Un secondo prima di allontanarsi dalla finestra, Janas vide arrivare da Flagstaff il battello turistico settimanale, che, prima di atterrare sulla pista principale, compiva un ampio giro panoramico su Central, per dar modo ai passeggeri di avere dall’alto una visione complessiva della città della CNS. Mentre il grosso scafo si posava sulla pista, Janas si sforzava di scacciare una domanda insistente: nell’avvenire, i turisti sarebbero venuti ancora ad ammirare il Grande Abisso dell’Arizona?
“Stai invecchiando” pensò Janas tra sé, mentre il cameriere gli portava il succo di frutta e il caffè. “Si sente che hai un secolo sulle spalle: devi reagire!”.
Finito di bere il caffè, dopo aver acceso la prima sigaretta della giornata, Janas riesaminò la struttura della Compagnia di Navigazione Solare. Su un pezzo di carta scrisse i nomi di tutte le persone attraverso le quali era passato l’ordine inviato da Altho Franken alle navi spaziali della CNS, perché dessero il loro appoggio alle forze della Confederazione.
In cima alla piramide c’era Altho, il presidente. In teoria, Franken avrebbe dovuto rispondere dei suoi atti davanti al Consiglio di Direzione; in realtà, però, era libero di fare come voleva, purché dimostrasse che le sue azioni rispondevano all’interesse della Compagnia. Dato che, attualmente, il Consiglio era composto in larga parte di parenti e sostenitori di Altho, non c’erano speranze di metterlo in difficoltà, da quel lato. Comunque, era una possibilità da tener presente.
Al di sotto di Franken, c’era una serie di vice-presidenti, dodici in tutto, responsabili ognuno di un settore della Compagnia. Il più importante di questi, almeno secondo Janas, era il vice-presidente del Settore Operazioni, Bilthor Franken, fratello maggiore di Altho, che Janas conosceva appena. Era, così almeno gli avevano detto, un uomo onesto, un lavoratore indefesso, privo di immaginazione, che obbediva senza fare troppe domande agli ordini del dinamico fratello minore. Subito dopo, veniva Jarl Emmett, del Controllo Operazioni, che badava alla realizzazione pratica delle decisioni e degli ordini di Bilthor Franken. Quando era partito l’ordine di appoggiare la Confederazione, Emmett ne era stato informato, ma non aveva potuto far niente per fermarlo.
Il Settore Operazioni regolava le attività delle flotte spaziali della CNS, badava che il programma delle astronavi fosse eseguito e che le mete delle varie unità fossero rispettate. Un contrordine eventuale sarebbe dovuto passare proprio attraverso il Settore Operazioni, per quanto Emmett non avesse potuto impedire l’emanazione degli ordini di Altho.
In poche parole il problema era questo: per impedire che la CNS desse il proprio appoggio effettivo alla Confederazione, Emmett, Janas e gli altri dovevano:
1) Tenere sotto controllo Altho Franken e suo fratello Bilthor.
2) Costringerli a firmare un nuovo ordine con precedenza assoluta, che scavalcasse il Consiglio di Direzione.
3) Controllare che il contrordine fosse trasmesso al calcolatore Operazioni.
“Semplicissimo!” pensò Janas, con un sorriso.
Era quasi mezzogiorno quando Janas si alzò da tavolino, raccolse i fogli e li gettò nel disintegratore. Non senti il “puff” di conferma che i fogli erano stati distrutti, ma sul momento non ci badò. Si fece la barba, indossò un’uniforme nuova e scese al bar.
La tavola calda era affollata di turisti scesi allora dal battello che aveva visto poco prima, ma Janas riuscì a trovare un angolo tranquillo dove sistemarsi. Infilò la scheda Preferenza Gusti nel menù e aspettò che lo schermo si accendesse e cominciasse a sfilare la lista dei piatti del giorno. Notò che non c’erano i fiori carne di Raman, che lui avrebbe voluto ordinare; probabilmente era colpa della guerra, che limitava le importazioni di diversi prodotti. Alla fine ripiegò su un classico roast-beef terrestre.
Una cameriera molto graziosa gli servi l’aperitivo subito dopo che il menù gli aveva restituito la scheda PG. Lui la ringraziò, si accomodò sulla seggiola, e decise di non pensare ad altro che al bicchiere di vermouth che aveva in mano.
Il pranzo fu servito con simpatica sollecitudine. Dopo avere ancora una volta ringraziato la bella cameriera, Janas si chinò sul piatto fumante che aveva davanti. Aveva una gran fame.
Era così intento a mangiare che, a tutta prima, non si accorse dei due sconosciuti che si erano avvicinati al suo tavolo.
«Il comandante Janas?»
Janas alzò gli occhi e si trovò di fronte un giovanotto bruno, con una faccia vagamente familiare. A sinistra del giovanotto c’era una ragazza bionda, alta, ben fatta e molto carina: e subito gli venne in mente un nome: “Rinni”.
«Vi spiace se ci sediamo al vostro tavolo, comandante?» chiese la ragazza.
Dopo un secondo di esitazione, Janas rispose: «Prego.»
«Grazie» risposero i due, accomodandosi. Per un momento, nessuno parlò.
Visti da vicino, Rinni e Gray, i due ballerini Paraseleni che aveva ammirato da “Eddie’s” due sere prima, formavano una bella coppia: erano identici a come apparivano sulla scena, benché ora fossero vestiti: ammesso che gli indumenti terrestri si potessero chiamare vestiti.
Rinni portava una camicetta priva della parte anteriore, un vezzo di perle a vari giri, una gonna lunga cinquanta centimetri e un paio di stivaletti. I capelli biondi erano pettinati molto alti sulla testa, a forma di cono. Gray indossava il solito abbigliamento terrestre: un completo attillatissimo azzurro e oro, un berretto dorato e stivali celesti, a punta.
«È inutile che vi presentiate» disse Janas, fra un boccone e l’altro. «Vi conosco già.»
I due si scambiarono una rapida occhiata.
«Vi ho visti l’altra sera, da “Eddie’s”» spiegò Janas.
«Oh» disse Rinni, e le labbra rosse formarono un circolo perfetto.
«Vi è piaciuto lo spettacolo?» chiese Gray.
«Bellissimo» disse Janas, sorridendo. «Voi, però, non siete di Odino.»
«No, non siamo di Odino» disse Rinni, e la voce di lei gli ricordò il trillo dei campanelli di Rama, mossi dal vento, in un piccolo tempio protetto dagli alberi. «Siamo terrestri, ma io sono cresciuta su Telemaco. Mia madre proveniva da lassù.»
«Telemaco è nella Nebulosa Centrale» disse Gray «a circa...»
«Lo so» disse Janas «a circa diciotto anni-luce da Odino, verso il centro della Galassia.»
«Siete stato a lungo nella Nebulosa?» chiese Gray.
Janas accennò di si.
Nuovo silenzio.
«Cosa volete?» chiese alla fine Janas, scandendo le parole. I due, era chiaro, non erano semplici turisti, come volevano far credere. Erano venuti con la gita organizzata, ma, in realtà, erano arrivati fin li per incontrare lui. Perché?
Rinni apri di scatto la borsa che portava a tracolla. Dentro apparve un noiser di tipo militare, con la lampada spia accesa. Janas annui.
«Siamo entrambi registrati come terrestri, di professione ballerini» spiegò Rinni, con voce decisa. «Andiamo e veniamo a nostro piacere, senza che nessuno ci faccia domande. Il mese scorso, a Ginevra, abbiamo dato uno spettacolo davanti al presidente.»
Gray fece una smorfia e Janas non ebbe difficoltà a capire perché. Herrera, tra l’altro, era noto perché gli piacevano le belle donne.
«E voi siete agenti della Lega dei Mondi Indipendenti, vero?» disse Janas lentamente, nel tono di chi fa una constatazione, più che una domanda.
«Si» rispose Rinni.
«E che cosa volete da me?» ripeté Janas.
«Sappiamo chi siete, comandante» disse Rinni. «E sappiamo anche perché siete tornato sulla Terra.»
«Bravi!» disse Janas, sforzandosi di nascondere la propria irritazione, nel vedere quanta gente si occupava dei fatti suoi. Ma più forte dell’irritazione era la diffidenza verso i due giovani. Quei due volevano qualcosa da lui, e sapeva perfettamente che cosa: ma Janas non aveva la minima intenzione di lasciarsi coinvolgere nel gioco di un’altra fazione. Ne aveva già abbastanza dei problemi della CNS.
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