— Orribile — commentò il Terrestre.
— Ma voi e io possiamo fare quello che preferiamo spero! Voi forse dovrete affidarvi alla sorte, ma io non dovrò soppesare ogni parola!
— Vi ho già detto che siete liberissima di chiamarmi Terragno.
— D’accordo. Allora, cosa vogliamo fare?
— Sapete già la risposta. Voglio visitare il protosincrotrone.
— Questo no. Forse Barron riuscirà a farvi ottenere un permesso in seguito.
— Be’, se non posso visitare il protosincrotrone, non so cos’altro ci sia da vedere. So che il radiotelescopio è sull’altra faccia della Luna, e poi non è una novità. Ditemi voi. I turisti-tipo cosa visitano?
— Un mucchio di cose. Ci sono le colture di alghe, per esempio, ma l’odore è tale che un Terragno… un Terrestre non lo apprezzerebbe molto. I turisti fanno già i difficili con i nostri cibi!
— Vi sorprende? Non avete mai assaggiato cibi terrestri?
— No, ma credo che non mi piacerebbero. Dipende da cosa si è abituati a mangiare.
— Già — convenne il Terrestre con un sospiro. — Se mangiaste una vera bistecca forse vi darebbero fastidio i nervi e il grasso.
— Potremmo andare in periferia dove stanno aprendo nuovi corridoi, ma dovreste indossare una tuta protettiva. Poi ci sono le fabbriche…
— Selene, lascio a voi la scelta.
— D’accordo, se prima risponderete sinceramente a una mia domanda.
— Non posso promettere prima di averla sentita.
— Dicevo che i Terragni a cui non piacciono i Terragni tendono a restare sulla Luna. Voi non avete negato. Avete intenzione di fermarvi sulla Luna?
Il Terrestre fissava le punte dei suoi goffi stivali. Poi disse: — Selene, ho faticato a ottenere il visto. Dicevano che ero troppo vecchio per affrontare il viaggio e che, se fossi rimasto qui troppo a lungo forse non sarei più riuscito a riadattarmi alla Terra. Così ho detto che avevo intenzione di restare per sempre sulla Luna.
— Eravate sincero?
— Allora ero incerto, ma adesso penso che rimarrò.
— È strano che vi abbiano concesso il visto, date le circostanze.
— Perché?
— In genere le autorità terrestri non hanno piacere che un fisico si trasferisca definitivamente sulla Luna.
— Quanto a questo, non ho avuto difficoltà — dichiarò il Terrestre, con una smorfia.
— Be’, allora, se volete diventare uno di noi, penso che dovreste visitare la palestra. I Terragni lo chiedono spesso, ma noi non li incoraggiamo, di solito, anche se non è vietato. Con gli immigranti è diverso.
— Perché?
— Be’, tanto per cominciare, noi facciamo ginnastica nudi o quasi. E perché non dovremmo? — si affrettò ad aggiungere in tono difensivo come per prevenire delle obiezioni. — La temperatura è controllata e l’ambiente pulito. Solo i Terrestri reagiscono in modo esagerato al nudo: o si eccitano o lo trovano indecente, o tutt’e due le cose insieme. Be’, noi non abbiamo voglia di vestirci in palestra per amor loro, e così, per evitare fastidi, facciamo a meno di portarceli.
— Ma gli immigranti?…
— Loro ci si devono abituare. Prima o poi dovranno spogliarsi anche loro, e hanno più bisogno di fare ginnastica dei Lunariti indigeni.
— Voglio essere onesto con voi, Selene: se vedo un nudo femminile mi ecciterò. Non sono così decrepito!
— Be’, eccitatevi pure — disse lei, con indifferenza. — Ma per conto vostro. D’accordo?
— Dobbiamo spogliarci anche noi? — domandò lui, guardandola con divertito interesse.
— Come semplici spettatori non è necessario. Voi vi sentireste a disagio e per noi non costituireste certo un bello spettacolo!
— Siete schietta !
— Credete forse che lo spettacolo sarebbe bello? Siate onesto. E poi, per quanto mi riguarda, non ho voglia di aggravare la tensione del vostro eccitamento… privato. Perciò è meglio restare vestiti tutti e due.
— Nessuno protesterà? Voglio dire per il fatto che sarò là come Terragno di aspetto non proprio gradevole.
— Se ci sarò anch’io, no.
— Allora d’accordo. È lontano?
— Ci siamo. Quella è l’entrata.
— Ah! Avevate già programmato di condurmi qui.
— Ho solo pensato che poteva essere interessante.
— Perché?
Selene sorrise all’improvviso. — Così, solo un pensiero.
Il Terrestre scosse la testa. — Comincio a credere che voi non abbiate mai solo un pensiero. Lasciatemi indovinare. Se devo rimanere sulla Luna, avrò bisogno di fare spesso ginnastica, per conservare in forma, forse, muscoli, ossa e tutti gli altri miei organi.
— Vero. Facciamo tutti ginnastica, ma gli immigrati devono farla. Arriverà il giorno in cui la palestra sarà per voi un noioso dovere quotidiano.
Erano davanti a una porta. Quando l’ebbero varcata, il Terrestre si fermò, sbalordito. — Questo è il primo posto che mi ricorda la Terra!
— In che senso?
— Per la sua grandezza. Non sapevo che ci fossero locali così grandi sulla Luna. Scrivanie, macchine da ufficio, donne sedute alle scrivanie…
— Donne a seno nudo — aggiunse Selene, seria.
— In questo, devo ammettere, non c’è nessuna somiglianza con la Terra.
— Abbiamo anche un pozzo di discesa e un ascensore per i Terragni. Ci sono molti piani… Ma aspettate.
Si avvicinò a una donna seduta a una delle scrivanie più vicine e scambiò qualche parola con lei, mente il Terrestre si guardava in giro con curiosità non invadente.
Selene tornò. — Nessuna difficoltà. Pare che stia per cominciare una mischia. Sarà bella, conosco le squadre.
— Questo posto è davvero imponente.
— Se alludete all’ampiezza, non è sufficiente. Abbiamo tre palestre. Questa è la più grande.
— In un certo senso mi fa piacere che nell’ambiente lunare, così spartano, vi permettiate il lusso di sprecare tanto spazio per una frivolezza.
— Frivolezza? — ripeté Selene con aria offesa. — Quale frivolezza?
— Avete parlato di una mischia… Un tipo di gioco, no?
— Chiamatelo pure gioco. Sulla Terra lo fate per sport: dieci uomini in azione, diecimila che li stanno a guardare. Sulla Luna è diverso. Quello che per voi è una frivolezza, un passatempo, per noi è una necessità… Da questa parte. Prenderemo l’ascensore, il che significa che forse ci toccherà aspettare un poco.
— Non volevo farvi arrabbiare.
— Non sono arrabbiata, però voi dovete essere ragionevole. Voi Terrestri avete avuto modo di abituarvi alla gravità del pianeta da trecento milioni di anni, cioè da quando il primo anfibio si è arrampicato sulla terraferma. Anche se non fate ginnastica, vivete abbastanza bene lo stesso. Ma qui sulla Luna noi non abbiamo avuto tempo di adattarci alla gravità.
— Però avete un aspetto diverso da noi.
— Se foste nato e cresciuto in un ambiente con gravità pari a quella lunare, le vostre ossa e i vostri muscoli sarebbero per forza di cose più lunghi e meno massicci che sulla Terra. Ma si tratta di uno solo dei tanti particolari. Non esiste una sola funzione fisiologica… digestione, secrezioni ormonali e così via, che non risenta della forza di gravità e che non richieda, per essere equilibrata, esercitazioni adatte. Se poi riusciamo a trasformare queste esercitazioni in ginnastica, divertimento e giochi, tanto meglio, ma non significa che siano dei passatempi frivoli… Ah, ecco l’ascensore.
Il Terrestre arretrò, un po’ allarmato, ma Selene, impaziente, lo incitò a prender posto. — Adesso, come tutti i Terragni, mi direte che vi sembra un canestro di vimini! Be’, data la forza di gravità della Luna, non è assolutamente necessaria una cabina più solida.
— Immagino che non venga molto usato — disse il Terrestre.
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