Hal Clement - Nati dall'abisso

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Nati dall'abisso: краткое содержание, описание и аннотация

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Nel futuro, la Commissione per l'Energia controllerà rigidamente il mondo. Nelle profondità dell'oceano, però, qualcuno ha preso una strada diversa… e qualcosa di nuovo sta per accadere sulla Terra!

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Bert alzò la testa e inarcò un sopracciglio.

«Tu te la sentiresti?» scarabocchiò. Scrollai le spalle, ma sapevo che non avrei mai potuto farlo.

«Insegnami la strada,» scrissi. Bert si mosse.

Le pause di silenzio, mentre andavo da un luogo all’altro, avrebbero dovuto offrirmi l’occasione di riflettere, e magari di scorgere anche le falle della trama che avevo preparato con tanto impegno, se solo fossi stato del cento per cento più sveglio. Invece, quella nuova nuotata di venti minuti non mi fece venire idee nuove, a parte qualche dettaglio di ciò che intendevo dire a Marie.

Non era una trama di prim’ordine. Ero ancora molto inquieto, quando mi avvicinai al suo sommergibile (Bert era restato come prima a distanza di sicurezza) e bussai sullo scafo. Per fortuna, il mio atteggiamento quadrava alla perfezione con la scena che avrei dovuto recitare.

Marie rispose quasi subito, e il suo viso apparve inquadrato nell’oblò. Era piacevole vedere un altro volto di cui potevo leggere l’espressione, anche se in un primo momento l’espressione non fu quella che speravo. Si addolcì un poco, comunque, quando mi riconobbe. Come prima, non potevo essere sicuro delle intonazioni della sua voce, ma le parole erano abbastanza comprensibili. «Dove sei stato? Cominciavo a pensare che si fossero sbarazzati anche di te.» Risposi per mezzo della tavoletta alla parte veramente importante della sua osservazione.

«Sono stato a scoprire come vanno le cose.»

«L’hai chiesto a Bert?»

«No. Qui hanno una biblioteca, con parecchi testi scritti a mano da altri che sono venuti quaggiù in passato: sono troppi perché possa averli scritti apposta Bert. La documentazione è coerente, e credo di avere un quadro abbastanza chiaro dell’intera situazione.»

«Cos’hai saputo di Joey?»

Esitai. Avevo perduto la certezza che quella domanda sarebbe arrivata subito, e avevo preparato bene la menzogna, ma era difficile mentire a Marie. Mi ripetei che lo facevo per il suo bene, e cominciai a scrivere, ma lei aveva già notato la mia esitazione, e forse la mia espressione… non ho mai preteso di essere un attore.

«Hai avuto sue notizie, vero?» Io annuii.

«Ed è… è…»

Tacque, fissandomi attraverso il vetro corazzato. Annuii di nuovo. Era più facile che scrivere una menzogna spudorata.

Potevo vedere soltanto il suo viso, ma immaginavo che avesse stretto i pugni. Rabbrividii, quando probabilmente Marie percosse l’interno dello scafo e mandò una dolorosa onda sonora ad irradiarsi tutto intorno nella camera. Poi udii di nuovo la sua voce.

«Avevo ragione. Non ha voluto vendersi. Non ha voluto rinunciare alla sua fede di persona onesta, e perciò lo hanno ucciso.»

«Perché avrebbero dovuto ucciderlo in quel modo?» ribattei. «Avrebbero potuto farlo più facilmente quando lui era qui dentro, come doveva esserci mentre parlavano con lui, se hai ragione tu. Avrebbero potuto lasciare che morisse soffocato, oppure di fame… e con te non l’hanno fatto, ricordalo. Sarebbe bastato aspettare che esaurisse le provviste. E non avrebbero sprecato il sommergibile in quel modo.»

«Semplice. Perché volevano che morisse fuori, a bordo del sommergibile, in modo che in caso d’indagine risultasse un normale incidente. Mi stupisce che tu non ci abbia pensato.» Almeno non disse «neppure tu».

Sono meno sveglio di Marie e lo so benissimo, ma avevo pensato a questo, e avevo già la risposta pronta.

«Non dire sciocchezze. Chi si sorprenderebbe o s’insospettirebbe, se non trovasse nulla quando lo venisse a cercare? Il fondo del Pacifico si estende per migliaia di chilometri quadrati, e ci sono altri chilometri cubici d’acqua, sopra di noi.»

Stranamente, Marie non seppe cosa ribattere, e tacque per parecchi secondi. Quando riprese a parlare, lasciò perdere per il momento Joey e mi chiesi di dirle che cosa avevo scoperto in biblioteca.

CAPITOLO 21

Impiegai parecchio tempo, ma feci del mio meglio. Marie lesse scrupolosamente ogni pagina, talvolta annuendo in silenzio, talvolta rivolgendomi domande. Risposi a tutte, per quanto me lo consentiva ciò che sapevo.

Circa metà delle volte, mi chiedeva se le mie informazioni le avevo ottenute da Bert. Dovette passare circa un’ora prima che fossi riuscito a darle un quadro passabile della situazione.

Conclusi con l’implorazione che costituiva la chiave di volta dell’intero piano.

«Marie, devi tornare lassù e riferire tutto. Qualunque cosa abbia detto Bert per convincerti a restare, il Consiglio deve essere informato. Bert ed io ritorneremo lassù, quando potremo, e tu non devi più pensare a Joey.»

«Bert? E perché dovrebbe desiderare di tornare lassù? So benissimo che resterà. Lo ha ammesso. Ha scoperto che può fare quello che vuole, senza dover tener conto degli altri. Ha cercato di convincermi a fare lo stesso, quella bestia fetente. Il fatto che lui rimanga qui è la sola cosa che mi induca ad ascoltare il tuo consiglio di andarmene.»

«Non credo che sia tutto vero ciò che dici di lui,» scrissi. «Anche a me ha detto che rimane, ma mi ha fatto capire che non starà qui per sempre. Ho l’impressione che lo abbia fatto per scoprire il più possibile, con l’intenzione di tornare indietro quando e se potrà, proprio come me.»

«Di te posso crederlo.» Marie tacque di nuovo e rifletté per parecchi minuti, mentre io ascoltavo il battito del mio cuore. Erano le parole più incoraggianti che lei mi avesse mai rivolte, e la coscienza mi rimordeva più che mai, per la menzogna che le avevo detto. Dovetti ripetermi parecchie altre volte che lo avevo fatto per il suo bene.

Ma Marie non pensava a se stessa. Lo dimostrò chiaramente, dopo qualche minuto. Quando finalmente riprese a parlare, apparve chiaro che aveva fatto rapidamente un suo piano.

«D’accordo,» disse. «Andrò, anche se credo ancora che non mi lasceranno andare lontano. Succederà un incidente. Comunque ho un’idea, che potrebbe chiarire con certezza chi di noi ha ragione.»

La guardai con aria interrogativa, ma non scrissi nulla.

«Tu sembri convinto che costoro intendano lasciarmi tornare a riferire tutto al Consiglio, e che il cambiamento operato in te e in Bert possa venire invertito, così da permettervi di tornare alla superficie e di respirare di nuovo l’aria, quando volete. Giusto?» Io annuii. «Sta bene. Io non ci credo. Per scoprirlo, vai a cercare Bert e digli che tornerò lassù se lui verrà con me, a bordo di questo sommergibile. Lui potrà ritornare qui, dopo, se vuole, ma crederò a quel che dice se lo vedrò respirare di nuovo l’aria, e mi sentirò molto più sicura se sarà a bordo con me, quando me ne andrò di qui. Adesso dimmi perché pensi che si tratti di un’idea sciocca, di uno spreco di tempo e di fatica, e via di seguito.»

Non avevo bisogno della normale trasmissione dei suoni per capire che il suo tono era sarcastico; non lo sentivo, ma lo intuivo. E non si fidava completamente neppure di me. Almeno potevo levarmi la soddisfazione di sbalordirla con la mia risposta.

«Mi sembra un’ottima idea,» scrissi. «Cercherò Bert e glielo dirò. Suppongo che non accetteresti me come sostituto, se lui preferisse restare qui ancora un po’.»

La sua espressione cambiò leggermente, ma non capii bene che cosa significasse.

«No, purtroppo,» disse Marie. «Dimostrerebbe che il ritorno è possibile, ma non credo che andresti bene come ostaggio.» Era già una consolazione, comunque. «Faremo a modo mio, finché è possibile. Vai in cerca di Bert e vedi cosa ne dice.»

Mi allontanai a nuoto, obbediente. Bert mi aspettava nella camera d’entrata, questa volta; era intento a migliorare la sua conoscenza del linguaggio dei segni, con la collaborazione della solita ragazza e dei suoi amici… due di loro, almeno. Non avrei saputo dire qual era quello che se n’era andato.

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