— Mi sembra di capire — disse John toccando proprio un argomento che Alvaro ci aveva raccomandato di non affrontare — che è questo il giorno della spedizione. — E col braccio magro indicò il rituale sulla collinetta.
— Sì.
— Che cosa cantano? — domandò John con il suo solito approccio diretto agli argomenti.
— La vecchia luna, naturalmente.
— Perché, che cos’ha fatto la luna?
Cercai di scrutare l’espressione dell’uomo, ma era troppo buio. Mi sedetti, in modo che la luna gli illuminasse il viso, ma lui si ritrasse. Era un tipo indefinibile, altezza media, tratti volgari, voce comune. Però, quando rispose, usò un tono abbastanza calmo da placare le mie ansie. Sembrava che nessuno volesse farci del male.
— La vecchia luna porta il buio, amico mio. Stiamo cercando di distruggerla e mettere per sempre fine alla notte.
— No, no — lo corresse Alvaro prima che riuscisse a frenarsi rammentando il suo stesso consiglio. — È il tramonto del sole che porta il buio. — Percepii il suo imbarazzo per aver chiesto poco prima a noi di tenere a freno la lingua.
— Dite delle sciocchezze, signore — rispose garbatamente l’abitante del villaggio. — Il vecchio sole non può essere la causa dell’oscurità dal momento che non è mai presente durante la notte. È la vecchia luna che accompagna la notte, e quindi ne è la causa. Di certo, per uno istruito come voi è una cosa ovvia.
Alvaro, sempre fiero delle sue conoscenze, era riluttante all’idea di lasciare senza risposta tali assurdità, ma dubitava che fosse saggio continuare e perciò esitò.
John, invece, si sentiva attratto dal discorso e per nulla riluttante. — Ma la luna non appare spesso anche durante il giorno? E nei giorni in cui la luna sorge prima del sole e si attarda nel cielo dopo l’alba, e in quelli in cui appare prima del tramonto?
— Ah, il vecchio sole è astuto! Mentre la vecchia luna domina la notte, esso raduna le forze e spesso la sopraffà attaccandola di sorpresa. Ahimè! è pur vero però che il più delle volte al termine della giornata la vecchia luna riesce a vincere facilmente.
John era ovviamente perplesso di fronte a questi continui riferimenti ad attacchi e vittorie. — Ma il sole e la luna non combattono per il possesso del cielo — disse. — Non sono altro che corpi celesti passivi, rivelati e nascosti dalla rotazione della Terra sul suo asse.
Alvaro, accanto a me, trattenne il respiro, come se John avesse appena detto un’eresia.
— Non essere sciocco — disse il montanaro. — Se fosse così, i giorni e le notti avrebbero tutti la stessa lunghezza e sarebbero tutti uguali.
John si zittì. Non aveva previsto questa obiezione. Sapeva che c’era un errore in quel ragionamento, però al momento non riusciva a capire esattamente quale.
Ma era ostinato. — Ci sono notti in cui la luna non splende affatto — provò a dire.
— Ah! — esclamò l’altro come se avessimo nuovamente toccato il nocciolo del problema. — È questo che facciamo: quando la vecchia luna è al culmine della sua grandezza e del suo potere e minaccia di instaurare la notte perenne, mandiamo un guerriero ad aiutare il vecchio sole, e la notte successiva la vecchia luna non è più così grande e potente. Il nostro guerriero delle Montagne Mockingbird, forte e coraggioso, la respinge e vince la battaglia. Per cinque giorni continua a obbligare la vecchia luna a nascondersi sempre più, finché alla fine la luna si rifugia da qualche altra parte. A quel punto preghiamo, oh, quanto preghiamo, perché sappiamo che il ritorno a casa del vecchio sole potrebbe essere definitivo. Ma il nostro guerriero non riesce mai a sferrare il colpo finale. Non so dove vada la vecchia luna o cosa faccia, ma di certo deve trattarsi di un’odiosa astuzia. Piano piano, furtivamente, ritorna sempre. Naturalmente è debole per aver ucciso un uomo di montagna che, come immaginate, ha molta forza. Ma il vecchio sole non riesce mai a vincere definitivamente. La vecchia luna ritrova la sua forza e noi dobbiamo ricominciare tutto da capo.
“Ma un giorno, amici, ascoltate bene quello che sto per dirvi, un giorno verrà un uomo dal cuore ‘straordinario’, un uomo che ha vissuto così a lungo da avere un’anima di granito, e in modo così intenso da avere lo spirito di un eroe. Quel giorno vedremo fuggire la vecchia luna. Prima o poi sarà sconfitta, e finalmente vi sarà il giorno eterno, e voi vi ricorderete di queste mie parole.”
John, che non si era ancora dato per vinto, sebbene meno motivato a continuare la discussione, si limitò a porre domande. — E come viene mandato questo guerriero a compiere la sua missione? — volle sapere.
L’uomo indicò l’estremità della collina dov’era tenuta in bilico una grande ruota di pietra, e per la prima volta notai la rampa in leggera pendenza fino a un burrone che pareva sagomato apposta per farvi correre la ruota.
— Lo mettiamo disteso nel solco e l’intero villaggio si raduna per sollevare la pietra sul ciglio della collinetta. La pietra riduce in poltiglia il guerriero e il suo spirito viene liberato dal corpo. Si innalza fluttuando nel cielo e combatte per noi e per il mondo. — Al termine della spiegazione l’uomo indicò la luna in modo teatrale.
Una volta tanto John non aveva più argomenti. Contrassi le labbra e riuscii quasi a sentire Alvaro ripetere a se stesso che eravamo stati avvertiti: immagino temesse che uno di noi potesse finire nel solco.
Ma questo non era possibile: non si sarebbero fidati a mandarci a combattere per loro. Nessuno si prende certe libertà quando si tratta di lottare per il futuro del mondo. Trascorsero solo pochi minuti prima che comparisse la vittima sacrificale. L’uomo, affiancato da una guardia sacra, uscì dal villaggio. Non ci fu bisogno di trascinarlo: era vecchio e fragile. Certo, aveva l’aria di aver vissuto a lungo, ma non in “modo intenso”. Il passo era titubante, gli occhi sgranati, e in quel misero corpo non c’erano tracce di un’antica baldanza. Il vecchio si muoveva meccanicamente, stretto nella morsa della paura.
Passò a tre o quattro metri dal carro e ci guardò. Aveva uno sguardo implorante, e penso che volesse gridare per chiedere aiuto. Ma non gridò: o perché non osava, o perché si vergognava di quel desiderio.
— Muoviamoci — dissi a John che teneva le redini lente. Sedeva a cassetta come impietrito e fissava la grande ruota. Gli allungai un calcio alla caviglia, afferrai le redini e diedi a Darling un bel colpetto sull’orecchio. La cavalla nitrì e si mise in movimento. Mi rifiutai di guardare ogni altra cosa che non fosse la strada davanti a me.
John si sollevò dal sedile e mormorò qualcosa di incomprensibile. Mi sedetti di colpo e costrinsi John a imitarmi tirandolo per la collottola, ma non riuscii a impedirgli di allungare il collo per guardare.
Si sentì un gran tonfo alle nostre spalle e il suono di settanta voci che pronunciavano un accorato addio a un amico.
La vecchia luna parve sorridere.
— Avremmo potuto aiutarlo — disse John.
— Non c’era niente che potessimo fare — risposi freddamente.
Era il mattino dopo. Avevamo passato la notte all’addiaccio e il vento freddo non ci aveva risparmiato. La logica della mia affermazione era incontestabile, tuttavia sentivo una certa avversione per quella conclusione. Niente, assolutamente niente. Ma chi è colpevole non sempre è responsabile.
— E voi! — John si rivolse al Padre con un tono di rimprovero. — Voi, un Confratello dell’Uomo Futuro, come avete potuto rimanere seduto in silenzio a vedere compiere una cosa simile con tanta noncuranza? O era “soltanto” un uomo e quindi senza importanza?
— Non ha guardato — dissi in tono accusatorio. — Solo tu l’hai fatto.
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