«Smettila,» disse la donna. Si voltò verso Shirl, il suo viso gonfio pareva una specie di tumefazione rossa intorno all'apertura scura della bocca quasi interamente sdentata.
«Piange perché è stato dal medico. Crede che sia una malattia ma è solo il kwash.» Prese la mano gonfia del bambino. «Si vede quando gli si gonfiano le mani e gli escono delle macchie scure sulle ginocchia. Ho fatto due mesi di anticamera all'ospedale di Bellevue per vedere un dottore che mi ha detto ciò che sapevo già. Ma è l'unico modo di farsi firmare il libretto. E così ho ottenuto una razione di burro di arachidi. Mio marito ne va pazzo. Abitiamo nello stesso isolato, non è vero? Credo di avervi già vista…»
«26 aStrada,» disse Shirl, svitando il tappo del suo bidone e infilandolo nella tasca del cappotto. Si sentiva tutta gelata. Era certa di aver preso freddo.
«Difatti, sapevo che eravate voi. Aspettatemi un momento, torneremo insieme. Si fa tardi e ci sono in giro tanti malintenzionati che vi ruberebbero l'acqua senza tanti complimenti. La rivendono poi. La signora Ramirez, nel mio caseggiato (è una straniera, ma tanto brava, sapete, la sua famiglia abitava lì sin dalla seconda guerra mondiale), ebbene si è presa un pugno in un occhio ed è tanto gonfio che non ci vede più, e ha anche perso due denti. Un ragazzaccio l'ha picchiata con una mazza e le ha portato via l'acqua.»
«Sì, vi aspetterò, è una buona idea,» disse Shirl che a un tratto si sentì molto sola.
«Tessere!» disse il poliziotto di servizio e lei gli porse la sua, quella di Andy e quella di Sol. Le alzò per vederle meglio nella luce, poi gliele restituì. «Sei quarti,» disse l'uomo che manovrava le valvole.
«Ma non è la quantità giusta!» disse Shirl.
«Razione ridotta oggi, signora. Avanti, muovetevi, c'è un sacco di gente che aspetta.»
Shirl alzò il suo bidone e l'addetto alla fontana vi infilò un imbuto e lo riempì d'acqua. «Al prossimo!» gridò.
Il bidone gorgogliava mentre lei camminava, ed era tragicamente leggero. Andò ad aspettare vicino al poliziotto dove la raggiunse la donna con il bambino da una mano, la latta da cinque galloni dall'altra, che pareva piena. Doveva avere una famiglia numerosa.
«Andiamo,» disse la donna, e il bambino si faceva trascinare, miagolando piano, attaccato alla sua mano.
Mentre si allontanavano dal binario morto della ferrovia della 12 aStrada, il buio si accentuò, la pioggia oscurava la scarsa luce del giorno. Gli edifici erano quasi tutti dei vecchi magazzini e delle vecchie officine, dagli alti muri ciechi che nascondevano gli inquilini rifugiatisi all'interno. I marciapiedi erano bagnati e deserti. La luce più vicina era a un isolato di distanza.
«Mio marito mi dirà di tutto quando mi vedrà arrivare così tardi,» disse la dorma mentre voltavano l'angolo. Due persone bloccarono il marciapiede piantandosi davanti a lei.
«Dateci l'acqua,» disse quello più vicino, e la luce lontana si rifletté sul coltello che teneva in pugno.
«No! Vi prego, no!» implorò la donna, e faceva oscillare la sua latta dietro di sé, lontano dalle loro mani. Shirl si appiattì contro il muro e quando quei due avanzarono, vide che erano giovani, dei ragazzi. Ma avevano un coltello.
«L'acqua!» disse il primo, appoggiando il coltello sulla donna.
«Eccola!» urlò, facendo oscillare il bidone come un peso in cima al braccio. Prima che il ragazzo potesse evitarlo, il bidone lo colpì in pieno su un lato della testa, e cadde in terra, urlando. Il coltello era volato per aria. «Anche tu ne vuoi?» gridò avanzando verso il secondo ragazzo. Quello era disarmato.
«No, io non voglio guai,» pregò. Tirò l'altro per il braccio, poi indietreggiò vedendola avvicinare. Quando lei si chinò a raccogliere il coltello, il ragazzo riuscì a fare alzare il compagno e a trascinarlo oltre l'angolo. Tutto si era svolto in pochi secondi, e Shirl era sempre rimasta addossata al muro, tremante di paura.
«Non se l'aspettavano, eh?» disse trionfante la donna, alzando il vecchio coltello per ammirarlo. «Questo mi sarà più utile che a loro. Sono proprio dei novellini, dei ragazzi.» Era eccitata e felice. In tutto quel tempo non aveva mai mollato la mano del suo bambino che ora piangeva più forte.
Non vi furono altri intoppi e la donna accompagnò Shirl sino alla sua porta. «Grazie moltissimo,» disse Shirl, «non so che cos'avrei fatto…»
«Nessun disturbo,» disse sorridendo la donna. «Avete visto come l'ho conciato?… E chi ha il coltello, ora?» Si allontanò zampettando con il bidone pesante in una mano, il bambino dall'altra. Shirl entrò in casa.
«Dove sei stata?» chiese Andy quando spinse la porta dell'ingresso. «Mi stavo chiedendo che cosa ti fosse capitato.»
Faceva caldo nella stanza, c'era un odore di fumo stantio e lui e Sol sedevano vicino al tavolo con un bicchiere in mano.
«È stato a causa dell'acqua. La coda era lunga quanto un isolato. Mi hanno dato solo sei quarti, le razioni sono state ridotte ancora una volta.» Vide il suo sguardo cupo e decise di non raccontargli nulla dell'incidente occorsole al ritorno. Si sarebbe doppiamente irritato e lei non voleva che questo pasto fosse turbato.
«È veramente magnifico,» disse Andy sarcasticamente. «Le razioni erano già insufficienti, e allora le hanno ulteriormente ridotte. È meglio che ti tolga di dosso quella roba bagnata, Shirl, mentre Sol ti preparerà un Gibson. Il suo vermouth fatto in casa è ormai maturo e io ho comprato un po' di vodka.»
«Bevete,» disse Sol porgendole il bicchiere brinato. «Ho fatto un po' di minestra con quella roba, l'Ener-Gi-A. È l'unico modo di poterla utilizzare, e dovrebbe essere pronta. Sarà la nostra prima portata prima di…» Finì la frase accennando col capo al frigorifero.
«Che c'è,» disse Andy, «è un segreto?»
«No, nessun segreto,» disse Shirl aprendo il frigorifero, «solo una sorpresa. Le ho trovate oggi al mercato, una per ognuno.» Prese un piatto con tre piccole fette di soylent. «Sono quelle nuove, ne hanno parlato alla TV. Con un profumo affumicato di fuoco di legna.»
«Ti saranno costate un capitale,» disse Andy, «non mangeremo per il resto del mese.»
«Non sono affatto care. Comunque le ho comprate con i miei soldi, non con quelli della spesa.»
«Non importa, il denaro è sempre denaro. Potremmo vivere una settimana, probabilmente, con quel che costano queste fette.»
«La minestra è in tavola,» disse Sol, facendo scivolare i piatti sul tavolo. Shirl aveva un nodo in gola e non disse nulla. Si sedette al suo posto, guardando il piatto e sforzandosi di non piangere.
«Mi spiace,» disse Andy, «ma tu sai come salgono i prezzi, dobbiamo stare attenti. L'imposta comunale sul reddito è più alta, ora, quasi l'ottanta per cento da quando hanno aumentato i sussidi e quindi quest'inverno le cose andranno molto male. Non pensare che io non apprezzi…»
«Se lo apprezzi, perché non la pianti subito di chiacchierare e mangi la tua minestra?» disse Sol.
«Tu non mettere becco,» disse Andy.
«Io non metterò becco se tu vai a discutere fuori della mia stanza. Su, avanti, una buona cenetta come questa non si deve rovinare.»
Andy stava per rispondergli, poi cambiò idea. Allungò il braccio e prese la mano di Shirley. «Sarà un'ottima cena,» disse, «la mangeremo con piacere.»
«Ottima non direi,» disse Sol arricciando il naso sul primo cucchiaio di minestra. «Aspetta di aver assaggiato questa roba… Per fortuna le fette di soylent ci toglieranno questo sapore di bocca.»
Seguì un lungo silenzio mentre mangiavano la minestra. Poi Sol cominciò a raccontare una delle sue storielle dei tempi della guerra, ed era tanto buffa che dovettero ridere per forza e si sentirono tutti meglio. Sol distribuì equamente il resto dei Gibson, mentre Shirl serviva le fette.
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