I quadri cominciarono a sbloccarsi, si accesero le spie verdi. Tra gli hisa vi fu una certa agitazione. Damon alzò gli occhi, e vide i militari riflessi nel vetro, fermi sulla soglia con i fucili spianati. Vide Josh che si voltava per fronteggiarli.
— Restate dove siete — intimò Josh. Quelli obbedirono, e abbassarono i fucili. Forse era il volto, l’aspetto di un individuo nato nei laboratori della Confederazione; o la voce, che non ammetteva repliche. Josh voltò le spalle ai militari e posò le mani sullo schienale della sedia di Damon.
Damon continuò a lavorare, e lanciò una seconda occhiata al vetro. — Ho bisogno di un tecnico delle comunicazioni — disse. — Che attivi i canali pubblici e parli. Qualcuno con l’accento di Pell. Va tutto bene. Hanno cancellato parte delle registrazioni immagazzinate, ma quelle non sono indispensabili.
— Non potranno distinguere un nome da un altro — disse Josh, sottovoce. — È così?
— Sì — disse Damon. L’adrenalina che l’aveva sorretto fino a quel momento cominciava a esaurire il suo effetto. Si accorse che gli tremavano le mani; girò gli occhi quando un tecnico confederato sedette al comunicatore. — No — disse; si alzò per andare a protestare. I militari spianarono i fucili. — Fermi — disse Josh, e l’ufficiale che li comandava esitò. Poi Josh girò gli occhi e indietreggiò. C’erano altri, sulla soglia. Azov e i suoi accompagnatori.
— Un messaggio privato, signor Konstantin?
— Devo rimandare le squadre al lavoro — disse Damon. — Si muoveranno se sentiranno una voce che conoscono.
— Ne sono sicuro, signor Konstantin. Ma no. Resti lontano dal comunicatore. Lasci che se ne occupino i nostri tecnici.
— Signore — disse Josh, — posso intervenire?
— Non in questo caso — disse Azov. — Si limiti ad attività non pubbliche, signor Konstantin.
Damon trasse un profondo respiro, tornò alla consolle che aveva appena lasciato e sedette. Erano entrate altre truppe. Gli hisa si affollarono contro le pareti, sui banchi, ciangottando tra loro, allarmati.
— Faccia uscire di qui quelle creature — disse Azov. — Immediatamente.
— Sono cittadini — disse Damon, girando il sedile per guardare Azov. — Cittadini di Pell.
— Qualunque cosa siano.
— Pell — disse la voce della Mallory attraverso il comunicatore. — Tenetevi pronti al nostro decollo.
— Signore? — chiese il tecnico confederato.
Azov fece cenno di tacere.
Damon si piegò e cercò di premere un pulsante d’allarme. I fucili vennero puntati contro di lui. Rinunciò. Azov andò al comunicatore. — Mallory — disse, — le consiglio di restare dov’è.
Un attimo di silenzio. — Azov — disse la voce, — immaginavo che i ladri non avessero onore.
— Comandante Mallory, lei è aggregata alla flotta della Confederazione, e deve obbedire agli ordini della Confederazione. Li accetti, o sarà ritenuto un ammutinamento.
Silenzio. Azov si mordicchiò le labbra. Allungò una mano e batté alcuni tasti. — Comandante Myes. La Norway rifiuta di obbedire agli ordini. Allontani un po’ le sue navi.
Poi, sul canale della Norway: — Accetti i nostri ordini, Mallory, o non avrà più un porto. Può sganciarsi e fuggire, ma sarà l’obiettivo numero uno per le nostre navi, nello spazio della Confederazione. Oppure può raggiungere Mazian. O può muovere contro di lui insieme a noi.
— Ai suoi ordini?
— Sta a lei scegliere, Mallory. Il condono… o venire braccata.
Una risata secca. — Per quanto tempo conserverei il comando della Norway , se lasciassi salire a bordo i confederati? E quanto tempo resterebbe da vivere ai miei ufficiali e alle mie truppe?
— Il condono, Mallory. Prendere o lasciare.
— Come le altre sue promesse.
— Stazione di Pell — intervenne un’altra voce, preoccupata. — Qui Hammer. Abbiamo un contatto. Stazione di Pell, ci sentite? Abbiamo un contatto.
E un’altra voce: — Stazione di Pell: qui la flotta mercantile. Sono Quen dell’ Estelle. Stiamo arrivando.
Damon guardò lo schermo che stava compensando rapidamente i nuovi dati, tenendo conto di un segnale vecchio di due ore. Elene! Viva, e con i mercantili. Andò al comunicatore; ma un militare gli piantò la canna del fucile nello stomaco. Si appoggiò barcollando al banco. Rischiava di farsi sparare. Proprio adesso. Guardò Josh. Elene doveva aver ricevuto le trasmissioni di Pell che segnalavano difficoltà, quattro ore prima; era in viaggio da quattro ore. Elene avrebbe fatto domande. Se lui avesse dato le risposte sbagliate… se lei non avesse sentito voci conosciute, sicuramente sarebbe rimasta alla larga.
Gli occhi si volsero verso lo schermo; prima un uomo solo e poi anche gli altri, quando videro la sua espressione. Non c’era solo un punto luminoso, ma tutto un pulviscolo. Una massa, uno sciame, un’orda incredibile di mercantili che avanzava verso di loro. Damon guardò e si appoggiò al banco con un sorriso.
— Sono armati — disse Azov. — Comandante, sono mercantili a grande autonomia e sono armati.
Il viso di Azov era irrigidito. Afferrò un microfono e lo collegò. — Qui Azov dell’ammiraglia confederata Unity , comandante della flotta. Pell è zona militare della Confederazione. Per la vostra sicurezza, state lontani. Spareremo contro le navi che si avvicineranno.
Cominciò a lampeggiare un allarme, un quadro che trasmetteva l’allarme a tutto il centro. Damon guardò le spie luminose e il suo cuore cominciò a battere freneticamente. Il molo bianco annunciava una partenza imminente. La Norway. Si voltò, attivando quel canale mentre il militare di guardia restava paralizzato, confuso. — Norway. Rimanete. Qui è Konstantin. Rimanete.
— Ah, ci tenevo a farlo sapere, centrale di Pell. Le navi da guerra potrebbero fare un macello di quei mercantili, armati o meno. Ma se i mercantili lo vogliono, avranno un aiuto professionale.
— Ripeto — giunse attraverso il comunicatore la voce di Elene. — Stiamo arrivando per attraccare. Abbiamo ascoltato le vostre trasmissioni. L’alleanza dei mercantili rivendica Pell, e la proclama territorio neutrale. Presumiamo che rispetterete la rivendicazione. Consigliamo negoziati immediati… altrimenti ogni mercantile di questa flotta abbandonerà per sempre il territorio della Confederazione e dirigerà verso la Terra. Non crediamo che sia la scelta migliore per tutti gli interessati.
Vi fu un lungo momento di silenzio. Azov guardò gli schermi, dove i punti luminosi si diffondevano come un’epidemia. Il mercantile Hammer non si distingueva più; il segnale era oscurato dai punti che stavano diventando rossi.
— Abbiamo una base per discutere — disse Azov.
Damon trasse un lungo, profondo respiro.
PELL; MOLO ROSSO; 9/1/53; ore 0530 pg.; ore 1730 ag.
Elene arrivò, con una scorta armata dai mercantili. Era incinta e camminava lentamente, e gli uomini che la circondavano badavano a non esporla a rischi. Damon restò a fianco di Josh, dalla parte della Confederazione, finché non resistette più, e finalmente si decise e si avviò, certo che gli uni e gli altri lo avrebbero lasciato arrivare fino a lei. I fucili di quelli dei mercantili si abbassarono nervosamente in un cerchio minaccioso; e Damon si fermò, rimanendo solo in quel tratto vuoto.
Ma lei lo vide e s’illuminò, e gli uomini che la circondavano si scostarono, e lo lasciarono passare.
Era ritornata con i suoi, dopo essere rimasta per tanto tempo lontana dai solidi ponti di Pell. In fondo alla mente di Damon c’era stato un dubbio, il timore di un cambiamento… che svanì appena la guardò. La baciò e l’abbracciò, temendo di farle male. Intorno a loro c’era l’orda di quelli dei mercantili, e Damon aspirò il profumo e la realtà di Elene, la baciò di nuovo, e comprese che non avevano tempo di parlare, di fare domande.
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