Harry Harrison - Largo! Largo!

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1999: automazione, società del benessere totale, gite sulla Luna per i “weekend”… o un mondo sovraffollato che, all’alba del nuovo millennio, è sull’orlo della catastrofe? Un mondo in cui miliardi di esseri umani sono ogni giorno di fronte al problema di estinguere la propria sete e di saziare la propria fame, vivendo di lenticchie, di farina di soja e (se hanno un colpo di fortuna, ogni tanto) di un topo morto. In una città con 35 milioni di abitanti, Andy Rush è impegnato nella caccia, solitaria e quasi impossibile, a un assassino di cui non importa niente a nessuno, nel mezzo del caotico travaglio quotidiano per la sopravvivenza. E quando infine nasce l’anno 2000, che suono ha l’augurio: “Buon secolo nuovo?”

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«E tu, Shirl?» disse Andy a voce bassa affinché Sol non lo sentisse. Egli alzò il volto per la prima volta a guardarla.

«Io… sono felice qui, Andy. E mi fa piacere starci. Non ho pensato oltre…»

«Amore… matrimonio… bambini… Non hai mai pensato a queste cose?» Vi era una sfumatura di ansietà nella sua voce.

«Ogni ragazza pensa a queste cose, ma…»

«Ma non con un povero diavolo come me, in una trappola sconquassata come questa. È questo che volevi dire?»

«Non farmi dire quello che non dico, e non ho mai pensato. Io non mi lamento di nulla, tranne del fatto che tu sei sempre via.»

«Devo fare il mio lavoro.»

«Lo so. Io non ti vedo più. Eravamo molto più vicini, più spesso insieme in quelle prime settimane dopo che ti ho conosciuto. Era tanto bello.»

«Spendere soldi è sempre bello, ma la vita non può essere tutta così.»

«Perché no? Io non intendo dire continuamente, ma una volta di tanto in tanto, alla sera, qualche volta alla domenica, andar fuori… Sono settimane che non abbiamo parlato insieme. Non dico che si debba amoreggiare tutta la vita…»

«Io ho il mio lavoro. Per quanto tempo credi che si potrebbe amoreggiare se io vi rinunciassi?»

Shirl si sentiva vicina alle lacrime. «Ti prego, Andy, io non voglio farti arrabbiare. È proprio l'ultima cosa che vorrei. Ma non capisci che…»

«Io capisco benissimo. Se fossi un esponente dei sindacati, se dirigessi qualche traffico illecito, che so io, ragazze, hascisc, L. S. D., le cose sarebbero diverse. Ma sono soltanto un umile poliziotto che cerca di mantenere in piedi le cose che gli altri bastardi cercano di distruggere.»

Spinse le pallottole nel caricatore mentre parlava, senza guardarla e senza vedere le lacrime silenziose che le scorrevano sul volto. A tavola Shirl era riuscita a reprimere il pianto, ma ora non ce la faceva più. Era il freddo, era il ragazzo armato di coltello, era la scarsità di acqua, era tutto quanto. Tutto si accumulava. Ora anche questo. Quando Shirl ripose la torcia sul pavimento la luce si affievolì e quindi si spense. Prima che si rianimasse nella mano di Andy, lei si era già voltata dalla parte del muro e si era tirata la coperta sulla testa.

Andy le piaceva, di questo era certa. Ma lo amava? Come fare a saperlo? Si vedevano così di rado. Perché lui non lo capiva? Lei non cercava di nascondere nulla, o di evitare nulla. Ma la sua vita non era con lui, la sua vita era in quella terribile stanza, dove lui metteva raramente i piedi. In quella strada. Con quella gente. Il ragazzo armato di coltello… Si morse le labbra ma non riuscì a frenare il pianto.

Andy andò a letto senza darle la buonanotte e lei non sapeva che cosa avrebbe potuto dirgli. Con lui in letto aveva più caldo, sebbene le desse fastidio l'odore di petrolio con il quale aveva pulito la rivoltella. Gli era rimasto nelle dita e non si poteva togliere del tutto. Quando le fu vicino si sentì meglio.

Gli toccò il braccio e sussurrò: «Andy?»

Ma era troppo tardi. Si era già addormentato.

CAPITOLO SECONDO

«Sento che c'è qualcosa che bolle in pentola,» disse l'investigatore Steve Kulozik mentre finiva di sistemare la fodera del suo elmetto di fibra di vetro. Se lo mise in testa e aggrottò la fronte sotto la visiera.

«Ma davvero?» Andy scosse il capo. «Hai proprio un fiuto meraviglioso. Tutto il reparto, pattuglia e investigatori compresi, è sul piede di guerra. Ci distribuiscono gli elmetti e le bombe lacrimogene, alle sette del mattino. Siamo chiusi, qui, senza notizie, senza ordini. E tu pensi che ci sia qualcosa che bolle in pentola? Ma dimmi un po', qual è il tuo segreto, Steve?»

«È un dono naturale,» disse quel pacioccone senza scomporsi.

«Attenti! Voi tutti!» gridò il capitano. Le voci e lo scalpiccio cessarono, gli uomini tacquero e guardarono incuriositi verso l'estremità della stanza dove il capitano si trovava.

«Oggi dovremo svolgere dei compiti un po' speciali,» disse il capitano. «L'investigatore Dwyer, qui presente, vi spiegherà la cosa.»

Ci fu un movimento d'interesse fra gli uomini, e quelli delle ultime file cercarono di vedere, sopra la testa degli altri, cosa stesse succedendo.

La squadra del Comando era specializzata nella repressione delle sommosse. La sua zona d'azione era intorno a Centre Street, dove era appunto la sede del Comando, e prendeva ordini direttamente dall'ispettore Ross.

«Mi sentite tutti? Anche quelli laggiù in fondo?» gridò Dwyer, poi salì su una sedia. Era un uomo largo e tarchiato, con il collo e il mento grinzosi del bull-dog, una voce aspra, una specie di basso brontolio. «Sono chiuse le porte, capitano?» chiese. «Ciò che sto per dire riguarda solamente questi uomini.» Si udì un mormorio affermativo ed egli si voltò naturalmente da quella parte, guardando le file dei poliziotti in divisa, e il gruppo degli investigatori vestiti in kaki che stavano in fondo.

«Vi saranno alcune centinaia, forse un paio di migliaia, di persone uccise in questa città prima di notte,» disse. «È vostro compito mantenere questa cifra più bassa che sia possibile. Uscendo di qui, è bene che vi rendiate conto che oggi potranno scoppiare delle rivolte, delle sommosse, e più presto agirete per fiaccarle, e meglio sarà per tutti. Gli spacci della Previdenza, oggi, non si apriranno, e per tre giorni almeno non vi sarà distribuzione di viveri.»

La sua voce si alzò bruscamente, coprendo l'improvviso mormorio degli uomini. «Zitti, tutti! Che cosa siete? Poliziotti o donnette? Io vi parlo con franchezza perché siate preparati al peggio e non perché facciate i vostri commenti.»

Il silenzio divenne totale.

«Va bene. Sono giorni e giorni che i guai sono in arrivo, ma non potevamo intervenire prima di sapere in che scarpe eravamo. Ora lo sappiamo. La civica amministrazione ha continuato a distribuire razioni integrali ma ora i magazzini sono quasi vuoti. Noi li chiuderemo, rifaremo le scorte e li riapriremo, fra tre giorni. Con razioni più piccole. E questa notizia è segreta, non deve essere ripetuta a chicchessia. Le razioni rimarranno scarse per tutto il resto dell'inverno, ricordatelo anche se sentite dire il contrario. La causa immediata dell'attuale carestia è collegata a quell'incidente sulla linea principale a nord di Albany; ma questa è soltanto una delle ragioni. Il grano comincerà di nuovo ad affluire, ma non sarà ancora sufficiente. È venuto un professore della Columbia University, al nostro Centro, per parlarci di tutti questi problemi, affinché, a nostra volta, potessimo spiegarli agli altri. Ma il discorso diventerebbe troppo tecnico e ci manca il tempo. Più o meno si tratta di questo:»

“Nella scorsa primavera c'è stata scarsità di fertilizzanti, e il raccolto è stato inferiore alle previsioni. Vi sono state burrasche e inondazioni. La trasformazione dei terreni in polvere avanza di continuo. Poi c'è stata la faccenda dei semi di soia avvelenati dagli insetticidi. Queste cose le sapete come me perché le avete viste alla televisione. Molti piccoli incidenti si sono accumulati per formare un grosso disastro. Sono stati commessi degli errori, anche da parte del Consiglio Presidenziale del Piano di Emergenza del Ministero dei Rifornimenti, dove naturalmente molti funzionari salteranno. E così, in città, tutti dovranno stringere la cintola. Ci sarà da mangiare per tutti finché la legge e l'ordine saranno rispettati. Ma non occorre dirvi che cosa accadrebbe se scoppiassero delle vere rivolte, degli incendi, guai grossi insomma. Aiuti dall'esterno non ne possiamo avere. L'esercito ha altri problemi cui badare. Siete voi, uomini appiedati, che farete il necessario. Non abbiamo neppure un hovercraft funzionante in dotazione. O mancano i pezzi di ricambio, o le macchine sono rotte e non si possono sostituire. Quindi tocca a voi. In questa città, trentacinque milioni di persone contano su di voi. Se volete che non muoiano di fame fate il vostro dovere. E adesso… chi ha domande da fare?”

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