K.W. Jeter - L'addio orizzontale

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L'addio orizzontale: краткое содержание, описание и аннотация

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Nella letteratura gialla, si sa, c’è stato
di Raymond Chandier, e in fantascienza
di Leigh Brackett, che in Italia è stato tradotto, purtroppo, con un altro titolo. Sono metafore suggestive, un modo laconico per attirare la nostra attenzione su avventure disperate, forse ai confini del possibile, ma non per questo meno profondamente umane. È perciò che, giocando sulle parole, abbiamo deciso di tradurre letteralmente il titolo di questo romanzo di K.W. Jeter: una storia intensa che ci ricorda i maestri del cyberpunk e dove ogni azione, ogni personaggio sembra fare il doppio gioco, in un intrigo che si risolve solo alla fine. Jeter è più che una promessa della fantascienza, e non esitiamo a raccomandare L’addio orizzontale ai nostri lettori come una storia «diversa» , forte e insolita, ma credibile e senz’altro avvincente come un romanzo hard-boiled.

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— Divertente. Ma più carino… priii-ma.

— Oh. Ho capito. — Cancellò il cartone e riportò la stella. L’angelo scoppiò a ridere, battendo le mani.

Poi lo guardò, chinando il capo. — Perché?

— Che? Perché? Cosa?

Di nuovo: — Perché?

Si grattò la testa. — Vuoi dire… perché… riesco a farlo? È così? Di nuovo lo stesso sorriso e gli stessi occhi spalancati in risposta. — Be’, capisci, è il mio lavoro; è quello che faccio per vivere.

— Davvero?

Forse non era del tutto inutile; chi poteva dirlo? Avrebbe anche potuto capire. — Vedi, io sono un grafico. E così che mi guadagno da vivere. — Cosa ne potevano capire gli angeli? Apparentemente vivono solo di aria e sesso.

Spostò lo sguardo da lui alla stella che si muoveva sulla membrana, poi ancora a lui. — Grafico… cos’è?

Non sapeva bene come spiegarglielo, o almeno non sapeva da dove partire. — Dunque… ci sono alcune persone che vivono qui fuori sull’edificio. Sai chi sono le tribù militari? — Nessuna risposta. — Persone, uhm… grandi gruppi di gente. Oppure anche piccoli gruppi. Li hai visti senz’altro. Comunque, questi combattono tra loro. Combattono… sai cosa voglio dire? — Naturalmente no, idiota! — Dunque… a queste persone piace spaventarsi a vicenda mentre si combattono. E allora cercano di avere facce spaventose. — Merda. — Avrebbe benissimo potuto fischiare o abbaiare per quello che ne sapeva. Disperato, si infilò le dita agli angoli della bocca e tirò fuori la lingua, facendo una smorfia. — Yaaargh!

La risata di lei fu ancora più sonora di quella di prima; smontato, abbandonò quella strategia.

— Allora mi assumono — oppure assumono persone come me — per disegnare loro delle facce spaventose. E altre immagini che incutono paura. Ecco quello che fa un grafico. — Anche se la descrizione era stata piuttosto accurata, era un po’ umiliante pensare al proprio lavoro in quei termini. — E per farlo usiamo quel materiale — disse indicando il sottile metallo che le aveva trapiantato sulla membrana. — È quello che noi chiamiamo biofoglio.

— Carino.

— Già, molto carino. Ed è come pelle: per questo ho potuto usarla per ricostruire la tua membrana dove era stata lacerata. — Forse aveva già dimenticato ogni cosa. — E posso innestarla sulla vera pelle dei guerrieri, sai… la gente a cui piace combattere e spaventarsi a vicenda con strane facce. Ma il biofoglio non è vera e propria pelle; è metallo… be’… è soprattutto metallo con un substrato di polimero che ha una proprietà mimetica a livello molecolare. Così può adattarsi e trasformarsi in capillari e pseudotessuto nervoso; inoltre possiede doti immunitarie che gli impediscono di essere rigettato dal tessuto originale… — D’un tratto si rese conto dello sguardo interrogativo dell’angelo. — Già, giusto: non lo capisco bene neanch’io. È una tecnologia antichissima, che risale al periodo precedente la Guerra.

— Tu crei quelle immagini?

Egli annuì, sollevando la scatola che usava per programmare le immagini. — Posso spostare l’indice di rifrazione del biofoglio su base molecolare — deve proprio piacerti sentirmi blaterare, non è vero? Ti piace il suono della mia voce? D’accordo. È così che creo le immagini. Ma le persone per cui le faccio… potrebbero anche non pagarmi… non darmi il denaro ; dimenticarsene… se le immagini restassero permanentemente impresse sul biofoglio. Sai, loro devono pagare per il mio lavoro. Se potessero andarsene con le immagini, si limiterebbero a uccidere l’innestatore, tenendosi il lavoro. — Sfortunatamente era proprio vero. Non ci si poteva fidare dei guerrieri, con il loro disprezzo per tutte le altre forme di vita. Il sindacato dei grafici — e di tutti coloro che lavoravano per i guerrieri — si era adoperato per ovviare a questo problema. — Quindi il segnale che compone l’immagine che appare sul biofoglio dev’essere regolarmente trasmesso e ricevuto dal foglio, altrimenti non c’è nessuna immagine, solo una serie di puntini che si muovono senza senso. Io decodifico il segnale e lo invio al Consorzio della Piccola Luna — quelli che non operano sulla luna vera e propria, ma su lune più piccole e vicine a noi. E fino a quando i guerrieri mi pagano per il mio servizio io pago il consorzio per trasmettere il segnale che forma le immagini, in modo che queste continuino ad apparire. È così che funziona.

Non si aspettava che lei avesse capito. Perlomeno, era stata tranquillamente seduta — più o meno, perché spesso il suo sguardo era scivolato verso il cielo. Capì che il fascino della sua voce era ormai svanito. Le aveva tenuto una lezione insignificante, incomprensibile.

Lei saltò giù dal tavolo: in punta di piedi si avvicinò al bordo della piattaforma, mentre il vento muoveva la sua membrana. — Ciao — gli disse. — Addio. Ci vedremo qui intorno.

Ecco. Quel pensiero lo rattristò. Per un attimo l’attenzione dell’angelo era stata rivolta solo a lui, a null’altro. L’ho vista, quella grazia è stata per un po’ con me… io non la scorderò mai, mentre probabilmente lei mi ha già dimenticato.

Il sole passò sul tetto dell’edificio lasciando la piattaforma nell’ombra. Con lo sguardo seguì l’angelo allontanarsi, fino a quando divenne una figura piccolissima e lontana dall’edificio.

Un ultimo raggio di sole cadde sulla nuova pelle metallica dell’angelo e il suo riflesso di fiamma colpì gli occhi di Axxter.

5

— Dimenticati quei rottinculo! Non sono altro che carne morta! Chi ne ha bisogno?

Non aveva mai visto Brevis in quello stato. Nella sua immagine, Axxter osservò i lineamente eccitati del suo agente. — Io credevo che noi ne avessimo bisogno. Ecco perché li sto cercando.

— Sono patate, ragazzo… capisci quello che ti dico? — Brevis gli agitò la mano davanti alla faccia. — È arrivato il momento. Come ti avevo detto. Davvero un grosso affare. Non dovrai più correre dietro a dei buffoni per racimolare qualche lira. Questo è il grande colpo, Ny… ti avevo detto che sarebbe arrivato anche per te.

Axxter era seduto a gambe incrociate nel suo bivacco e si fregò gli occhi. Che diavolo di modo d’essere svegliato, con Brevis che gli starnazzava dietro in quel modo; be’, almeno quella volta l’agente aveva usato i suoi soldi per comunicare… magra consolazione. E oltretutto stava borbottando qualcosa sull’abbandonare la ricerca dei Violenza, che aveva inseguito per giorni. E proprio quando stava ormai per acciuffarli… ora che li sentiva vicinissimi. — Allora, cosa sarebbe questo grande affare?

Il viso di Brevis divenne più grande, come se riuscisse ad avvicinarsi e entrare nei fili dei servizi di comunicazione dell’edificio. — La Folla ti vuole.

Un attimo di pausa. — Cosa? — Si picchiettò le orecchie: doveva esserci stata un’interferenza. — Hai detto la Folla? Come la tribù dei Folla Devastante?

— Già, già… forza, chi diavolo se no? — Brevis non riusciva a stare fermo, sempre più eccitato. — Ti ho detto che si trattava di un grosso affare.

— Cristo! — Be’, che io sia dannato, come qualcun altro aveva detto di recente. La tribù militare numero due su tutto l’edificio — quella destinata a diventare in breve la numero uno, se le informazioni di Guyer erano corrette. E anche se non fossero diventati i numeri uno, vincendo gli Amalgama che erano dei veri barbari, avrebbero continuato a essere fondamentali per mantenere gli equilibri di potere, protraendo una situazione che durava ormai da un paio di decenni sul Cilindro. Accidenti… Axxter avvertì la parte più ingorda del suo cuore assaporare i possibili guadagni… far parte della Folla, con i suoi enormi conti correnti, i territori controllati, proprietà e collaborazioni con altre tribù, anche se minori… tutte le alleanze, le fedeltà, i matrimoni misti, i tributi, le estorsioni… facevano parte dell’organizzazione che l’Amalgama si era data per mantenere il potere che deteneva ormai da molto tempo. ’Fanculo; al solo pensiero Axxter si sentì stordito. Chi se ne frega di chi sarà il vincitore? Se mai ci sarà un vincitore. Avvicinarsi ai piaceri d’alto bordo, ai soldi… avvicinarsi alla vera e propria fonte, invece di arrabattarsi sulla superficie del Cilindro, dove giungono solo le briciole ormai passate di bocca in bocca. Non sarei più uno stupido libero professionista alla ricerca della grande occasione. Avrei un contratto considerevole ; guadagnerei considerevoli somme di denaro per i servigi offerti a una tribù considerevole, proprio come tutti i contraenti considerevoli…

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