Richard Meredith - Il cielo era pieno di navi

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Il cielo era pieno di navi: краткое содержание, описание и аннотация

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Che cosa bolle ai confini della Galassia? Si parla di stragi “locali” e rappresaglie “limitate” su lontani pianeti come Odino, Cassandra, Antigone; si dice che la Lega dei Mondi Indipendenti voglia ribellarsi al governo centrale terrestre; si teme una guerra totale. Ma il solo a sapere come stanno realmente le cose è il capitano Robert Janas, un neutrale, un uomo di buona volontà e di buon senso, dal cui rapporto dipende il destino di miliardi di uomini. E Janas, come spesso accade a chi dice semplicemente la verità, non trova nessuno disposto a credergli.

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Janas tra sé formulò l’augurio di non vedere mai più un’altra palla infuocata rotola­re giù dai fianchi della monta­gna; poi, augurandosi che i ribelli non ritenessero necessa­rio bombardare Central, si vol­tò verso il 3D che era accanto al letto. L’incertezza era passa­ta.

Premette il pulsante “Infor­mazioni”, aspettò di ottenere la linea, e schiacciò quindi il bottone “San Francisco”. Ap­pena San Francisco rispose, Janas premette il pulsante “C”. Davanti ai suoi occhi cominciarono a sfilare i nomi, gli indirizzi e i numeri di tutti coloro che risiedevano nel comprensorio San Franci­sco-Oakland, e, pochi secondi dopo, apparve in campo il nome “Campbell”. Immediata­mente Janas ridusse la velocità di scansione. Quando arrivò il nome “Enid Campbell”, Janas bloccò lo schermo e si mise a scrivere una lista di numeri. Dopo di che, chiuse il canale Informazioni, perforò il nume­ro di codice e aspettò.

Sul video 3D apparve la faccia di una donna molto carina, dai capelli castani. Nel riquadro si leggeva la parola “Registrazione”.

«Non sono in casa in questo momento» disse la donna con un simpatico sorriso. «Se non vi spiace, lasciate il vostro numero: richiamerò appena sa­rò tornata.»

«Registrazione» disse a sua volta Janas. «Enid, sono Bob. Sono arrivato l’altra sera, ma non ho potuto chiamarti prima. Fatti viva appena puoi. Il mio numero è FLC-21-77015-35. Stop.»

Una spia luminosa si accese nel 3D, per indicare che il messaggio era stato registrato. Janas sorrise e chiuse la comu­nicazione.

Dopo una rapida colazione nel bar dell’albergo, Janas ri­tornò nell’appartamento, ordi­nò una bottiglia di prezioso vino clytesiano e si svestì. Pri­ma di infilarsi a letto per prendere un po’ di meritato riposo, estrasse il detector a forma di penna e lo passò attentamente su tutti gli indu­menti che si era appena tolto. Non rimase troppo stupito nel­lo scoprire, fissata ai pantalo­ni, un’altra trasmittente in mi­niatura.

Reso tranquillo dal fatto di non avere più addosso altri “aggeggi”, si sdraiò sul letto e accese una sigaretta. Mentre osservava il soffitto e, già quasi mezzo addormentato, beveva di tanto in tanto un sorso di vino, il 3D vicino al letto chiamò.

Janas si rotolò sul letto, a rischio di rovesciare il bicchie­re, e premette il bottone.

«Bob» chiamò una fresca voce femminile, prima che Ja­nas potesse vedere lo schermo. «Sei tu?»

«Ehi» disse Janas, che era finalmente riuscito a seder­si e a girare l’apparecchio verso il letto.

«A letto?» chiese la ra­gazza, che, vista in presa diret­ta, era carina come la sua immagine registrata. «A quest’ora?»

«Ma sono solo» disse Janas, sorridendo. «Non ho dormito troppo, la notte scor­sa.»

«Quando sei arrivato?»

«Non lo so con esattezza» disse Janas. «Il traghetto è atterrato verso mezzanotte.» Tacque un momento. «Hai da fare, stasera?»

«No, ti aspettavo. Mi sem­bra che sia passato un secolo dall’ultima volta che ci siamo visti su Odino.»

«Un secolo» disse Janas, con un sorriso. «Un milione di anni, direi. Senti» riprese bruscamente «prendo un grav e vengo da te oggi pomeriggio.»

«Non mi hai detto che eri stanco?»

«C’è stanchezza e stan­chezza.»

«Lo sai che ho voglia di vederti» disse Enid, con tene­rezza.

«Passo a prenderti verso le cinque.»

«Mi terrò pronta.»

«Ciao» disse Janas, chiu­dendo la trasmissione: Enid, mentre l’immagine svaniva dal video, gli inviò ancora un ba­cio.

Janas fini di bere il suo vino clytesiano, tirò fuori un’uni­forme nuova e cominciò a vestirsi.

Pochi minuti dopo ordinò un grav-car e disse all’addetto che l’avrebbe tenuto per circa ventiquattro ore. Prima di la­sciare l’albergo, s’infilò in ta­sca un minuscolo noiser, cioè l’apparecchio che serviva a di­sturbare l’ascolto, datogli da Emmett. Il grav, con tutta probabilità, era carico di rice­venti spia, e lui non aveva nessuna intenzione che gli altri sentissero ciò che lui e Enid si dicevano. Dopo tutto, erano affari loro!

Appena usci sulla terrazza, sul tetto del palazzo, l’inser­viente gli indicò un veicolo tutto in acciaio e paraglas, di un bel blu fiammante. Il grav-car, con i generatori già accesi, si dondolava pigramente a po­chi centimetri dalla pista. Un magnifico veicolo, lussuoso e poco pratico, pensò Janas.

Salutò il meccanico, s’infilò nel grav-car e si alzò dal tetto della Residenza CNS. I gratta­cieli di Central sfilarono rapi­damente sotto di lui, e, pochi secondi dopo, li vide emergere altissimi, in mezzo al paesaggio brullo. Via via che il grav prendeva quota, sulla destra e alle spalle spuntavano le case di Flagstaff. Sempre dietro di lui, ma sulla sinistra, si notava l’enorme complesso costituito dai quartieri occidentali di Phoenix-Tucson, e lo stermina­to agglomerato della città di Phoenix. Dopo un’ultima oc­chiata al paesaggio, Janas pun­tò a nord-ovest, superò Skull Valley e si diresse verso la costa occidentale, ancora na­scosta dalla curvatura del pia­neta.

Sotto di sé, Janas notò un rapido bagliore metallico, che tradiva la presenza di un eli­cottero diretto a occidente e che proveniva, a quanto pareva, da est di Central. Durante il volo, Janas cercò più volte, senza riuscirci, di ritrovare l’e­licottero; eppure era convinto che l’apparecchio volasse, co­me lui, in direzione di San Francisco.

Arrivato a quota millecin­quecento, Janas lanciò il grav a tutta velocità, lo affidò al pilo­ta automatico e si preparò a rilassarsi. Filando a oltre quat­trocento chilometri orari, cal­colava di raggiungere il com­prensorio San Francisco-Oakland in poco più di due ore. Nel frattempo Janas con­templava lo spettacolo che sfi­lava sotto i suoi occhi, rievo­cando i giorni che lui e Enid avevano passato insieme su Odino.

Quando Janas era arrivato su Odino, poco dopo la Terza Battaglia delle Nebulosa, il grosso delle forze della Con­federazione si era ritirato, la­sciando sul pianeta solo un manipolo di uomini, per tene­re sotto controllo i pochi su­perstiti. La Confederazione, ri­piegando sulla Terra, si prepa­rava a ricomporre le forze, per prepararsi all’assalto finale, che sarebbe poi venuto dopo tre anni. I ribelli, a loro volta, avevano abbandonato la Nebulosa, lasciandosi alle spalle un vuoto politico quasi assoluto. Odino aveva conosciuto un pe­riodo di pace incerta, spesso interrotta da rivolte sanguino­se, da linciaggi, da imboscate e atrocità di ogni genere. I solda­ti della Confederazione cerca­vano scampo nelle città, la­sciando che la sottile vernice della civiltà scomparisse nel­l’anarchia generale. Su questo mondo sconvolto era sceso Ja­nas, dopo aver affidato la sua nave, la “President Regan”, nelle mani del primo ufficiale.

Enid Campbell era la figlia di un funzionario del Servizio Postale della Confederazione dell’Università, che era il cen­tro postale di Odino. Ralph Campbell, nella sua qualità di responsabile del servizio posta­le extraplanetario, aveva avuto occasione di conoscere Janas, allora comandante del termi­nal di Odino, e l’aveva invitato a casa sua.

Campbell, e Janas ricordava sempre l’accaduto con ango­scia, era morto durante uno dei tanti disordini dell’Univer­sità: era un omino buffo, pronto a difendere, a costo della sua vita, il servizio posta­le, salvaguardandolo sia dai soldati della Confederazione, sia dai nazionalisti di Odino. Non si era mai potuto stabilire chi lo avesse ammazzato, e forse non era poi così impor­tante saperlo. Campbell era morto nell’adempimento di quello che egli riteneva suo dovere, e chi lo aveva ucciso era probabilmente convinto di aver fatto il suo.

Campbell aveva due figli, che aveva allevato da solo, dopo che sua moglie era perita tragicamente in un assurdo in­cidente di overcar. La maggio­re era Enid, una bella ragazza nata sulla Terra, ma cresciuta su Odino. Suo fratello Rod, più giovane di lei di due anni, era un ragazzo idealista e irruento. Rod aveva lasciato Odino, dove era nato e cresciu­to, un anno e mezzo prima della morte del padre. Il viag­gio di Rod sulla Terra aveva uno scopo misterioso, di cui solo Enid era parzialmente al corrente. Nell’unica lettera scritta a Enid, Rod le diceva che viveva nel comprensorio di San Francisco, di cui era origi­naria la famiglia Campbell.

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