Clifford Simak - L'aia grande
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- Название:L'aia grande
- Автор:
- Издательство:Gamma
- Жанр:
- Год:1966
- Город:Milano
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Taine non sentì altro; si era già addormentato prima di toccare il sedile.
Si risvegliò nel suo letto e giacque tranquillo a guardare i disegni delle cortine nella camera fresca e quieta.
Era bello, pensò, risvegliarsi in una stanza che conosci… in una stanza che hai conosciuto per tutta la tua vita, in una casa che è stata la casa dei Taine almeno per un centinaio di anni.
Poi lo colpì il ricordo e scattò a sedere di colpo.
E adesso sentiva… sentiva l’insistente mormorio fuori della finestra.
Saltò giù dal letto e scostò una delle cortine, sbirciando all’esterno. Vide il cordone di militari arginare la folla che aveva invaso l’area posteriore alla sua casa e a quelle dei vicini.
Lasciò ricadere la cortina e cominciò la caccia alle sue scarpe, per il resto era ancora del tutto vestito. Evidentemente Henry e Beasly, si disse, l’avevano scaricato sul letto così com’era, togliendogli soltanto le scarpe. Ma non riusciva a ricordare assolutamente nulla. Doveva essere morto al mondo non appena Henry lo aveva messo sulla macchina.
Trovò le scarpe sul pavimento ai piedi del letto e sedette per infilarle, mentre il suo pensiero correva a quel che avrebbe dovuto fare.
Avrebbe dovuto trovare abbastanza benzina per fare il pieno al camioncino e riporvi su anche un paio di bidoni; e poi doveva prendere con sé anche del cibo e dell’acqua e magari anche il suo sacco a pelo. Non sarebbe tornato indietro finché non avesse ritrovato il suo cane.
Infilò le scarpe e le allacciò, poi si recò nel soggiorno. Qui non c’era nessuno, ma udì delle voci provenire dalla cucina.
Guardò fuori dalla finestra: il deserto era sempre lì, immutato. Il sole, notò poi, era salito più in alto nel cielo ma sull’aia era ancora mattino.
Guardò l’orologio, erano le sei. Le sei del pomeriggio: se ne accorse ricordando il cadere dell’ombra quando aveva sbirciato dalla finestra della camera da letto. Con un senso di colpa, si rese conto che doveva aver dormito quasi dodici ore: non avrebbe voluto dormire tanto a lungo. Non avrebbe voluto lasciare Towser là fuori tanto a lungo.
Si diresse in cucina e vi trovò tre persone… Abbie e Henry Horton e un tizio in tenuta militare.
— Eccoti qui — strillò allegramente Abbie. — Ci stavamo chiedendo quando ti saresti svegliato.
— C’è del caffè pronto, Abbie?
— Ma sì, ce n’è una pentola piena. E ti preparo subito qualcosa d’altro.
— Un po’ di pane tostato — rispose Taine. — Non ho molto tempo. Devo andare in cerca di Towser.
— Hiram — interloquì Henry. — Questo è il colonnello Ryan della Guardia Nazionale. Fuori ci sono i suoi ragazzi.
— Sì, li ho visti dalla finestra.
— Necessario — disse Henry — assolutamente necessario. Lo sceriffo non ce l’avrebbe fatta da solo. La gente è arrivata di corsa e avrebbe sfasciato tutto. Così ho chiamato il governatore.
— Taine — interruppe il colonnello. — Segga. Voglio parlarle.
— Certamente — disse Taine e prese una sedia. — Spiacente d’aver tanta fretta, ma ho perso il mio cane là fuori.
— Questa faccenda è assai più importante di qualunque cane — affermò il colonnello con aria tronfia.
— Be’, colonnello, questo dimostra soltanto che lei non conosce Towser. È il cane migliore che io abbia mai avuto, e sì che ne ho avuti. L’ho tirato su fin da cucciolo e per tutti questi anni è stato un ottimo amico.
— Va bene — interruppe il colonnello — è un suo amico. Però io devo parlarle.
— Siediti e parla un momento — disse Abbie a Taine. — Io ti preparo intanto qualche frittella e Henry ha portato un po’ di quelle nostre salsicce fatte in casa.
La porta sul retro si aprì e Beasly entrò barcollando, accompagnato da un terrificante fragore metallico; trasportava con una mano tre bidoni da benzina vuoti della capacità di circa venti litri e altri due con l’altra mano. Quando si muoveva i bidoni ballonzolavano e si urtavano tra loro.
— Ehi, che sta succedendo? — gridò Taine.
— Stai calmo un momento — gli rispose Henry. — Tu non hai idea dei problemi che abbiamo. Volevamo far passare di qui una cisterna di benzina ma non è stato possibile; abbiamo tentato di buttar giù un pezzo della cucina per farlo passare, ma non abbiamo…
— Avete fatto cosa?
— Abbiamo tentato di buttar giù un pezzo della cucina — ripeté in tono calmo Henry. — Non puoi mica far passare attraverso una normale porta uno di quei grossi carri cisterna. Però quando abbiamo tentato abbiamo scoperto che tutta la casa è rivestita con lo stesso materiale che hai usato giù nello scantinato. Roba che se gli vai addosso con l’ascia è l’acciaio che si rovina.
— Ma, Henry, questa è casa mia e nessuno ha il diritto di farmela a pezzi.
— Accidenti — disse il colonnello. — Quello che voglio sapere, Taine, è che cos’è quella roba che non siamo riusciti a rompere!
— Calmati un momento, Hiram — ammonì Henry. — Abbiamo un nuovo grande mondo che ci aspetta là fuori.
— Non sta aspettando te né nessun altro — gridò Taine.
— E noi dobbiamo esplorarlo e per esplorarlo abbiamo bisogno di una bella riserva di benzina. Così, dal momento che non possiamo usare una cisterna, mettiamo insieme quanti più bidoni sia possibile dall’altra parte e poi facciamo passare di qui un condotto.
— Ma, Henry…
— Vorrei che tu la smettessi di interrompermi e mi lasciassi dire — osservò severo Henry. — Non puoi nemmeno immaginare i problemi logistici che dobbiamo affrontare. Siamo incastrati dalle dimensioni di quella porta; dobbiamo portare là fuori delle provviste e dei mezzi di trasporto. Macchine e camion non saranno un problema: possiamo smontarli e portarli di là a pezzi. Invece sarà un guaio con gli aerei.
— Ascolta un po’ me, Henry. Nessuno farà passare di qui un aereo. Questa casa è della mia famiglia da almeno un centinaio d’anni e adesso è mia e ho dei diritti io e tu non puoi venir qui a fare il prepotente e a farmi passare la roba dentro casa.
— Però — disse Henry in tono lamentoso — abbiamo davvero bisogno d’un aereo. Quando hai un aereo puoi andare assai più lontano.
Beasly attraversò la cucina sbatacchiando i suoi bidoni ed entrò nel soggiorno.
Il colonnello sospirò. — Speravo, signor Taine, che avrebbe capito com’è la questione. Secondo me è molto chiaro che è suo dovere di patriota cooperare con noi in questa faccenda. Il governo, naturalmente, potrebbe esercitare il diritto di pubblico interesse ed espropriare la casa, ma non vorrebbe arrivare a tanto. È ovvio che io sto parlando soltanto in via ufficiosa, ma penso sia opportuno dirle che il governo preferirebbe arrivare a un accordo amichevole.
— Dubito che il diritto di pubblico interesse possa essere applicato — rispose Taine bluffando, senza saper nulla sull’argomento. — Se non sbaglio, si applica alle costruzioni e alle strade che…
— Questa è una strada — affermò perentoriamente il colonnello. — Una strada che attraverso la sua casa conduce a un altro mondo.
— Prima di tutto — dichiarò Taine — il governo dovrebbe dimostrare che è di pubblico interesse e che il rifiuto del proprietario di rinunziare al suo costituisce una interferenza nella procedura governativa e…
— Credo che il governo — affermò il colonnello — possa provare il pubblico interesse.
— Credo che farò meglio a cercarmi un avvocato — rispose irato Taine.
— Se proprio lo vuoi fare — si offerse Henry, sempre servizievole — e vuoi trovarne uno buono… e suppongo di sì… sarò lieto di raccomandarti uno studio che, ne sono sicuro, potrà difendere i tuoi interessi nel modo migliore ed essere, nello stesso tempo, di un costo abbastanza equo.
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