K.W. Jeter - L'addio orizzontale

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L'addio orizzontale: краткое содержание, описание и аннотация

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Nella letteratura gialla, si sa, c’è stato
di Raymond Chandier, e in fantascienza
di Leigh Brackett, che in Italia è stato tradotto, purtroppo, con un altro titolo. Sono metafore suggestive, un modo laconico per attirare la nostra attenzione su avventure disperate, forse ai confini del possibile, ma non per questo meno profondamente umane. È perciò che, giocando sulle parole, abbiamo deciso di tradurre letteralmente il titolo di questo romanzo di K.W. Jeter: una storia intensa che ci ricorda i maestri del cyberpunk e dove ogni azione, ogni personaggio sembra fare il doppio gioco, in un intrigo che si risolve solo alla fine. Jeter è più che una promessa della fantascienza, e non esitiamo a raccomandare L’addio orizzontale ai nostri lettori come una storia «diversa» , forte e insolita, ma credibile e senz’altro avvincente come un romanzo hard-boiled.

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— Dolce cosuccia. Forza, vieni verso di me. — Lentamente, quanto permettessero le corde che aveva legate alla vita e alle caviglie, scivolò verso la presa.

— Arrivato! — Intorno alla presa c’era una serie di cerchi concentrici gialli. Axxter si sfregò le lacrime dagli occhi poi tastò il buco con un dito. Polvere e ragnatele: le grattò via con le unghie. Vi infilò nuovamente il dito, muovendolo avanti e indietro per attivare il contatto. — Forza, figlia di puttana…

Una paura snervante che non gli aveva permesso di pensare fino a quel momento gli seccò la bocca. Forse le linee del Sindacato delle Comunicazioni, le reti pre-Belliche che aveva ereditato, forse non arrivavano fino a quella parte dell’edificio. Chi poteva saperlo? Forse non era possibile stabilire alcun contatto, forse il suo dito si stava muovendo in un buco vuoto e non c’erano linee che potessero metterlo in comunicazione con il mondo in grado di aiutarlo in cambio di denaro… — Forza… — Il metallo brillante che ricopriva la punta del suo dito grattò la superficie del buco. Socchiuse gli occhi. — Per favore…

Davanti ai suoi occhi comparve una parola luminosa.

NUMERO?

Avrebbe potuto scoppiare in lacrime. — Ho bisogno di parlare con la mia banca. — Sbatté gli occhi sul suo schermo, mentre ne scorreva l’elenco dei numeri. — E subito.

NUMERO? Quella stupida parola continuava a illuminarsi ad intermittenza.

Si trattava di una vecchia linea. Ogni tanto se ne incontrava qualcuna nei settori meno frequentati. Dio solo sapeva quando quella presa fosse stata usata per l’ultima volta. Forse ancora prima della Guerra — Dannazione! — Axxter fissò quella parola stampata nel cielo. Che cosa diavolo volevano?

— Il mio numero?

NUMERO? Ancora quella parola a intermittenza.

Aveva il numero di registrazione della defunta Norton e la sua licenza professionale. Avrebbe potuto recuperarli da qualche parte, ma non riusciva a capire perché il circuito volesse conoscerli.

Ebbe un’intuizione. Il numero del conto corrente. Lo comunicò.

LO STIAMO TRASMETTENDO. Tirò un gran sospiro. ATTENDERE, PREGO.

Comparve il simbolo del Sindacato delle Comunicazioni e poi quello della banca. Grazie a Dio avevano prelevato solo la tariffa per una chiamata informativa. — Datemi il mio bilancio — Voleva conoscere il peggio.

Ci volle più tempo del solito; il fatto lo rese nervoso. Forse qualcuno si era già inserito sul suo conto e lo stava prosciugando. Cristo, a quanto diavolo ammontava la multa per aver tagliato quel cavo? Il sudore gli colò agli angoli della bocca.

Davanti agli occhi gli comparve un grande quadrato rosso. Non aveva mai visto nemmeno quello. E in quel momento non voleva sapere cosa fosse. Significava problemi.

CONTO CHIUSO. Rosso, nero, rosso; quelle parole non scomparivano.

— Cosa? — Si aspettava uno zero; quello non aveva senso.

CONTO CHIUSO. CLIENTE DECEDUTO.

Qualcosa di gelido, denti di ghiaccio freddi come diamanti, gli strinse il cuore. — Cosa… Cosa vuole dire? — Chiese senza neanche rendersene conto.

CLIENTE AXXTER (NY) DECEDUTO. Rosso, Nero. CONTO CHIUSO.

— Ma… ma sono io ! Io sono Ny Axxter…

DECEDUTO. INCHIESTA TERMINATA.

E non vide più nulla.

10

Forse il suo agente gli avrebbe anticipato un po’ di soldi. Doveva farlo. Se Brevis non avesse fatto quello per lui mentre stava morendo di fame in un luogo sconosciuto, che cazzo di tipo era? Quel figlio di puttana.

Axxter fece una chiamata a suo carico, pregando che Brevis l’accetasse. Solo per quella volta.

A CHE NOME (CHI FA LA CHIAMATA)? Il Sindacato delle Comunicazioni attese la risposta.

— Uhm… ditegli che è Ny. Ny Axxter.

Ascoltò il trillo distante, che sembrava venire da un altro mondo. Il cavo di comunicazione che partiva da quella presa correva lungo tutto l’edificio fino ai livelli più alti; era il suo unico collegamento.

Poi udì la voce di Brevis. — D’accordo, l’accetto. Passatemelo.

Santo Dio. — Brevis… — disse d’impulso.

L’agente lo interruppe subito. — Ascolta, amico — chiunque tu sia — non mi piacciono affatto gli scherzetti come questo. Hai un pessimo senso dell’umorismo per farne uno simile. Adesso vai a fare in culo e non…

— Brevis… no, ascolta, sono davvero io.

— Va bene, d’accordo, davvero divertente; adesso vattene al…

Tutto quello a cui riusciva a pensare era il fatto che il suo agente avrebbe riappeso chiudendo la comunicazione. Era disperato: — Sono davvero io, per Dio, e questo non è uno scherzo. Non sono morto. Brevis, devi credermi.

Silenzio. Sempre meglio di un click e di una comunicazione interrotta.

— Ny? — La voce di Brevis era contemporaneamente scettica e incuriosita. — Sei tu? Come…

Doveva tenerlo in linea. — Brevis, te lo giuro — Non lasciarlo andare via. — Credo di sapere cos’hai sentito, ma non è vero. Non sono morto. Sono davvero Ny Axxter e sto parlando con te.

Ancora silenzio. — Dimostralo. Voglio dire, dimostrami di essere davvero Ny.

— Cazzo, cosa vuoi che faccia? — Osservò il suo dito infilato nella presa, come se desiderasse infilarsi in quella cavità e trovarsi di fronte all’agente. — Sto parlando con te, non è forse vero?

— Potrebbe essere chiunque. — Il tono stava diventando più scettico. — Sembra che tu sia Axxter… ma è molto facile camuffare la voce.

— D’accordo, d’accordo. Aspetta un attimo. — I suoi pensieri cominciarono a turbinare. — D’accordo, ascolta questo: la prima cosa che ho fatto, il mio primo lavoro dopo aver firmato il contratto con te. Era stato commissionato da una piccola banda, circa una dozzina di ragazzi, che adesso sono tutti morti; si chiamavano… uhm… — schioccò le dita — Soprattassa Abrasiva. Esatto? Io sono andato in panico e non riuscivo a pensare ad altro, così ho copiato un dragone volante da una collezione di vecchi tatuaggi che mi aveva dato Howe Drafe. Solo che i ragazzi della banda si accorsero di essere stati fregati, perché avevano pagato per un originale, quindi hai dovuto rendere loro il denaro più un dieci per cento, che hai dedotto dal costo del mio lavoro successivo; solo che non era vero: non ti avevano fatto pagare nessun dieci per cento di penale…

— Cristo… te ne ricordi ancora? Vuol dire che mi porti del rancore per questo.

Axxter si concesse un sorriso. — Allora, sono io o no?

— Be’, suppongo proprio di sì. — Non c’era più scetticismo nella sua voce, solo stupore. — Ma come diavolo fai a non essere morto?

— Credo si tratti solo di fortuna.

— No, no. Voglio sapere esattamente cosa diavolo sta succedendo!

Axxter fece spallucce. — Sono ancora vivo. È tutto quello che c’è da dire. Tutto quello che hai sentito…

— “Sentito” non è la parola esatta. L’ho visto , mio caro. C’è una registrazione in cui tu voli a capofitto verso le nuvole. Dopo aver urtato violentemente contro il muro. La Folla Devastante ha filmato ogni cosa; avevano uno dei loro uomini addetti agli archivi al seguito dei tuoi inseguitori. Inviava i segnali tramite raggio laser al campo: ecco perché abbiamo avuto la registrazione, visto cha anche lui è volato nel vuoto. Comunque, che razza di idea brillante è stata quella?

— Ho avuto un po’ d’aiuto, d’accordo? Non è stata tutta farina del mio sacco. — Le continue domande da vecchia donnetta dell’agente lo irritarono: aveva creduto che Brevis sarebbe stato felice anche solo di sentire che era ancora vivo.

— Quello spettacolino ti è costato, amico. Il Dipartimento dei Lavori Pubblici si è precipitato sul tuo conto e l’ha succhiato fino all’osso… Hanno preso una mucchio di soldi. Quel video era la prova della tua colpa. Quando è stato trasmesso e tutti, dai livelli più alti a quelli più bassi, l’hanno visto…

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