La folla era eccitata e premeva alle spalle delle sentinelle per avere una visuale migliore. Il vecchio guerriero sogghignò e allargò le braccia, come per accogliere quel vocio d’apprezzamento.
Axxter guardò intorno al palco. Gli ufficiali e gli ambasciatori delle altre tribù osservavano con attenzione quello spettacolo. Cercò di cogliere l’espressione di Cripplemaker, ma lo sguardo del Generale era fisso sulla figura al centro della tenda.
L’espressione di Cripplemaker cambiò. Il sigaro gli cadde di bocca, seminando scintille e cenere sul tavolo. La sua faccia si fece grigia, poi rossa, mentre una vena gli pulsava su una tempia. Anche i visi accanto a lui sembravano sconvolti; al capo più distante del tavolo dei dignitari, uno degli emissari scoppiò in una risata fragorosa.
L’applauso della folla tacque e di nuovo ci fu il silenzio.
Che cavolo… Axxter balzò in piedi, guardandosi intorno. Tutti gli occhi erano puntati sul vecchio guerriero. Qualcosa… Si girò e guardò davanti a sé.
La gioia del guerriero era svanita: stava guardando, del tutto disorientato, il proprio corpo. Sul suo petto e sui piccoli pannelli che coprivano gli arti, gli eroi della tribù erano impegnati in sodomie maniacali. I visi severi e cesellati che un attimo prima perdevano il proprio sguardo fiero verso il futuro, facevano ora roteare gli occhi e schioccavano comicamente le labbra assaporando i propri e altrui escrementi.
Il vecchio guerriero alzò lo sguardo e osservò le file di visi che aveva davanti a sé e che lo fissavano stupiti. Sembrava che stesse per scoppiare a piangere; non era altri che un uomo in quel momento: e quel tremendo scherzo lo aveva rivelato a tutti.
Sul biofoglio, le immagini dei Fratelli di Latta roteavano come ruote, mentre si bloccavano a vicenda la testa tra le cosce.
Axxter si sentiva la testa leggera e confusa: tutto quello che aveva intorno girava all’impazzata, in vorticose spirali. Ma è tutto sbagliato… Avrebbe voluto alzarsi e urlarlo a quelle facce stravolte, ma le gambe non sembravano più obbedirgli. È tutto sbagliato! Non l’ho fatto io, quello non è il mio lavoro! Aprì la bocca, ma non riuscì a emettere alcun suono.
Proprio in quel momento, una luce rossa vibrò al centro del suo piccolo schermo. Una chiamata urgente: qualcuno, da qualche parte, si stava addebitando la parcella per poter parlare con lui immediatamente. Senza neanche riflettere, accettò la comunicazione.
La luce rossa si trasformò in una scritta; non ci fu nessuna voce.
QUESTO È QUELLO CHE TI SEI MERITATO. Seguita da un piccolo simbolo, un marchio, che riconobbe immediatamente. L’emblema con il teschio coperto di pennacchi e medaglie della DeathPix.
Per un attimo, quelle parole restarono sovraimpresse sul guerriero e sulla folla che lo circondava, poi scomparvero.
Questo è quello che mi merito. Pensò a quel messaggio per qualche secondo, come se fosse stato scritto in un’altra lingua, quella dei Centri dei Morti o di qualche altro luogo ancora più lontano, forse addirittura dalla zona sconosciuta dell’edificio.
Il suo cervello era molto attivo, ma tutto quello che c’era al di fuori di lui sembrava immobile: Cripplemaker e il palco dei dignitari delle altre tribù e degli ambasciatori, gli altri tavoli, la folla e il cordone delle guardie, il vecchio guerriero, perfino le figure coprofaghe sulla sua armatura. Tutto era immobile o si muoveva nell’aria con la lentezza di uno sciroppo che sta cadendo al rallentatore: la folla che si arrampicava sulla schiena delle sentinelle, le loro urla simili a infrasuoni troppo bassi per essere uditi. Axxter continuava a pensare velocemente, mentre intorno a lui tutto era fossilizzato.
Lo sapevano. Da sempre. La DeathPix sapeva tutto, adesso lo capiva. Sapeva che stava infiltrandosi nei loro affari; da chi potevano averlo saputo? Forse da Lauren della Piccola Luna in cambio di qualche bonus oppure di una piccola somma di denaro. O forse si trattava di qualcuno dello staff di Cripplemaker, che lavorava per conto della DeathPix con il compito di tenere ogni cosa sotto controllo.
Quindi, tutto quello che la DeathPix aveva dovuto fare, era stato modificare il segnale d’animazione e sovrapporlo a quello per cui lui aveva pagato. Avevano unto una bella sommetta alla Piccola Luna per il lavoretto e quello era bastato. Proprio una bella sorpresina per lui e la Folla Devastante. Una sorpresa che aveva fatto andare il sangue alla testa alla tribù, visto che ogni riferimento omosessuale era tabù tra quei muscolosi guerrieri. Faceva saltare loro i nervi ed era certo sufficiente a far saltare anche la testa di Axxter.
Confusamente, attraverso l’immagine congelata intorno a lui, vide le guardie, che con i visi trasfigurati dalla rabbia, rompevano le file e si disperdevano tra la folla che fino a quel momento avevano trattenuto.
Merda, la spia avrebbe potuto essere chiunque e ovunque. Una corporazione potente come la DeathPix ha sostenitori da ogni parte, come un ragno che siede al centro della propria ragnatela aspettando di avvertire uno strattone su quella seta. Era proprio stato un pazzo a esporsi a un rischio che non era nemmeno riuscito a calcolare esattamente. Aveva creduto alla fortuna e a quanto lui se la meritasse. Aveva pensato che fosse davvero arrivato il suo grande momento. E quando si incomincia a credere una cosa simile, è facile convincersi di essere intoccabili e che non ci si deve preoccupare di nulla.
Ma forse la fortuna non aveva avuto niente a che fare con quel lavoro. Quel pensiero fu come un fulmine a ciel sereno. Forse era stata una mossa della DeathPix fin dall’inizio. Era da un po’ di tempo che non fottevano nessuno, che non riuscivano a vendicarsi di nessuna intromissione nei loro affari. Era segno di ottima organizzazione dare qualche buona lezione ogni tanto, ricordando a tutti i liberi professionisti quali fossero le conseguenze nel caso in cui avessero tentato di fregare loro dei clienti. Serviva a tenere tutti occupati nei propri miseri tran-tran quotidiani, sempre alle prese con teppisti da due soldi che bisognava rincorrere per essere pagati, e quindi sempre ben lontani dal terreno della DeathPix. Avevano organizzato il tutto per fregare qualche povero scemo che si trovava sul muro; e senza dubbio, la voce sarebbe girata molto velocemente.
Cripplemaker era coinvolto in questa manovra? Era l’uomo di punta del piano? Poteva darsi, poteva darsi. Una muraglia di visi rabbiosi si stava avvicinando con passo glaciale al Generale, che si guardava intorno. Era in piedi sulla sedia e aveva i lineamenti del viso sfigurati: sembrava che le tempie potessero scoppiargli da un momento all’altro, schizzando sangue in ogni direzione. Stava urlando qualcosa, ma Axxter non riusciva a sentire cosa, nel rombo sordo che aveva nuovamente riempito la tenda. Se davvero Cripplemaker fosse stato coinvolto, la sua abilità nel nasconderlo era ammirevole: sembrava sinceramente furioso, mentre lo indicava con un dito vibrante e incitava la folla alla vendetta.
Era tutto così chiaro adesso. Come avevano fatto a fotterlo. Qualche dettaglio gli sfuggiva ancora, per esempio chi impugnava la lama che vedeva scintillare vicino a lui. I pensieri fluttuavano sopra la sua testa e su tutta quella scena, sfiorando la sommità della tenda. Senza nemmeno rendersene conto, scoppiò in una risata isterica, un urlo folle che gli scosse la mascella e gli fece vibrare i denti.
Quel povero scemo, il vecchio guerriero piangente, era stato travolto dalla marea della folla. Le persone infuriate più vicine a lui gli si erano lanciate contro, un vortice nel mezzo di un’onda, che avanzava con l’intenzione di strappargli di dosso quell’armatura offensiva. Il biofoglio e la pelle furono lacerati e il guerriero perse del sangue. Axxter ne fu dispiaciuto: non era colpa di quel vecchio. Molto meno di quanto non fosse sua. Il vecchio era stato una pedina usata per fregare un’altra pedina. Aveva speso un sacco di tempo all’ospedale della Folla Devastante per farsi innestare la nuova armatura. Non ci sarebbe stato alcun rimedio per il suo vecchio cuore spezzato.
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