Arthur Clarke - 3001 Odissea finale

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3001 Odissea finale: краткое содержание, описание и аннотация

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In «3001 Odissea finale» Clarke conclude con un ultimo affascinante episodio la leggendaria saga di fantascienza iniziata con «2001 Odissea nello spazio» facendo fare al lettore un balzo di mille anni nel futuro e rivelandogli una verità che possiamo comprendere soltanto adesso.
Fondendo mirabilmente fantasia e precisione scientifica Clarke ci regala un altro indimenticabile capolavoro sui misteri insondabili dell'universo e sull'eterno, appassionante confronto tra l'uomo e l'ignoto.
Arthur C. Clarke è considerato fra i più grandi scrittori di fantascienza di tutti i tempi. Personalità straordinaria, non solo nel campo della narrativa, scrisse un articolo nel 1945 che portò all'invenzione della tecnologia satellitare. Si spegne il 19 marzo 2008 a Colombo, nello Sri Lanka che tanto amava e in cui viveva da decenni.

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Non così le sètte apocalittiche, felicissime di scoprire questi nuovi arsenali, che si impadronivano in tal modo di armi molto più efficaci e di più facile diffusione dei gas o dei germi. Ed erano anche molto più difficili da controbattere, dal momento che potevano essere trasmessi istantaneamente in milioni di uffici e di abitazioni.

Il fallimento della New YorkHavana Bank del 2005, il lancio dei missili nucleari indiani nel 2007 (fortunatamente con le testate disattivate), l’interruzione del Controllo del Traffico Aereo Paneuropeo del 2008, la paralisi della rete telefonica nordamericana, tutto ciò faceva parte delle prove generali ispirate dai cultori dell’apocalisse in vista del Giorno del Giudizio. Grazie alla brillante opera di controinformazione messa in atto da agenzie nazionali di solito prive di contatti reciproci e persino antagoniste, a poco a poco la minaccia venne sventata.

O almeno così si pensava: per parecchie centinaia d’anni non c’erano stati gravi attacchi alle fondamenta della società. Una delle principali armi della vittoria era stata la calotta cerebrale — anche se c’era chi pensava che un simile risultato fosse costato troppo.

Sebbene le discussioni sulla libertà dell’Individuo a fronte dei doveri dello Stato fossero già vecchie quando Platone e Aristotele avevano cercato di codificarle, e probabilmente si sarebbero trascinate sino alla fine dei tempi, una certa comunione d’intenti venne raggiunta durante il Terzo Millennio. Si era stabilito all’unanimità che il comunismo fosse la forma di governo perfetta; sfortunatamente era stato dimostrato — al prezzo di alcune centinaia di milioni di vite — che si poteva applicare solo agli insetti, ai robot della Classe II e a categorie altrettanto limitate. Per esseri umani imperfetti, il male minore era invece la democrazia, spesso definita come «avidità individuale, moderata da un governo efficiente ma non troppo zelante».

Poco dopo la diffusione dell’uso della calotta cerebrale, alcuni burocrati molto intelligenti — e soprattutto zelanti — si resero conto che aveva un potenziale inestimabile come sistema di prevenzione precoce. Durante le procedure di sistemazione, quando il nuovo portatore doveva essere «calibrato» mentalmente, era possibile scoprire molte forme di psicosi prima che avessero la possibilità di diventare pericolose. Spesso ciò serviva anche a stabilire la terapia migliore ma, quando non appariva possibile alcuna cura, il soggetto poteva essere contrassegnato elettronicamente — o in casi estremi allontanato dalla società. Certo, questo tipo di controllo poteva funzionare solo con quelli a cui era stata adattata una calotta cerebrale — ma entro la fine del Terzo Millennio questa divenne essenziale per la vita quotidiana come il telefono cellulare lo era stato all’inizio. In realtà, chiunque non si fosse unito alla stragrande maggioranza veniva automaticamente guardato con sospetto ed etichettato come potenziale deviante.

Manco a dirlo, quando la «sonda mentale», come la chiamavano i suoi critici, cominciò a diventare d’uso generale, ci furono strilli d’orrore da parte delle organizzazioni per i diritti civili: uno dei loro slogan più efficace suonava così: «Calotta o garrotta?» Lentamente, persino con riluttanza, si cominciò ad accettare questa forma di controllo come necessaria precauzione contro mali di gran lunga peggiori; e non fu una coincidenza che, con il generale miglioramento della salute mentale, anche il fanatismo religioso declinasse rapidamente.

Quando la lunga guerra contro i criminali cibernetici terminò, i vincitori si ritrovarono con un’imbarazzante collezione di spoglie, tutte assolutamente incomprensibili per qualsiasi conquistatore del passato. C’erano naturalmente centinaia di virus dei computer, la maggior parte molto difficile da scoprire e da eliminare. E c’erano alcune entità — in mancanza di una definizione migliore — molto più terrificanti. Erano morbi inventati in modo talmente brillante che non esisteva una cura — in alcuni casi nemmeno la possibilità di una cura…

Molti di essi erano stati collegati a grandi matematici che sarebbero rimasti inorriditi da quella corruzione delle loro scoperte. Siccome è tipico dell’animo umano sminuire un vero pericolo dandogli un nome ridicolo, le designazioni erano spesso argute: il Gremlin di Godei, il Meandro di Mandelbrot, la Catastrofe Combinatoria, la Trappola Transfinita, la Controversia di Conway, la Torpedine di Turing, il Labirinto di Lorenz, la Bomba di Boole, il Sofisma di Shannon, il Cataclisma di Cantor…

Sempre che una generalizzazione sia possibile, tutti questi orrori matematici funzionavano in base allo stesso principio. Per agire in modo efficace, non si basavano su cose primitive come il cancellamento della memoria o il deterioramento dei codici, al contrario. Il loro approccio era più raffinato; convincevano la macchina ospite a dare inizio a un programma che non avrebbe potuto essere terminato prima della fine dell’universo o che — e di questo era un esempio micidiale il Meandro di Mandelbrot — comportava una serie letteralmente infinita di passi successivi.

Un esempio banale poteva essere il calcolo di Pi greco o di qualsiasi altro numero irrazionale. Tuttavia, anche il più sciocco computer elettroottico non sarebbe caduto in una trappola così stupida: era finita da tempo l’epoca in cui qualsiasi imbecille poteva rovinarne i meccanismi, riducendoli in polvere mentre cercavano di dividere un numero per zero.

La vera sfida per questi demoniaci programmatori era convincere i loro bersagli che il compito stabilito aveva una conclusione definita che poteva essere raggiunta in un tempo finito. Nella battaglia di ingegni tra l’uomo (più raramente le donne, nonostante modelli esemplari come Lady Ada Lovelace, Ammiraglio Grace Hopper, e Dottor Susan Calvin) e la macchina, la macchina quasi invariabilmente perdeva.

Sarebbe stato possibile — anche se difficile in certi casi e persino arrischiato — distruggere le mostruosità catturate con i comandi ERASE o OVERWRITE, ma rappresentavano un investimento per quanto male indirizzato — talmente immenso in termini di tempo e di ingegnosità che sembrava un peccato sprecarlo. E, più importante, forse li si poteva conservare per studiarli, in qualche luogo sicuro, come salvaguardia in vista di un’epoca in cui qualche genio del male avrebbe potuto reinventarli e disseminarli.

La soluzione era ovvia. I demoni digitali dovevano essere — confinati per sempre, possibilmente insieme — con le loro controparti chimiche e biologiche nella Caverna di Pico.

37. OPERAZIONE DAMOCLE

Poole non ebbe molti contatti con la squadra all’opera per preparare l’arma che tutti speravano di non dover usare. L’operazione — chiamata in modo sinistro ma appropriato DAMOCLE — era talmente specialistica che non vi poteva contribuire di persona in alcun modo. Inoltre aveva notato che i membri di quella forza d’attacco dovevano appartenere a una specie quasi aliena. E in effetti uno dei membri più importanti si trovava in un manicomio — Poole era rimasto sorpreso nel constatare che esistevano ancora posti del genere — e la presidentessa Oconnor aveva suggerito più di una volta che almeno altri due fossero pronti a raggiungerlo.

«Ha mai sentito parlare del Progetto Enigma?» chiese a Poole, dopo una seduta particolarmente deludente.

Quando Poole scosse la testa, lei continuò: «Mi sorprende… avvenne solo pochi decenni prima della sua nascita: mi ci sono imbattuta quando ho incominciato a cercare materiale per DAMOCLE. Un problema molto simile… in una delle vostre guerre misero insieme in gran segreto un gruppo di eminenti matematici allo scopo di «sfondare» un codice nemico… tra l’altro, per riuscirci costruirono uno dei primi veri computer.

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