Janas tra sé formulò l’augurio di non vedere mai più un’altra palla infuocata rotolare giù dai fianchi della montagna; poi, augurandosi che i ribelli non ritenessero necessario bombardare Central, si voltò verso il 3D che era accanto al letto. L’incertezza era passata.
Premette il pulsante “Informazioni”, aspettò di ottenere la linea, e schiacciò quindi il bottone “San Francisco”. Appena San Francisco rispose, Janas premette il pulsante “C”. Davanti ai suoi occhi cominciarono a sfilare i nomi, gli indirizzi e i numeri di tutti coloro che risiedevano nel comprensorio San Francisco-Oakland, e, pochi secondi dopo, apparve in campo il nome “Campbell”. Immediatamente Janas ridusse la velocità di scansione. Quando arrivò il nome “Enid Campbell”, Janas bloccò lo schermo e si mise a scrivere una lista di numeri. Dopo di che, chiuse il canale Informazioni, perforò il numero di codice e aspettò.
Sul video 3D apparve la faccia di una donna molto carina, dai capelli castani. Nel riquadro si leggeva la parola “Registrazione”.
«Non sono in casa in questo momento» disse la donna con un simpatico sorriso. «Se non vi spiace, lasciate il vostro numero: richiamerò appena sarò tornata.»
«Registrazione» disse a sua volta Janas. «Enid, sono Bob. Sono arrivato l’altra sera, ma non ho potuto chiamarti prima. Fatti viva appena puoi. Il mio numero è FLC-21-77015-35. Stop.»
Una spia luminosa si accese nel 3D, per indicare che il messaggio era stato registrato. Janas sorrise e chiuse la comunicazione.
Dopo una rapida colazione nel bar dell’albergo, Janas ritornò nell’appartamento, ordinò una bottiglia di prezioso vino clytesiano e si svestì. Prima di infilarsi a letto per prendere un po’ di meritato riposo, estrasse il detector a forma di penna e lo passò attentamente su tutti gli indumenti che si era appena tolto. Non rimase troppo stupito nello scoprire, fissata ai pantaloni, un’altra trasmittente in miniatura.
Reso tranquillo dal fatto di non avere più addosso altri “aggeggi”, si sdraiò sul letto e accese una sigaretta. Mentre osservava il soffitto e, già quasi mezzo addormentato, beveva di tanto in tanto un sorso di vino, il 3D vicino al letto chiamò.
Janas si rotolò sul letto, a rischio di rovesciare il bicchiere, e premette il bottone.
«Bob» chiamò una fresca voce femminile, prima che Janas potesse vedere lo schermo. «Sei tu?»
«Ehi» disse Janas, che era finalmente riuscito a sedersi e a girare l’apparecchio verso il letto.
«A letto?» chiese la ragazza, che, vista in presa diretta, era carina come la sua immagine registrata. «A quest’ora?»
«Ma sono solo» disse Janas, sorridendo. «Non ho dormito troppo, la notte scorsa.»
«Quando sei arrivato?»
«Non lo so con esattezza» disse Janas. «Il traghetto è atterrato verso mezzanotte.» Tacque un momento. «Hai da fare, stasera?»
«No, ti aspettavo. Mi sembra che sia passato un secolo dall’ultima volta che ci siamo visti su Odino.»
«Un secolo» disse Janas, con un sorriso. «Un milione di anni, direi. Senti» riprese bruscamente «prendo un grav e vengo da te oggi pomeriggio.»
«Non mi hai detto che eri stanco?»
«C’è stanchezza e stanchezza.»
«Lo sai che ho voglia di vederti» disse Enid, con tenerezza.
«Passo a prenderti verso le cinque.»
«Mi terrò pronta.»
«Ciao» disse Janas, chiudendo la trasmissione: Enid, mentre l’immagine svaniva dal video, gli inviò ancora un bacio.
Janas fini di bere il suo vino clytesiano, tirò fuori un’uniforme nuova e cominciò a vestirsi.
Pochi minuti dopo ordinò un grav-car e disse all’addetto che l’avrebbe tenuto per circa ventiquattro ore. Prima di lasciare l’albergo, s’infilò in tasca un minuscolo noiser, cioè l’apparecchio che serviva a disturbare l’ascolto, datogli da Emmett. Il grav, con tutta probabilità, era carico di riceventi spia, e lui non aveva nessuna intenzione che gli altri sentissero ciò che lui e Enid si dicevano. Dopo tutto, erano affari loro!
Appena usci sulla terrazza, sul tetto del palazzo, l’inserviente gli indicò un veicolo tutto in acciaio e paraglas, di un bel blu fiammante. Il grav-car, con i generatori già accesi, si dondolava pigramente a pochi centimetri dalla pista. Un magnifico veicolo, lussuoso e poco pratico, pensò Janas.
Salutò il meccanico, s’infilò nel grav-car e si alzò dal tetto della Residenza CNS. I grattacieli di Central sfilarono rapidamente sotto di lui, e, pochi secondi dopo, li vide emergere altissimi, in mezzo al paesaggio brullo. Via via che il grav prendeva quota, sulla destra e alle spalle spuntavano le case di Flagstaff. Sempre dietro di lui, ma sulla sinistra, si notava l’enorme complesso costituito dai quartieri occidentali di Phoenix-Tucson, e lo sterminato agglomerato della città di Phoenix. Dopo un’ultima occhiata al paesaggio, Janas puntò a nord-ovest, superò Skull Valley e si diresse verso la costa occidentale, ancora nascosta dalla curvatura del pianeta.
Sotto di sé, Janas notò un rapido bagliore metallico, che tradiva la presenza di un elicottero diretto a occidente e che proveniva, a quanto pareva, da est di Central. Durante il volo, Janas cercò più volte, senza riuscirci, di ritrovare l’elicottero; eppure era convinto che l’apparecchio volasse, come lui, in direzione di San Francisco.
Arrivato a quota millecinquecento, Janas lanciò il grav a tutta velocità, lo affidò al pilota automatico e si preparò a rilassarsi. Filando a oltre quattrocento chilometri orari, calcolava di raggiungere il comprensorio San Francisco-Oakland in poco più di due ore. Nel frattempo Janas contemplava lo spettacolo che sfilava sotto i suoi occhi, rievocando i giorni che lui e Enid avevano passato insieme su Odino.
Quando Janas era arrivato su Odino, poco dopo la Terza Battaglia delle Nebulosa, il grosso delle forze della Confederazione si era ritirato, lasciando sul pianeta solo un manipolo di uomini, per tenere sotto controllo i pochi superstiti. La Confederazione, ripiegando sulla Terra, si preparava a ricomporre le forze, per prepararsi all’assalto finale, che sarebbe poi venuto dopo tre anni. I ribelli, a loro volta, avevano abbandonato la Nebulosa, lasciandosi alle spalle un vuoto politico quasi assoluto. Odino aveva conosciuto un periodo di pace incerta, spesso interrotta da rivolte sanguinose, da linciaggi, da imboscate e atrocità di ogni genere. I soldati della Confederazione cercavano scampo nelle città, lasciando che la sottile vernice della civiltà scomparisse nell’anarchia generale. Su questo mondo sconvolto era sceso Janas, dopo aver affidato la sua nave, la “President Regan”, nelle mani del primo ufficiale.
Enid Campbell era la figlia di un funzionario del Servizio Postale della Confederazione dell’Università, che era il centro postale di Odino. Ralph Campbell, nella sua qualità di responsabile del servizio postale extraplanetario, aveva avuto occasione di conoscere Janas, allora comandante del terminal di Odino, e l’aveva invitato a casa sua.
Campbell, e Janas ricordava sempre l’accaduto con angoscia, era morto durante uno dei tanti disordini dell’Università: era un omino buffo, pronto a difendere, a costo della sua vita, il servizio postale, salvaguardandolo sia dai soldati della Confederazione, sia dai nazionalisti di Odino. Non si era mai potuto stabilire chi lo avesse ammazzato, e forse non era poi così importante saperlo. Campbell era morto nell’adempimento di quello che egli riteneva suo dovere, e chi lo aveva ucciso era probabilmente convinto di aver fatto il suo.
Campbell aveva due figli, che aveva allevato da solo, dopo che sua moglie era perita tragicamente in un assurdo incidente di overcar. La maggiore era Enid, una bella ragazza nata sulla Terra, ma cresciuta su Odino. Suo fratello Rod, più giovane di lei di due anni, era un ragazzo idealista e irruento. Rod aveva lasciato Odino, dove era nato e cresciuto, un anno e mezzo prima della morte del padre. Il viaggio di Rod sulla Terra aveva uno scopo misterioso, di cui solo Enid era parzialmente al corrente. Nell’unica lettera scritta a Enid, Rod le diceva che viveva nel comprensorio di San Francisco, di cui era originaria la famiglia Campbell.
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