La Commissione era stata creata quasi mille anni prima per riflettere su cosa — posto che ci fosse una cosa da fare — si potesse e dovesse fare del misterioso satellite. Con il passare dei secoli aveva raccolto un’enorme quantità di informazioni, a partire dalle circumnavigazioni del Voyager del 1979 e dalla prima accurata ispezione della sonda Galileo partita nel 1996 — esattamente l’anno di nascita di Poole — e giunta in orbita nel 1997.
Come molte organizzazioni di lunga data, la Commissione Europa si era lentamente fossilizzata e ora si riuniva solo quando c’erano nuovi sviluppi. Era stata svegliata di soprassalto dalla riapparizione di Halman e aveva nominato una nuova ed energica presidentessa, il cui primo atto era stato quello di cooptare Poole.
Poole si rallegrò di far parte della Commissione, benché avesse poco da offrire che non fosse già stato registrato. Ovviamente era suo dovere rendersi disponibile e oltretutto gli offriva una posizione ufficiale di cui altrimenti sarebbe stato privo. In precedenza il suo status era simile a quello che un tempo veniva definito come «bene nazionale» e che lui trovava alquanto imbarazzante. Sebbene fosse felice di essere mantenuto nel lusso da un mondo ben più ricco di quanto tutti i sogni di epoche precedenti e devastate dalle guerre potessero avere mai immaginato, provava il bisogno di offrire una giustificazione alla propria esistenza.
Provava anche un altro bisogno, che confessava raramente persino a se stesso. Halman gli aveva parlato, anche se solo brevemente, durante il loro strano incontro di vent’anni prima. Poole era certo che avrebbe potuto facilmente farlo di nuovo, se avesse voluto. Non lo interessavano più i contatti con gli umani? Sperava che non fosse così; eppure quello avrebbe potuto essere il motivo del suo silenzio.
Era spesso in contatto con Ted Khan — sempre attivo e battagliero e attualmente rappresentante della Commissione Europa su Ganimede. Da quando Poole era tornato sulla Terra, Khan aveva cercato invano di aprire un canale di comunicazione con Bowman. Non riusciva a capire come mai i suoi lunghi elenchi di importanti domande su argomenti di vitale interesse filosofico e storico non avessero ottenuto nemmeno una breve risposta.
«Forse che il monolito tiene talmente impegnato il tuo amico Halman da non poter parlare con me?» si era lamentato con Poole. «E, in ogni caso, che cosa ne fa del suo tempo?»
Era una domanda molto sensata; e la risposta venne, come un fulmine a ciel sereno, dallo stesso Bowman, tramite una normalissima chiamata al videofono.
«Ciao, Frank. Sono Dave. Ho un messaggio importantissimo per te. Immagino che in questo momento tu sia nella tua suite nella Torre Africana. Se sei lì, ti prego di identificarti comunicando il nome del nostro insegnante di meccanica orbitale. Aspetterò sessanta secondi e, se non ci sarà risposta, riproverò esattamente tra un’ora.»
Quel minuto bastò appena a Poole per riprendersi dallo shock. Provò una rapida sensazione di piacere, mista a stupore, prima che un’altra emozione prendesse il sopravvento. Per quanto fosse contento di sentire di nuovo Bowman, l’espressione «messaggio importantissimo» suonava decisamente sinistra.
Ma almeno aveva avuto la fortuna, si disse Poole, di sentirsi chiedere uno dei pochi nomi che riuscisse a ricordare. Chi poteva scordare uno scozzese con un accento di Glasgow talmente marcato che ci avevano messo una settimana a capirlo? Ma era stato un brillante insegnante, dopo che erano riusciti a capire quello che diceva.
«Dottor Gregory McVitty.»
«Riconosciuto. Ora per piacere commuta sul ricevitore della tua calotta cerebrale. Ci vorranno tre minuti per trasmetterti questo messaggio. Non cercare di controllarlo. Userò una compressione di uno a dieci. Aspetterò due minuti prima di cominciare.»
Come riesce a farlo? si chiese Poole. GioveLucifero era attualmente a una distanza di cinquanta minuti luce, perciò doveva aver lasciato quel messaggio almeno un’ora prima. Forse lo aveva mandato con una qualche entità intelligente in un pacco con tanto di indirizzo sull’unidirezionale GanimedeTerra, ma sarebbe stato troppo banale per Halman, considerate le risorse che sembrava avere a disposizione all’interno del monolito.
L’indicatore sulla Scatola Cerebrale stava lampeggiando. Il messaggio era in arrivo.
Alla compressione utilizzata da Halman, Poole avrebbe impiegato mezz’ora ad assorbire il messaggio in tempo reale. Ma gli ci vollero solo dieci minuti per capire che la sua pacifica vita quotidiana era giunta improvvisamente alla fine.
Era molto difficile mantenere un segreto in un mondo di comunicazioni universali e istantanee. Si trattava di una questione, decise subito Poole, da discutere in privato.
La Commissione Europa aveva borbottato, ma tutti i membri si erano riuniti nel suo appartamento. Ce n’erano sette — numero fortunato, indubbiamente suggerito dalle fasi della Luna, che aveva sempre affascinato l’umanità. Era la prima volta che Poole incontrava di persona tre dei membri della Commissione, anche se a quel punto li conosceva tutti più a fondo di quanto sarebbe stato possibile in una vita in cui non fosse esistita la calotta cerebrale.
«Presidentessa Oconnor, membri della Commissione… vorrei dire poche parole… solo poche, prometto!… prima di comunicarvi il messaggio ricevuto da Europa. Ed è una cosa che preferisco fare a parole; è più naturale per me… Temo che non sarò mai perfettamente a mio agio con il trasferimento mentale diretto.
«Come tutti voi sapete, Dave Bowman e Hal sono stati immagazzinati come emulazioni nel monolito su Europa. All’apparenza non scarta mai uno strumento che si sia dimostrato utile, e di tanto in tanto attiva Halman per dare un’occhiata ai nostri affari… quando cominciano a interessarlo. Ho il sospetto che il mio arrivo deve averlo interessato, o forse me ne sto compiacendo tutto da solo!
«Ma Halman non è soltanto uno strumento passivo. La componente Dave ha ancora qualcosa della sua origine umana persino emozioni. E siccome siamo stati addestrati insieme — abbiamo condiviso pressoché tutto per anni — pare che trovi più facile comunicare con me che con chiunque altro. Mi piacerebbe pensare che sia felice di farlo, ma forse è un aggettivo troppo forte…
«È anche curioso, indiscreto e forse un po'’ risentito per il modo in cui è stato scelto, come se fosse un esemplare di fauna terrestre, anche se probabilmente siamo considerati tutti tali dal punto di vista dell’intelligenza che ha creato il monolito.
«E dov’è quella intelligenza, adesso? Pare che Halman conosca la risposta, ed è agghiacciante.
«Come abbiamo sempre sospettato, il monolito fa parte di una rete galattica di qualche tipo. E il Nodo più vicino — il controllore del monolito, o l’immediato superiore — è distante 450 anniluce.
«Troppo vicino per star tranquilli! Ciò significa che il rapporto su di noi e sui nostri affari che è stato trasmesso nei primi anni del XXI secolo è stato ricevuto mezzo millennio fa. Se il… diciamo il supervisore del monolito avesse risposto subito, qualsiasi ulteriore istruzione dovrebbe arrivare adesso.
«Ed è proprio quello che sembra stia succedendo. Nei giorni scorsi, il monolito ha ricevuto una serie continua di messaggi, e ha preparato nuovi programmi, presumibilmente in accordo con quanto gli è stato ordinato.
«Sfortunatamente Halman può solo tirare a indovinare sulla natura di quelle istruzioni. Come capirete quando vi sarete collegati a questa tavoletta, ha un accesso limitato a molti dei circuiti e delle banche dati del monolito, e può anche effettuare una specie di dialogo con lui. Se questo è il termine esatto — dal momento che ci vogliono due persone! Ancora non riesco a credere che il monolito, con tutta la sua potenza, non possegga la consapevolezza — anzi, non sappia nemmeno che esista!
Читать дальше