Cю Cherryh - La lega dei mondi ribelli

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La lega dei mondi ribelli: краткое содержание, описание и аннотация

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L’impero della Terra si estende attraverso una miriade di mondi, mondi antichi ma anche giovani e freschi e ribelli, disseminati nella sconfinata immensità degli spazi galattici. Un impero richiede forza e controllo: un impero diffuso attraverso gli anni luce è un impero destinato a sfaldarsi sotto la spinta di innumerevoli forze disgregatrici. Le colonie stellari più remote sono ansiose di affrancarsi dal gioco pesante del pianeta madre… che ha creato un’avida compagnia interstellare, la Multiplanetaria del Sole, per privare di ogni ricchezza i mondi dei pionieri. Ma la Lega delle Grandi Stelle decide di opporsi a queste spinte contraddittorie... e il nodo cruciale della situazione diventa una titanica stazione siderale situata nel sistema nel Sole di Pell, una colossale base cosmica nota nella Galassia umana come “la Porta dell’Infinito”. E in questa complessa partita a scacchi tra la Terra e la Confederazione dei Grandi Abissi, s’inserisce il fattore vitale della Lega dei Mondi Ribelli… uno scontro tra forze contrastanti ciascuna delle quali può muovere le stelle e i soli della Galassia, forze tra le quali nessuna sembra avere la possibilità di vincere realmente la battaglia… Un gigantesco, splendido affresco galattico, uno dei grandi cicli della fantascienza moderna: tutto questo, e molto di più, è La Lega dei Mondi Ribelli.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 1982.
Nominato per il premio Locus in 1982.

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— Ho dovuto fare un bel giro per tornare a casa — mormorò lei.

Damon rise, sommessamente, pazzo di gioia, si voltò a guardare le forze della Confederazione e ridivenne serio. — Sai cos’è successo qui?

— In parte. Quasi tutto, forse. Siamo rimasti là fuori ad attendere… a lungo. Ad attendere un punto che non lasciasse alternative. — Elene rabbrividì, e lo strinse più forte. — Credevamo di avere perduto Pell. Poi Mazian se n’è andato, e ci siamo mossi. La Confederazione è nei guai, Damon. Deve proseguire verso Sol, e deve farlo con tutte le sue navi intatte.

— Ci puoi scommettere — disse lui. — Ma non lasciare questo molo. Esigi di trattare e di discutere qui, proprio su questo molo; non entrare dove Azov possa piazzare le sue truppe fra te e le tue navi. Non fidarti di lui.

Elene annuì. — Capito. Noi siamo soltanto una parte, Damon. Parlo a nome dei mercantili. Voglio un porto neutrale, e Pell lo è. Non credo che Pell obietterà.

— No — disse Damon. — Pell non ha niente da obiettare. Pell deve fare un po’ di pulizia. — Trasse il primo respiro regolare dopo parecchi minuti, e seguì lo sguardo di Elene verso Azov e Josh che stavano fra i militari della Confederazione e attendevano. — Porta con te una dozzina di uomini e lascia gli altri a sorvegliare quell’accesso. Vediamo fino a che punto Azov intende essere ragionevole.

— La riconsegna… — disse Elene con fermezza, senza alzare la voce, appoggiandosi al tavolo con un braccio, — della nave Hammer alla famiglia Olvig; della Swan’s Eye ai legittimi proprietari; e di tutte le altre navi mercantili confiscate dai militari della Confederazione. Scuse ufficiali per la confisca e l’uso della Genevieve. Lei potrà obiettare che non ha il potere di farlo; ma ha il potere di prendere decisioni di carattere militare… e su questo piano, signore, la riconsegna delle navi. O l’embargo.

— Noi non riconosciamo la vostra organizzazione.

— Questo — l’interruppe Damon, — spetta al consiglio della Confederazione deciderlo. Pell riconosce l’organizzazione. E Pell è indipendente, comandante, e pronta a offrirvi un porto al momento; ma abbiamo i mezzi per negarvelo. Mi dispiacerebbe prendere una tale decisione. Abbiamo un comune nemico… ma voi resterete bloccati qui, a lungo, e in modo spiacevole. E la cosa potrebbe diffondersi.

Dall’altra parte del tavolo, sistemato sul molo e circondato da due semicerchi opposti, quello dei mercantili e quello della Confederazione, i volti si fecero preoccupati. — È nel nostro interesse — ammise Azov, — fare in modo che questa stazione non diventi una base per le operazioni di Mazian; e collaborare per proteggervi… altrimenti non avreste molte possibilità, nonostante le sue minacce, signor Konstantin.

— Necessità comune — disse calmo Damon. — Stia certo che nessuna delle navi di Mazian sarà mai gradita a Pell. Sono fuorilegge.

— Vi abbiamo reso un servizio — disse Elene. — Alcune navi mercantili si sono già dirette verso Sol, precedendo di parecchio Mazian. Una è partita in tempo per arrivare prima di lui; non di molto, ma abbastanza. La stazione di Sol sarà avvertita prima del suo arrivo.

La faccia di Azov assunse un’espressione di stupore. L’uomo accanto a lui, il delegato Ayres, s’irrigidì, e poi sorrise, con un luccichio di lacrime negli occhi. — Vi sono grato — disse Ayres. — Comandante Azov, propongo… consultazioni immediate e decisioni rapide.

— Mi sembra ragionevole — disse Azov. Si scostò dal tavolo. — La stazione è sicura. Il nostro compito è finito. Le ore sono preziose. Se Sol deve prepararsi ad accogliere i fuorilegge, noi dovremo recarci là per prenderli alle spalle.

— Pell — disse tranquillamente Damon, — sarà lieta di assistervi nella partenza. Ma le navi mercantili di cui vi siete appropriati… resteranno qui.

— Abbiamo a bordo i nostri equipaggi. Verranno con noi.

— Riprendetevi gli equipaggi. Le navi sono mercantili, e restano. E resta anche Josh Talley. È cittadino di Pell.

— No — disse Azov. — Non vi lascerò uno dei miei solo perché me lo chiedete.

— Josh — disse Damon, voltandosi verso Josh che stava tra i militari della Confederazione, finalmente poco appariscente tra gli altri tutti egualmente perfetti. — Tu cosa ne pensi?

Josh puntò gli occhi verso Azov. Ma non disse nulla.

— Prenda le sue truppe e le sue navi — disse Damon ad Azov. — Se Josh rimane, sarà perché lo avrà deciso. Lasci questa stazione. In avvenire, le verrà dato il permesso di attraccare dall’ufficio del dirigente della stazione, e su regolare richiesta. Ma se per lei il tempo è prezioso, le consiglio di accettare l’offerta.

Azov fece una smorfia, e diede un segnale all’ufficiale delle truppe, che ordinò ai suoi di mettersi in formazione. Si allontanarono verso l’orizzonte curvo, verso il molo azzurro dov’era attraccata l’ Unity.

E Josh era rimasto lì, solo. Elene si alzò, l’abbracciò goffamente, e Damon gli batté la mano sulla spalla. — Tu resta qui — disse a Elene. — Ho una nave della Confederazione che deve partire. Josh, vieni.

— Neihart — disse Elene, a quelli che le stavano vicini. — Accertatevi che arrivino alla centrale senza problemi.

Seguirono le forze della Confederazione, svoltarono nel corridoio del nove mentre i confederati si dirigevano verso la loro nave, e si misero a correre. Nei corridoi le porte erano aperte, e gli abitanti di Pell si affacciavano per osservare. Alcuni cominciarono a gridare, ad agitare le mani, ad applaudire quell’ultima occupazione, l’occupazione da parte dei mercantili. — Sono i nostri ! — gridò qualcuno. — I nostri !

Salirono la rampa d’emergenza, correndo; gli indigeni vennero loro incontro, saltellando e ciangottando parole di benvenuto. L’intera spirale echeggiava di strilli e squittii degli hisa e di grida umane che giungevano dai corridoi, via via che la voce si spargeva da un livello all’altro. Alcuni confederati scesero, incrociandoli. Avevano ricevuto istruzioni attraverso i comunicatori dei caschi.

Arrivarono all’azzurro uno. Gli indigeni avevano occupato di nuovo la centrale, e rivolsero i loro sogghigni di benvenuto al di là delle porte spalancate.

— Tu amici? — chiese Denteazzurro. — Tu amici tutti?

— Sì — gli assicurò Damon, e si fece largo tra la folla di indigeni ansiosi per piazzarsi al quadro principale. Si voltò a guardare Josh e quelli dei mercantili. — C’è qualcuno che conosce questo tipo di computer?

Josh prese posto accanto a lui. Uno dei Neihart andò al comunicatore, un altro sedette al computer. Damon attivò il comunicatore. — Norway — disse, — voi avete la prima autorizzazione a partire. Spero che partirete senza provocazioni. Non abbiamo bisogno di complicazioni.

— Grazie, Pell — disse la voce asciutta della Mallory. — Le vostre priorità mi piacciono molto.

— Si sbrighi, allora. Faccia svolgere dalle sue truppe le operazioni di partenza. Potrà tornare quando tutto sarà a posto a riprendersi i suoi. D’accordo? Qui saranno al sicuro.

— Stazione di Pell — disse un’altra voce: Azov. — Gli accordi precisavano che gli uomini di Mazian non sarebbero mai stati graditi. Quella nave è nostra.

Damon sorrise. — No, comandante Azov. Quella nave è nostra. Noi siamo un mondo e una stazione, una comunità sovrana, e a parte quelli dei mercantili che non sono residenti qui, abbiamo una milizia. La Norway è la flotta della Porta dell’Infinito. Le sarò grato se rispetterà la nostra neutralità.

— Konstantin — l’avvertì la voce della Mallory, sfumata di collera.

— Decolli e si allontani, comandante Mallory. Resterà in attesa fino a quando i confederati avranno sgombrato il nostro spazio. Lei è in mezzo al nostro traffico e quindi accetta i nostri ordini.

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