Sol si svegliò appena per inghiottire le pastiglie, la sua pelle scottava quando Shirl gli tenne la testa alzata. Dormiva ancora quando Andy tornò, circa un'ora dopo. Il viso di Andy era vuoto d'ogni espressione, impassibile. Shirl la chiamava l'espressione professionale e ciò significava una cosa sola.
«Niente antibiotici,» disse, «perché c'è l'epidemia di influenza. Idem per le tende d'ossigeno e per i letti. Neanche uno disponibile. Non ho visto nemmeno un medico, soltanto la ragazza della segreteria.»
«Ma non possono fare così, con quell'uomo tanto malato. È un delitto!»
«Se tu entri in quell'ospedale avrai l'impressione che mezza città sia ammalata. C'è gente dappertutto, persino fuori, per la strada. Non ci sono più medicine sufficienti per tutti, Shirl. Credo che le diano solo ai bambini. Per gli altri… be', si affidano alla fortuna.»
«Si affidano alla fortuna!» Appoggiò il capo contro il cappotto bagnato di Andy e cominciò a singhiozzare. «Qui non abbiamo neanche una probabilità di farcela. Un vecchio come quello, ha bisogno di cure, non lo si può lasciar morire così…»
La tenne stretta contro di sé. «Ci siamo qui noi, e ci occuperemo di lui. Ci sono ancora quattro compresse. Faremo tutto ciò che possiamo. Ora vieni di là e riposati. Anche tu ti ammalerai se non prendi maggior cura di te stessa.»
«No, Rusch, è impossibile. Non si può. E lo dovresti sapere senza bisogno di chiederlo.» Il tenente Grassioli si teneva un dito sull'angolo dell'occhio, ma ciò non frenava il suo tic.
«Mi spiace, tenente,» disse Andy. «Non lo chiedo per me. È una questione di famiglia. Sono già in servizio da nove ore. Farò i doppi turni per il resto della settimana…»
«Un agente di polizia è in servizio ventiquattr'ore al giorno. Andy represse la sua collera.» Lo so, signore, non cerco di evitare in nessun modo di fare il mio dovere.
«No, e basta.»
«Allora lasciatemi mezz'ora di libertà. Debbo andare fino a casa e torno subito. Dopodiché posso rimanere qui finché arriva il turno di giorno. Dopo la mezzanotte qui avrete pochi agenti, e se io rimango potrò finire quei rapporti che Centre Street chiede da una settimana.»
Il che significava fare due turni di ventiquattr'ore senza alcun riposo. Ma era il solo modo di ottenere qualcosa da Grassy. Il tenente non poteva ordinargli di lavorare in quella maniera se non vi era un motivo d'urgenza. Ma aveva bisogno d'aiuto. Il lavoro d'ufficio era in arretrato, perché la maggior parte degli agenti investigatori erano stati inviati di rinforzo alle squadre dell'ordine pubblico. Il Quartier Generale di Centre Street non riteneva che fosse una scusa sufficiente.
«Io non chiedo mai ai miei uomini di fare lo straordinario,» disse Grassy, abboccando, «ma credo nel “fair-play”: io ti do, tu mi dai. Prenditi mezz'ora adesso; ma non di più, capito? E te la riguadagni quando torni. Se vuoi stare qui più a lungo è affar tuo.»
«Sissignore,» disse Andy. Bell'alternativa. Sarebbe rimasto in ufficio fino al levar del sole.
La pioggia che era caduta senza interruzione in questi ultimi tre giorni, si era trasformata in neve che scendeva silenziosamente a lente e larghe falde, illuminata dai pochi cerchi di luce della 23 aStrada. Si contavano pochi passanti per le vie. Sebbene vi fosse ancora molta gente rannicchiata a grappoli intorno ai pilastri di sostegno dell'autostrada sopraelevata, la maggior parte dei senza-tetto avevano trovato qualche riparo dal freddo. Anche se non si vedevano, la loro presenza, con quella degli altri abitanti, era quasi tangibile. Dietro ogni muro si addensavano centinaia di persone di cui si indovinava la sagoma scura nei portoni, o l'improvviso apparire contro il vetro di una finestra. Andy chinò la testa perché la neve non gli venisse in faccia, e camminò in fretta. La preoccupazione lo spronava e ci fu un momento in cui si dovette fermare per riprendere fiato.
Shirl non voleva che lui uscisse quella mattina, ma non aveva potuto fare altrimenti. Sol non stava né meglio né peggio di quanto fosse stato negli ultimi tre giorni. Andy avrebbe preferito stare con lui, per aiutare Shirl, ma non aveva altra scelta. Doveva andare, era di servizio. Lei questo non lo capiva e avevano quasi litigato: a bassa voce, per non svegliare Sol. Sperava di tornare a casa presto, ma il turno in servizio d'ordine pubblico glielo aveva impedito. Perlomeno sarebbe salito a dare un'occhiata per qualche minuto. Sapeva che era penoso, per Shirl, rimanere sola accanto a quel vecchio malato; ma che ci poteva fare?
Musica e risate trillavano in tutte le televisioni e si udivano passando davanti a ogni porta del lungo corridoio; solo il suo appartamento era silenzioso. Ebbe un gelido presentimento. Aprì la porta piano, la stanza era immersa nel buio.
«Shirl?» chiamò in un sussurro, «Sol?»
Non ebbe alcuna risposta e qualcosa di particolare in questo silenzio lo colpì subito. Dov'era più il respiro rapido, stentato, che riempiva la stanza? Azionò la torcia che si mise a ronzare, e il raggio luminoso attraversò la stanza e si pose sul letto, sul viso immobile, sbiancato di Sol. Pareva dormire tranquillamente, e forse dormiva. Ma Andy intuì, ancor prima di toccarlo, che la sua pelle sarebbe stata fredda, e che Sol era morto.
O Dio! pensò, e lei che era rimasta sola con lui qui, nel buio, mentre moriva.
Di colpo avvertì il rumore soffocato dei singhiozzi disperati, dall'altra parte della parete divisoria.
«Non ti voglio più sentire!» gridò Billy, ma Peter continuava a parlare, come se Billy non ci fosse, non fosse sdraiato contro di lui, non avesse detto una parola.
«… e io vidi un nuovo cielo ed una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi e il mare non c'era più”. Ecco quanto è scritto nella Rivelazione, la verità, se la cerchiamo, la troviamo li. Una rivelazione per noi. Una visione del domani…»
« Piantala! »
Non c'era verso. La voce monotona continuava a macinare parole sul sottofondo del vento che soffiava intorno alla vecchia macchina e s'infilava nelle crepe e nei buchi. Billy tirò un angolo della coperta polverosa fin sopra la testa per attutire il suono di quella voce, ma continuava a sentirla e sotto la coperta non riusciva a respirare. Se la calò sotto il mento e si mise a contemplare su in alto il grigiore oscuro dell'interno della macchina, cercando d'ignorare l'uomo che gli stava accanto. Con i sedili asportati, la limousine formava una stanza unica, non molto spaziosa. Dormivano a fianco a fianco sul pavimento, cercando di avere più caldo possibile nel mucchio di tessuto isolante, di imbottitura sfatta di copertura plastica dei sedili, che costituiva il loro giaciglio. Vi fu un improvviso puzzo di iodio e di fumo quando il vento ricacciò nel tubo di scappamento, usato come camino, le ceneri rimaste nel baule che serviva da fornello. L'ultimo pezzo di carbone marino era stato bruciato sin da una settimana.
Billy aveva dormito, non sapeva quante ore, sino al momento in cui la voce di Peter lo aveva svegliato. Era sicuro, ora, che quell'uomo era pazzo, parlava continuamente da solo. Billy si senti soffocare dalle pareti, dalla polvere, dalla mancanza di spazio e dalle parole senza senso che gli martellavano negli orecchi e riempivano lo spazio angusto della macchina. Si mise in ginocchio, girò la maniglia e abbassò di un dito il finestrino posteriore. Mise la bocca sulla fessura per respirare la gelida freschezza dell'aria. Qualcosa di freddo gli sfiorò le labbra, bagnandole. Si chinò a guardare fuori e vide larghi fiocchi di neve che gli danzavano davanti.
«Io esco,» disse mentre chiudeva il finestrino. Ma Peter non diede segno di averlo inteso. «Io esco, c'è puzzo qui dentro.» Prese il poncho fatto con la fodera di plastica strappata dal sedile anteriore della Buick, infilò la testa nell'apertura e se ne avviluppò tutto. Quando aprì la porta posteriore, un turbine di neve entrò nella macchina. «Puzza, qui dentro, e puzzi pure tu, e per di più sei pazzo.» Billy uscì sbattendo la portiera.
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