Ma si trovava nel Constellation Club, non su Averno. Strinse con forza il bicchiere fra le mani. Intuì che Sidney lo osservava. Disse a voce bassa: — Quella notte… durante quel lungo volo in una visione aliena… con una pazza che mi puntava il fucile alla schiena, con Averno paralizzato, mentre davo la caccia a un uomo che aveva inventato nuove leggi da infrangere, ci fu un momento in cui fui costretto a guardare con stupore la struttura della mia stessa mano… Fu quello il momento in cui non ebbi scelta, in cui seppi cosa accadeva.
— Quando vidi Aaron — disse Sidney con semplicità — seppi che doveva essere accaduto qualcosa di straordinario.
— Aaron… Mi avrebbe dato la caccia per tutta la vita, se non avessi lasciato andare il Mago. E quello che lui insegue finisce per andare da lui.
— Non è più qui — sospirò Sidney. — L’hanno trasferito al sud.
— Lo so. L’ho tenuto d’occhio.
— Gli hanno affidato il comando di una stazione di polizia. Per cui non capita spesso che veda lui o la Regina di Cuori. Dice che è stato trasferito per colpa vostra: avete esagerato con gli encomi.
Jase scosse la testa. — Non saranno mai sufficienti, non basteranno a far dimenticare loro che quando mi sono rifiutato di presentare accuse formali contro il Mago, lui mi ha spalleggiato totalmente. Rimarrà quest’ombra, nel suo stato di servizio. L’UIGLM sa che durante quel volo è successo qualcosa di più della solita routine, ma non vuole sentirsi dire che cosa. Un direttore di Averno che perde la bussola può essere accettabile, ma un poliziotto terrestre con uno stato di servizio impeccabile che lo spalleggia in tutto e per tutto non può essere spiegato facilmente. Per quanto lo abbia elogiato, loro vedono solo che gli elogi provengono da me.
— Anche voi avevate uno stato di servizio impeccabile — ribatté Sidney.
— Fino a quando non ho pronunciato una parola di sei lettere. È buffo come quella parola renda nervosa la gente. — Si sciacquò dalla gola l’amarezza, con una sorsata di birra, e si ritrovò ad ascoltare ancora la musica del Mago. — Non la smette mai?
— Sono stupito che non si accorga della vostra presenza.
— Dovunque vada — brontolò Jase — mi tocca ascoltare la loro musica. Trovo un cesso di bar piccolo e buio, mai spazzato dalla nascita del GLM, che non riconoscerebbe la luce del sole se entrasse: qualcuno accende la tele, ed eccoli lì. I Nova.
Sidney sorrise. — L’occasione di fermarli l’avete avuta. Li avete resi famosi, permettendo loro di continuare la tournée.
— Lo so. E anch’io avrei potuto essere un eroe… inseguendo pericolosi criminali con la spaziolancia, riportando tutti quanti su Averno… l’UIGLM mi avrebbe mandato mazzi di fiori e una targa ricordo.
— Sarebbe stato più facile per voi — disse gentilmente Sidney.
— Quando l’avessero piantata di darmi medaglie e ridermi dietro a causa di Bach, mi avrebbero lasciato lì seduto per altri dieci o vent’anni. Direttore di Averno, senza via d’uscita. Mi piace il profumo della terra…
— Aaron e la Regina di Cuori e il Mago mi hanno raccontato a spizzichi cosa accadde quella notte — disse Sidney, prendendo altri due bicchieri. — Mi sembra un racconto sconclusionato. Forse, senza tener conto della visione del Mago sembrerà sempre sconclusionato. Ma continuo a non capire perché, di tutta la gente che c’era al mondo, abbiate fatto venire lassù proprio Aaron, in quel momento preciso e con motivazioni così vaghe. O come mai abbiate collegato la Regina di Cuori a Michelle Viridian. O da dove sia spuntato il dottor Fiori, proprio al momento giusto per tirar fuori Terra dalla sua cella. Eravate un uomo molto occupato. Come mai avete badato tanto a un particolare così insignificante come una ricevente guasta?
— Avete mai avuto premonizioni?
— Ho la premonizione che stiate per raccontarmi una lunga storia.
— Avete tempo?
— Tempo, e birra.
— Tutto è cominciato — disse Jase — con una poesiola infantile.
Prima che terminasse le pareti del club avevano cambiato colore due volte, e sul banco c’era una piramide di bicchieri vuoti. Il Constellation Club, all’occhio di Jase, rappresentava la terra al più alto grado di armonia e civiltà. Persino la musica del Mago, dovette ammettere, poteva sembrare piacevole a qualcuno.
— Dio del cielo — disse Sidney, incredulo. — Volete dire che avrei potuto ritrovarmi lassù a suonare Bach per una flotta di spaziomobili in modo che potessero catturare il Pianto volante ?
— Vi volevamo proprio per questo. Fortunatamente, la visione del Mago finì e lui tornò indietro prima che voi arrivaste ad Averno.
— Ecco allora cosa avete visto, la vostra premonizione di un disastro: Terra Viridian evasa da Averno. — Batté leggermente le palpebre, alzò un bicchiere vuoto, poi trovò quello giusto. — Adesso ricordo. Anche il Mago ebbe una premonizione.
— Altro che! Quando?
— La notte precedente la nostra prima conversazione. Lui era qui e suonava il piano. Per ore. Non l’avevo mai visto in uno stato simile. Non si fermava mai, non parlava… Più tardi disse che, mentre suonava, vedeva Averno orbitare… Una cosa molto bizzarra.
Jase emise un brontolio. Sentì che i piacevoli fumi della birra gli abbandonavano piano piano il cervello, lasciandolo alla deriva nelle ore piccole, senza riposo e con la barba lunga, con addosso gli stessi vestiti sporchi che portava da 7 mila chilometri. Spostò a malincuore lo sguardo dagli ottoni lustri e il legno tutt’attorno al palco dove il Mago suonava ancora.
— Quindi di solito non si comporta così? Non passa ore intere a suonare.
— No.
— Lo sta facendo adesso.
Sidney si mosse a disagio sullo sgabello. — Sono le cinque passate — disse sorpreso.
— Guardava Averno orbitare?
— È quello che ha detto.
Tutt’e due osservarono il Mago, che si muoveva instancabile, aggrottando lievemente le sopracciglia per concentrarsi, o come qualcuno tutto preso da un sogno avvincente. Jase disse a caso: — Forse gli piace semplicemente suonare il piano.
Sidney raccolse fra le dita dei bicchieri vuoti, li sollevò in aria e li lasciò cadere. Jase sobbalzò al fracasso. Nonostante ciò gli occhi del Mago non ebbero nessuna reazione.
— Signor Restak! — gridò Jase, pregando che la testa del Mago sobbalzasse, che le sue dita inciampassero sui tasti. Il Mago, sordo come un ologramma, rimase impassibile.
— Potrebbe essere qualsiasi cosa — mormorò Sidney. — Potrebbe essere…
— Potrebbe essere qualsiasi cosa — disse Jase in tono sinistro — tranne che per un piccolo particolare. Io mi trovo qui.
Sidney gli lanciò un’occhiata. Si alzarono contemporaneamente. Sul palco, in piedi ai lati del Mago che continuava a suonare, erano ancora fuori del suo campo visivo periferico. Sidney toccò il Mago, lo chiamò per nome. Finalmente, con gentilezza, Jase allungò la mano e gli afferrò la sinistra nel bel mezzo di un arpeggio, staccandola dalla tastiera.
— Signor Restak.
Anche la destra si arrestò. Il Mago sollevò su Jase lo sguardo, pallido, ansante, mostrando la stessa sorpresa di chi viene bruscamente strappato da un sogno, non ancora sveglio del tutto.
— Ci guarda orbitare — disse.
FINE