Harry Harrison - Largo! Largo!

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1999: automazione, società del benessere totale, gite sulla Luna per i “weekend”… o un mondo sovraffollato che, all’alba del nuovo millennio, è sull’orlo della catastrofe? Un mondo in cui miliardi di esseri umani sono ogni giorno di fronte al problema di estinguere la propria sete e di saziare la propria fame, vivendo di lenticchie, di farina di soja e (se hanno un colpo di fortuna, ogni tanto) di un topo morto. In una città con 35 milioni di abitanti, Andy Rush è impegnato nella caccia, solitaria e quasi impossibile, a un assassino di cui non importa niente a nessuno, nel mezzo del caotico travaglio quotidiano per la sopravvivenza. E quando infine nasce l’anno 2000, che suono ha l’augurio: “Buon secolo nuovo?”

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Sebbene questa operazione non fosse durata più di tre secondi, lo spettacolo dinnanzi a lui era drasticamente mutato. La gente spingeva in ogni direzione, tentava di sfuggire alla nube di gas che continuava ad estendersi e che vagava come una nebbia sottile su una parte sempre più larga della strada. Gli unici che non si muovevano erano quelli caduti, distesi sul selciato, o piegati in due dagli spasimi di un vomito incoercibile. Era un gas potente. Andy corse difilato sull'uomo che si era impadronito del megafono. Era in terra, a quattro zampe, accecato, insudiciato dal suo rigurgito, ma impugnava sempre il megafono e imprecava fra un conato e l'altro. Andy tentò di strapparglielo di mano, ma egli si difendeva ciecamente e selvaggiamente, teneva il microfono stretto in una morsa invincibile finché Andy fu costretto a colpirlo con la mazza alla base del cranio. Cadde sul selciato imbrattato e Andy gli strappò il megafono di mano.

Il più duro era fatto. Grattò con l'unghia il microfono che rispose con uno scoppiettio amplificato. L'aggeggio funzionava ancora. Andy fece un lungo respiro, riempiendosi i polmoni con fatica a causa della resistenza dei filtri contenuti nella maschera, poi si tolse la maschera dal viso.

«Parla la polizia!» disse, e tutti i visi si voltarono nella sua direzione. «È tutto a posto, tornate tranquillamente alle vostre case, disperdetevi. È tutto finito, terminato. Non vi saranno più bombe a gas se ve ne andate tranquillamente.» Vi fu un crescendo nel brusio quando egli pronunciò la parola “gas”, e la compattezza della folla cedette. Andy cercò di reprimere la nausea che gli stringeva la gola. «La polizia ha in mano la situazione, tutto è terminato…» Mise la mano sul microfono per tapparlo mentre si piegava in due dallo spasimo, e vomitava.

CAPITOLO TERZO

La città di New York pencolava sull'orlo del disastro. Ogni deposito chiuso era un focolaio di tumulto, circondato com'era da una folla affamata, impaurita, in cerca di un responsabile da accusare. L'ira incitava alla rivolta, e le proteste per la mancanza di viveri si tramutavano in proteste per la mancanza d'acqua, e poi in saccheggio, ogni volta che era possibile. La polizia reagiva, formando ancora una leggerissima barriera tra la protesta rabbiosa e un caos cruento.

In principio, sfollagente e manganelli frenavano i disordini, e, quando non bastavano più, i gas disperdevano gli assembramenti. La tensione aumentava perché la gente fuggiva per riunirsi di nuovo in un luogo diverso. I robusti idranti della polizia fermavano facilmente i dimostranti che tentavano di introdursi negli spacci della Previdenza. Ma i carri pompa erano insufficienti e non potevano rifornirsi di acqua, una volta vuotata la cisterna. Il Ministero della Sanità aveva proibito di usare l'acqua del fiume, sarebbe stato come irrorare veleno sulla gente. Quella poca acqua disponibile era assolutamente necessaria per combattere gli incendi che scoppiavano in tutta la città. Con le strade bloccate in molti punti i pompieri non potevano circolare e le macchine erano costrette a fare lunghi giri viziosi. Alcuni incendi stavano estendendosi e a mezzogiorno, tutti i mezzi disponibili erano ormai in servizio.

Il primo colpo di arma da fuoco fu sparato pochi minuti dopo mezzogiorno, da una guardia del Ministero della Previdenza, uccidendo un uomo sorpreso a spaccare i vetri di una finestra del deposito viveri di Tompkins Square nel tentativo di introdursi all'interno. Era stato il primo colpo sparato, ma non certo l'ultimo e neppure la vittima sarebbe stata l'ultima.

Il filo spinato volante era servito a bloccare alcune delle zone più agitate, ma anche di questo ce n'era poco. Quando la scorta fu terminata, gli elicotteri sorvolarono inutilmente le strade affollate. Servivano solamente da osservatori aerei in aiuto alla polizia, indicando i punti dove il filo spinato era più necessario. Ma era un lavoro senza frutto perché non vi erano più scorte. Tutti ormai combattevano in prima linea.

Dopo quello scontro di Madison Square, nulla riuscì più a impressionare Andy. Per il resto della giornata e la maggior parte della notte, egli, come tutti gli altri poliziotti in quella città, sfidò la violenza e rispose con la violenza, per restaurare la legge e l'ordine in una città devastata dalla battaglia. L'unico intermezzo di riposo era stato il momento in cui era rimasto vittima della sua stessa bomba a gas lacrimogeno, ed era riuscito a raggiungere l'ambulanza del Ministero della Sanità per farsi medicare. Un assistente gli aveva lavato gli occhi, poi gli aveva dato una pastiglia anti-nausea. Si era disteso su una delle barelle all'interno dell'autolettiga stringendosi al petto l'elmo, le bombe e la mazza, mentre cercava di rimettersi dal suo disturbo. Il guidatore dell'ambulanza sedeva su un'altra barella vicino alla porta, imbracciando una carabina calibro 30 per scoraggiare chiunque avesse dimostrato troppo interesse per l'ambulanza o per il suo prezioso contenuto di strumenti chirurgici. Andy vi sarebbe rimasto con piacere più a lungo, ma una nebbia ghiacciata entrava dalla porta aperta ed egli cominciò a tremare con tale violenza da battere i denti per il freddo. Con difficoltà si rimise in piedi e tornò sulla via. Muovendosi, si sentì subito meglio, più caldo. L'assalto al centro della Previdenza era stato sventato, forse il fatto di aver afferrato lui quel megafono aveva contribuito a calmare le acque. Si avviò lentamente in direzione del gruppo più vicino di divise blu, storcendo il naso per l'odore fetido che i suoi stessi abiti emanavano.

Da quel momento in poi, la stanchezza non lo abbandonò più e non serbò ricordo di nulla tranne che di facce urlanti, di piedi in corsa, del rumore degli spari, degli urli, del tonfo delle bombe lacrimogene, e di qualcosa che non aveva visto arrivare ma che gli era stata scagliata contro, colpendolo sul dorso della mano ove aveva prodotto un enorme livido.

Al cadere della notte cominciò a piovere, una pioggia violenta e fredda, mista a ghiaccio e fu questa, aggiunta alla stanchezza e all'esaurimento della gente, che svuotò le strade, non la polizia. Una volta sparita la folla, i poliziotti si resero conto che il vero lavoro cominciava ora. Le finestre spaccate e le porte sconquassate dovevano essere guardate finché non fossero riparate. Si dovevano trasportare i feriti all'ospedale per le cure, mentre i vigili del fuoco avevano bisogno di rincalzi per fermare gli innumerevoli incendi. La cosa si protrasse per tutta la notte e all'alba Andy si ritrovò disteso e addormentato su una panca del Distretto e udì il tenente Grassioli che lo chiamava per nome, facendo l'appello.

«Non possiamo lasciar liberi altri,» aggiunse il tenente. «Voi, prendetevi le vostre razioni prima di uscire e lasciate qui il vostro equipaggiamento speciale. Voglio che siate tutti di ritorno alle 18. 00, e non vi saranno scuse. Le nostre seccature non sono ancora terminate.»

Durante la notte, chissà a quale momento, la pioggia era cessata. Il sole nascente proiettava lunghe ombre sulle strade che attraversavano la città, ponendo un velo dorato sul selciato nero e bagnato. Una casa in pietra arenaria bruciava ancora, Andy si spinse fra le macerie fumanti che ricoprivano la strada li davanti. All'angolo della Settima Avenue, vide i frantumi di due taxi a pedali, già spogliati di ogni loro parte riutilizzabile e, pochi passi più avanti, il corpo rannicchiato di un uomo. Era forse solo addormentato, ma quando Andy gli passò vicino il viso rivolto in su affermava con prepotenza che quell'uomo era morto. Passò oltre, ignorandolo. Il Dipartimento della Sanità avrebbe raccolto oggi soltanto cadaveri.

I primi cavernicoli stavano uscendo dagli ingressi della metropolitana, abbagliati dalla troppa luce. Durante l'estate tutti prendevano in giro i cavernicoli, gente alla quale il Ministero della Previdenza aveva assegnato un alloggio nelle stazioni ora in disuso della metropolitana. Ma quando si avvicinava l'inverno, l'invidia sostituiva lo scherno. Là sotto si viveva probabilmente nella sporcizia, nella polvere e nell'oscurità; ma vi erano sempre alcuni radiatori elettrici accesi. Non vivevano nel lusso, ma perlomeno la Previdenza non li lasciava morire di freddo. Andy voltò l'angolo e si trovò nel suo isolato.

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