«Abbastanza tremendo, sì,» disse Selby. «Ma non si è trattato di un incubo, vero? Era ben altro. E riguarda Deeping.»
«Tutti e tre i Deeping: anche Ruth e il bambino. Erano nella mia stanza. Ho rivolto loro la parola, e non mi hanno risposto. Si sono avvicinati al letto. Allora ho urlato.»
«Non hanno risposto affatto?»
Douglas aggrottò la fronte, ricordando. «No, mi sbagliavo. Ho sentito che c’era qualcuno in camera mia, e ho chiesto chi era. Deeping mi ha risposto di non preoccuparmi. Allora gli ho chiesto cosa voleva, e ho detto qualcosa a proposito di Ruth e di Andy. È stato allora che non ho ottenuto risposta.»
«E quando ha urlato?»
«Deeping aveva appena cercato di afferrarmi. Quando mi ha sentito urlare, è scappato. Sono scesi a precipizio, tutti e tre.»
George era rientrato, chiudendo la porta. Disse:
«Steve dorme. Non si era svegliato completamente. Meglio così. Loro sono scesi. Sembra che siano andati direttamente in cantina; ho trovato la porta aperta.»
Elizabeth disse: «Non capisco. Volevano aggredire Douglas nel suo letto, i Deeping, voglio dire, e Andy era con loro. Poi sono fuggiti, quando lui ha gridato… sono fuggiti dalla casa. Ma perché sono passati dalla cantina? Perché non dalla porta d’ingresso?»
«Qui le porte sono due, ed entrambe chiuse da catenacci pesanti. Quella della cantina è una sola.» George si guardò le mani: aveva sempre le unghie ben curate. «Avevano una gran fretta di andarsene.»
«Ma è assurdo,» disse Diana. «Perché dovevano aggredirla, Douglas? E se lo hanno fatto, perché avevano con loro Andy? E come hanno fatto Andy e Ruth a rientrare in casa all’insaputa di tutti? Però, immagino che Leonard lo sapesse, non è vero? Voglio dire… è stato lui a scendere per farli entrare?»
«Credo di conoscere la risposta a quest’ultima domanda,» disse George. «E serve anche a spiegare meglio perché sono passati dalla cantina. Giù c’è una finestrella che Mandy lascia aperta per il gatto: non proprio aperta, ma socchiusa. Adesso è spalancata. Un adulto non può passare di lì, ma il bambino sì, specialmente se qualcuno lo sorreggeva dall’esterno. E poi, lui ha potuto aprire la porta. E così, nell’uscire, non avevano bisogno di smuovere un solo catenaccio.»
«Anche questo è assurdo,» insistette Diana. «Ieri pomeriggio li abbiamo cercati, chiamati… Voglio dire, non avevano bisogno di fare questa irruzione. Se Ruth avesse suonato il campanello…»
«Noi avremmo saputo che erano in casa,» disse Selby. «E a quanto pare, loro non ci tenevano.»
Jane disse, sottovoce: «E allora che cosa volevano? Avrebbero aggredito veramente Douglas, se lui non avesse gridato?»
«Forse no,» fece Douglas. «Forse mi sono lasciato travolgere dal panico.»
«Leonard,» disse George. «È questo che non capisco. Ruth non è più stata normale da quando… da quando il bambino ha avuto il collasso. Ma Leonard era abbastanza sano di mente. Caso mai un po’ troppo.»
Quel modo disorganico di affrontare i fatti separati, pensò Selby, non li aiutava a comprendere la situazione: se mai, li confondeva. Doveva esserci una spiegazione logica, ma bisognava scoprirla passo per passo.
«Procediamo con ordine,» disse. «Possiamo formulare delle ipotesi via via, e confrontarle con l’evidenza. Per cominciare, Ruth è entrata facendo passare Andy dalla finestrella, perché le aprisse. In secondo luogo, adesso Leonard è nelle stesse condizioni di lei… quali che siano.»
George obiettò: «Noi non sappiamo molto delle condizioni di Leonard. Nessuno l’ha visto… Douglas era mezzo addormentato, quando è accaduto tutto questo.»
«È vero,» fece Selby. «Eppure Leonard, come Ruth e il bambino, è fuggito a precipizio non appena è stato dato l’allarme. Esattamente come era fuggita Ruth questo pomeriggio.»
«La sua teoria dell’isterismo contagioso?» mormorò Jane.
«Oppure i diavoli di Marie, o la malattia ignota alla scienza. Facciamo un passo indietro. Ieri pomeriggio, Marie sorprende Ruth e Andy che, apparentemente, assalgono Steve. I due aggrediscono anche lei, ma sopraggiunge Mandy. E loro fuggono. Riescono a nascondersi fuori, forse scavando delle buche nella neve, come aveva già fatto il bambino. E durante la notte tornano allo chalet. Entrano senza far rumore. E senza far rumore salgono nella stanza di Leonard. E poi…»
«Poi diventa ridicolo,» osservò Jane. «Voglio dire, tutto il resto può venire spiegato come una crisi di pazzia di Ruth… che il bambino seguirebbe automaticamente.»
«Davvero?» chiese Selby. «Io non lo credo. Ma lasciamo perdere. Leonard è solo, perché Steve è rimasto con George e Mandy. Forse si sveglia, accorgendosi che la moglie e il figlio sono entrati nella stanza. Ma anche in questo caso, perché dovrebbe dare l’allarme? O forse ha il sonno più duro di Douglas. Comunque, in quella stanza succede qualcosa. I diavoli fanno un’altra vittima. O la malattia lo contagia. Oppure gli si comunica l’isterismo. Comunque vogliate metterla, adesso sono tre anziché due.»
Elizabeth chiese: «Tre che cosa?»
Selby rispose, irrequieto: «Di qualunque cosa si tratti, può essere trasmesso. E c’è l’impulso di trasmetterlo. L’aggressione a Steve, il… il reclutamento di Leonard, il tentativo contro Douglas. Probabilmente perché, a parte Peter e Marie, che dormono in mansarda, e Peter ha il sonno leggero e il pavimento scricchiola terribilmente, Douglas era l’unico che dormisse da solo. E perciò era vulnerabile.»
Con voce tremante, Jane chiese: «E se non avesse invocato aiuto… cosa pensa che sarebbe successo?»
«Non riesco a immaginare i dettagli. Ma ovviamente, sia che si tratti di contagio, di possessione, o d’isterismo collettivo, è un processo infettivo. Forse potevano riuscirci finché Douglas era addormentato. Oppure, se era sveglio, tappandogli la bocca con una mano, o stringendogli la gola per farlo tacere. Dobbiamo presumere che, se non avesse dato l’allarme svegliando tutta la casa, quello che è capitato a Leonard sarebbe accaduto anche a Douglas.»
«E allora,» osservò Elizabeth, «sarebbero stati quattro.»
Come tante altre volte, Selby ammirò il calmo acume di lei, dissimulato dall’apparente indifferenza, dalla mancanza di interesse. Disse, con calore:
«Esattamente! Di cui tre adulti. Mi chiedo di chi si sarebbero occupati, poi? Delle donne? Ma sarebbero stati comunque in condizioni d’inferiorità numerica, se qualcuno avesse dato l’allarme. Forse avrebbero atteso la mattina, fino a quando qualcuno avesse cominciato ad alzarsi. Peter, e Marie, e poi Mandy. E poi George: e avrebbero avuto a disposizione la parte superiore della casa. Al resto di noi non sarebbero rimaste molte possibilità.»
Si aprì la porta, e Marie entrò con un vassoio, seguita da Mandy. Questa disse:
«Ho preparato un po’ di cioccolata. E ci sono delle gallette. Purtroppo, sono rimaste solo quelle al formaggio. Ci è rimasto solo un pacchetto di biscotti, e avevo pensato di tenerli per i bambini… per Steve.»
«Benissimo,» fece George. «La cioccolata è ottima, per quelli che la gradiscono. Ma io credo di aver bisogno di qualcosa di più forte, dopo che Selby ha cercato di terrorizzarci.» Nella sua voce c’era un tono di disprezzo e di disinvoltura. «Io vado di là a prendere una bottiglia.»
Marie depose il vassoio ed esitò. Mandy disse:
«Rimani pure con noi, se preferisci.» Guardò gli altri con aria di scusa. «Non vi dispiace, vero?»
Tutti presero le tazze di cioccolata. George, che tornava dal bar con la bottiglia, se ne accorse.
«Sono l’unico che beve?» chiese. «Selby? Un goccio di scotch nella cioccolata? Douglas?» Quando entrambi rifiutarono, disse: «Comunque, voglio portarvi via per qualche minuto, voi due. Devo dirvi qualcosa. Andiamo di là nel bar. Peter, tu veglia le signore.»
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