Richard Meredith - Il cielo era pieno di navi

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Il cielo era pieno di navi: краткое содержание, описание и аннотация

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Che cosa bolle ai confini della Galassia? Si parla di stragi “locali” e rappresaglie “limitate” su lontani pianeti come Odino, Cassandra, Antigone; si dice che la Lega dei Mondi Indipendenti voglia ribellarsi al governo centrale terrestre; si teme una guerra totale. Ma il solo a sapere come stanno realmente le cose è il capitano Robert Janas, un neutrale, un uomo di buona volontà e di buon senso, dal cui rapporto dipende il destino di miliardi di uomini. E Janas, come spesso accade a chi dice semplicemente la verità, non trova nessuno disposto a credergli.

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Un secondo prima di allon­tanarsi dalla finestra, Janas vi­de arrivare da Flagstaff il bat­tello turistico settimanale, che, prima di atterrare sulla pista principale, compiva un ampio giro panoramico su Central, per dar modo ai passeggeri di avere dall’alto una visione complessiva della città della CNS. Mentre il grosso scafo si posava sulla pista, Janas si sforzava di scacciare una do­manda insistente: nell’avveni­re, i turisti sarebbero venuti ancora ad ammirare il Gran­de Abisso dell’Arizona?

“Stai invecchiando” pensò Janas tra sé, mentre il camerie­re gli portava il succo di frutta e il caffè. “Si sente che hai un secolo sulle spalle: devi reagire!”.

Finito di bere il caffè, dopo aver acceso la prima sigaretta della giornata, Janas riesaminò la struttura della Compagnia di Navigazione Solare. Su un pez­zo di carta scrisse i nomi di tutte le persone attraverso le quali era passato l’ordine invia­to da Altho Franken alle navi spaziali della CNS, perché des­sero il loro appoggio alle forze della Confederazione.

In cima alla piramide c’era Altho, il presidente. In teoria, Franken avrebbe dovuto ri­spondere dei suoi atti davanti al Consiglio di Direzione; in realtà, però, era libero di fare come voleva, purché dimo­strasse che le sue azioni rispon­devano all’interesse della Compagnia. Dato che, attualmente, il Consiglio era composto in larga parte di parenti e sosteni­tori di Altho, non c’erano spe­ranze di metterlo in difficoltà, da quel lato. Comunque, era una possibilità da tener presen­te.

Al di sotto di Franken, c’era una serie di vice-presidenti, do­dici in tutto, responsabili ognuno di un settore della Com­pagnia. Il più importante di questi, almeno secondo Janas, era il vice-presidente del Setto­re Operazioni, Bilthor Fran­ken, fratello maggiore di Al­tho, che Janas conosceva appe­na. Era, così almeno gli aveva­no detto, un uomo onesto, un lavoratore indefesso, privo di immaginazione, che obbediva senza fare troppe domande agli ordini del dinamico fratello minore. Subito dopo, veniva Jarl Emmett, del Controllo Operazioni, che badava alla rea­lizzazione pratica delle decisio­ni e degli ordini di Bilthor Franken. Quando era partito l’ordine di appoggiare la Con­federazione, Emmett ne era stato informato, ma non aveva potuto far niente per fermarlo.

Il Settore Operazioni regola­va le attività delle flotte spa­ziali della CNS, badava che il programma delle astronavi fos­se eseguito e che le mete delle varie unità fossero rispet­tate. Un contrordine eventuale sarebbe dovuto passare pro­prio attraverso il Settore Ope­razioni, per quanto Emmett non avesse potuto impedire l’emanazione degli ordini di Altho.

In poche parole il problema era questo: per impedire che la CNS desse il proprio appoggio effettivo alla Confederazione, Emmett, Janas e gli altri dove­vano:

1) Tenere sotto controllo Al­tho Franken e suo fratello Bilthor.

2) Costringerli a firmare un nuovo ordine con precedenza assoluta, che scavalcasse il Consiglio di Direzione.

3) Controllare che il contror­dine fosse trasmesso al calcola­tore Operazioni.

“Semplicissimo!” pensò Ja­nas, con un sorriso.

Era quasi mezzogiorno quando Janas si alzò da tavoli­no, raccolse i fogli e li gettò nel disintegratore. Non senti il “puff” di conferma che i fogli erano stati distrutti, ma sul momento non ci badò. Si fece la barba, indossò un’uniforme nuova e scese al bar.

La tavola calda era affollata di turisti scesi allora dal battel­lo che aveva visto poco prima, ma Janas riuscì a trovare un angolo tranquillo dove siste­marsi. Infilò la scheda Prefe­renza Gusti nel menù e aspettò che lo schermo si accendesse e cominciasse a sfilare la lista dei piatti del giorno. Notò che non c’erano i fiori carne di Raman, che lui avrebbe voluto ordinare; probabilmente era colpa della guerra, che limitava le importazioni di diversi pro­dotti. Alla fine ripiegò su un classico roast-beef terrestre.

Una cameriera molto grazio­sa gli servi l’aperitivo subito dopo che il menù gli aveva restituito la scheda PG. Lui la ringraziò, si accomodò sulla seggiola, e decise di non pensa­re ad altro che al bicchiere di vermouth che aveva in mano.

Il pranzo fu servito con simpatica sollecitudine. Dopo avere ancora una volta ringra­ziato la bella cameriera, Janas si chinò sul piatto fumante che aveva davanti. Aveva una gran fame.

Era così intento a mangiare che, a tutta prima, non si accorse dei due sconosciuti che si erano avvicinati al suo tavolo.

«Il comandante Janas?»

Janas alzò gli occhi e si trovò di fronte un giovanotto bruno, con una faccia vaga­mente familiare. A sinistra del giovanotto c’era una ragazza bionda, alta, ben fatta e molto carina: e subito gli venne in mente un nome: “Rinni”.

«Vi spiace se ci sediamo al vostro tavolo, comandante?» chiese la ragazza.

Dopo un secondo di esita­zione, Janas rispose: «Prego.»

«Grazie» risposero i due, accomodandosi. Per un mo­mento, nessuno parlò.

Visti da vicino, Rinni e Gray, i due ballerini Paraseleni che aveva ammirato da “Eddie’s” due sere prima, forma­vano una bella coppia: erano identici a come apparivano sul­la scena, benché ora fossero vestiti: ammesso che gli indu­menti terrestri si potessero chiamare vestiti.

Rinni portava una camicetta priva della parte anteriore, un vezzo di perle a vari giri, una gonna lunga cinquanta centi­metri e un paio di stivaletti. I capelli biondi erano pettinati molto alti sulla testa, a forma di cono. Gray indossava il soli­to abbigliamento terrestre: un completo attillatissimo azzurro e oro, un berretto dorato e stivali celesti, a punta.

«È inutile che vi presen­tiate» disse Janas, fra un boccone e l’altro. «Vi cono­sco già.»

I due si scambiarono una rapida occhiata.

«Vi ho visti l’altra sera, da “Eddie’s”» spiegò Janas.

«Oh» disse Rinni, e le labbra rosse formarono un cir­colo perfetto.

«Vi è piaciuto lo spettaco­lo?» chiese Gray.

«Bellissimo» disse Janas, sorridendo. «Voi, però, non siete di Odino.»

«No, non siamo di Odino» disse Rinni, e la voce di lei gli ricordò il trillo dei campa­nelli di Rama, mossi dal vento, in un piccolo tempio protetto dagli alberi. «Siamo terrestri, ma io sono cresciuta su Tele­maco. Mia madre proveniva da lassù.»

«Telemaco è nella Nebulo­sa Centrale» disse Gray «a circa...»

«Lo so» disse Janas «a circa diciotto anni-luce da Odi­no, verso il centro della Galas­sia.»

«Siete stato a lungo nella Nebulosa?» chiese Gray.

Janas accennò di si.

Nuovo silenzio.

«Cosa volete?» chiese al­la fine Janas, scandendo le parole. I due, era chiaro, non erano semplici turisti, come volevano far credere. Erano venuti con la gita organizzata, ma, in realtà, erano arrivati fin li per incontrare lui. Perché?

Rinni apri di scatto la borsa che portava a tracolla. Dentro apparve un noiser di tipo mili­tare, con la lampada spia acce­sa. Janas annui.

«Siamo entrambi registrati come terrestri, di professione ballerini» spiegò Rinni, con voce decisa. «Andiamo e ve­niamo a nostro piacere, senza che nessuno ci faccia doman­de. Il mese scorso, a Ginevra, abbiamo dato uno spettacolo davanti al presidente.»

Gray fece una smorfia e Janas non ebbe difficoltà a capire perché. Herrera, tra l’al­tro, era noto perché gli piace­vano le belle donne.

«E voi siete agenti della Lega dei Mondi Indipendenti, vero?» disse Janas lentamen­te, nel tono di chi fa una constatazione, più che una do­manda.

«Si» rispose Rinni.

«E che cosa volete da me?» ripeté Janas.

«Sappiamo chi siete, co­mandante» disse Rinni. «E sappiamo anche perché siete tornato sulla Terra.»

«Bravi!» disse Janas, sforzandosi di nascondere la propria irritazione, nel vedere quanta gente si occupava dei fatti suoi. Ma più forte dell’ir­ritazione era la diffidenza ver­so i due giovani. Quei due volevano qualcosa da lui, e sapeva perfettamente che co­sa: ma Janas non aveva la minima intenzione di lasciarsi coinvolgere nel gioco di un’al­tra fazione. Ne aveva già abba­stanza dei problemi della CNS.

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