Hal Clement - Nati dall'abisso

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Nati dall'abisso: краткое содержание, описание и аннотация

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Nel futuro, la Commissione per l'Energia controllerà rigidamente il mondo. Nelle profondità dell'oceano, però, qualcuno ha preso una strada diversa… e qualcosa di nuovo sta per accadere sulla Terra!

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«E perché credi di non aver mai sentito parlare di questo posto? Esiste da ottant’anni o più.»

«Immagino sia così perché nessuno lo ha scoperto. È abbastanza verosimile. Il fondo del Pacifico non è esattamente il territorio meglio esplorato del pianeta.»

«È stato scoperto molte volte. Parecchie in questi ultimi anni, se ti sforzi di ricordare. Per quanto mi risulta, da quando questo posto è stato costruito, è stato segnalato al Consiglio ben dodici volte, come progetto finito e operante. E non ne è venuto mai fuori nulla.»

«Vuoi dire che il Consiglio sa dov’è, e lascia egualmente che io ti venga a cercare e…»

«Forse non ne conoscono l’ubicazione esatta. Non sono sicuro che il Consiglio attuale sappia qualcosa: non so che fine abbia fatto la documentazione preesistente. L’ultima segnalazione risale a più di quindici anni fa.»

«E tutto questo lo sai per certo?»

«Obiettivamente, no. L’ho letto in relazioni che sembrano credibili. Non sono qualificato, come ricercatore storico, e non ho effettuato controlli professionali. Tutto, però, mi sembra molto probabile.»

«A me no. Hai detto tutto a Marie?»

«Sì.»

«E lei lo crede?»

«Lei non crede nulla di quel che dico io, da quando le ho riferito che Joey non è mai stato qui. Sostiene che sono uno sporco bugiardo, un traditore dell’umanità, un fetente immorale, e che abbiamo liquidato Joey perché non avrebbe bevuto le nostre ridicole falsità.»

«Potrei parlare con lei?»

«Avresti tutte le mie benedizioni, ma non vedo come sia possibile. Marie è molto lontana da qui, poiché il suo sommergibile è arrivato ad un’entrata diversa. Non credo che si potrebbe portare là la tua capsula senza ricondurti all’esterno: occorrerebbe più tempo di quello che hai a disposizione, e ho faticato a trovare un numero sufficiente di persone per farti trasportare.»

«E chi dirige questa organizzazione non può assegnare una squadra?»

«Perché pensi che qualcuno ci diriga? Non c’è nessuno che possa dare a un altro un ordine del genere, poiché è più per tuo piacere che per necessità pubblica. Inoltre, ti ho detto che non c’è tempo.»

Riflettei, per qualche istante. Quel che Bert mi aveva detto sul modo in cui era organizzato tutto mi stupiva un po’, ma non era il momento di discutere la politica locale. Comunque, aveva incominciato a darmi un’impressione più interessante: se potevo credere alle sue parole, per quella gente io e Marie avremmo fatto meglio ad andarcene che a restare. E allora, perché ci offrivano di scegliere? Lo chiesi a Bert, indirettamente.

«Cosa faranno i tuoi amici, se non ritorno lassù? Altri verranno a cercarmi, vedi. Anche se non avessi raggiunto la superficie attivando il segnalatore per chiedere aiuto, come ho fatto, il Consiglio sa comunque dove stavo andando, e perché.»

Bert scrollò di nuovo le spalle. «A nessuno interessa quanti sono a scendere. A meno che arrivi una flotta intera, possiamo tirarli qui dentro e proporre la stessa scelta che stiamo offrendo a te. Come ho detto, è accaduto piuttosto spesso.»

«E supponi che scenda un’intera flotta, e cominci a sfasciare quel sistema d’illuminazione e il tendone o quello che è, senza sprecar tempo a cercare me, o Marie o chiunque altro. Prima o poi, se quaggiù continua a scomparire gente, accadrà proprio questo.»

«Io non sono al corrente di tutte le idee del Comitato di qui,» rispose Bert. «E non so se abbiano pensato molto alla questione. Ripeto, qui c’è diversa gente che è rimasta senza che il Consiglio si agitasse troppo. Personalmente, credo che preferirebbero vietare al pubblico in generale l’accesso a questa parte del Pacifico, piuttosto di sprecare energia mandando quaggiù una flotta di sommergibili. In ogni caso, deve occuparsene il Comitato. Quel che conta è che tu e Marie avete una possibilità di scegliere, e dovrete scegliere di vostra libera volontà.»

«E se rifiuto di impegnarmi?»

«Quando ti sarà stato detto il necessario, ti lasceremo semplicemente libero all’ingresso da cui sei entrato. Non sarai in condizione di rifiutarti di salire alla superficie. Non è un problema.» Bert indicò la direzione da cui eravamo arrivati, lungo la galleria. «Per quanto mi riguarda, vorrei che tu restassi… e anche Marie, naturalmente. Qui mi sono fatto diversi cari amici, ormai, ma le vecchie amicizie sono un’altra cosa.»

Riflettei per qualche secondo ancora e poi cercai di fissarlo negli occhi attraverso l’oblò, mentre gli rivolgevo la domanda successiva.

«Bert, perché hai deciso di rimanere quaggiù?»

Lui si limitò a scuotere la testa.

«Vuoi dire che sarebbe troppo lungo spiegarmelo adesso, oppure che non vuoi dirmelo, o qualcosa d’altro?» insistetti.

Bert alzò un dito, poi tre: comunque, non scrisse nulla.

«In altre parole, dovrò decidere interamente da solo.» Lui annuì, energicamente. «E anche Marie?» Bert annuì di nuovo.

Mi venne in mente solo un’altra domanda che poteva essere utile, e gliela rivolsi.

«Bert, tu potresti tornare lassù, adesso, se cambiassi idea? Oppure quello che ti hanno fatto per permetterti di respirare l’acqua è irreversibile?»

Lui sorrise e tornò ad usare lo stilo.

«Noi non respiriamo acqua: è un’analisi errata per due ragioni. Hanno apportato un cambiamento irreversibile, ma non è tanto radicale. Potrei ancora vivere alla superficie, anche se il ritorno alla respirazione nell’aria sarebbe piuttosto lungo e complicato.»

«Hai detto che non respiri acqua!»

«Lo ripeto.»

«Ma avevi detto…» Bert alzò la mano per interrompermi e ricominciò a scrivere.

«Non sto cercando di disorientarti. Il Comitato non ha carattere dittatoriale, e non è neppure molto rigoroso: ma è fermamente convinto, all’unanimità, che i dettagli del sistema che ci consentono di vivere qui non debbano venire discussi con chi non si è impegnato a rimanere. Forse ho già detto più di quello che loro vorrebbero, e non intendo aggiungere altro.»

«La gente che è lì con te non è d’accordo con il Comitato?»

«No. A questo proposito, il sentimento generale della popolazione è piuttosto univoco.»

«E allora perché hai corso il rischio di dirmi tutto quello che mi hai detto?»

«Quasi tutti non potevano vedere ciò che scrivevo; nessuno avrebbe potuto leggerlo, e nessuno può capire le parole che hai pronunciato.»

«Allora qui la tua lingua madre non è…»

«Non è.» Bert mi aveva interrotto con un gesto della mano, prima che avessi il tempo di nominare una lingua.

«E allora perché ti preoccupi di non disobbedire a questo Comitato, per quanto riguarda ciò che mi stai raccontando?»

«Perché ritengo che abbia tutte le ragioni.»

Era difficile contraddire un’affermazione del genere: non provai neppure. Dopo qualche istante, lui scrisse un altro messaggio.

«Adesso ho del lavoro da sbrigare, e debbo andare, ma tornerò ogni due ore, più o meno. Se hai veramente bisogno di me, bussa sulla capsula… non troppo forte, ti prego. Anche se non ci fosse nessuno in vista, il che non è probabile, ti possono sentire a distanza, e qualcuno mi manderà a cercare. Pensaci bene; io vorrei che restassi, ma non se non sei ben sicuro di volerlo anche tu.» Depose la tabella accanto alla capsula e si allontanò a nuoto. Anche altri erano scomparsi, benché non tutti usassero la stessa galleria. I pochi rimasti sembravano quelli sopraggiunti per ultimi, che non avevano ancora avuto la possibilità di contemplare a sazietà la capsula. Comunque, non facevano niente che potesse interessarmi o distrarmi, perciò mi misi a pensare con molto impegno. Avevo parecchio da riflettere, e qualche volta sono un po’ lento.

Naturalmente, la decisione non era un problema. Era ovvio: dovevo ritornare lassù a riferire.

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