Cю Cherryh - La lega dei mondi ribelli

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La lega dei mondi ribelli: краткое содержание, описание и аннотация

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L’impero della Terra si estende attraverso una miriade di mondi, mondi antichi ma anche giovani e freschi e ribelli, disseminati nella sconfinata immensità degli spazi galattici. Un impero richiede forza e controllo: un impero diffuso attraverso gli anni luce è un impero destinato a sfaldarsi sotto la spinta di innumerevoli forze disgregatrici. Le colonie stellari più remote sono ansiose di affrancarsi dal gioco pesante del pianeta madre… che ha creato un’avida compagnia interstellare, la Multiplanetaria del Sole, per privare di ogni ricchezza i mondi dei pionieri. Ma la Lega delle Grandi Stelle decide di opporsi a queste spinte contraddittorie... e il nodo cruciale della situazione diventa una titanica stazione siderale situata nel sistema nel Sole di Pell, una colossale base cosmica nota nella Galassia umana come “la Porta dell’Infinito”. E in questa complessa partita a scacchi tra la Terra e la Confederazione dei Grandi Abissi, s’inserisce il fattore vitale della Lega dei Mondi Ribelli… uno scontro tra forze contrastanti ciascuna delle quali può muovere le stelle e i soli della Galassia, forze tra le quali nessuna sembra avere la possibilità di vincere realmente la battaglia… Un gigantesco, splendido affresco galattico, uno dei grandi cicli della fantascienza moderna: tutto questo, e molto di più, è La Lega dei Mondi Ribelli.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 1982.
Nominato per il premio Locus in 1982.

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— … superato Pell — arrivò la voce di uno dei ricognitori. Loro stessi potevano vederlo sullo schermo, mentre superavano lo stesso pericolo. — E hanno perso un alettone… ci sembra che Edger abbia perso un alettone.

Era impossibile vederlo; l’ Australia era ormai lontana. — In formazione — ordinò Signy ai suoi ricognitori. Si sentiva più sicura, adesso che erano intorno alla Norway. Edger non poteva rischiare altri danni, se aveva perso un alettone. Non poteva rischiare neppure di vendicarsi.

— Stanno per fare il balzo — disse una voce. Era una voce sconosciuta, della Confederazione… un accento straniero. All’improvviso Signy sentì una sensazione di gelo nelle viscere, la certezza di non poter tornare indietro.

Vada fino in fondo , le aveva raccomandato Mazian, il quale le aveva insegnato quasi tutto quel che sapeva. Niente mezze misure.

Signy si appoggiò allo schienale. In tutta la Norway regnava il silenzio.

PELL: SETTORE AZZURRO UNO, NUMERO 0475

Lily, almeno, era rimasta. Alicia Lukas-Konstantin girò gli occhi sulle pareti, sul piccolo modulo che faceva parte del letto, due spie, una accesa ed una spenta, una verde e l’altra rossa. Adesso era rossa. Funzionavano con i sistemi interni.

L’energia era minacciata. Forse Lily non lo sapeva; regolava le macchine, ma la forza che le alimentava per lei era un mistero. Gli occhi dell’indigena erano calmi, la sua mano era gentile; le accarezzava i capelli. L’ultimo contatto che le restava con i vivi.

I doni di Angelo, le strutture intorno a lei, s’erano dimostrate tenaci come il suo cervello. Gli schermi continuavano a cambiare, le macchine continuavano a pomparle la vita nelle vene, e Lily era rimasta.

C’era un interruttore per spegnere tutto. Se lei l’avesse chiesto, Lily, ignara, l’avrebbe premuto. Ma sarebbe stata una crudeltà, verso chi credeva in lei.

Non lo chiese.

NORWAY

Cautamente, Damon lasciò il suo posto, e si avviò stordito tra le file degli strumenti e fra i tecnici per raggiungere la Mallory. Era dolorante; aveva un braccio ferito, e il collo intorpidito. Non doveva esserci nessuno, sulla Norway , che non avesse preso qualche botta… i tecnici, la stessa Mallory. Lei si voltò a guardarlo, cupamente, dal suo posto e, girando il sedile, annuì leggermente.

— E così l’ha spuntata — disse lei. — Sono arrivati i confederati. Adesso non hanno bisogno di rintracciare Mazian. Sanno dov’è andato. Scommetto che troveranno preziosa una base a Pell: salveranno la sua stazione, signor Konstantin, ormai non c’è dubbio. Ed è ora che noi ce ne andiamo da qui.

— Aveva promesso — disse Damon, — che mi avrebbe fatto scendere.

Signy si rabbuiò. — Non pretenda troppo dalla fortuna. Forse scaricherò lei e il suo amico confederato su qualche mercantile, quando ne avrò voglia. Se ne avrò voglia.

— Quella è casa mia — disse lui. Aveva raccolto tutte le argomentazioni possibili, ma la sua voce tremava, distruggendo ogni logica. — La mia stazione… quello è il mio posto.

— Lei non ha più un posto, signor Konstantin.

— Mi faccia parlare con loro. Se posso ottenere una tregua dalla Confederazione… io conosco i sistemi. Posso rimettere in sesto i sistemi centrali. I tecnici… forse sono morti. Sono morti, no?

Signy distolse lo sguardo, girò il sedile e tornò a occuparsi dei comandi. Damon intuì il pericolo, e allungò la mano sul bracciolo del sedile perché lei non potesse ignorarlo. Un militare si mosse, ma restò in attesa di ordini. — Comandante. È arrivata fin qui. Le chiedo… lei è un ufficiale dell’Anonima. Almeno, lo era. Per l’ultima volta… per l’ultima volta, comandante. Mi riporti a Pell. Ne uscirà pulita. Glielo giuro.

Signy rimase in silenzio, per un lungo istante.

— Vuole fuggire da qui sconfitta? — le chiese Damon. — O andarsene tranquillamente?

Lei si voltò: i suoi occhi non erano propriamente concilianti. — Ci tiene a farsi una passeggiata?

— Mi riporti indietro — disse Damon. — Subito. Finché serve a qualcosa. O mai più. Perché più tardi non servirà a nulla. Non potrò far nulla, e allora tanto varrà che io muoia.

Signy strinse le labbra. Per lunghi attimi restò immobile a fissarlo. — Farò quello che posso. Fino a un certo limite. Se faranno della sua tregua quello che penso io… — Abbassò la mano sul bracciolo. — Questa è mia. Questa nave. Lo capisce? Questa gente… Ero dell’Anonima. Lo eravamo tutti. E la Confederazione non vorrà lasciarmi andare. Quello che mi sta chiedendo potrebbe portare a uno scontro a fuoco vicino alla sua cara stazione. La Confederazione vuole la Norway. Ci tiene molto… perché sa quello che faremo. Non ho altre possibilità di sopravvivere, perché non ho un porto dove potrò attraccare. Non verrò qui. Non verrò mai. Nessuno di noi ci verrà. Graff. Rotta su Pell.

Damon arretrò, rendendosi conto che era la cosa più saggia, al momento. Ascoltò le conversazioni al comunicatore: la Norway informava la flotta della Confederazione che stava arrivando. Sembrava che quelli non fossero d’accordo.

Una mano gli toccò la spalla. Damon si voltò e vide Josh. — Mi dispiace — disse Josh. Lui annuì, senza rancore. Josh… non aveva avuto molte possibilità di scelta.

— Vogliono lei, infatti — disse la Mallory. — Vogliono che lei venga consegnato a loro.

— Andrò.

— Stupido — sibilò la Mallory. — Le faranno il lavaggio del cervello. Lo sa?

Damon rifletté. Ricordò Josh, seduto davanti a lui, a chiedere i documenti, la conclusione di un processo incominciato su Russell. Gli uomini ne uscivano. Josh ne era uscito. — Andrò — ripeté.

La Mallory aggrottò la fronte. — Si tratta della sua mente — disse. — Almeno fino a quando le metteranno le mani addosso. — Poi, al comunicatore: — Qui Mallory. Un momento, comandante. Non mi piacciono le vostre condizioni.

Vi fu un lungo silenzio.

Sullo schermo si scorgeva Pell, circondata dalle navi della Confederazione… uccelli da preda intorno a una carogna. Sembrava che una avesse attraccato. Si vedeva un nugolo di puntolini dorati e rossi, provenienti dalle miniere, i mercantili ad autonomia ridotta, e la posizione solitaria di un’altra nave, indicata da una luce lampeggiante al limite dello schermo, presente solo nella memoria del computer. Si muovevano solo quattro blip vicinissimi alla Norway , in formazione più stretta.

Erano quasi fermi, e andavano alla deriva con moto relativo rispetto al sistema.

— Qui Azov dell’ Unity — disse una voce. — Comandante Mallory, può attraccare per far scendere il suo passeggero. Con i ringraziamenti del popolo della Confederazione per la sua preziosa collaborazione. Siamo lieti di accettarvi nella Flotta della Confederazione, con armi ed equipaggio. Passo.

— Qui Mallory. Che garanzie ha il mio passeggero?

Graff si sporse verso di lei e alzò un dito. La Norway vibrò all’urto di qualcosa contro lo scafo. Damon guardò angosciato lo schermo.

— Un ricognitore si è appena agganciato — disse Josh, alle sue spalle. — Li stanno recuperando. Possono fuggire per compiere un balzo…

— Comandante Mallory — disse la voce di Azov, — ho a bordo un rappresentante dell’Anonima che le ordinerà di…

— Ayres può andare all’inferno — disse Signy. — Le dirò io quello che voglio, in cambio di quello che ho. Privilegio d’attracco nei porti della Confederazione e carta bianca. Altrimenti manderò il mio prezioso passeggero a fare un giretto…

— Questi dettagli potranno essere discussi più tardi. Abbiamo una situazione di crisi su Pell. Ci sono in gioco molte vite.

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