Isaac Asimov - Il sole nudo

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Il Sole Nudo Ancora una volta un caso da risolvere.
Ancora una volta Uomo e Robot assieme.
Naturalmente, ancora una volta Baley e Olivaw.
E ricomincia il sottile duello tra uomo e robot, tra istinto e ragione. Un argomento che molti tratterebbero con superficiale banalità , ma che nella penna di Asimov raggiunge livelli di incredibile meraviglia.
Sarà  l’uomo a piegarsi alla razionalità  del robot, oppure R. Daneel Olivaw comprenderà  i meccanismi illogici del cervello umano?
Ancora una meravigliosa avventura che lascerà  il lettore estasiato.
La coppia più riuscita di tutta la letteratura di fantascienza.
Ancora una perla del geniale
Isaac Asimov.
Un romanzo degno del precedente (
) e un preludio eccellente al meraviglioso seguito:
.

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Baley lo osservava distaccato.

«In teoria sì. In teoria!» disse Leebig. «Ma non può sbarazzarsi della Prima Legge tanto facilmente, terrestre. Per poter aggirare la Prima Legge i robot dovrebbero ricevere ordini molto astuti.»

«D'accordo» concesse Baley. «Io sono solo un terrestre. Non so quasi nulla sui robot e può esserne un esempio il modo come do gli ordini. Un solariano sarebbe molto migliore e molto più sottile. Di questo sono sicuro.»

Era come se Leebig non avesse nemmeno ascoltato. «Se un robot» proseguì a voce alta «può essere manipolato in modo da danneggiare un uomo, questo vuol solo dire che dobbiamo potenziare ulteriormente il cervello positronico. Si potrebbe dire che dovremmo migliorare l'uomo. Ma questo è impossibile, così renderemo il robot a prova di stupido.

«Avanziamo continuamente. I nostri robot sono più vari, più specializzati, più capaci e più innocui di quelli di un secolo fa. Da qui a un secolo avremo fatto progressi anche maggiori. Perché dobbiamo far manipolare i controlli ai robot, quando si può costruire un cervello positronico direttamente nei controlli? Questa è specializzazione, ma potremmo anche generalizzare. Perché non un robot con membra sostituibili e intercambiabili, eh? Perché no? Se noi…»

Baley lo interruppe. «Lei è l'unico robotista su Solaria?»

«Non sia idiota.»

«Chiedevo soltanto. Il dottor Delmarre era l'unico… ehm… ingegnere fetale, eccettuata l'assistente.»

«Solaria ha più di venti robotisti.»

«E lei è il migliore?»

«Sì» disse Leebig quasi senza rendersene conto.

«Delmarre lavorava con lei.»

«Sì.»

«So che verso la fine aveva l'intenzione di rompere la collaborazione.»

«Non ne ha dato segno. Chi le ha dato quest'idea?»

«So che disapprovava il suo celibato.»

«Può darsi. Era profondamente solariano. Comunque, questo non influenzava le nostre relazioni di lavoro.»

«Cambiamo discorso. Oltre a creare nuovi modelli di robot, lei fabbrica e ripara anche tipi già esistenti?»

«La fabbricazione e la riparazione» spiegò Leebig «sono gestite principalmente dai robot. Qui sulla mia tenuta c'è una grande fabbrica e un'officina di riparazioni.»

«I robot richiedono molto per la riparazione, comunque?»

«Molto poco.»

«Questo significa che la riparazione dei robot è una tecnica poco sviluppata?»

«Niente affatto» rispose rigido Leebig.

«Che ne dice del robot che era sulla scena del delitto del dottor Delmarre?»

Leebig guardò altrove, con le sopracciglia unite come a tentare d'impedire a un pensiero doloroso di entrare nella sua mente. «È stata una perdita totale.»

«Proprio totale? Non poteva affatto rispondere alle domande?»

«Per niente. Era del tutto fuori uso. Aveva tutto il cervello positronico completamente in corto circuito. Non c'era circuito che fosse rimasto intatto. Immagini! Se fosse stato testimone dell'omicidio, avrebbe potuto fermare…»

«Perché non è stato in grado d'impedire l'omicidio, comunque?»

«E chi può dirlo? Il dottor Delmarre faceva esperimenti con i robot. Non so in che condizioni mentali potesse averlo lasciato. Per esempio, potrebbe avergli ordinato di sospendere tutte le operazioni mentre lui controllava un particolare elemento del circuito. Se qualcuno, che né il robot né il dottor Delmarre sospettavano capace di violenza, si fosse lanciato in un attacco omicida, ci sarebbe stato un intervallo percettibile prima che il robot potesse usare il potenziale della Prima Legge per contrastare l'ordine di congelamento del dottor Delmarre. La lunghezza dell'intervallo sarebbe dipesa dalla natura dell'attacco e da quella dell'ordine di congelamento del dottor Delmarre. Potrei improvvisare un'altra decina di spiegazioni sul perché il robot non è stato in grado di prevenire l'omicidio. Essere incapace di farlo, comunque, era una violazione alla Prima Legge, e questo era sufficiente per far saltare ogni circuito positronico nella mente del robot.»

«Ma se il robot era fisicamente incapace di prevenire il delitto, era responsabile? Non chiede cose impossibili la Prima Legge?»

Leebig scrollò le spalle. «La Prima Legge, nonostante i suoi tentativi di sminuirla, protegge l'umanità con ogni atomo di forza possibile. Non permette scuse. Se la Prima Legge viene infranta, il robot è rovinato.»

«Questa è una regola universale, signore?»

«Come universali sono i robot.»

«Allora ho imparato qualcosa.»

«Allora ne impari un'altra. La sua teoria di un omicidio mediante una serie di azioni robotiche, ciascuna di per sé innocente, non l'aiuterà nel caso della morte del dottor Delmarre.»

«Perché no?»

«La morte non è avvenuta per avvelenamento, ma per tramortimento. Qualcosa doveva tenere l'arma, e questa doveva essere una mano umana. Non c'è robot che possa far vibrare un bastone e spaccare una testa.»

«Supponiamo» obiettò Baley «che un robot abbia premuto un innocente pulsante che ha lasciato cadere un peso sulla testa del dottor Delmarre.»

Leebig sorrise acido. «Terrestre, ho visionato la scena del crimine. Ho sentito tutti i notiziari. Qui a Solaria un assassinio è una cosa grossa, lo sa. Così io so che sulla scena del delitto non c'era traccia di meccanismi né di pesi caduti.»

«E neanche di un corpo contundente» disse Baley.

«È lei il detective. Lo trovi» disse seccato Leebig.

«Dando per scontato che un robot non può essere responsabile della morte del dottor Delmarre, allora chi è stato?»

«Lo sanno tutti chi è stato!» gridò Leebig. «Sua moglie Gladia!»

Baley pensò: almeno c'è unanimità d'opinione.

«E chi era» proseguì «la mente dietro i robot che hanno avvelenato Gruer?»

«Immagino…» la voce del robotista si smorzò.

«Non penserà che ci siano due assassini, vero? Se Gladia è responsabile di un delitto, dev'esserlo anche dell'altro.»

«Sì. Deve aver ragione.» La voce gli si rinforzò. «Senza dubbio.»

«Senza dubbio?»

«Nessun altro avrebbe potuto giungere tanto vicino al dottor Delmarre da poterlo uccidere. Non permetteva più di me presenze personali, tranne che lui aveva fatto un'eccezione in favore di sua moglie, mentre io non ho fatto eccezioni. Non sono mica stupido.» Il robotista rise rauco.

«Credevo che la conoscesse» esclamò Baley.

«Chi?»

«Lei. Stiamo discutendo di una sola “lei”: Gladia!»

«Chi le ha detto che la conoscessi più di quanto non conosca chiunque altro?» chiese con veemenza Leebig. Portò la mano alla gola. Le dita gli si mossero rapide e aprirono di un centimetro lo scollo, permettendogli di respirare meglio.

«È stata Gladia. Facevate passeggiate insieme.»

«E allora? Siamo vicini. È una cosa che si fa. Sembrava una persona piacevole.»

«Allora le era favorevole?»

Leebig scrollò le spalle. «Parlarle era rilassante.»

«E di che cosa parlava?»

«Di robotica.» C'era un accenno di sorpresa nella risposta, come se il solariano si meravigliasse che la domanda fosse posta.

«E anche Gladia parlava di robotica?»

«Lei non sa nulla di robotica. Ignorante! Ma ascoltava. Lei gioca con una specie di tiritera coi campi di forza: colorismo di campo, lo chiama. Non ho la pazienza per cose del genere ma, insomma, ascoltavo anch'io.»

«Tutto questo senza presenza personale?»

Leebig sembrò disgustato e non rispose.

Baley ritentò. «Era attratto da lei?»

«Come?»

«La trovava fisicamente attraente?»

Leebig spalancò talmente gli occhi che anche la palpebra cadente risalì. Le labbra gli tremavano. «Sporco animale» borbottò.

«Allora mettiamola in questo modo: quando ha smesso di trovarla piacevole? Questa definizione l'ha usata lei, ricorda?»

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