Harry Harrison - Largo! Largo!

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1999: automazione, società del benessere totale, gite sulla Luna per i “weekend”… o un mondo sovraffollato che, all’alba del nuovo millennio, è sull’orlo della catastrofe? Un mondo in cui miliardi di esseri umani sono ogni giorno di fronte al problema di estinguere la propria sete e di saziare la propria fame, vivendo di lenticchie, di farina di soja e (se hanno un colpo di fortuna, ogni tanto) di un topo morto. In una città con 35 milioni di abitanti, Andy Rush è impegnato nella caccia, solitaria e quasi impossibile, a un assassino di cui non importa niente a nessuno, nel mezzo del caotico travaglio quotidiano per la sopravvivenza. E quando infine nasce l’anno 2000, che suono ha l’augurio: “Buon secolo nuovo?”

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Varcò quella soglia con riluttanza, entrando nell'oscurità del locale. Nessuno questa volta lo colpì, nulla si mosse e le sue palpebre batterono scorgendo una forma scura, resa più scura dal sole esterno, ma era solamente un mucchio di rifiuti. Nell'angolo più remoto vi era un'altra analoga sagoma scura e dovette guardarla ben due volte prima di convincersi che si trattava di un uomo, rannicchiato contro la parete, con le gambe tirate a sé, e che lo guardava fisso.

«Metti giù quella roba, quella che hai in mano,» disse l'uomo sottovoce, quasi in un sussurro. Protese il suo lungo braccio e fece risuonare sulla coperta metallica un lungo spezzone di tubo tutto contorto. Billy lo guardava, con gli occhi sbarrati, e il fianco gli doleva. Lasciò cadere il pezzo di cemento.

«Molto saggio,» disse l'uomo. «Molto saggio.» Si alzò lentamente spiegandosi un pezzo per volta come un metro da carpentiere. Era alto, con lunghe braccia di ragno; magro al punto da parere emaciato. Quando arrivò in un fascio di luce, Billy vide che la sua pelle era tesa sugli zigomi e sul cranio quasi calvo, mentre le sue labbra tirate scoprivano lunghi denti gialli. I suoi occhi erano tondi come quelli di un bambino, e di un azzurro così ceruleo da sembrare quasi trasparente. Non vuoti, ma come una finestra attraverso la quale si guarda, senza che vi sia nulla da vedere dall'altra parte. Continuava a guardare Billy e faceva lentamente dondolare il pezzo di tubo, senza dir nulla, le labbra tirate, i denti scoperti, con un'espressione che poteva essere un sorriso ma anche qualcosa di ben diverso.

Quando Billy indietreggiò lentamente verso la porta, l'estremità del tubo lo toccò, fermandolo. «Cosa vuoi qui?» sussurrò quello.

«Non voglio nulla, vado a…»

«Cosa vuoi?»

«Cercavo un posto per stendermi, sono stanco, non cerco guai.»

«Come ti chiami?» sussurrò ancora, senza muovere gli occhi né battere le ciglia.

«Billy…» ma perché aveva risposto così in fretta? Si morse le labbra. Perché dargli il suo vero nome?

«Hai nulla da mangiare, Billy?»

Voleva mentire, poi ci ripensò. Si frugò nella camicia. «Ecco, ho un paio di crackers d'alghe. Li volete? Sono un po' sbriciolati.»

Il tubo cadde sulla coperta e rotolò lontano mentre l'uomo faceva un passo avanti, le mani congiunte a forma di coppa, alto come una torre a confronto di Billy.

«“Getta il tuo pane sull'acqua, poiché lo ritroverai dopo molti giorni”. Sai che cos'è» disse.

«No, non lo so,» rispose Billy a disagio, lasciando cadere i biscotti nelle mani tese.

«Lo immaginavo,» si lamentò quello, poi si sedette, con le spalle contro la paratia, nello stesso punto di prima. Cominciò a masticare in modo regolare, meccanico. «Tu sei pagano, presumo, un pagano giallo, ma questo non ha importanza. Importerà a te, come al resto delle Sue creature. Vuoi dormire, dormi. Qui c'è posto per due.»

«Posso andarmene, voi eravate qui per primo.»

«Hai paura di me, non è vero?» Billy distolse gli occhi da quello sguardo fisso e l'uomo annuì. «Non dovresti aver paura perché stiamo arrivando al termine della paura. Sai che cosa significa? Lo sai il significato di quest'anno?»

Billy si sedette in silenzio. Non sapeva che cosa rispondere. L'uomo fini di mangiare le ultime briciole, si pulì la mano sui suoi calzoni luridi e sospirò profondamente. «Non puoi sapere. Mettiti a dormire. Qui non c'è nulla di cui preoccuparsi. Nessuno ti verrà a scocciare, abbiamo regole severe di proprietà nella nostra comunità. Generalmente sono soltanto degli stranieri come te che s'introducono qui di nascosto, sebbene anche gli altri lo possano fare se credono che ne valga la pena. Ma non verranno qui, sanno che io non ho niente che gli possa far voglia. Puoi dormire tranquillo.»

Gli sembrava impossibile perfino l'idea di dormire, per stanco che fosse, con quell'uomo strano che lo guardava. Billy si distese nell'angolo opposto, contro il muro, con gli occhi aperti e vigili, chiedendosi che cosa dovesse fare. L'uomo brontolò qualcosa fra sé e si grattò le costole sotto la camicia sottile. Un acuto ronzio risuonò nell'orecchio di Billy ed egli cercò di schiacciare una zanzara sul suo viso. Un'altra lo punse sulla gamba e si grattò in quel punto. Vi era in quel locale un numero incredibile di zanzare. Che fare? Cercare di andarsene?

Con un sussulto si accorse di aver dormito e vide che il sole era basso all'ovest perché entrava quasi orizzontalmente dalla porta aperta. Si alzò a precipizio e si mise seduto, guardandosi intorno; ma la cabina era vuota. Il fianco gli doleva tremendamente.

Il tintinnio metallico si fece nuovamente sentire ed egli capì che era stato quello a svegliarlo. Proveniva dall'esterno. Andò più silenziosamente che poté sino alla soglia e guardò in basso. L'uomo si arrampicava, veniva verso di lui e lo spezzone di tubo che continuava a brandire strisciava sul metallo facendo quel rumore che lo aveva disturbato. Billy si tirò indietro mentre l'uomo lanciava il suo tubo dinnanzi a sé, arrampicandosi e scavalcando l'orlo della coperta per raggiungere quella stretta piattaforma.

«Non hanno aperto le fontane, oggi,» disse, e mostrò un vecchio recipiente tutto imbugnato che si era portato dietro. «Ma ho trovato un posto dove c'era un po' d'acqua rimasta dalla pioggia di ieri. Ne vuoi un po'?»

Billy fece segno di sì, conscio a un tratto di avere la gola secca, e prese il recipiente che quello gli porgeva. Era pieno sino a metà di acqua chiara attraverso la quale si vedevano le incrostazioni di pittura verde sul fondo del recipiente. L'acqua era molto dolce.

«Bevi ancora,» disse l'uomo. «Io ho bevuto a sazietà mentre ero lì. Come ti chiami?» disse riprendendo il recipiente.

Era un tranello? Quell'uomo ricordava certamente il suo nome ed egli non osò dargliene uno diverso. «Billy,» gli disse.

«Chiamami Peter. Puoi stare qui, se ti va.» Entrò con il suo recipiente, pareva aver dimenticato il pezzo di tubo. Billy guardò il ferro con diffidenza, non ancora sicuro della sua posizione.

«Avete lasciato qui il vostro tubo,» gli gridò.

«Portamelo, per favore. Non lo dovrei lasciare in giro. Mettilo lì,» disse quando Billy glielo ebbe portato. «Credo di averne un altro come quello da qualche parte, te lo puoi prendere quando esci di qui. Alcuni vicini possono essere pericolosi.»

«Le guardie?»

«No, quelle non hanno importanza. Il loro lavoro è una sinecura. Quelli non hanno alcuna voglia di molestarci e noi facciamo altrettanto. Fintanto che non ci vedono è come se noi non ci fossimo, per loro; quindi stai alla larga. Ti accorgerai che non hanno l'aspetto malvagio. Sono pagati senza doversi esporre a pericoli; quindi, perché dovrebbero cercare guai? Gente saggia. Qualsiasi cosa valesse la pena di essere rubata o portata via è sparita dal cantiere molti anni fa. Le guardie rimangono perché nessuno ha mai deciso di utilizzare diversamente questo luogo, e la soluzione più facile è quella di dimenticarselo. Quelli sono i simboli viventi del decadimento della nostra cultura e questo deserto ne è un simbolo ancora più importante. È per questo motivo che io sono qui.»

Incrociò le braccia sugli stinchi e si chinò in avanti, poggiando il mento ossuto sulle sue ginocchia. «Sai quanti ingressi vi sono in questo luogo?» Billy scosse il capo chiedendosi di che cosa Peter stesse parlando.

«Te lo dico io. Ce ne sono otto e uno solo non è sprangato, è quello che usano le guardie. Gli altri sono chiusi. Sigillati. Sette sigilli. Questo non ti dice niente? No, vedo proprio di no. Ma vi sono altri presagi, alcuni celati, alcuni chiarissimi per chiunque. Molti altri ancora ci verranno rivelati uno per uno. Alcuni sono scritti da secoli, come quello della grande prostituta detta Babilonia, che non è stata affatto Roma, come alcuni hanno creduto erroneamente. Sai come si chiama la città laggiù?»

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