Harry Harrison - Largo! Largo!

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1999: automazione, società del benessere totale, gite sulla Luna per i “weekend”… o un mondo sovraffollato che, all’alba del nuovo millennio, è sull’orlo della catastrofe? Un mondo in cui miliardi di esseri umani sono ogni giorno di fronte al problema di estinguere la propria sete e di saziare la propria fame, vivendo di lenticchie, di farina di soja e (se hanno un colpo di fortuna, ogni tanto) di un topo morto. In una città con 35 milioni di abitanti, Andy Rush è impegnato nella caccia, solitaria e quasi impossibile, a un assassino di cui non importa niente a nessuno, nel mezzo del caotico travaglio quotidiano per la sopravvivenza. E quando infine nasce l’anno 2000, che suono ha l’augurio: “Buon secolo nuovo?”

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«E allora? Tutta la città è senz'acqua?» chiese Shirl.

«Porteranno dell'acqua, ma per un po' ci sarà da soffrire la sete. Andateci piano con l'acqua che avete. Fatela durare a lungo, usatela solo per bere e cucinare, nient'altro.»

«Ma ci dovremo pur lavare?» disse Shirl.

«No, non ci laveremo.» Andy si fregò gli occhi col dorso della mano. «I piatti si possono asciugare con uno straccio. In quanto a noi, lascia che puzziamo.»

«Andy!»

«Shirl, mi spiace, sono odioso. Ma devi renderti conto che la situazione è molto grave. Faremo a meno di lavarci per un po', il che non ci ucciderà, e quando tornerà l'acqua ci puliremo a fondo. Vedrai che verrà il momento.»

«Quanto credi che duri?»

«Non lo so proprio. Le riparazioni richiederanno l'impiego di cemento, e tondino di ferro, materiali che sono sempre in testa nell'elenco delle priorità, nonché impastatrici e altre cose del genere. Nel frattempo l'acqua verrà portata in città mediante autobotti, cisterne ferroviarie e chiatte. La distribuzione e il razionamento creeranno un maledetto problema, questo sì. State certi che andrà peggio prima di andar meglio.» Si alzò a fatica, sbadigliando a lungo. «Vado a dormire per almeno due ore, Shirl, mi vuoi svegliare alle quattro al più tardi? Devo radermi prima di uscire.»

«Due ore! Ma non è abbastanza!» protestò.

«Lo so anch'io, ma non posso fare di meglio. Qualcuno, nelle alte sfere, continua a punzecchiare la polizia per il caso O'Brien. Un informatore di Chinatown pare abbia un indizio e lo devo vedere oggi stesso. Invece di dormire prima di tornare a prendere il turno nella pattuglia notturna. Sta nascendo in me un odio profondo per Billy Chung, ovunque egli si nasconda, e…»

Andò di là e si lasciò cadere sul letto.

«Sol, posso star qui mentre lui dorme?» chiese Shirl. «Non lo vorrei disturbare. Ma non vorrei disturbare neanche voi.»

«Disturbare? Da quando in qua una bella ragazza è un disturbo? Lasciatemelo dire. Posso sembrarvi vecchio ma è solo a causa dell'età. Non voglio dire con questo che corriate alcun pericolo vicino a me. I miei anni attivi sono già trascorsi. L'unico mio piacere ora, consiste nel ripensarci, il che è comunque meno costoso, e non c'è bisogno di preoccuparsi per la pillola. Portatevi qui il lavoro a maglia e vi racconterò una storiella dei tempi in cui ero di stanza a Laredo e io e Luke chiedemmo un permesso per il week-end e andammo a trascorrerlo a Boystown, nel Nuovo Laredo. Però, ripensandoci, è forse meglio che non vi racconti questa storia.»

Quando Shirl andò di là, Andy dormiva già profondamente, sdraiato quasi per traverso nel letto, e tutto vestito. Non si era neanche tolto le scarpe. Lei tirò le tendine e fece oscurità nella stanza, poi prese il suo nécessaire per le unghie, che era rimasto ai piedi del letto. Vi era un buco nella suola consumata della scarpa destra di Andy, e pareva un occhio, che la guardava triste e polveroso. Se tentava di togliergli le scarpe, sapeva che lo avrebbe svegliato; uscì quindi silenziosamente e chiuse la porta.

«Gli accumulatori hanno bisogno di essere caricati,» disse Sol portando l'idrometro verso la luce e osservando il livello nel cilindro di vetro. «Andy dorme già?»

«Profondamente.»

«Ve n'accorgerete al momento di svegliarlo. Quando si addormenta così potete lasciargli cadere una bomba vicino, e se non lo uccide manco la sente. Carico le batterie, non se ne accorgerà nemmeno.»

«Non è giusto però,» Shirl scoppiò a un tratto. «Perché Andy deve fare due mestieri per volta, rimanere ferito mentre difende l'acqua dei cittadini? Cosa fa in città tutta quella gente? Perché non se ne va altrove se qui non c'è acqua?»

«La risposta è facile: non ha dove andare. Tutto questo paese è come una sola, immensa fattoria, e un solo, immenso appetito. Vi è altrettanta gente nel Nord che nel Sud e siccome non esistono trasporti pubblici e chiunque tentasse di andarsene a piedi verso il paese del sole morrebbe di fame prima di arrivarci, così la gente rimane dov'è, perché il paese è organizzato in tal modo che le autorità si occupano della gente del posto, e basta. Non mangiano a sufficienza, ma mangiano. Occorrono delle grandi catastrofi come la mancanza di acqua nelle valli della California, per spingere la gente fuori di una regione.»

«Ebbene, che vadano in altri paesi. Tutti sono venuti in America dall'Europa o da altre parti. Perché certuni non vi tornano?»

«Perché se credete di essere l'unica ad avere dei problemi dovreste vedere gli altri. L'Inghilterra è diventata una sola immensa città e ho visto alla TV il posto dove hanno ucciso l'ultimo conservatore che tentava di difendere l'ultima riserva di caccia alle anitre contro l'autorità che la voleva espropriare e bonificare. Forse preferireste andare in Russia? O in Cina? È da quindici anni che quelli si fanno la guerra di frontiera. È un modo come un altro di mantenere costante il livello numerico della popolazione. Ma voi avete l'età del servizio militare, e laggiù richiamano anche le ragazze. Non so se vi piacerebbe. La Danimarca, forse. Lì, la vita è bella. Se riuscite a entrare. Perlomeno, quelli mangiano regolarmente; ma hanno un muro divisorio che attraversa lo Jutland e delle guardie sulle spiagge che sparano a vista, perché troppa gente affamata cerca di penetrare in quella terra promessa. No, forse il nostro paese non è il paradiso, ma ci si vive. Ora devo caricare le batterie.»

«Non è giusto, io continuerò a ripeterlo.»

«Che cos'è giusto?» Sol le sorrise. «Calmatevi. Voi avete la vostra giovinezza, la vostra bellezza, bevete e mangiate regolarmente. Di che cosa vi lamentate?»

«Di nulla, effettivamente.» Gli sorrise. «Solo che… mi fa tanta rabbia che Andy lavori sempre per difendere della gente che neppure lo sa o se ne infischia.»

«Non si può pretendere la gratitudine; ma lo stipendio sì. E quello è un mestiere.»

Sol tirò fuori la bicicletta senza ruote e collegò i fili del generatore agli accumulatori posti sopra il frigorifero. Shirl spinse la sua sedia presso la finestra e aprì il suo astuccio sul davanzale. Alle sue spalle il gemito incerto del generatore salì fino a un ululato acuto. Spinse indietro le pelli delle unghie col bastoncino di legno d'arancio. Era una giornata soleggiata ma non afosa, e l'autunno si annunciava bello. C'era il problema dell'acqua, ma quello si sarebbe appianato. Aggrottò le ciglia mentre guardava davanti a sé i tetti e gli alti edifici, conscia solo in parte dell'incessante rumore lontano della città, punteggiato dagli strilli vicini dei bambini.

A parte la faccenda dell'acqua, tutto andava bene. Ma, cosa strana, anche sapendo che tutto andava bene, le rimaneva addosso quel nodo di ansietà, quell'irritante sensazione di inquietudine che non spariva.

PARTE SECONDA

CAPITOLO PRIMO

«Tutti dicono che è l'Ottobre più freddo che vi sia mai stato. Io non ne ricordo di peggiori. Anche la pioggia. Mai così abbondante da riempire i serbatoi o altro; ma sufficiente a inzupparvi e a farvi sentire di più il freddo. Non è vero?»

Shirl annuì. Non ascoltava le parole, ma dal tono ascendente della voce capì che la donna le aveva fatto una domanda. La coda delle persone si mosse in avanti e lei fece un passo di più dietro la donna che le aveva parlato, un fagotto senza forma di abiti pesanti ricoperti da un vecchio impermeabile di plastica annodato in vita con una corda. Sembrava un sacco, un sacco voluminoso. Non che io abbia un aspetto migliore, pensò Shirl tirandosi sul capo un lembo della coperta che l'avviluppava, per meglio proteggersi dalla pioggerella persistente. Non c'era da aspettare tanto, ora che poche decine di persone soltanto la precedevano nella fila. Ma la sosta era durata più di quanto avesse previsto. Era quasi buio. Una luce era stata accesa sull'autobotte. Faceva luccicare i suoi fianchi neri e illuminava la cortina di pioggia. La coda si mosse ancora, e la donna che precedeva Shirl fece un passo avanti, tirandosi dietro il bambino, un mucchietto di cenci, informe come sua madre, col viso nascosto da una sciarpa annodata e che piagnucolava senza posa.

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