«Sì, è vero, lassù ci sono stati disordini, ma era impossibile evitarli.»
«Molte cose erano evitabili!»
«Che cosa avrei dovuto fare, secondo te?» chiese Franken. «Dare il mio appoggio al generale Kantralas?»
«No» rispose Janas. «Una tua mossa chiaramente in favore dei ribelli avrebbe attirato su di te le ire della Confederazione. Herrera, sapendo che le cose andavano male nel Centro, non aveva certo l’intenzione di aprire un secondo fronte; ma pur di impedirti di aiutare i ribelli, lo avrebbe fatto. Tu dovevi rimanere al di fuori di tutto, e restare neutrale. Sono milleduecento anni che la CNS segue questa linea di condotta, e bisognava continuare così. La Confederazione non avrebbe preso misure contro di noi, a meno che noi appoggiassimo apertamente la Lega; e Kantralas, da parte sua, avrebbe riconosciuto la nostra neutralità.»
«Come potevo saperlo?»
«Tu conosci Kantralas» disse Janas «e sai che Herrera ha paura della CNS.»
«Ascoltami, Bob, cerca di vedere le cose dal mio punto di vista. Se io gli avessi negato il mio appoggio, Herrera se la sarebbe legata al dito, e in caso di vittoria della Confederazione, al primo pretesto, avrebbe schiacciato la CNS.»
«L’avrebbe fatto in ogni caso» disse Janas. «Ma la Confederazione non vincerà, non può vincere.»
«Un momento» disse Franken, con voce stridula, quasi all’orlo dell’isterismo. «Supponiamo che Kantralas vinca. È un uomo non più giovane e ha intorno una schiera di personaggi pronti a agguantare il potere: e quella è gente molto diversa da lui. Kantralas morirà, o qualcuno lo farà fuori, e allora saranno guai. Una di quelle teste calde, avendo paura di noi, cercherà di mettere le mani sulla CNS.»
«Sì, qui sono d’accordo con te» rispose Janas. «Ed è proprio quello che volevo. Sii realista, Al. Leggi i miei rapporti. Una volta sconfitta la Confederazione, la Lega dei Mondi Indipendenti si sfascerà. Più di cento sistemi non aspettano che quel momento per dichiarare la propria totale indipendenza. La Lega, nel giro di un anno, andrà in briciole, a meno che ci sia una personalità sufficientemente forte, e una ragione altrettanto forte, per tenerla assieme. In quel momento non ci sarà né un uomo né un gruppo tanto forte da poter attaccare la CNS con speranze di vittoria, e noi saremo la potenza più forte di tutta la Spirale.»
«Continuo a ritenere che abbiamo migliori possibilità se stiamo con la Confederazione.»
«Non la penseresti così, se conoscessi i fatti.»
«Conosco i fatti, Bob.»
«Non ne sono convinto. Prendi Odino, per esempio. È, o meglio era, il pianeta più civile della Confederazione. Sono secoli che su Odino si costruiscono astronavi. Lassù esisteva la migliore università della Confederazione. Adesso non c’è più niente. L’università è ridotta a un cumulo di macerie, le fabbriche sono distrutte, gli spazioporti smantellati. Ci vorranno cinquecento anni prima che Odino riabbia gli impianti industriali da cui usciranno le nuove astronavi. D’altra parte, qualcuno dovrà pure scampare a questo conflitto e alle altre guerre che seguiranno. E questo qualcuno terrà in vita la civiltà interstellare.»
Mentre Janas parlava, Franken lo fissava con espressione assente. Alla fine si alzò lentamente, dicendo: «Apprezzo le tue intenzioni, Bob. Ma tocca a me prendere le decisioni.»
La porta in fondo all’ufficio si aprì e entrò il segretario personale, Milt Anchor.
«Desiderate, cittadino Franken?»
«Il comandante Janas se ne va. Vi spiace provvedere alla sua sistemazione? Desidero che sia la migliore possibile.» Poi voltandosi verso Janas, disse: «Milt leggerà i tuoi rapporti, Bob, e appena me ne avrà riferito, ne riparleremo. Nel frattempo forse avrai modo di conoscere alcuni rapporti della Confederazione, che ti faranno cambiare idea.»
«Ne dubito.»
«Hai deciso di fermarti alla Residenza della Compagnia?»
Janas scrollò le spalle, chiedendosi dove sarebbe potuto andare. La Terra, ormai, non era più la sua patria, e tuttavia non gli era possibile, in quel momento, ritornare tra le stelle.
«Sì, mi fermo qui» rispose lentamente.
La più grande Armada della storia della Terra avanzava nel grigio Anti-spazio, muovendo incontro a un’altra flotta, forse ancora più poderosa, per uno scontro che avrebbe deciso la sorte della millenaria Confederazione Terrestre.
Circa mille anni prima, e cioè nel 2504 del vecchio calendario, le città-stato della Terra e le colonie fondate sui vari mondi dalle grandi corporazioni interstellari, avevano inviato i propri rappresentanti a Ginevra, nell’Europa centro-meridionale, sulla Terra. Secondo gli Statuti della Confederazione, emanati dalla convenzione ginevrina, l’intera umanità formava un’unica repubblica democratica. La Pax Terrae aveva regnato sui domini dell’uomo, e quello era stato un periodo di quiete, durante il quale le navi della Compagnia di Navigazione Solare, fondata tre secoli prima della Confederazione, si erano spinte sempre più lontano, aprendo agli uomini la Cintura e colonizzando i mondi della Nebulosa stellare.
L’età dell’oro della Confederazione si era trasformata a poco a poco in Imperium. Potere e autorità avevano gravitato sempre più su Ginevra, si erano concentrati nelle mani del presidente, e la mossa era stata fatta con tanta abilità che pochi si erano resi conto di ciò che avveniva. Col passare dei secoli, le antiche libertà avevano continuato a sussistere solo come privilegi soggetti a revoca, a seconda del capriccio dispotico dei burocrati.
Ottocento anni dopo la creazione della Confederazione, il malessere diffuso sui vari mondi era divenuto intollerabile, il malcontento aveva cominciato a serpeggiare e, qua e là, prima dieci e poi venti dei mille mondi soggetti alla dominazione della Confederazione avevano fatto lega tra loro, erano sorti i primi comitati, erano state stese petizioni e invocate riforme.
In un primo tempo, il presidente aveva deciso di ignorare quei movimenti isolati, e aveva inviato truppe scelte a sedare i disordini, ma si era trattato di palliativi che non potevano durare a lungo. Da mondo a mondo, in modo inarrestabile, si era diffusa l’idea della ribellione. Il grido di “Abbasso la Confederazione!” era divenuto il grido dei ribelli, che avevano pubblicato il loro programma traendolo da un libello anonimo: “Ne abbiamo abbastanza della Terra: ormai ha fatto il suo tempo. Siamo pronti a versare il nostro sangue, per lottare e costruirci con le nostre mani il nostro destino”.
Nell’anno 846 della Confederazione, i mondi della Cintura, e cioè Orpheus, Loki, Prometeus e una dozzina d’altri, si erano alleati e avevano deciso di scuotere il giogo della Confederazione. La Lega dei Mondi Indipendenti era nata.
Il presidente della CT, pienamente consapevole del pericolo, aveva inviato una flotta a dare una lezione ai rivoltosi, ammonendo gli altri a non fare lega con i ribelli, se non volevano incorrere nella collera e nell’indignazione confederali. Le navi spaziali mandate dalla Terra erano penetrate nella Cintura puntando verso Orpheus, dove avevano trovato ad aspettarle una flotta messa assieme all’ultimo momento, piccola e male armata, con la quale i ribelli erano pronti a dare battaglia.
La Lega dei Mondi Indipendenti per poco non era uscita distrutta dallo scontro. Le poche navi superstiti, decimate e disperse, avevano chiesto asilo alla Confederazione; sulla Terra, il presidente, ormai convinto che ogni pericolo fosse scomparso, non aveva più pensato alla Lega.
Nei settantacinque anni successivi, i ribelli, che avevano imparato la lezione in quel primo assaggio delle forze della Confederazione, avevano evitato ogni scontro diretto. In tutto quel periodo, intanto, la Lega dei Mondi Indipendenti, a furia di scaramucce, incursioni e abile propaganda, era divenuta sempre più forte e si era preparata a sfidare per la seconda volta la potente Confederazione Terrestre.
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