K.W. Jeter - L'addio orizzontale

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L'addio orizzontale: краткое содержание, описание и аннотация

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Nella letteratura gialla, si sa, c’è stato
di Raymond Chandier, e in fantascienza
di Leigh Brackett, che in Italia è stato tradotto, purtroppo, con un altro titolo. Sono metafore suggestive, un modo laconico per attirare la nostra attenzione su avventure disperate, forse ai confini del possibile, ma non per questo meno profondamente umane. È perciò che, giocando sulle parole, abbiamo deciso di tradurre letteralmente il titolo di questo romanzo di K.W. Jeter: una storia intensa che ci ricorda i maestri del cyberpunk e dove ogni azione, ogni personaggio sembra fare il doppio gioco, in un intrigo che si risolve solo alla fine. Jeter è più che una promessa della fantascienza, e non esitiamo a raccomandare L’addio orizzontale ai nostri lettori come una storia «diversa» , forte e insolita, ma credibile e senz’altro avvincente come un romanzo hard-boiled.

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Axxter scrollò di nuovo le spalle, come se la sua pelle fosse diventata improvvisamente scomoda e volesse liberarsene. — Be’… grazie. Farò del mio meglio. — Si allontanò leggermente dall’altro, appoggiando la schiena alla tenda.

Le due piccole scintille lo seguirono. — L’intera storia della tribù, ecco cosa devi cogliere — il Generale annuì, sprofondando sempre più nella propria convinzione — e in un solo uomo. — Colpì l’ampia curva della corazza del guerriero. — L’incarnazione vivente di… di una saga ! — Questi particolari sprizzavano scintille.

Quel tipo si stava davvero eccitando per quell’affare. Axxter non capiva perché stesse facendo tutta quella scena. I guerrieri “storici” erano un cliché nell’industria grafica. Ogni tribù ne aveva di simili, qualche zoticone che non poteva vantarsi più di niente, se non di un fortunato furto in una delle bancarelle delle Fiere Equatoriali. Saga, che cazzata. Non lo disse ad alta voce, ovviamente, visto che il Generale era tanto eccitato, ma quello era un lavoro di innesto grafico estremamente tipico. C’erano sempre un sacco di dettagli da mettere a punto e Dio sapeva quante storie di guerra si dovevano ascoltare; e solitamente c’erano una cinquantina di pezzi grossi che volevano un posto di rilievo nella grande saga… Eppure Cripplemaker gli aveva risparmiato quell’ultima fase dei preparativi; sembrava che dovesse trattarsi del progetto per un solo uomo.

Forse era questo il motivo per cui gli stava offrendo quello spettacolino, la ripetizione di quel bel discorso. Quell’uomo era un entusiasta, era evidente. Sempre meglio che morire di fame sul muro.

Axxter sentì il tessuto della tenda sfregargli contro la nuca. — Credo… credo che vi piacerà.

Il Generale sorrise. — Non vedo l’ora. Al banchetto… l’avrai già finito per allora?

La solita fretta. Il cliente è sempre in ansia. — Non preoccupatevi. — Se avesse potuto svegliare quel vecchio bastardo rincoglionito che russava e farsi raccontare le ultime informazioni interessanti, avrebbe fatto proprio una bella figura. Aveva chiamato la Chiedi Ricevi alcuni giorni prima, quando Cripplemaker gli aveva commissionato il lavoro, e si era fatto dare un resoconto completo sull’evoluzione storica della Folla Devastante. Segretamente: i clienti di solito non vogliono che si ricerchino all’esterno le informazioni che li riguardano, inclusi i loro insuccessi. Vogliono che siano utilizzate le loro banche dati. — Sarà pronto. Non dovete preoccuparvi. — E diede una pacchetta alla corazza del guerriero, che risuonò come un grigio battito cardiaco sotto il bianco biofoglio. Nessuna preoccupazione: per innestare ogni cosa avrebbe dovuto darsi parecchio da fare, ma aveva già schizzato i pannelli principali e programmato quelli secondari.

Il Generale si alzò e si diresse verso l’uscita della tenda. — Non mollare! — Un largo sorriso e una strizzatina d’occhio che raggrinzì il suo viso come se qualcuno gli avesse messo un dito in un occhio. La nera figura furtiva uscì e raggiunse la presa d’aggancio più vicina.

Cosa diavolo c’era dietro a tutto quello… Axxter si grattò una guancia, riflettendo. Ma non si sforzò molto. Era troppo stanco e aveva gli occhi così pesanti che non avrebbe potuto preoccuparsi d’altro.

Il vecchio guerriero stava ancora russando, grattandosi con una mano la corazza. Era riuscito a togliere il margine del biofoglio; un sottilissimo rivolo rosso filtrò da sotto. Axxter aveva rimosso il vecchio biofoglio dall’armatura e l’aveva sostituito con uno nuovo; era possibile riciclarli e lo si faceva spesso se si aveva un contratto duraturo: si cancellava il vecchio materiale oppure ci si limitava a codificare i nuovi segnali d’animazione se lo schema di base era abbastanza simile a quello che si voleva rifare. Era però impossibile in quel caso. Di solito era un lavoro a buon mercato e i dettagli più delicati tendevano a essere confusi. Inoltre — quello era il problema maggiore — la decodificazione del vecchio biofoglio del guerriero dipendeva ancora dal Consorzio della Piccola Luna ed era pagata dalla DeathPix. Avrebbero anche potuto non essersi accorti che il loro biofoglio era stato rimosso e gettato via, ma se lui fosse stato così stupido da tentare di stipulare un contratto per un ulteriore segnale, quella sarebbe stata la prova inconfutabile che stava fregando loro un cliente. E a quel punto non poteva essere certo che la Folla Devastante l’avrebbe difeso dalla vendetta della DeathPix. Oltretutto, sovrapporre dei segnali a quelli già esistenti era una cosa dannatamente costosa; il Consorzio della Piccola Luna aveva stabilito parcelle proibitive per simili operazioni, proprio per scoraggiare i grafici dal sabotarsi a vicenda e per evitare di crearsi così una pessima reputazione.

Il guerriero tirò su col naso quando Axxter lo scosse. La faccia da bambino invecchiato fece delle smorfie per l’intrusione del mondo esterno nei suoi deliziosi ricordi. — Ehi, forza. Svegliati. — Rendersi conto di quanto fosse stanco aveva reso Axxter snervato. La vecchia barba non gli faceva più paura; voleva solo portare a termine il suo lavoro.

Le dita del guerriero avevano sparso le poche gocce di sangue sulla corazza all’altezza delle costole. Si era lamentato nervosamente, proprio come un bambino, che il nuovo biofoglio “gli faceva il solletico”. Axxter sapeva bene che qualunque terminazione nervosa del vecchio era sepolta così in profondità sotto l’armatura e i tessuti coperti di cicatrici, che questi non poteva avvertire assolutamente nulla.

Devo innestarlo di nuovo. E poi coprirlo con delle bende in modo che il vecchio scemo non possa continuare a stuzzicarlo. Andò a prendere la sua cassetta da lavoro in un angolo della tenda. Fino a quando il suo soggetto era relativamente tranquillo perché addormentato…

Appena Axxter si piegò per cominciare il suo lavoro, il guerriero aprì i suoi occhi giallo-rossi: la barba gli coprì il petto quando sollevò la testa per vedere cosa stesse accadendo.

— Questo è proprio quello che è successo. — Il guerriero annuì. — Esattamente così. Io ero là, l’ho visto, puoi credermi.

— Puoi scommetterci. — Guardò la punta del saldatore che seguiva il contorno del biofoglio. Grandioso; uno stupido aneddoto in meno da dover ascoltare. Il vecchio doveva aver sognato e parlato tra sé, convinto di avergli raccontato ogni cosa. — È stato davvero grandioso.

Axxter continuò a lavorare, mentre il guerriero chiuse gli occhi e sorrise.

Quando chiamò il Consorzio della Piccola Luna e chiese accesso prima ai SERVIZI GRAFICI e poi a INFORMAZIONI (NUOVE e PROSEGUIMENTI), Axxter parlò con la sua impiegata preferita. Da qualche parte ai livelli più alti, dove il Consorzio aveva i suoi uffici sempre in competizione con i loro antagonisti del Sindacato delle Comunicazioni, da qualche parte lassù un corpo ospitava quella voce allegra e un po’ roca. Axxter lo considerò un segno della sua fortuna.

— Ny… come stai? — Nelle sue orecchie risuonò la voce della donna. — Sono secoli che non ti sento. Almeno da… uhm… — Stava controllando i suoi dati, lui lo sapeva bene. — Gesù, saranno almeno un paio di mesi!

— Ho avuto un periodaccio — disse scuotendo le spalle, anche se lei non avrebbe potuto vederlo. — Sai come vanno le cose.

— Povero scemo — la solita solfa che lo uccideva — dovresti piantarla con questa merda e cominciare a fare qualcosa che ti procuri davvero del denaro.

Ogni libero professionista sul muro, fosse uomo o donna, aveva un debole per lei, o meglio, per la sua voce.

Non sapeva nemmeno come si chiamasse, malgrado ritenesse, su basi storico-culturali, che Lauren le sarebbe stato a pennello. — Non preoccuparti per me. Mi aspettano grandi guadagni.

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