— Alza l’audio, Lily — mormorò la Sognatrice. I suoi occhi erano sereni come sempre. — Dov’è Satin?
— Io qui — disse Satin, facendosi largo in mezzo agli altri. Il suono divenne più forte, le voci umane che urlavano e gemevano e cercavano di gridare istruzioni.
— È la centrale — disse la Sognatrice. — Satin, Satin, tutti voi… ascoltate. Hanno ucciso Jon… danneggiato la centrale. Stanno arrivando… gli uomini della Confederazione, altri uomini-con-fucili, capite?
— Non venire qui — insistette Lily.
— Satin — disse la Sognatrice, fissando le stelle che tremavano. — Ti dirò la strada… ogni svolta, ogni passo; e tu dovrai ricordare… puoi ricordare una cosa tanto a lungo?
— Io Narratrice — dichiarò Satin. — Io ricordo bene, Il-Sole-è-suo-amico.
La Sognatrice le spiegò, passo per passo; e lei si spaventò, ma la sua mente ricordò ogni movimento, ogni svolta, ogni istruzione.
— Vai — disse la Sognatrice.
Satin si alzò, chiamò Denteazzurro, e poi chiamò gli altri, tutti gli hisa che potevano sentire la sua voce.
NORWAY; ore 0130 pg.; ore 1330 ag.
Il comunicatore crepitò; gli schermi vuoti si riempirono all’improvviso di punti luminosi. La Norway strinse la curva della virata. Signy si aggrappò alla consolle e al sedile. Aveva in bocca un sapore di sangue. Le luci rosse erano accese e gli allarmi suonavano. Josh e Konstantin erano avvinghiati disperatamente a una maniglia a metà della corsia. — Norway , qui Norway , confederati. Non sparate. Non sparate. Se volete arrivare a Pell, seguitemi.
Vi fu il solito intervallo, mentre arrivava la risposta.
— Continuate.
Parole, non spari.
— Qui Mallory della Norway. Passo dalla vostra parte, mi sentite? Seguitemi e vi farò entrare. Mazian sta per far saltare Pell e correre verso Sol. È già deciso. Ho a bordo il vostro agente Josh Talley e il più giovane dei Konstantin. Se esitate, perderete una stazione. Se non mi ascoltate, vi troverete a combattere una guerra con base sulla Terra.
Dall’altra parte vi fu un attimo di silenzio. Il quadro di puntamento era acceso e i sensori erano in funzione.
— Qui Azov dell’ Unity. Qual è la vostra proposta, Norway ? E come possiamo fidarci?
— Siamo scappati; questo l’avete saputo. Ora tornerò indietro. Voi ci raggiungerete in retroguardia, Unity. Tutti quanti. Mazian non si fermerà a combattere né qui né nelle vicinanze. Non può permetterselo, chiaro?
Quella volta il silenzio durò più a lungo. — Ci stanno seguendo — riferì un rilevatore.
— A tutta velocità, signor Graff.
La Norway sfiorò l’orlo del disastro, con guizzi improvvisi che facevano urlare i muscoli per la tensione e accelerare i battiti del cuore e impedivano alle mani di mantenere una presa sicura; quell’equipaggio di esperti resisteva alla sofferenza mentre la sincronizzazione da combattimento e la spinta inerziale lottavano tra loro. Con la massima freddezza affrontarono la lunga curva, mantenendo il più possibile la velocità acquisita, diretti verso Pell… avevano una copertura assicurata in retroguardia, poiché i confederati ora li seguivano alla massima velocità… pronti a sparare contro di loro come contro Mazian.
— Avanti — mormorò Signy a Graff. — Continuiamo la nostra rotta. Abbiamo bisogno dell’energia al massimo.
— Allarme sugli schermi — disse una voce calma rivolta a lei e a Graff. Sugli schermi c’erano guizzi confusi, verdi e oro… ostacoli sulla loro rotta, ancora inseriti nella memoria del computer, e adesso apparivano dove il computer li aveva memorizzati, a parte il lento movimento di qualche mercantile. Mercantili ad autonomia ridotta. Ricevevano le loro conversazioni, voci di panico che si moltiplicavano al loro avvicinarsi.
Graff passò in mezzo a loro. La Norway sfrecciò in quegli spazi molto ristretti in base ad una rotta calcolata dal computer, e puntò di nuovo verso Pell. I confederati la seguirono, evitando gli ostacoli con una navigazione spericolata che sicuramente aveva fatto sobbalzare molti cuori, sui mercantili. Un urlo di terrore li raggiunse e si spense.
Norway… Norway… Norway… trasmetteva freneticamente il computer; e se i loro ricognitori erano sopravvissuti, sarebbero accorsi a quel richiamo.
I punti luminosi lampeggiavano un bel colore rosso vivo davanti a loro, troppo veloci per essere mercantili. Il computer lanciò un avvertimento. Mazian era partito. Europe , India , Atlantic , Africa , Pacific.
— Dov’è l’ Australia ? — chiese bruscamente Signy a Graff. Quel codice di riconoscimento non era arrivato insieme agli altri. — State attenti!
Graff doveva aver sentito. Non era il momento di chiacchierare. La Flotta raggruppata era in rotta di collisione. I ricognitori erano tutti agganciati alla rispettiva nave-madre, pronti per il balzo… almeno c’era quel conforto.
— Mallory — disse la voce di Mazian attraverso il comunicatore. Anche Graff la udì, ed eseguì una manovra vertiginosa che il computer trasferì al sistema di attacco; lanciarono una raffica contro l’ Europe , mentre l’ Europe sparava contro di loro, facendo vibrare lo scafo. La gravità lottò contro le tensioni, e all’improvviso rimasero colpiti a poppa. I confederati s’erano fatti avanti, noncuranti della loro sicurezza, ignari dei loro segnali, avidi di colpire i bersagli. — Via! — ordinò Signy, e la Norway manovrò all’angolo massimo: quella battaglia non la riguardava. Suonarono gli allarmi. Pell e la Porta dell’Infinito stavano davanti a loro, a pochi minuti, quasi alla velocità della luce.
Continuarono la virata, mentre il computer calcolava e ricalcolava quella curva marginale.
Sotto di loro esplose il punto luminoso di una nave. La Norway manteneva la rotta, mentre le spie rosse lampeggiavano sui quadri, gli allarmi stridevano, e la collisione con il pianeta era imminente poiché la velocità era troppo elevata per essere ridotta in tempo.
E all’improvviso apparvero altri minuscoli punti luminosi, diretti verso di loro, in cerchio.
Norway… Norway… Norway… trasmise il computer.
I loro ricognitori.
— Avanti così! — gridò Signy a Graff tra le acclamazioni del personale. Il computer affrontò una manovra al limite delle possibilità della nave, mettendo a dura prova la resistenza dell’equipaggio, durante una dozzina di secondi che sembrarono un vero e proprio incubo. Cominciarono a ridurre bruscamente la velocità mentre l’ Australia veniva verso di loro attraverso la cruna d’ago dei loro ricognitori… L’ Australia non ne aveva, o non li aveva lanciati.
— Fuoco di sbarramento — ordinò Signy, che aveva in bocca il sapore del sangue. Gli schermi mostrarono immagini terrificanti: collisione imminente e prua e a poppa, una nave che stava sbucando dritta sulla coda quasi alla velocità della luce, lanciata su una curva di fuga da Pell. Cinquanta probabilità su cento che la manovra provocasse uno scontro.
Graff fece abbassare la Norway ; le torrette superiori spararono e l’ Australia passò sfrecciando sopra di loro, mentre i campi magnetici gettavano gli strumenti nel caos. Lo scafo scricchiolò, e tutta la nave sobbalzò.
La manovra proseguì; all’improvviso ci fu un’esplosione sullo schermo, e la polvere stridette contro il loro scafo. — Dove sono? — urlò Graff al tecnico rilevatore. Signy si morse le labbra e rabbrividì, al sapore del sangue. L’ Australia poteva aver scaricato detriti nel vuoto; poteva essere esplosa. Continuavano a ridurre la velocità: l’ordine non era cambiato.
Читать дальше