E lo sforzo si arresterà, se qualcosa procrastinerà la carenza di energia. L’umanità, nel suo complesso, non aveva fatto altro che sprecare le sue risorse, fino a quando si è trovata faccia a faccia con il pericolo. Se l’energia vulcanica attenuasse all’improvviso la minaccia, la pressione cesserebbe. A parte l’ovvio sfacelo morale che ne conseguirebbe, il lavoro per realizzare la fusione dell’idrogeno si interromperebbe. Potrebbe proseguire, nominalmente, ma il lavoro si arresterebbe. Gli uomini sono troppo distratti; il migliore dei dipendenti di una centrale elettrica incomincia a lasciare accese le luci in ufficio quando se ne va, proprio perché quella è una centrale elettrica, e c’è tanta energia a disposizione.
E pensare a quello che talvolta deve fare il Consiglio, a causa di questa mentalità. Non potevo sperare di essere autorizzato a ritornare laggiù se fossi risalito. Sarebbe stato più sicuro considerare irrevocabile la mia decisione, quale che fosse.
E quella consapevolezza, indipendentemente dalla filosofia politica e dalla morale, non rendeva certo più facile la decisione.
C’era qualche possibilità che il Consiglio insistesse perché quel luogo si unisse alla civiltà e si collegasse alla rete energetica mondiale?
Neppure uno. Il solo processo di collegamento non sarebbe stato pratico. Considerando le dispersioni che si potevano calcolare, oltre allo spreco per la fotosintesi, anche se la popolazione locale avesse adottato i livelli di razionamento della superficie, sarebbero passati decenni prima che l’investimento d’energia necessario per stabilire il collegamento avesse potuto rivelarsi conveniente. E forse non lo sarebbe diventato mai.
E questo significava che i transponder da me disseminati con tanto impegno rappresentavano una fatica sprecata.
Quindi… dovevo restare o no? Volevo vivere lì, o alla luce del sole? Non lo sapevo ancora.
Provavo la tentazione di lasciar dipendere tutto dalla decisione di Marie, ma Marie non intendeva rivelarmi ciò che aveva deciso.
Bert era fuori gioco… per quanto riguardava Marie non era mai stato in causa, evidentemente. Forse, ormai, lei aveva dovuto capire di non avere speranze nei confronti di Joey. Perché non forniva almeno un indizio?
Me lo fornì. Si stancò di aspettare che io dessi la risposta che non potevo dare, e ricominciò a parlare. Per un momento, le sue prime parole diedero l’impressione che avesse cambiato argomento.
«Cosa pensi che farà adesso Bert? Resterà qui, oppure tornerà indietro?» domandò.
Fu un sollievo, per me, abbandonare per un momento le questioni che non potevo risolvere.
«È rimasto qui un anno, prima che accadesse tutto questo,» osservai. «Non credo che questi ultimi minuti gli abbiano dato un motivo urgente di cambiare idea. Anzi, penso che adesso avrà meno ragioni che mai per ritornare lassù.» Inarcai le sopracciglia per interrogare Joey, nel contempo. Lui lesse il mio messaggio, scrollò le spalle come al solito, poi annuì. Il commento con cui Marie rispose mi aprì gli occhi.
«Non direi,» fece. «Uno di voi dovrebbe dirgli che capisco. Non voglio che si addolori troppo.»
Io guardai Joey. Lui mi guardò, e alzò un sopracciglio, dal lato che non si poteva vedere dal sommergibile. Nessuno di noi aveva mai capito che il perdono può dipendere più dal «perché» che dal «cosa».
Ripresi a scrivere di nuovo sulla tavoletta.
«Se la pensi davvero così, glielo dirò. Resterò qui per aiutare Joey, e dovrei vedere Bert abbastanza spesso. Sono un linguista abile quasi quanto lui, e forse riuscirò a trovare un sistema per sbrogliare la matassa del sistema di comunicazione.»
Ritenni opportuno non fare commenti sulla possibilità di trovare maestre interessanti. Se Marie avesse cambiato di nuovo idea per gelosia, non sarei più stato in grado di prendere decisioni. Quella mi pareva troppo bella per sprecarla, dopo tutta l’incertezza che l’aveva preceduta.
FINE