Frederik Pohl - Uomo più

Здесь есть возможность читать онлайн «Frederik Pohl - Uomo più» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Milano, Год выпуска: 1977, ISBN: 1977, Издательство: Nord, Жанр: Фантастика и фэнтези, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Uomo più: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Uomo più»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Questo nuovo romanzo di Frederik Pohl ci presenta il primo tentativo di colonizzazione del pianeta Marte: non il Marte sognato dalla fantascienza di cinquant’anni fa, ma il Marte che oggi conosciamo attraverso i risultati trasmessi dalle sonde spaziali.
Il protagonista della colonizzazione è Uomo Più: l’uomo più gli ausili che gli possono offrire i computer, e il protagonista del romanzo è il primo di questi uomini. Macchine sofisticate collegate al suo corpo hanno sostituito i suoi organi con altri organi artificiali, ed egli è ora adatto a vivere nell’atmosfera rarefatta di Marte, a trarre dal sole l’energia che gli occorre. Ma i suoi ex simili, le persone umane normali, non lo riconoscono più come uno di loro, e Marte, considerato come un’avventura e un episodio, si rivela il suo esilio e la sua casa.
Nominato per i premi Hugo, Campbell e Locus in 1977.

Uomo più — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Uomo più», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Beh, no, ammise Kayman. Non era esatto. Vi erano stati gli innumerevoli sorvoli, e le sonde messe in orbita, e i veicoli spaziali che si erano posati sulla superficie per prelevare campioni del suolo.

Tuttavia, il principio era valido. Marte era troppo grande. Nessuno poteva sostenere che non serbasse qualche segreto. Si poteva ancora trovare acqua. Alcuni dei grandi crepacci apparivano promettenti. Alcune valli avevano forme che difficilmente si potevano capire, se non si era disposti ad ammettere che fossero state scavate da fiumi. Anche se adesso erano asciutte, poteva ancora esservi acqua, immensi oceani d’acqua prigionieri sotto la superficie. Si sapeva che l’ossigeno era presente. Non molto, in media, ma le medie non erano importanti. Localmente poteva essercene in abbondanza. E quindi poteva esserci…

La vita.

Kayman sospirò. Uno dei suoi rimpianti più grandi era di non essere riuscito a far cambiare la scelta del punto di atterraggio in uno dei luoghi che, personalmente, considerava più adatti ad ospitare la vita, l’area del Solis Lacus. La decisione gli era stata sfavorevole. Era stata presa da un’altissima autorità… infatti, era stato Dash in persona a dichiarare: — Non me ne importa un cavolo di sapere dove può esserci qualcosa di vivo, adesso. Io voglio che il modulo scenda dove sia più facile che resti in vita il nostro ragazzo.

Perciò avevano scelto una località nei pressi dell’equatore, e nell’emisfero settentrionale: i rilievi principali si chiamavano Isidius Regio e Nepenthes, e alla loro intersezione c’era un cratere che Don Kayman aveva segretamente battezzato Casa.

Altrettanto segretamente, egli rimpiangeva la perdita del Solis Lacus e della sua forma che mutava con le stagioni (piante che crescevano? Probabilmente no… ma si poteva sempre sperare!), la fulgida nuvola a forma di W intorno ai canali Ulysses e Fortunae, che si era formata e riformata ogni pomeriggio durante una lunga congiunzione, il lampo brillantissimo (il riflesso della luce solare? un’esplosione all’idrogeno?) che Saheki aveva visto nel Tithonius Lacus il 1° dicembre 1951, luminoso come una stella di sesta grandezza. Qualcun altro avrebbe dovuto indagare su tutto ciò: lui non lo avrebbe fatto.

Ma a parte questi rimpianti, Kayman era abbastanza contento. L’emisfero settentrionale rappresentava una scelta opportuna. Le stagioni erano meglio equilibrate perché, come sulla Terra, nell’emisfero settentrionale c’era l’inverno quand’era più vicino al sole, e perciò rimaneva un poco più caldo durante tutto l’anno. Là l’inverno era di venti giorni più breve dell’estate; nell’emisfero meridionale, ovviamente, avveniva il contrario. E sebbene nessuno avesse mai osservato che Casa cambiasse forma o emettesse lampi luminosi, in realtà vi era stato riconosciuto un buon numero di recenti formazioni nuvolose. Kayman non aveva rinunciato alla speranza che alcune di quelle nubi fossero formate di ghiaccio, se non d’acqua! Immaginò con la fantasia temporali torrenziali sulla pianura marziana, e poi pensò più sobriamente alle grandi distese di limonite che erano state identificate nei pressi. La limonite conteneva abbondanti quantitativi d’acqua: sarebbe stata una risorsa per Roger, anche se su Marte non si erano mai evoluti animali o piante capaci di sfruttarla.

Nel complesso, era soddisfatto di tutto.

Era in viaggio per Marte! Era un motivo di grande gioia per lui, e di questo rendeva grazie a Dio sei volte al giorno. E poi, aveva una speranza.

Don Kayman era troppo scienziato per confondere le proprie speranze con le osservazioni. Avrebbe riferito quel che avrebbe scoperto. Ma sapeva cosa voleva trovare. Voleva trovare la vita.

Nella misura consentita dagli scopi della missione, nei novantun giorni marziani in cui sarebbe rimasto sulla superficie del pianeta, avrebbe tenuto gli occhi aperti. Tutti sapevano che l’avrebbe fatto. Anzi, questo faceva parte delle istruzioni contingenti che aveva ricevuto circa l’attività che avrebbe potuto svolgere, tempo permettendo.

Quello che non tutti sapevano era il motivo dell’interesse di Kayman.

Dejah Thoris, per lui, non era completamente morta. Egli sperava ancora che vi fosse la vita: addirittura vita intelligente. E non solo forme di vita intelligenti, ma anche con anime da salvare e da condurre al suo Dio.

Tutto ciò che accadeva a bordo della nave spaziale era sotto continua sorveglianza, e le trasmissioni sinottiche si svolgevano regolarmente. Perciò noi li tenevamo d’occhio. Assistevamo alle partite a scacchi e alle discussioni. Controllavamo le modifiche apportate da Brad alle funzioni del corpo di Roger, carne e metallo. Vedemmo la notte in cui Titus Hesburgh pianse per cinque ore, dolcemente, sognante, respingendo con un sorriso tra le lacrime tutti i tentativi di conforto di Kayman. In un certo senso, Hesburgh aveva il compito più ingrato: sette mesi all’andata, sette mesi al ritorno e tra l’una e l’altro, tre mesi di niente. Sarebbe rimasto completamente solo in orbita mentre Kayman, Brad e Roger se la sarebbero spassata sulla superficie. Sarebbe rimasto solo, e si sarebbe annoiato.

E gli sarebbe toccato anche di peggio. Diciassette mesi trascorsi nello spazio, in pratica, assicuravano che negli ultimi decenni della sua vita egli sarebbe stato tormentato da cento diversi disturbi muscolari, ossei e circolatorii. Tutti si tenevano diligentemente in esercizio, facendo la lotta tra loro e azzuffandosi con le molle, agitando le braccia e muovendo le gambe: ma non sarebbe bastato. Inevitabilmente c’era riassorbimento di calcio dalle ossa, e perdita del tono muscolare. Per coloro che sarebbero atterrati, i tre mesi trascorsi su Marte avrebbero comportato una grande differenza. In quel periodo avrebbero posto rimedio a gran parte dei danni, e sarebbero stati in condizioni migliori per affrontare il ritorno. Per Hesburgh quella fase non ci sarebbe stata. Per lui i diciassette mesi a gravità zero sarebbero stati ininterrotti, e l’esperienza degli astronauti che l’avevano preceduto prospettava chiaramente le conseguenze: la durata della sua vita sarebbe stata abbreviata di un decennio o più. E se Titus Hesburgh ogni tanto piangeva, nessuno ne aveva più diritto di lui.

Il tempo passava, il tempo passava. Un mese, due mesi, sei mesi. Dietro di loro, nei cieli, la capsula con il 3070 saliva e saliva, seguendoli; ancora più indietro, veniva la centrale elettrica magnetoídrodinamica, con il suo equipaggio di due persone. Quando mancavano due settimane all’arrivo, cambiarono cerimoniosamente gli orologi, mettendo i nuovi a quarzo che misuravano il giorno marziano. Da quel momento, vissero secondo l’orologio marziano. Dal punto di vista pratico, la differenza era poca: il giorno di Marte è circa trentasette minuti più lungo di quello terrestre. Ma la differenza era significativa psicologicamente.

Una settimana prima dell’arrivo, cominciarono ad accelerare Roger.

Per Roger, quei sette mesi erano stati come trenta ore di tempo soggettivo. Era stato comunque abbastanza lungo. Aveva mangiato qualche pasto, aveva scambiato alcune dozzine di comunicazioni con il resto dell’equipaggio. Aveva chiesto la sua chitarra; ma gliel’avevano rifiutata perché non poteva suonarla. L’aveva voluta comunque, per curiosità, e aveva scoperto che era vero: poteva pizzicare una corda, ma non udire la nota risultante. Infatti, a parte i nastri appositamente rallentati, quasi sempre non riusciva ad udire nulla: soltanto una sorta di suono acuto, frusciante. L’aria non trasmetteva il tipo di vibrazioni che egli poteva percepire. Quando il registratore non era a contatto con la struttura metallica cui era legato, Roger non poteva udire neppure quello, e la sua voce non veniva registrata.

Lo avvertirono che stavano cominciando ad accelerare le sue percezioni. Lasciarono aperta la tenda del suo cubicolo, ed egli cominciò a notare guizzi rapidissimi. Intrawide Hesburgh che sonnecchiava lì vicino, poi vide delle figure che effettivamente si muovevano; dopo un po’ le riconobbe persino. Poi lo addormentarono, per effettuare gli adattamenti definitivi del computer a zaino, e quando Roger si svegliò era solo, la tenda era chiusa… E udì delle voci.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Uomo più»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Uomo più» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «Uomo più»

Обсуждение, отзывы о книге «Uomo più» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x