Selene, sorrise: — Avete ragione. — Erano soli a bordo, e la cabina, prese a scendere lentamente. — La caduta frenata è più usata, perché è più divertente.
— In che cosa consiste?
— Il nome stesso ve lo dice… Eccoci arrivati. Sono solo due piani… Si tratta di un condotto verticale, dotato di appigli per salire e scendere. Ma sconsigliamo i Terragni dal servirsene.
— Perché è troppo rischioso?
— Di per se stesso non lo è, in quanto si può salire o scendere come su una scala a pioli. Però ci sono sempre i ragazzini che si lanciano a gran velocità, e i Terragni non sono abbastanza abili da evitarli. E così succedono scontri con spiacevoli conseguenze. Ma col tempo vi ci abituerete anche voi. Quello che vi mostrerò adesso è un condotto piuttosto largo, ideato apposta per le mischie.
Guidò il compagno verso un parapetto circolare al quale stavano appoggiate parecchie persone che chiacchieravano tra loro. Erano tutti praticamente nudi. Molti calzavano sandali, o avevano una borsa a tracolla.
Il Terrestre si protese a guardare. Sotto di lui si apriva un ampio pozzo cilindrico dalle pareti lisce dipinte in rosa e interrotte da sbarre metalliche disposte a caso. Talune erano corte, altre attraversavano diametralmente l’apertura. Il pozzo aveva una profondità di centoventi, centocinquanta metri, e un diametro di quindici circa.
La presenza del Terrestre non suscitò particolare attenzione. Qualcuno l’aveva guardato distrattamente, mentre passava, qualche altro aveva salutato con un cenno o un sorriso Selene. Ma tutti avevano subito distolto gli occhi. Quel disinteresse, così ostentato, aveva un che di offensivo.
Il Terrestre riportò la sua attenzione al pozzo. Sul fondo scorse delle figure, schiacciate dalla prospettiva. Notò che alcune indossavano un succinto indumento rosso, altre blu. Dovevano essere i componenti le due squadre. Quegli indumenti avevano una funzione utilitaristica e protettiva: erano sandali, guanti e fasce intorno ai gomiti e alla ginocchia. Alcuni avevano anche un perizoma, altri una fascia intorno al petto.
— Ah — mormorò il Terrestre. — Uomini e donne!
— Proprio così — convenne Selene. — I due sessi gareggiano su un piede di parità, e le fasce servono solo a evitare il dondolìo incontrollato di parti che potrebbero intralciare i movimenti. Inoltre, esiste una differenza tra i sessi relativa ai punti vulnerabili al dolore. Vedete dunque che non si tratta di pudore.
Intanto, due figure stavano rapidamente salendo dal fondo del pozzo, diametralmente opposte, e un sommesso rullare di tamburi accompagnava i loro movimenti. In principio i due salirono attaccandosi alle maniglie, poi presero velocità e a metà si limitavano ad appoggiarvi una mano, via via che ne incontravano una.
— Sulla Terra una cosa simile sarebbe impossibile — ammise il Terrestre.
— Non si tratta solo di gravità inferiore — disse Selene. — Provare per credere. Per salire con tanta rapidità e tanta grazia bisogna fare ore ed ore d’esercizio.
I due raggiunsero il parapetto e si rigirarono a testa in giù con un guizzo fulmineo, rituffandosi per scendere.
— Caspita, come sono veloci! — esclamò il Terrestre.
— Uhm — osservò Selene mentre intorno si levava un applauso. — Credo che i Terrestri, quelli che non sono mai venuti sulla Luna, siano convinti che qui ci si sposti solo in superficie e con addosso le tute spaziali. Il che, ovviamente, rende i movimenti goffi e lenti.
— Proprio così — disse il Terrestre. — Ho visto il film dei primi astronauti, che proiettano in tutte le scuole elementari, e pareva che camminassero sott’acqua. E nonostante tutti sappiano che adesso le cose sono cambiate, l’impressione suscitata da quei primi filmetti è sempre tale che molti sono convinti che sulla Luna siate rimasti fermi a quel punto.
— E invece rimarreste tutti meravigliati nel constatare come oggi sia possibile spostarsi rapidamente in superficie, anche con le tute e gli apparecchi respiratori — dichiarò Selene. — Qui sottoterra, poi, avete avuto modo voi stesso di vedere che ci muoviamo con scioltezza e rapidità. Basta saper adoperare i muscoli e si annullano gli svantaggi della gravità ridotta.
— Però siete anche capaci di muovervi lentamente — osservò il Terrestre, che non aveva distolto lo sguardo dagli acrobati.
Questi, dopo esser saliti velocemente, stavano scendendo con deliberata lentezza, fluttuando, toccando gli appigli più per ritardare la caduta che non per darsi una spinta come avevano fatto salendo. Appena i primi due furono giunti sul fondo, vennero sostituiti da un’altra coppia, e così via, in una gara di destrezza e di virtuosismo.
Tutte le coppie salivano all’unisono, per sbizzarrirsi poi nella discesa con complicati giochi di equilibrio. Una coppia si staccò simultaneamente dall’appiglio, con un colpo di tallone, passò al di sopra di una sbarra trasversale con una bassa parabola, sfiorandosi senza toccarsi, e ciascun componente andò ad afferrare l’appiglio che l’altro aveva appena lasciato. Fu uno scrosciare di applausi.
— Non sono abbastanza esperto per apprezzare la loro bravura — dichiarò il Terrestre. — Sono tutti Lunariti indigeni?
— Per forza! La palestra è aperta a tutti i Lunariti e, anche alcuni immigrati si comportano proprio benino, per arrivare a virtuosismi come questi bisogna essere nati e cresciuti qui. Gli indigeni hanno il fisico adatto, più di quanto lo abbiano i nati sulla Terra, e inoltre si esercitano fin da piccoli. La maggior parte di quelli che si esibiscono oggi non hanno superato i diciott’anni.
— Però mi pare che siano esercizi piuttosto pericolosi, nonostante la gravità inferiore.
— Qualche osso rotto ogni tanto, ma non credo che si siano mai verificati incidenti mortali. Per quanto ne so, il più grave è stato la frattura della colonna vertebrale di un atleta che è rimasto paralizzato. È stata una cosa terribile, l’ho vista accadere con i miei occhi… Oh, guardate, adesso ci sono i liberi.
— I cosa?
— Fino a ora abbiamo visto esercizi obbligati, con movimenti stabiliti da regole fisse.
Il rullio dei tamburi si attenuò, mentre un atleta, che era salito a metà pozzo, si lanciò nel vuoto, afferrò una sbarra trasversale, vi ruotò intorno in verticale e poi la lasciò andare.
— Stupefacente — commentò il Terrestre. — Quei volteggi sulla Terra li fanno solo i gibboni.
— Cosa sono?
— Scimmie, anzi, l’unica specie di scimmia che esista ancora allo stato selvatico, sono… — S’interruppe notando l’espressione di Selene, per affrettarsi ad aggiungere: — Non volevo offendere nessuno. I gibboni sono creature agilissime, piene di grazia.
— Ho visto delle foto di scimmie — disse seccamente lei.
— Ma non avete certamente visto i gibboni in movimento. Vi assicuro che il paragone non voleva essere insultante, tutt’altro! — Appoggiò i gomiti alla ringhiera seguendo i movimenti degli atleti che sembravano danzare nel vuoto. — Come trattate gli immigranti qui sulla Luna? — domandò poi. — Parlo di quelli che vengono per non tornare più sulla Terra. Poiché non possiedono le doti innate dei Lunariti…
— Non ci sono differenze. Gli Immi sono cittadini come gli altri. Non esistono discriminazioni legali.
— Perché dite discriminazioni legali?
— Be’, l’avete detto voi. Ci sono cose che non possono fare. Esistono delle differenze. Hanno problemi medici diversi dai nostri e il loro fisico è meno resistente. E, se vengono qui in età matura, sembrano dei vecchi.
Il Terrestre distolse lo sguardo, imbarazzato. — Sono permessi i matrimoni misti tra Terrestri e Lunariti?
— Certo. Mio padre, per esempio, era un immigrato, mentre mia madre era nata sulla Luna.
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