— Ordini ricevuti — rispose finalmente la Mallory. — Restate in attesa. Ci allontaneremo e lanceremo i ricognitori. Unity , andatevene di qui in rotta diretta. E portate i miei saluti a Mazian.
— Saranno i vostri mercantili a dolersi di questa decisione, stazione di Pell — disse Azov. — Voi date attracco a una nave che è costretta a depredare per sopravvivere. A depredare i mercantili.
— Fuori di qui, confederati — ribatté la Mallory. — Almeno potete star certi che Mazian non può tornare indietro. Non attraccherà a Pell finché io sarò nell’area. Andate a sbrigare gli affari vostri.
— Silenzio — disse Damon. — Comandante, parta.
Vi fu un lampeggiare di spie luminose. La Norway decollò.
SISTEMA DI PELL
— Anche lei? — chiese ironicamente Biass.
Vittorio strinse il sacco smilzo delle sue cose, e scese nel piccolo accesso a gravità zero, con il resto dell’equipaggio che aveva occupato l’ Hammer. Era freddo e scarsamente illuminato. C’era una vibrazione, l’effetto del tubo della navetta fissato al portello. — Non credo di avere scelta — disse. — Non voglio restare a incontrarmi con quelli dei mercantili. Signore.
Blass sorrise sarcasticamente, si girò verso il portello che si aprì per farli entrare nel tubo di accesso e nella nave da guerra che li attendeva. Il buio si spalancò davanti a loro.
L’ Unity si muoveva ad accelerazione costante. Ayres era nella sala principale, austeramente moderna ma comoda, con Jacoby accanto. Gli schermi indicavano la rotta, un’intera serie di schermi pieni di numeri e d’immagini. Passarono attraverso il varco aperto dai mercantili, uno stretto corridoio in mezzo a quell’orda, e finalmente Azov si collegò per video, apparendo su uno degli schermi. — Tutto bene? — chiese.
— Stiamo andando a casa — disse Ayres, soddisfatto. — Le propongo una cosa, comandante: in questo momento, Sol e la Confederazione hanno molto in comune. Dato che manderà inevitabilmente un corriere a Cyteen, includa la mia proposta: collaborazione finché perdura l’attuale stato di cose.
— Voi non avete interesse per le Stelle Sperdute — disse Azov.
— Comandante, le ricordo che forse l’interesse sta per rinascere. E che non converrebbe alla Confederazione… non offrire la sua protezione alla Terra… come farà senza dubbio l’alleanza dei mercantili. Dopotutto, l’alleanza ha già inviato alla Terra un suo messaggero. Quindi Sol può scegliere, no? I mercantili. La Confederazione. O… Mazian. Propongo di discutere la cosa. Rinegoziamo. Sembra che nessuno di noi abbia l’autorità di cedere Pell. E spero di poter dare al mio governo un parere favorevole sul suo conto.
Elene arrivò con una marea di gente dei mercantili, e si fermò sulla soglia della centrale, mentre gli indigeni si disperdevano un po’ allarmati. Ma Denteazzurro e Satin la riconobbero, le danzarono intorno e la toccarono con gioia. Damon si alzò dal suo posto, la prese per mano, la fece sedere accanto a sé e a Josh. — Non me la sento più di fare lunghe salite — disse Elene, ansimando. — Dobbiamo rimettere in funzione gli ascensori. — Damon si concesse il tempo per guardarla. Poi tornò a fissare lo schermo accanto alla sua consolle, una testa adagiata su cuscini bianchi, due occhi scuri e vivaci. Alicia Lukas sorrise, un movimento lievissimo.
— È appena arrivata la chiamata — disse Damon a Elene. — Siamo in comunicazione con la Porta dell’Infinito. Una navetta in avaria ha chiesto alla Mallory di essere portata via dalla base principale… e un operatore, lontano dalla base… ha comunicato che Emilio e Miliko sono salvi. Non ho potuto avere la conferma… laggiù c’è un gran caos. La base dell’operatore è sulle colline; ma evidentemente tutti sono al riparo, al sicuro. Ho bisogno di mandare laggiù una delle nostre navi, magari con qualche medico.
— Neihart — disse Elene, alzando la testa verso i suoi accompagnatori. Un uomo grande e grosso annuì. — Tutto quello che occorre — disse. — Lo porteremo noi.
PELL: SETTORE VERDE UNO; 29/1/53; ore 2200 pg.; ore 1000 ag.
Era un’assemblea bizzarra, persino per Pell, quella che si svolgeva nella sezione in fondo al ritrovo, l’area dove gli schermi offrivano un po’ d’isolamento. Damon stringeva la mano di Elene, e sul tavolo c’era l’occhio rosso di una telecamera portatile, anch’essa una sorta di presenza, perché Damon aveva voluto che lei fosse tra loro, quella sera, come era sempre stato con suo padre e con tutti loro, nelle feste di famiglia. C’era Emilio, accanto a lui; e Miliko; e Josh alla sua sinistra, e dopo Miliko un gruppetto di hisa, che evidentemente stavano scomodi sulle sedie ma erano felici di poterle provare e di assaggiare cibi prelibati, e frutti di stagione. In fondo al tavolo c’erano Neihart e Signy Mallory; quest’ultima era accompagnata da militari armati che si rilassavano tranquillamente nell’ombra.
Intorno a loro c’era la musica, la danza lenta delle stelle e delle navi, sulle pareti. Il salone era tornato quasi alla normalità… non completamente, ma adesso era tutto diverso.
— Ripartirò — disse la Mallory. — Questa notte. Sono rimasta… per cortesia.
— Dove andrà? — chiese bruscamente Neihart.
— Faccia quel che le consiglio, Neihart; designi le sue navi Alleanza. Siete intoccabili, per me. E poi, al momento ho le stive piene di provviste.
— Non vada troppo lontano — disse Damon. — Francamente, non sono sicuro che la Confederazione non tenti qualcosa. Preferirei sapere che la Norway è nelle vicinanze.
La Mallory rise, senza allegria. — Lo metta ai voti. Io non me la sento di girare per i corridoi di Pell senza una scorta.
— Comunque — disse Damon, — preferiamo avervi vicini.
— Non mi chieda la rotta — disse lei. — Quella è affar mio. Conosco certi luoghi. Sono rimasta ferma anche troppo.
— Noi proveremo a fare una corsa a Viking — disse Neihart. — Per vedere come ci accoglieranno… tra un mese circa.
— Può essere interessante — ammise la Mallory.
— Buona fortuna a tutti noi — disse Damon.
PELL: MOLO AZZURRO; 30/1/53; ore 0130 pg.; ore 1330 ag.
Ormai era altergiorno, e in quell’area non commerciale i moli erano quasi deserti. Josh si muoveva rapidamente, con il nervosismo che sempre lo prendeva quando non c’era qualcuno che lo proteggesse, su Pell, e con la precisa sensazione che i pochi passanti potessero riconoscerlo. Gli hisa lo guardarono con aria solenne. Quelli della squadra dell’attracco quattro lo riconobbero senza ombra di dubbio, e anche i militari di guardia; i fucili si puntarono verso di lui.
— Devo parlare con la Mallory — disse. L’ufficiale era un uomo che lui conosceva: Di Janz. Janz diede un ordine e uno dei soldati si passò il fucile ad armacollo e accennò a Josh di salire la rampa d’accesso, e poi lo seguì nella camera stagna, in mezzo alle truppe in movimento. Presero l’ascensore e salirono nel corridoio centrale, dove i membri dell’equipaggio sbrigavano le ultime incombenze prima di partire. Suoni familiari. Odori familiari. E tutto il resto.
Lei era in sala comando. Josh fece per entrare e la guardia all’interno lo fermò, ma la Mallory alzò gli occhi e accennò di farlo passare, incuriosita.
— Ti ha mandato Damon? — gli chiese quando lo ebbe davanti.
Josh scrollò la testa.
Lei aggrottò la fronte e portò istintivamente la mano alla pistola. — Allora perché sei venuto?
— Pensavo che ti servisse un tecnico dei computer. Qualcuno che conosca la Confederazione… dentro e fuori.
Signy Mallory rise. — O che mi spari quando guardo da un’altra parte?
Читать дальше