedeva quella bambina nel dolce sorriso che Callista rivolgeva a Andrew. Andrew la baciò esitando, poi con passione crescente. Quando il quadruplice legame incominciò a intessersi fra loro, tutti parteciparono per un momento a quel bacio. Ma Andrew, con le inibizioni infrante dal kireseth. si mosse un po’ troppo in fretta. Le sue braccia cinsero Callista, stringendola con forza, e la crescente avidità dei suoi baci la spaventò. In preda a un panico improvviso, lei si svincolò, respingendolo con tutta la forza delle braccia e spalancando gli occhi per la paura,
Damon captò la duplice trama di quella paura: in parte, lei temeva che si ripetesse quanto era già accaduto, che il riflesso incontrollabile colpisse Andrew, lo ferisse, lo uccidesse; in parte, temeva l’eccitazione sconosciuta che si accendeva in lei. Guardò Andrew con un’espressione di terrore, poi fissò Damon con un’aria stordita e spaventata che lo sconcertò.
I pensieri di Ellemir si insinuarono nel collegamento telepatico. Hai dimenticato quanto è giovane?
Andrew la fissò senza capire. Dopotutto Callista era la gemella di Ellemir!
Sì, e dopo tanti anni trascorsi come Custode, sotto certi aspetti è più anziana: ma tutto questo, ormai, è svanito dalla sua memoria. In sostanza è ancora la ragazzina di tredici anni che si era recata alla Torre. Per lei, il sesso è ancora un ricordo di terrore e di sofferenza, il ricordo di come ha rischiato di ucciderti. Non ha nulla di bello da ricordare se non qualche bacio tra i fiori. Lasciala per un po’ a me, Andrew.
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