Hal Clement - Nati dall'abisso
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- Название:Nati dall'abisso
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- Год:1976
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Avevo ridotto l’intera faccenda ad un’unica frase, sulla tavoletta, e gliela mostrai nel momento in cui gli arrivai vicino.
«Marie dice che andrà se tu ti trasformi di nuovo e l’accompagni.»
Bert fissò il messaggio per mezzo minuto buono, senza neppure accennare a togliermelo dalle mani. Poi prese di scatto la tavoletta e, senza cancellare la frase, si avviò a nuoto verso il sommergibile. Lo seguimmo tutti quanti. Bert sfrecciò verso l’oblò, dove si scorgeva ancora il viso di Marie, e alzò la tavoletta con le mie parole. Lei la guardò. Indicò me, poi di nuovo la tavoletta e assunse un’espressione che chiunque avrebbe potuto leggere, indipendentemente dalla base culturale. Rispose a voce alta.
«È così, Bert.» Lui cancellò la pagina, guardandola con aria perplessa.
«Perché?» scrisse.
«Lo spiegherò più tardi. Verrai?»
La sua risposta sbalordì Marie. Non so bene che effetto fece a me.
«Sicuro. Forse dovrò ritornare quaggiù, dopo… c’è del lavoro utile da svolgere quaggiù. Ma comunque è meglio che venga con te. Ho da riferire molte cose che nessuno di noi due ha avuto il tempo di dirti.» Lo giudicai un modo molto delicato per sorvolare sul rifiuto di ascoltarlo che Marie gli aveva opposto per tutte quelle settimane. «Potrei farlo in modo più completo.» Si soffermò per riflettere, più a lungo di quanto occorse a Marie per leggere quelle frasi. Poi Bert proseguì: «Rimorchieremo il tuo sommergibile fino alla sala operatoria… sarà più facile che se fossi tu a pilotarlo. E lo collegheremo al portello. Io entrerò e mi farò depressurizzare. Non obietteranno troppo. Poi potrò entrare nel tuo portello stagno, e torneremo insieme alla superficie.» Si rivolse a me ed aggiunse: «D’accordo?»
Non ero sicuro di essere d’accordo. Senza Bert non sarei riuscito a fare qualcosa di utile, a quanto potevo vedere. Senza dubbio la ragazza che ci stava ancora osservando, ed i suoi amici, erano disposti ad impedirmi di morire di fame fino a quando avessi imparato a destreggiarmi. Potevano addirittura guidarmi da Joey, perché potessi lavorare con lui, se quella doveva essere la mia occupazione principale; ma non capivo in che modo avrei potuto rendermi utile al Consiglio, così. Spero sia chiaro che non avevo mai pensato di stabilirmi laggiù in permanenza, come sembrava avesse decido di fare Joey. In questo non avevo mentito a Marie.
Era inutile chiedere di tornare insieme a loro. Il sommergibile non era abbastanza spazioso. Era un monoposto, e sarebbe stato già abbastanza difficile farci stare Bert.
Poi ricordai che da qualche parte doveva esserci ancora il sommergibile di Bert. Afferrai la tavoletta.
«Perché non torniamo tutti?» scrissi. «Il tuo mezzo deve essere ancora qui. Se Marie ci tiene tanto a prenderti a bordo, io potrei usare il tuo. Poi potrai tornare di nuovo quaggiù, o potremo tornarci tutti e due, se è necessario.»
Mi pareva un’ottima idea, e persino Marie aveva l’aria di approvarla, ma Bert fece un paio di obiezioni. Dovetti ammettere che aveva ragione.
«La sala operatoria può sbrigare solo una persona alla volta. Quando io sarò a posto, ci saranno difficoltà di comunicazione durante la tua depressurizzazione.»
«Potresti spiegare prima l’intero programma. E del resto, potrei andare io per primo.»
«Non sono sicuro di potermi spiegare chiaramente. Non sono un esperto del linguaggio dei segni.»
«Ma perché non posso andare prima io, mentre tu indichi quale sommergibile va collegato, e così via, fino a quando viene il tuo turno?»
«Si potrebbe fare così, immagino. Comunque faremmo bene a controllare il mio sommergibile. È qui da parecchio tempo ed è stato usato per il normale lavoro. Il sistema di galleggiamento, senza dubbio, ha bisogno di un’ispezione. Non sono sicuro che me la sentirei di arrischiarlo contro la differenza di pressione, comunque vedremo. Dovremo controllare, per prima cosa.»
Marie aveva letto la nostra conversazione; annuì in segno d’approvazione, e perciò il nostro gregge andò ad esaminare il sommergibile.
Bert non si era sbagliato. Il liquido di galleggiamento era andato completamente. Non era stato usato da mesi, poiché lì non c’era la possibilità di produrre l’idrocarburo adatto ai serbatoi di galleggiamento. Le macchine locali usavano lo stesso tipo di solido a bassa densità che veniva impiegato nelle mute: sarebbero state necessarie notevoli modifiche strutturali, per immetterlo nel sommergibile. Nessuno aveva ritenuto che valesse la pena di farlo.
«Potrei prendere uno dei sommergibili locali,» proposi allora.
«Non provartici fino a che avrai imparato la lingua,» fu la risposta di Bert. Mi sembrava un po’ sciocco. Un sommergibile è un sommergibile: o lo capisci o non lo capisci. Ma mi bastò guardare l’interno di uno di essi per capire.
Non so ancora perché abbiano i quadri dei comandi fatti a quel modo; le leggi della fisica, laggiù, sono le stesse che in superficie. Apparentemente, la differenza nel pensiero fondamentale che accompagna quello strano linguaggio grafico si estende in un numero di fattori maggiore di quel che indurrebbe a considerare il buon senso.
Cominciava a sembrare che gli altri due sarebbero tornati da soli. Bert sembrava rassegnato all’idea, e anch’io cominciavo a pensarla come lui. Quando però tornammo a riferirlo a Marie, lei tirò fuori un’altra delle sue idee. Da allora, ho cominciato a sospettare che avesse in mente ben altro che riportarmi alla superficie, come quando aveva insistito per farsi accompagnare da Bert: ma non si confidava con me. Naturalmente, può darsi che fosse così perché non aveva la possibilità di parlare con me solo.
«Nei miei serbatoi c’è galleggiamento in abbondanza,» osservò all’improvviso, con fermezza. «Basta attaccare quel relitto di Bert al mio sommergibile, e potremo trainarcelo dietro. Tu hai detto che lo scafo è abbastanza solido per resistere alla pressione.»
Bert sembrava sbalordito, senza dubbio perché quell’idea non era venuta in mente a lui. Almeno, così sospettai io. Accettò subito, comunque, e la faccenda fu sistemata. Andò a cercare aiuto per rimorchiare i sommergibili, e a prendere accordi per la sala operatoria. Approfittai della sua assenza per scrivere un messaggio a Marie.
«Sembra che ti sia sbagliata sul conto di Bert. Si è affrettato ad accettare la tua proposta.»
«L’ho notato.»
Attesi che facesse altri commenti, ma lei non disse nulla. Immagino che fosse inutile aspettarsene. Quando parlò di nuovo, abbordò un argomento completamente diverso… così mi parve.
«Controlla bene le bitte dei due sommergibili.»
Annuii, sorpreso: era una procedura normale, che non richiedeva particolari commenti.
«E anche i cavi. Adopera i miei; sono più nuovi.» Annuii ancora, in silenzio, stupito e forse speranzoso. Tutto ciò che poteva dimostrare un interesse di Marie nei miei confronti era sufficiente per indurmi a sperare. Ero ancora molto lontano dal suo ragionamento, forse perché non ero partito con gli stessi pregiudizi. A lei andava bene così, penso: cambiò argomento con fermezza, chiedendo notizie delle persone che fluttuavano intorno a me.
«Chi sono i tuoi amici? E quella ragazza è una delle ragioni che ti hanno deciso a rinunciare a respirare aria?»
«No!» scrissi io, enfaticamente. «Che io sappia, non l’ho mai vista prima del cambiamento.» Non capivo perché Marie stava ridendo. «Non posso presentarti, perché non ho mai udito i loro nomi. Con questo linguaggio, non so bene come possa essere un nome personale. Forse non li hanno neppure.»
Lei sorrise, per la prima volta da quando l’avevo rivista laggiù.
«Allora questo spiega perché sei rimasto. No, non stare a spiegarmi che non hai saputo di questo linguaggio se non in seguito. Lo so che non lo sapevi. Comunque, adesso che lo sai, deve essere un punto in favore di questo posto.»
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