Richard Meredith - Il cielo era pieno di navi

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Il cielo era pieno di navi: краткое содержание, описание и аннотация

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Che cosa bolle ai confini della Galassia? Si parla di stragi “locali” e rappresaglie “limitate” su lontani pianeti come Odino, Cassandra, Antigone; si dice che la Lega dei Mondi Indipendenti voglia ribellarsi al governo centrale terrestre; si teme una guerra totale. Ma il solo a sapere come stanno realmente le cose è il capitano Robert Janas, un neutrale, un uomo di buona volontà e di buon senso, dal cui rapporto dipende il destino di miliardi di uomini. E Janas, come spesso accade a chi dice semplicemente la verità, non trova nessuno disposto a credergli.

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In quanto a Enid, Janas era stato subito attratto da quella ragazza che avrebbe potuto essere sua nipote, in un’epoca in cui la durata media della vita si aggirava sui duecento anni. I due, però, avevano supe­rato la differenza di età, ed erano diventati amanti. Janas aveva pensato più volte di spo­sarla, ma si era sempre tirato indietro per la stessa ragione, forse una scusa, che gli aveva impedito, fino ad allora, di sposarsi: e cioè, che il coman­dante di una nave spaziale non poteva pensare a una moglie.

Quando su Odino la situa­zione era divenuta intollerabi­le, Janas aveva ordinato a Enid di ritornare sulla Terra e di raggiungere il fratello a San Francisco, che era il posto più sicuro della Spirale. In un pri­mo momento Enid aveva pro­testato, ma alla fine, quando Janas le aveva detto che anche lui avrebbe fatto presto ritor­no sulla Terra, aveva ceduto.

Il grav-car sorvolò il ramo inferiore del Lago di Mede, mentre i raggi del sole pomeri­diano brillavano sulla grande distesa liquida, bloccata dall’e­norme diga di recente costru­zione, intitolata a Jonal Herrera. Poco dopo la Valle della Morte, comparve all’orizzonte il comprensorio San Francisco-Oakland.

Il calcolatore che presiedeva al Controllo del Traffico di Frisco interruppe le fantasti­cherie di Jonas chiedendogli il numero di volo. Rispose il cervello elettronico di bordo e immediatamente dopo Jonas ricevette le istruzioni per ab­bandonare l’alta quota e inne­starsi nelle vie consuete di traffico. Passati pochi minuti, dopo aver ridotto notevol­mente la velocità, Janas infilò una linea di controllo che cor­reva a poche centinaia di metri al di sopra dei tetti degli edifi­ci, e finalmente s’inoltrò nella pista di superficie. Pilotando manualmente il grav-car, come se fosse stato un normale overcraft, s’inserì nel flusso del traffico urbano, dirigendosi verso il quartiere di Enid.

Enid, cosa piuttosto insoli­ta, lo aspettava fuori dell’ap­partamento. Il fresco del mat­tino aveva lasciato il posto a un bel pomeriggio tiepido, che pareva voler fare dimenticare che l’inverno era imminente.

Quando Enid saltò su dalla panchina dove era seduta, Ja­nas si accorse che la ragazza s’era aggiornata secondo la nuova moda: indossava una camicetta iridescente, che le copriva solo la schiena e le braccia, e a ogni sua mossa il tessuto variopinto l’avvolgeva in un arcobaleno di colori scin­tillanti. I seni, giovani e sodi, spuntavano tra lunghi nastri multicolori. La gonna le arriva­va alle ginocchia, ma la stoffa trasparente lasciava poco cam­po all’immaginazione. Un cap­pello bianco completava l’ab­bigliamento. Janas trovava bel­lo l’abito, ma era geloso che altri potessero ammirare tanta parte del corpo della ragazza.

Janas bloccò il grav-car a un metro da Enid.

«Bob!» ansimò la ragaz­za, strappandosi al suo bacio appassionato. «Non qui, da­vanti a tutti.»

«Allora, sali.»

«Sì, signore» rispose lei, e s’inerpicò a bordo del veico­lo, mentre lui le teneva aperto lo sportello. Janas salì dopo di lei e, pochi secondi dopo, il grav era di nuovo in moto.

«Dove andiamo?» chiese lui.

«Dove vuoi.»

«A cena?»

«Benissimo.»

«Conosci qualche bel po­sto?»

«Da “Gaposchkin”»

«Dov’è?»

Enid lo guidò lungo un in­trico di strade verso il ristoran­te.

«Vedo che conosci bene la città» disse pochi minuti do­po Janas, inoltrandosi in un dedalo di vie.

«Non avevo niente da fa­re, se non studiare la città» rispose Enid. «È straordi­nario quante cose si possono imparare, quando uno vi si dedica veramente.»

«Hai già trovato un impie­go?»

«No, non l’ho ancora cer­cato. Ho aspettato che arrivas­si tu.» Lo guardò con aria scanzonata. «Sapevo che mi avresti tolta dal marciapiede e che avresti cercato di fare di me una donna onesta.»

Ma prima che Janas avesse trovato la risposta, erano arri­vati davanti al ristorante.

Durante tutta la cena chiac­chierarono di mille cose insi­gnificanti, come fanno sempre due innamorati che si ritrova­no dopo tanto tempo. Soltan­to quando furono al caffè, affrontarono l’argomento che per tutto quel tempo era rima­sto minacciosamente in so­speso. D’altra parte, era impos­sibile evitarlo.

«Hai già visto Altho Franken?» chiese Enid, ac­cettando la sigaretta che Janas le offriva.

Janas accennò di si.

«E che cosa ti ha detto?»

«All’incirca ciò che avevo previsto quando ho saputo la decisione che aveva preso» disse lentamente Janas. «Si è impegnato, e non intende tor­nare sulle sue decisioni.»

«E tu, che intendi fare?»

«Non lo so ancora.»

Rimasero, per qualche se­condo, in silenzio. Una came­riera piccola e grassottella, con un vestito che, data la figura, lasciava troppe cose scoperte, servì il caffè.

Enid fissò a lungo il liquido scuro, come se scorgesse nella bevanda un qualche tremendo presagio.

«Rod è deciso a ucciderlo» disse alla fine, con una voce appena percettibile, che pareva un’eco distante.

«Altho?» chiese brusca­mente Janas.

«No» disse Enid, alzando gli occhi dal caffè. «Herrera.»

«Il presidente?»

«Sì. Per questo è venuto sulla Terra. Rod fa parte di un’associazione che non so be­ne come si chiami: mi pare “I Figli della Libertà”, o qualcosa del genere. Si preparano a as­sassinare Herrera.»

«Tuo fratello è sciocco.»

«Lo so» mormorò la ragazza. «Si è iscritto tra i volontari che dovranno effet­tuare il colpo.»

«E che cosa spera di fare?»

«Non lo so» rispose pia­no Enid. «E non so neppure se lui lo sa.»

«È uno sciocco» ripeté Janas. «Quel delitto non ser­virà a niente. Una volta fatto fuori Herrera, ne spunteranno altri due, peggiori di lui e pronti a prendere il suo posto. Ha un’idea, Rod, di quante volte nella storia, una volta ucciso un tiranno, si è scoper­to che se ne era fatto un martire e che era pronta una dittatura peggiore della pri­ma? Non ha mai sentito parla­re di Giulio Cesare? Non sa che cosa è avvenuto a Roma, dopo la sua morte?»

«Gliel’ho detto, ma non mi vuole dar retta.»

«Se fosse un colpo orga­nizzato come si deve, in modo da fare fuori tutti quelli che sostengono Herrera e da affi­dare la Confederazione alle mani di qualcuno molto deci­so, be’, allora sarebbe un’altra faccenda. Ma un progetto che si limiti a eliminare quell’uo­mo solo, non serve assoluta­mente a niente.»

Enid sospirò, ma non disse nulla.

«E quando pensano di agi­re?»

«Non lo so» disse Enid. «Presto, ma non so esatta­mente quando.»

«Allora non è il caso di preoccuparsi» disse Janas, con un sorriso amaro. «Con tutta probabilità, non combi­neranno niente. Tra pochi giorni, o al massimo tra poche settimane, la data precisa non ha grande importanza, Herrera sarà morto senza che ci sia bisogno dell’intervento di Rod.»

«Che cosa vuoi dire?»

«La Confederazione non durerà più a lungo. Non lo so con assoluta certezza, ma mi risulta che i ribelli stanno ser­rando le file e si preparano all’attacco decisivo. La loro flotta sta puntando sulla Ter­ra. Quando sono partito, non c’era più una sola nave da guerra ribelle nella Nebulosa; e il grosso della flotta della Con­federazione ha lasciato la Luna ieri.»

«Non immaginavo che le cose sarebbero precipitate in questo modo» disse Enid. «Siamo in guerra da tanto tem­po, e non mi aspettavo che finisse così bruscamente.»

«Non finirà bruscamente, cara» le disse Janas. «Questo conflitto è cominciato molto tempo prima che io nascessi, e cioè un bel po’ di anni fa, e si concluderà solo quando io sa­rò morto da un pezzo.»

«Ma la Rivolta...»

«La Rivolta finirà tra po­co, con la vittoria dei ribelli. Ne sono certo. Ma è quello che verrà dopo che mi spaventa.»

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