— Ecco. — Il Generale sistemò una fila di documenti in uno dei contenitori di metallo sulla scrivania. — Che male al culo! — Ancora quel sorriso sul suo viso rosa. — Non puoi credere alla quantità di lavoro che devo fare.
Axxter fece un piccolo rumore con la bocca. — Già, dev’essere dura. — Chi è questo qui? Dev’essere stato inviato dall’unità delle fighettine della Folla Devastante. Non sarà facile escogitare qualcosa di duro per un tipo così deboluccio e mite.
— Un goccio? — E tirò fuori una bottiglia dall’ultimo cassetto della scrivania. Il Generale Cripplemaker faceva dondolare due bicchieri con l’altra mano.
— Certo… grazie. — Axxter sorseggiò con cautela. Un leggero calore gli scese lungo la gola. Ne fu deluso: aveva bevuto roba più forte quando si trovava ancora sull’orizzontale. Bevve ancora e si appoggiò allo schienale della sedia.
— Già, un attimo di calma. — Cripplemaker si allungò sulla sedia e appoggiò il bicchiere sullo stomaco. — Sai, Axxter… o meglio, Ny, esatto? Bene, sai Ny, io voglio che tu ti avvicini a questo lavoro in modo… rilassato. Capisci cosa voglio dire? — Bevve metà del liquore e gesticolò col bicchiere facendosi cadere il liquido rimasto sulla mano. — So che a volte la gente diventa un po’… nervosa quando si trova in una situazione simile.
Axxter si strinse nelle spalle. — Già… be’…
Il Generale mise una cartelletta sulla scrivania. — Mi è stata data una documentazione completa. Su di te , Ny — e sbatté ancora gli occhi sorridendo. — Questo è un passo importante per te, non è vero? Voglio dire, queste piccole tribù di stronzetti ti hanno dato filo da torcere in passato.
Il calore gli era arrivato allo stomaco e si dipanava lungo la spina dorsale. — Oh, qualcuno non era poi così male. — Axxter bevve ancora. Il Generale prese la bottiglia e versò ancora.
— Bene, noi tutti dobbiamo cominciare in piccolo, vero? Mi ricordo… è da molto che sto con la Folla Devastante, sai. — Il suo sguardo oltrepassò Axxter e si perse nel vuoto, meditabondo. — E ancora prima stavo coi vecchi Danze e Rumori… ero stato reclutato personalmente da uno dei fratelli dei Barattoli. — Bobo in persona… che personalità aveva! — Gli occhi umidi del Generale brillarono. Con una mano se li asciugò entrambi.
Merda. Imbarazzato, Axxter guardò il fondo del suo bicchiere vuoto. Per la prima volta notò le rughe sul piccolo viso rosa dell’uomo, una fine ragnatela dietro agli occhiali. Quel povero vecchio… da che razza di gente mi ha mandato Brevis? I Danze e Rumori… il vecchio Bobo… i Barattoli… storia antica… scarse possibilità di elaborarla per progettare dei simboli interessanti.
— Ti sto probabilmente annoiando. — Cripplemaker si riempì di nuovo il bicchiere. — I miei ardori di gioventù. — La sedia scricchiolò quando si girò per guardare Axxter. — Ti ho raccontato abbastanza. Torniamo agli affari. — Si sporse in avanti, appoggiando i gomiti sulla pigna di carte sulla scrivania. — Sai perché abbiamo voluto che tu venissi qui. Abbiamo visto un po’ del tuo materiale; pensiamo che tu possa avere quello che cerchiamo.
— Bene… farò del mio meglio.
— No, no; farai molto di più, Ny. Vogliamo che tu superi te stesso. Vogliamo qualcosa di grandioso.
Vecchio pazzo furioso. Che cazzate mi tocca sentire. — Cos’è questa merda? — Si rese conto di essere ubriaco. Incredibile! Non quanto fosse ubriaco, ma come avesse potuto diventarlo bevendo così poco. Come se quel liquore si fosse scatenato, una volta entrato nel suo corpo, e avesse liberato una sostanza volatile pronta a prendere fuoco. E, incredibilmente, egli aveva permesso che gli succedesse una cosa simile in un luogo come quello, tanto pericoloso. Con quelle tribù militari non si doveva scherzare, in nessun momento. Bisognava tenere all’erta tutte le difese, e comportarsi in modo tale da non causare nessun casino. Ma lui ce l’aveva messa tutta per cacciarsi esattamente nella situazione opposta. Perché non vado a farmi fottere ogni tanto? Quella era un’intossicazione di pericolo. Una pessima posizione in cui trovarsi. È incredibile: lo sai, eppure non sei riuscito a comportarti diversamente. — Voglio dire, cosa volete di preciso da me?
— Adesso, adesso. Calmati. Volevo solo creare un’atmosfera amichevole, a livello personale. Ma vedo che sei un tipo a cui non piace perdere tempo. Ammiro questa dote — Cripplemaker avvicinò la faccia a quella di Axxter. — Abbiamo intenzione di iniziarti con qualcosa di importante. Per vedere come te la cavi. Abbiamo bisogno di una nuova icona.
— Davvero? Di che tipo? Voglio dire… avete bisogno di qualcosa che debba andare bene a livello corporativo, cioè per tutta la Folla, oppure qualcosa solo per la vostra divisione? — Axxter faceva scorrere il bicchiere vuoto tra i palmi delle mani. Metà del suo cervello gli faceva muovere la bocca e l’altra metà cercava nel suo archivio del materiale adatto a quella situazione. — E stiamo parlando di un’insegna di battaglia? O di qualcosa per le parate formali? Materiale sanguinario, oppure destinato alle pubbliche relazioni? È molto diverso.
Cripplemaker incrociò le braccia sulla scrivania ed era così vicino ad Axxter che poteva sentirne il respiro. — Ny… vogliamo qualcosa di grosso. Vogliamo che tu ci prepari una nuova insegna di morte.
Bingo! Axxter chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale. La rabbia si trasformò in esaltazione. Soldi. Ecco, ce l’ho fatta. Da qualche parte nell’accampamento, smorzato dagli strati di tende, proveniva il suono di una banda militare, con i suoi tamburi e tromboni. Lui la prese per la sua fanfara personale. Sorrise: posso farcela, amico. Sei venuto dall’uomo giusto.
— Stiamo mandando in pensione il nostro megassassino. — Cripplemaker allargò le mani. — Si trova all’accampamento principale in questo momento: ci vuole parecchio tempo per smontare tutta quell’armatura e quelle protesi… Ah! Ho sempre pensato che sarebbe stato divertente togliere tutti quegli armamenti da battaglia e non trovare poi niente all’interno. Come se quell’enorme meccanismo si fosse mosso da solo, seminando terrore durante gli ultimi venti anni. Sì, da ben vent’anni è l’uomo di punta della tribù. Ed è stato molto in gamba; davvero un fottutissimo terrore. — Il Generale rovistò un po’ sulla scrivania poi allungò alcune foto ad Axxter. — Ecco, dai un’occhiata a queste. Visto che ormai sta per essere messo a riposo non c’è ragione per cui tu non le possa vedere.
Axxter prese le foto e le guardò. Qualcosa di enorme e nero, tanto largo quanto alto, che al posto degli occhi aveva dei puntini rossi: un megassassino. Ne aveva già visto uno in un filmato e gli era sembrato spaventoso, ma quello era del tutto diverso. I pannelli del torace erano aperti e lasciavano intravvedere all’interno l’icona della morte.
Un disegno un po’ banale, ma efficace, tipico della DeathPix, pieno di denti e pugnali. Ma, in fondo, non doveva essere il miglior disegno del mondo: era solo l’ultima immagine che gli avversali avrebbero visto prima che la loro testa venisse tagliata. Vedere quell’icona significava respirare gli ultimi secondi di una vita che sarebbe stata stroncata da una bieca inevitabilità; ecco il significato di quell’immagine. La paura che si provava vedendola doveva essere in qualche modo superiore alla paura di quello che sarebbe seguito.
Ma l’icona che stava guardando aveva ormai fatto il suo tempo. — Io penso… che sarò capace di darvi quello che volete. Qualcosa di davvero… speciale.
— Bene, molto bene. Sono felice di sentirtelo dire. — Il Generale tamburellò sulla scrivania, seguendo il tempo della musica lontana. — Anche il nuovo megassassino sarà qualcosa di speciale. Ho visto i progetti per i suoi congegni di guerra; il lavoro di chirurgia comincerà a giorni. Sarà un capolavoro, assolutamente invincibile. E noi vogliamo che porti la tua icona — Disse puntandogli un dito contro il petto. — La tua creazione sarà l’ultima cosa che un gran numero di persone vedrà prima di morire.
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