«Metti giù quella roba,» gridò Andy, e appoggiò la schiena contro la porta. «Da qui non puoi uscire. Non combinare altri guai.»
La donna capì che non poteva arrivare al viso di Andy e si mise a graffiargli il dorso della mano. Andy le diede uno spintone e non si accorse neanche che cadeva, mentre egli afferrava la sua pistola.
«Basta! Fermatevi tutti!» gridò e puntò la rivoltella in alto. Voleva sparare un colpo di intimidazione, poi capì che tutto il locale era di metallo e che la pallottola sarebbe rimbalzata tutto intorno e c'erano due donne e due bambini.
«Fermati, Billy. Di qui non puoi uscire!» gridò, puntando la rivoltella sul ragazzo che era già arrivato a metà stanza e lo minacciava col coltello.
«Lasciami andare!» singhiozzò Billy. «Io ti ammazzo. Ma perché non mi lasciate stare?»
Andy capì che non si sarebbe fermato. Il coltello era affilato e lui lo sapeva usare. Ebbene, se cercava guai, tanto peggio per lui.
Andy puntò la rivoltella sulle gambe del ragazzo e sparò al momento stesso in cui il ragazzo inciampava. Il rombo della rivoltella calibro 38 riempì tutto il locale e Billy cadde in avanti. La pallottola lo colpì alla testa ed egli continuò a cadere finendo bocconi sul pavimento d'acciaio. Il coltello volò dalle sue mani e cadde quasi ai piedi di Andy. Un silenzio stupefatto seguì il rumore del colpo e vi fu nell'aria un denso odore di polvere da sparo. Nessuno si mosse eccetto Andy che si chinò per toccare il polso del ragazzo.
Andy si accorse che bussavano alla porta dietro di lui, allungò il braccio e aprì senza voltarsi, dicendo:
«Sono un agente di polizia, che qualcuno vada al Distretto 12-A della 23 aStrada e li avvisi subito che Billy Chung è qui ed è morto.»
Una pallottola nella tempia, Andy pensò improvvisamente. Nello stesso punto dove Mike O'Brien era stato colpito.
Vi fu una confusione terribile e fu il momento peggiore. Non per Billy, quello era bell'e morto; ma la madre e la sorella. Gli avevano urlato i peggiori insulti mentre i due gemelli si tenevano abbracciati singhiozzando. Finalmente Andy aveva chiamato i vicini di corridoio perché si prendessero un momento in casa tutta la famiglia, ed era rimasto solo col morto, finché Steve Kulozik e un agente di pattuglia erano arrivati dal commissariato. Dopodiché non aveva più visto le due donne e non le voleva vedere. Era stato un incidente, ecco tutto. Lo dovevano capire. Se il ragazzo non fosse inciampato, si sarebbe preso la pallottola nella gamba e tutto finiva lì. Non che alla polizia importasse molto. Il caso si poteva ormai archiviare senza ulteriori formalità. Che quelle due continuassero pure a odiarlo, a lui non importava. Non le avrebbe mai riviste. Il loro ragazzo sarebbe stato un martire anziché un assassino. Se preferivano ricordarlo così, tanto meglio. Ad ogni modo il caso era chiuso.
Era tardi, oltre mezzanotte, quando Andy rincasò. Portare via la salma, stendere un rapporto, gli aveva richiesto molto tempo. Come al solito i Belicher non avevano chiuso la porta sul corridoio. A loro non importava niente. Non avevano nulla da perdere e nulla che valesse la pena di essere rubato. La loro stanza era buia quando l'attraversò con la torcia accesa. Ebbe una rapida visione dei loro corpi ammucchiati, un riflesso dei loro occhi aperti. Erano svegli, ma almeno tutti tranquilli; per cambiare, perfino il bambino. Mentre infilava la chiave nella serratura udì un risolino alle sue spalle, nell'oscurità. Che cosa avevano da ridere?
Spinse la porta, l'apri. Nel silenzio della stanza ricordò la sua discussione con Shirl, al pomeriggio, e provò un'improvvisa stretta al cuore. Alzò la sua torcia ma non la premette per continuare a far luce. Udì altre risate, dietro di sé, questa volta un po' più forti.
Il raggio di luce attraversò la stanza, si posò sulle sedie vuote, sul letto vuoto. Shirl non c'era. Ma questo non significava nulla, era probabilmente giù in gabinetto.
Prima ancora di aprire il guardaroba sapeva che i suoi vestiti erano scomparsi e anche la sua valigia.
Shirl se n'era andata.
«Che cosa volete?» chiese l'uomo dallo sguardo duro, in piedi nel bel mezzo della camera da letto. «Voi sapete che il signor Briggs ha molto da fare, che io ho molto da fare. Dà fastidio a tutti e due sentirsi continuamente telefonare dicendo che uno di noi debba venire qui subito. Se avete qualcosa da dire al signor Briggs, lo venite a trovare e glielo dite.»
«Mi spiace molto non potervi favorire,» disse il giudice Santini, con un respiro asmatico. Era seduto appoggiato ai guanciali, in un immenso letto a due piazze, con le coperte soffici rimboccate tutto intorno. «Mi piacerebbe, eccome, fare come dite voi. Ma credo che ormai non mi sarà più consentito. Peraltro è ciò che dice il mio dottore, e con quel che pago i suoi pareri dovrebbero essere perlomeno esatti. Quando un uomo della mia età ha le coronarie in disordine, deve riguardarsi. Riposo, molto riposo. Niente scale dell'Empire State Building da salire. Glielo posso dire in confidenza, Schalchter, francamente, non ne sento la mancanza…»
«Insomma, Santini, che cosa volete?»
«Voglio darvi una certa informazione per il signor Briggs. Il ragazzo cinese, quel Chung, è stato trovato. Billy Chung, quello che ha ammazzato Big Mike.»
«E allora?»
«Come, e allora? Non vi ricordate che il signor Briggs aveva tenuto quella riunione nella quale abbiamo discusso il caso? Si sospettava che l'uccisore fosse in combutta con Nick Cuore, che fosse stato assoldato da lui. Ne dubito fortemente, per me ha agito di sua sola iniziativa. Non lo sapremo mai in modo certo, perché il cinese è morto.»
«Tutto qui?»
«Non vi basta? Non vi ricordate che il signor Briggs aveva temuto un'avanzata di Nick Cuore verso la nostra città?»
«Non c'è nessuna possibilità del genere. Cuore è stato impegnato tutta una settimana per impadronirsi della città di Paterson. Ci sono stati almeno dieci morti. Non ha mai dimostrato alcun interesse per la nostra città.»
«Questo mi fa piacere, ma penso sia meglio ripetere al signor Briggs ciò che vi ho detto. Era interessato alla questione al punto di esercitare la sua pressione sulla polizia che, sin dal mese di agosto, aveva assegnato un investigatore a questo caso.»
«Ebbene, glielo dirò, se ne avrò l'occasione; ma questo non lo interessa più.»
Il giudice Santini si infilò sotto le coperte appena il suo ospite fu uscito. Era stanco, quella sera, più stanco del solito. Dentro il suo petto c'era sempre quel dolore sordo. In fondo. Molto in fondo. Due settimane ancora, e poi la fine dell'anno, e l'inizio del nuovo secolo. Sarebbe stato buffo scrivere le date cominciando con il duemila anziché diciannove e qualcosa, come aveva fatto tutta la vita.
Primo gennaio 2000. Chissà perché gli pareva una data strana. Suonò il campanello affinché Rosa venisse a dargli la sua medicina. Quanti giorni avrebbe visto, di quel nuovo secolo? Era un pensiero molto malinconico.
Nella stanza silenziosa si sentiva forte il ticchettio del vecchio orologio a pendolo.
«Ti chiama il tenente,» gridò Steve Kulozik da una parte all'altra dell'ufficio.
Andy alzò la mano per dire che aveva sentito, si alzò e si stiracchiò, ben contento di abbandonare un momento la pila dei rapporti sui quali stava lavorando. Non aveva dormito bene la sera prima ed era stanco. Prima di tutto la faccenda di Chung. Poi Shirl che se n'era andata. Era troppo, per una sola notte. Dove cercarla per chiederle di tornare con lui? E come fare a chiederle di tornare, se i Belicher non si muovevano? Cosa si poteva fare, per sbarazzarsi dei Belicher? Non era la prima volta che i suoi pensieri giravano a spirale in quella maniera, senza approdare a nulla. Bussò alla porta del tenente, ed entrò.
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