Salendo le scale calpestò pesantemente alcune persone addormentate, ma era troppo stanco per badarvi o anche per notarle. Non riuscì a trovare il buco della serratura per aprire la porta. Sol lo udì e venne lui ad aprire.
«Ho fatto un po' di minestra proprio in questo momento,» disse Sol. «Sei arrivato a puntino.»
Andy estrasse alcuni pezzi di crackers rotti dalla tasca del suo pastrano e li sparse sul tavolo.
«Hai rubato dei viveri?» chiese Sol, afferrando un pezzetto e mettendosi a rosicchiarlo. «Credevo non vi fosse distribuzione di viveri per altri due giorni.»
«Razioni della polizia.»
«È giusto, non si può combattere la cittadinanza a stomaco vuoto. Ne butto due o tre briciole nella minestra per darle un po' di consistenza. Penso tu non abbia visto la TV ieri, e così non saprai nulla degli svaghi e dei giochi del Congresso. Le cose vanno realmente in fretta.»
«È già sveglia, Shirl?» chiese Andy, uscendo dal suo cappotto e cadendo come un masso sulla poltrona.
Sol tacque un istante, poi disse lentamente: «Non è in casa.»
Andy sbadigliò. «È un po' presto per uscire. Perché?»
«Non oggi, Andy.» Sol rimescolava la minestra e voltava le spalle a Andy. «È uscita ieri, un paio d'ore dopo di te, non è ancora tornata.»
«Vuoi dire che è stata fuori tutto il tempo della sommossa e anche la notte scorsa? E tu cos'hai fatto?» Si era drizzato, aveva dimenticato la sua stanchezza.
«Che potevo fare? Uscire anch'io per farmi calpestare e uccidere come quegli altri barbogi? Scommetto che sta benissimo. Ha probabilmente visto che stava per succedere qualcosa, ed è rimasta in casa di amici, invece di tornare qui.»
«Quali amici? Di che cosa stai parlando? Bisogna che vada a cercarla.»
«Siediti,» ordinò Sol. «Che cosa puoi fare, là fuori? Mangia un po' di minestra e va' a dormire. È la miglior cosa che tu possa fare. Shirl sta bene,» aggiunse a malincuore.
«Che cosa sai, Sol?» Andy lo afferrò per le spalle, e lo fece voltare verso di sé.
«Giù le mani,» gridò Sol, allontanando la mano di Andy. Poi con voce più calma: «Tutto ciò che ti posso dire è che non è uscita senza scopo, aveva un'idea in mente. Si era messa il suo vecchio soprabito, ma sotto ho visto che indossava un vestito veramente elegante, e delle calze di nylon. Un capitale, su quelle gambe. E quando mi ha salutato, ho notato che era tutta truccata.»
«Sol… che cosa stai cercando di dire?»
«Non cerco. Dico. Si era vestita per andare in società, non per fare acquisti. Insomma, come se andasse a trovare qualcuno. Forse suo padre. Può darsi che sia stata a trovarlo.»
«Ma perché mai dovrebbe andare a trovarlo?»
«E che ne so? Avete litigato, voi due, non è vero? Forse ha preferito star via qualche giorno, il tempo di sbollire.»
«Litigato?… Sì, forse hai ragione.» Andy si lasciò cadere sulla poltrona, stringendosi la fronte fra le mani. Quando era stato, ieri notte? No, la notte prima. Pareva fossero trascorsi cent'anni da quando avevano avuto quella stupida discussione. Alzò il viso a un tratto, pieno di paura. «Ha portato via la sua roba? Ha portato qualcosa con sé?» chiese.
«Solo la borsetta,» disse Sol, e mise una ciotola fumante sul tavolo dinnanzi a Andy. «Mangia, ora me ne verso un piatto anch'io.» Poi: «Tornerà, vedrai.»
Andy era troppo stanco per discutere. E che cosa poteva dire? Mangiò meccanicamente la minestra e si accorse di avere molta fame. Mangiò con i gomiti sul tavolo, reggendosi la testa con la mano libera.
«Avresti dovuto sentire i discorsi al Senato, ieri,» disse Sol. «Lo spettacolo più comico di questo mondo. Stanno cercando di varare quella legge sullo stato di emergenza. Figurati, che emergenza! Saranno cent'anni che la legge è stata proposta, e dovresti sentirli mentre discutono sui punti senza importanza, e mai tirano fuori l'argomento essenziale.»
La sua voce assunse uno spiccato accento meridionale: «“Di fronte alle tremende difficoltà che ci assalgono, noi proponiamo un censimento delle immense ricchezze del più grande bacino alluvionale del mondo, il delta, signori, del più grande dei fiumi, il Mississippi. Terrapieni e idrovore, signori, la scienza, signori, e avrete i terreni coltivabili più fertili del mondo occidentale… “» Sol soffiò sulla minestra con rabbia. «Hanno discusso questo argomento centinaia di volte prima d'oggi. Ma nessuno dice ad alta voce la prima ed unica ragione di questa legge di emergenza. Assolutamente no. Dopo tanti anni sono ancora troppo fifoni per farsi avanti e spiattellare la verità. E così la nascondono in uno degli ultimi codicilli, giù, giù, in fondo al rapporto.»
«Ma di che cosa stai parlando?» chiese Andy che ascoltava con un orecchio solo.
«Del controllo delle nascite, ecco di che cosa si tratta. Stanno finalmente arrivando ad autorizzare legalmente delle cliniche che saranno aperte a tutte le donne, sposate o no, e a rendere obbligatoria per legge l'istruzione delle madri sul controllo delle nascite. Caro mio, ne sentiremo delle belle quando i puritani se ne accorgeranno.»
«Non ora, Sol. Sono stanco. Non ha detto niente Shirl, quando sarebbe tornata?»
«Mi ha detto solamente ciò che ti ho riferito…» si fermò e prestò attenzione a un rumore di passi che proveniva dal corridoio. I passi si fermarono e vi fu un leggero bussare alla porta.
Andy vi arrivò per primo, precipitandosi sulla maniglia e aprendo la porta con uno strappo.
«Shirl!» gridò. «Stai bene? Non hai nulla?»
«Certo che sto bene.»
La strinse a sé quasi soffocandola. «Con tutti quei tumulti in città, non sapevo che cosa pensare,» disse. «Sono anch'io tornato poco fa. Dove sei stata? Cosa ti è successo?»
«Volevo soltanto uscire un po'. Tutto qui.» Arricciò il naso. «Che cos'è, questo strano odore?»
Andy fece un passo indietro, allontanandosi da lei. La rabbia stava salendo in lui, superando la sua stessa stanchezza. «Ho respirato un po' del mio stesso gas lacrimogeno e ho vomitato. È difficile far scomparire l'odore. Cosa vuoi dire? Perché volevi uscire un po'?»
«Lascia che mi tolga il soprabito.»
Andy la seguì nell'altra stanza e chiuse la porta dietro di sé. Shirl estrasse dalla borsa un paio di scarpe dal tacco alto e le ripose nell'armadio. «Ebbene?» disse lui.
«Tutto qui, non è poi tanto complicato. Mi sentivo intrappolata qui dentro, con la mancanza di cibo, il freddo, e tutto il resto e tu che non ti fai mai vedere; ero scontenta perché avevamo litigato. Nulla pareva andare per il verso giusto. Allora ho pensato di vestirmi e recarmi in uno di quei locali dove avevo l'abitudine di andare, bermi una tazza di kofee o qualcosa del genere. Forse mi sarei sentita meglio dopo. Era per tirarmi su di morale, capisci?»
Shirl lanciò uno sguardo al suo volto impassibile, poi distolse subito gli occhi.
«Poi che cos'è successo?» chiese.
«Senti, io non sono qui al banco degli accusati, Andy. Perché prendi quel tono da tribunale?»
Le voltò le spalle e si mise a guardare fuori dalla finestra.
«Non ti accuso di nulla, ma… sei rimasta fuori tutta la-notte, come vuoi che la pensi, io?»
«Insomma, tu lo sai che cosa c'è stato ieri. Avevo paura di tornare a casa. Ero da Curley's…»
«Lo spaccio clandestino di bistecche?»
«Sì, ma se non si mangia nulla non è un locale caro. È soltanto il cibo che costa, non le bibite. Lì ho incontrato della gente che conoscevo, abbiamo chiacchierato. Loro andavano a una festa e mi hanno invitata. E così li ho accompagnati. Abbiamo visto il telegiornale e le sommosse e nessuno aveva più voglia d'uscire. Allora la festa è proseguita. Tutto qui. Un sacco di gente si è trattenuta per tutta la notte, e ho fatto così anch'io.» Fece scivolare il suo vestito e lo appese nell'armadio, poi infilò un paio di pantaloni di lana e un golf pesante.
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