Harry Harrison - Largo! Largo!

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1999: automazione, società del benessere totale, gite sulla Luna per i “weekend”… o un mondo sovraffollato che, all’alba del nuovo millennio, è sull’orlo della catastrofe? Un mondo in cui miliardi di esseri umani sono ogni giorno di fronte al problema di estinguere la propria sete e di saziare la propria fame, vivendo di lenticchie, di farina di soja e (se hanno un colpo di fortuna, ogni tanto) di un topo morto. In una città con 35 milioni di abitanti, Andy Rush è impegnato nella caccia, solitaria e quasi impossibile, a un assassino di cui non importa niente a nessuno, nel mezzo del caotico travaglio quotidiano per la sopravvivenza. E quando infine nasce l’anno 2000, che suono ha l’augurio: “Buon secolo nuovo?”

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«Se fossi sbronzo a sufficienza, questa roba avrebbe quasi il sapore della carne,» annunciò Sol masticando con gioia.

«Sono buone,» disse Shirl. Andy assentì. Shirl terminò rapidamente la sua fetta e inzuppò nel sugo un pezzo di cracker d'alga, poi bevette il suo cocktail. La disavventura capitatale per strada le pareva già molto lontana. Che cos'aveva detto quella donna parlando del suo bambino malato?

«Sapete, voi, che cos'è il kwash?» chiese Shirl.

Andy alzò le spalle. «Una specie di malattia, non so altro. Perché lo chiedi?»

«C'era una donna vicino a me nella fila, che mi ha parlato. Aveva con sé un bambino piccolo, malato di kwash. Non avrebbe dovuto farlo uscire sotto la pioggia, malato com'era. E mi stavo chiedendo se quel male fosse contagioso.»

«No di certo,» disse Sol. « Kwash è l'abbreviazione di kwashiorkor. Se per amore dell'igiene voialtri guardaste le trasmissioni mediche della TV come faccio io, o leggeste di tanto in tanto un libro, sapreste tutto di questa malattia. Non è contagiosa perché è una deficienza organica, come il beri-beri e lo scorbuto.»

«Non ho mai sentito parlare neanche di quelle,» disse Shirl.

«Ce n'è poco in giro, viceversa c'è un sacco di kwash. È dovuta alla scarsità di proteine. Prima esisteva solo in Africa, ora si è diffusa dappertutto negli Stati Uniti. È incredibile. Non si può comprare carne perché non ce n'è, le lenticchie e i fagioli di soia costano un patrimonio, allora le mamme rimpinzano i bambini di crackers d'alghe, di dolciumi, di tutto ciò che costa poco…»

La luce della lampadina vacillò e si spense. Sol attraversò a tastoni la stanza e trovò l'interruttore nel labirinto dei fili sopra il frigo. Un piccolo bulbo elettrico, collegato alle batterie, si accese. «Hanno bisogno di essere caricate, ma possono aspettare fino a domani. Fa male agitarsi dopo i pasti. È dannoso per la circolazione e per la digestione.»

«Mi fa piacere avervi qui, dottore,» fece Andy in tono ironico, «mi occorre appunto un parere medico. Io soffro di questo disturbo: vedete, tutto ciò che mangio mi va nello stomaco…»

«Molto spiritoso, signor Sputasentenze. Shirl, come fate a sopportarlo?»

Si sentirono tutti meglio dopo aver mangiato e chiacchierarono per un po', finché Sol annunciò che spegneva la luce per risparmiare corrente nelle batterie. Le mattonelle di carbone di mare si erano già consumate e la stanza diventava fredda. Si dettero la buonanotte e Andy entrò per primo nella stanza per prendere la sua torcia elettrica. La loro stanza era ancora più fredda dell'altra.

«Io vado a letto,» disse Shirl. «Non sono stanca ma è l'unico modo di stare al caldo.»

Andy cercò di accendere la lampada centrale ma non vi riuscì.

«Hanno ancora tagliato la corrente e io ho delle cose da fare. Quanto tempo è, una settimana, da quando non ci danno la luce alla sera?»

«Lasciami andare a letto e ti farò luce azionando la torcia a mano, va bene?»

«Per forza.»

Aprì il suo notes sul piano del canterano, vi pose vicino uno dei moduli riadoperabili e cominciò a stendere il suo rapporto. Con la mano sinistra premeva ritmicamente sulla torcia elettrica che produceva una luce fissa. La città quella sera era silenziosa. La gente non rimaneva per strada con il freddo e con la pioggia, perciò il fruscio delle piccole batterie e ogni tanto lo stridore della penna parevano più sonori del solito. La luce della torcia bastava a Shirl per spogliarsi. Rabbrividì al momento di togliersi gli abiti e infilò rapidamente un pesante pigiama invernale, un paio di calzini molto rattoppati che metteva per dormire e, su tutto, il suo golf pesante. Le lenzuola erano fredde e umide. Non le cambiava da quando era mancata l'acqua, sebbene lei provvedesse a dare aria ogni volta che poteva.

«Che cosa stai scrivendo?» gli chiese.

«Tutto ciò che ho racimolato su Billy Chung. Mi scocciano ancora perché lo rintracci, è la cosa più stupida che io abbia mai sentito.» Gettò via la penna con rabbia e cominciò a passeggiare in su e in giù, con la torcia in mano che proiettava ombre attorcigliate sul soffitto. «Abbiamo avuto una ventina di omicidi dal giorno in cui O'Brien è stato ucciso; un assassino l'abbiamo preso mentre sua moglie stava morendo dissanguata, ma tutti gli altri ce li siamo dimenticati, si può dire, dal giorno stesso in cui i fatti sono accaduti. Ma che ci sarà di tanto importante in quel Big Mike? Nessuno ha l'aria di saperlo, eppure tutti esigono dei rapporti. E così, dopo aver fatto due turni consecutivi di squadra, mi devo occupare di quell'individuo. Questa sera, per esempio, dovrei uscire a verificare un altro indizio cretino. Ma non ci andrò, anche se Grassy mi licenziasse domani. Sai quanto ho dormito in questi ultimi giorni?»

«Lo so,» disse Shirl, piano.

«Un paio d'ore per notte, al massimo. Stanotte mi voglio rifare, devo firmare il cartellino alle sette perché c'è un'altra dimostrazione di protesta a Union Square, quindi non riuscirò lo stesso a dormire molto.» Smise di camminare e le porse la torcia elettrica che subito si affievolì poi si riaccese quando Shirl cominciò ad azionarla.

«Sono io che brontolo sempre, povera Shirl, ma veramente dovresti essere tu a lamentarti. Hai conosciuto un mondo migliore prima di incontrare me.»

«Questo autunno è tremendo per tutti, non ho mai visto nulla di simile. Prima la mancanza d'acqua, ora la mancanza di combustibile, non capisco…»

«Non è questo che volevo dire, Shirl… Vuoi farmi luce sul cassetto?» Prese una lattina di petrolio e la borsetta degli attrezzi per la pulizia della rivoltella, e sparse il tutto su uno straccio, per terra vicino al letto. «È di te che voglio parlare, di te e di me. Qui le cose non sono all'altezza di quelle cui sei abituata.»

Lei evitava con la stessa sua prudenza le allusioni al periodo della sua convivenza con Mike. Era un argomento di cui non parlavano mai.

«La casa di mio padre è situata in un quartiere identico a questo,» disse, «le cose non sono poi tanto diverse.»

«Non sto parlando di questo.» Egli si accoccolò sul pavimento, smontò la rivoltella, poi passò la spazzola su e giù per la canna. «Dopo che hai lasciato i tuoi, le cose ti sono andate molto meglio, lo so, sei una ragazza carina, più che carina; probabilmente molti uomini ti avranno ronzato intorno…»

Parlava con esitazione, badando al suo lavoro.

«Se io sono qui è perché voglio essere qui,» disse, esprimendo con le parole quello che lui non era riuscito a dire. «Essere bella facilita molto le cose a una ragazza, lo so; ma non tutto è come… dovrebbe essere. Io vorrei… non lo so neanch'io con precisione… la felicità, suppongo. Tu mi hai aiutata quando realmente avevo bisogno di aiuto, e i momenti passati con te sono stati i più bei momenti della mia vita. Non te l'ho mai detto prima: io speravo tanto che tu mi chiedessi di venire qui, si andava così d'accordo!»

«È la sola ragione?»

Non avevano mai parlato di queste cose dalla sera in cui Andy le aveva detto di venire da lui, e ora lui voleva conoscere tutti i sentimenti della ragazza senza però svelarle i suoi.

«Perché mi hai detto di venire qui, Andy? Quali erano le tue ragioni?» Aveva evitato di rispondere alla sua domanda.

Fece scattare la canna dentro la rivoltella senza guardarla, e la avvitò col pollice e l'indice. «Mi piacevi, mi piacevi tanto. Se lo vuoi proprio sapere…» la sua voce si fece più bassa come se pronunciasse parole vergognose «… io ti amo.»

Shirl non sapeva che cosa rispondere e il silenzio si prolungò. La batteria della torcia ronzava, e di là dalla parete divisoria si udì uno scricchiolio di molle e un brontolio soffocato. Era Sol che si arrampicava sul suo letto.

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