Clifford Simak - Fuga dal futuro

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Nel giardino di un fotoreporter, ai piedi di una vecchia quercia, si apre a un tratto, come nelle fiabe, un gran buco nero. Ma le creature che ne escono non sono gnomi o folletti, sono uomini e donne, vecchi e bambini che fuggono dal futuro; o, almeno, così dicono. È un’invasione ordinata e pacifica, che pone però ugualmente problemi gravissimi. Possiamo noi, già sovraffollati come siamo, accogliere e mantenere questi milioni di nuovi venuti che dilagano in ogni parte del mondo? E, d’altra parte, chi avrebbe il coraggio di respingere quelli che sono, in fin dei conti, i nostri discendenti? Finché, a sciogliere i nodi e le esitazioni, interviene l’orrendo nemico da cui i profughi fuggivano e che ora si scatena anche nel nostro tempo.

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— Vi aveva visto, sergente?

— Io non credo, signor colonnello. Ero ben nascosto e mimetizzato. E non mi sono spostato di un millimetro. Ho solo puntato il lanciarazzi.

— Allora avrà visto uno dei vostri uomini.

— Signor colonnello, i miei uomini li ho addestrati tutti io. Non occorre che vi dica altro. Mi conoscete e sapete che non sono né tenero né di facile contentatura. No, quando i miei uomini stanno nascosti, nessuno riesce a vederli o a sentirli.

— Pure, qualcosa dovrà bene aver visto, o sentito. Ha avuto sentore del pericolo ed è sparito. Siete sicuro di questa sparizione, sergente?

— Vi do la mia parola, signor colonnello.

Dawson stava seduto su un tronco d’albero. Si chinò a raccogliere un ramoscello e cominciò a piegarlo e a ridurlo in pezzetti. Clark stava accovacciato immobile vicino al lanciarazzi.

— Sergente — riprese il colonnello — non so proprio cosa diavolo fare né pensare. Nessuno sa cosa fare. Appena scoviamo un mostro, prima di fare in tempo a stenderlo, zac, quello scompare. Ne abbiamo scovati parecchi, e sono sicuro che siamo in grado di sterminarli, con tutti gli uomini e le armi che abbiamo. Ma finora non siamo riusciti a eliminarne uno che sia uno. Se ci fosse il tempo di far evacuare gli abitanti della zona, per poi bombardarla, tutto si risolverebbe in quattro e quattr’otto. Ma non c’è il tempo, e poi di sfollati da sistemare ne abbiamo già abbastanza.

— Ma anche se riuscissimo a farne fuori qualcuno, signor colonnello…

— Giusto. Se anche riuscissimo a far fuori quelli che abbiamo scovato e che sono scomparsi, il problema non sarebbe risolto. Ne resterebbero centinaia in libertà, e fra un mese diventeranno migliaia, e mentre noi cerchiamo di stanarli in montagna, loro magari scendono in pianura e distruggono qualche accampamento militare o s’intrufolano nelle città.

— Signor colonnello, è peggio che nel Vietnam, ve lo dico io. E sì che nel Vietnam c’era poco da scherzare.

— Finora nessuno è riuscito a farcela — disse il colonnello, alzandosi. — E anche questa volta riusciremo a cavarcela. Ma dobbiamo prima scoprire come. Tutte le armi e tutti i trabocchetti del mondo non serviranno, se non scopriamo il sistema di evitare che spariscano proprio quando li teniamo sotto tiro.

Anche il sergente si alzò, mettendosi sottobraccio il lanciarazzi.

— Be’, torniamo al lavoro — disse.

— Avete visto un fotografo, nei paraggi?

— Un fotografo? Che fotografo? Non ho visto nessun fotografo, io.

— Ha detto di chiamarsi Price e di dipendere da un’agenzia stampa — spiegò il colonnello. — Si è perso e ho già dato ordine che lo cerchino.

— Se lo trovo, gli metto il sale sulla coda — disse il sergente.

42

Il reverendo Jakc Billings stava conferendo con Ray MacDonald, che era stato il suo vice direttore nelle public-relations e che da mezza giornata aveva ricevuto l’incarico di dirigere la crociata.

— Non credo che quelle crocifissioni gioveranno alla nostra causa, Ray — disse il reverendo Billings. — Troppo brutali. Direi senz’altro controproducenti. Come ha scritto un giornale di Washington…

— Ne hanno già parlato i giornali? Non credevo che la reazione fosse così subitanea.

— Purtroppo invece c’è stata ed è molto spiacevole — disse il reverendo Billings. — Su quel giornale c’era scritto che la crocifissione è stato un tentativo di cattivo gusto. È saltato fuori che le braccia del giovane erano legate con cinghie alla croce, e non inchiodate. L’articolo aveva nel complesso un tono ironico, però…

— Ma si sono sbagliati — disse MacDonald.

— Perché non hanno adoperato i chiodi?

— No, non alludevo a questo. Anzi, è esatta la versione delle cinghie. I Romani non inchiodavano i crocefissi, ma li legavano.

— Volete venirmi a raccontare che i Vangeli mentono?

— Ma no! Volevo solo dire che abitualmente — ma non sempre, forse — legavano i condannati alla croce, non li inchiodavano. Abbiamo fatto delle ricerche, e…

— Le vostre ricerche non mi interessano — tagliò corto gelidamente Billings. — Quel che m’interessa è che avete dato la possibilità a un giornalista di fare dello spirito ai nostri danni. Ma chiodi o non chiodi, ho idea che tutto quanto fosse sbagliato dal principio. Perché, prima di agire, non ne avete parlato con me?

— Avevate tanto da fare e mi avete dato carta bianca, dicendo che io ho sempre delle idee brillanti e che vi fidavate di me.

— Ero preoccupato per quella telefonata di Steve Wilson — disse Billings. — Mi aveva sconvolto. Sono certo che la Casa Bianca ce l’ha con noi, e Wilson non perderà l’occasione di accusarci di aver voluto far sensazione a tutti i costi. Oggi ha appena accennato alla crociata, ma la prossima volta ci toglierà la pelle.

— Però abbiamo moltissima gente dalla nostra. Basta andare in campagna, nelle cittadine…

— Sì, lo so. La gente semplice, gli ignoranti. Quelli sono tutti dalla nostra, lo so, ma credete che la loro opinione valga qualche cosa? Che abbia del peso? Non tenete conto dell’influenza di molti pastori nelle chiese delle maggiori città? Immaginate cosa dirà il reverendo dottor Angus Windsor alla sua congregazione, ai giornali, al mondo? È stato lui a dare l’avvio a tutto questo, ma non è tipo da organizzare cortei con giovani che si trascinano appresso la croce per le strade e poi si fanno crocifiggere in piazza. Ho svolto per anni il mio ministero con dignità e adesso mi vedo decaduto al livello dei ciarlatani. E devo ringraziare voi per questo…

— Non è la prima volta che ricorriamo a messinscene del genere.

— D’accordo. Ma c’è modo e modo. Un po’ di senso della misura.

— Non vedo che senso della misura ci fosse, quando noleggiavamo aerei per tracciare scritte in cielo, organizzavamo parate e riempivamo le strade di cartelli.

— Quella era pubblicità onesta e legittima — precisò Billings — secondo la grande tradizione americana. Voi avete commesso lo sbaglio di scendere in piazza. Uno sbaglio pericoloso. Ci vogliono degli esperti del genere, come quei ragazzi che vogliono andare nel Miocene. Sono anni che quelli scendono in piazza, si può dire che ci sono nati. Voi, con la partecipazione a due scioperi, come avete potuto pensare di competere con loro?

— D’accordo, d’accordo, ma adesso cosa dobbiamo fare? Abbiamo sbagliato a scendere in piazza, ma cosa possiamo fare per attirare l’attenzione?

Il reverendo Billings fissava il muro con occhi vacui. — Non lo so — disse. — Proprio non lo so. Ma, qualunque cosa facciamo, ormai non credo che possa cambiare la situazione. Mi pare di sentire un rumore sgradevole: è la nostra crociata che finisce nella fogna.

43

Fu colpa del cane. Bentley Price non aveva toccato un goccio dal giorno prima. La strada era una stretta e tortuosa strada di montagna, e Bentley, esasperato fino ai limiti della sopportazione per quello che gli era successo, stava andando troppo veloce. Dopo ore di ricerca, aveva finalmente trovato il campo — non i soliti attendamenti ben curati dell’esercito, ma un semplice bivacco tirato su alla meglio — in un fitto bosco sul limitare di un torrente che scendeva impetuoso dai monti. Spinto dal senso del dovere e dalla perseveranza, si era appeso al collo un paio di macchine fotografiche e si era diretto faticosamente verso la tenda più grande, quando dalla tenda era uscito un colonnello che gli aveva intimato l’alt. Chi diavolo siete e dove pensate di poter andare, gli aveva domandato brusco il colonnello. Bentley gli aveva spiegato di far parte della Global News e di essere arrivato fin lì nella speranza di poter scattare qualche foto della caccia ai mostri, dietro ordine preciso del suo direttore. Al che, il colonnello aveva replicato che quella era zona vietata e che anzi si meravigliava che lui fosse potuto arrivare fin lì. Nessuno aveva cercato di fermarlo per impedirgli di procedere oltre? Certo, un paio di ragazzi lo avevano fermato per dirgli che doveva tornare indietro, ma lui non ci aveva fatto caso. Quando era di servizio, non badava mai a chi cercava di impedirgli di passare.

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