Non ce la fa più, si disse.
Il muso della capsula si stava inabissando sempre più. Joao si aggrappò al cruscotto e vide la cresta verde scura di un’onda sollevare il troncone di un’ala… su… su… su.
La capsula andò a sbattere contro l’onda.
Acqua e verde oscurità si riversarono nella cabina, come una cascata. Giunse uno stridio di metallo. La coda della capsula si abbassò con violenza sull’acqua e Joao, proiettato verso l’alto, poté vedere la pallida luce del mattino. A fatica, tentò di raggiungere il sedile, trascinandosi dietro Rhin. Vide Chen-Lhu ancora abbracciato al sedile, e l’acqua che si riversava nella cabina dalla fiancata squarciata. La capsula fu sommersa da una massa di acqua tumultuosa e la coda si schiantò contro gli scogli.
Un raggio di sole accecante!
Joao si volse, semiabbagliato da quella luce e guardò la gola del fiume attraverso lo spazio prima occupato dai motori. Il rumore rombante dell’acqua, la violenza delle onde gli fecero pensare: Come abbiamo fatto a resistere finora?
Sentì l’acqua alle caviglie, si volse di scatto aspettandosi di vedere un’altra serie di rapide; si accorse invece che la capsula era stata trasportata in un ampio specchio d’acqua scura che assorbiva la turbolenza della gola rivelando in superficie solo bollicine scintillanti e i solchi delle correnti dei ruscelli convergenti.
La capsula rollò con violenza. Joao barcollò nell’acqua aggrappandosi al bordo della cabina di fronte a ciò che rimaneva dell’ala destra e che ora galleggiava a pelo d’acqua.
La voce stranamente pacata di Rhin ruppe il silenzio. «Non sarebbe meglio uscire? Stiamo affondando.»
Joao cercò di scuotersi di dosso la sua sensazione di distacco, abbassò lo sguardo e la vide seduta al suo posto. Udì Chen-Lhu che cercava a stento di alzarsi tossendo; lo vide emergere dietro di lei.
Giunse un gorgoglio e un rumore metallico e l’ala destra si inclinò sotto la superficie.
Con uno strano senso di euforia, Joao si rese conto che tutti e tre erano ancora vivi… ma la capsula era distrutta. A quel pensiero fu nuovamente assalito dall’angoscia.
«L’abbiamo pagata cara questa corsa», disse Chen-Lhu, «ma siamo ormai arrivati al capolinea».
«Davvero?» brontolò Joao. Si sentì ribollire dall’ira e toccò la tasca che conteneva il vecchio schioppo di Vierho. Quel gesto istintivo, insensato lo fece sorridere.
Come si può pensare di uccidere quelle cose con questo aggeggio? disse fra sé.
«Joao?» chiamò Rhin.
«Sì.» Le fece un cenno col capo, si volse, uscì dalla cabina e rimase in equilibrio sul bordo della capsula a studiare i dintorni. Fu investito da un soffio d’aria umida proveniente dalla gola.
«Questa cosa non rimarrà a galla ancora per molto», osservò Chen-Lhu. Si volse per guardare il baratro, improvvisamente riluttante ad accettare la realtà.
«Potrei nuotare fino a quel punto laggiù», disse Rhin. «E voi due?»
Chen-Lhu si volse ancora e vide nello specchio d’acqua una striscia di terra scura che si protendeva per circa un centinaio di metri sul fiume: un fragile tentacolo, formato di giunchi e fango, sospeso sull’acqua; sullo sfondo, un’alta parete di alberi. Lunghe impronte di animali striscianti spiccavano nel fango.
Tracce di coccodrilli, pensò Chen-Lhu.
«Ho visto tracce di coccodrilli», disse Joao. «È meglio restare nella cabina finché ci è possibile.»
Rhin si sentì assalire dal terrore. «Rimarrà a galla ancora per molto?» bisbigliò.
«Sì, se non facciamo alcun movimento», rispose Joao. «Probabilmente è rimasta dell’aria sotto di noi, forse dentro l’ala e il galleggiante di sinistra.»
«Nessuna traccia di… ‘loro’, qui», disse Rhin.
«Arriveranno fra poco», dichiarò Chen-Lhu, sorpreso dal tono di noncuranza della sua stessa voce.
Joao scrutò la piccola penisola.
La capsula prima fu portata al largo dalla corrente, poi risospinta da un vortice verso riva finché solo pochi metri separarono la punta dell’ala, parzialmente sommersa, dalla spiaggia melmosa.
Dove sono quei dannati coccodrilli? si domandò Joao.
«Non è possibile avvicinarsi di più», fece notare Chen-Lhu.
Joao annuì e disse: «Tu va’ avanti, Rhin. Rimani sull’ala finché puoi, ti seguiamo immediatamente». Mise una mano sulla pistola che aveva in tasca e l’aiutò con l’altra mano.
Rhin scivolò sull’ala che si inclinò ancora più giù finché toccò il fondo melmoso.
Chen-Lhu la seguì dicendo: «Andiamo!»
A guado attraversarono il breve tratto di fiume che li separava dalla spiaggia, affondando i piedi nella melma. Joao sentì odore di carburante e vide macchie d’olio che si disegnavano a spirale sull’acqua. Raggiunse l’argine di giunchi e fango e si sedette accanto a Rhin e Chen-Lhu. Fissò lo sguardo sulla giungla.
«Sarebbe possibile ragionare con loro?» chiese Chen-Lhu.
Joao sollevò il fucile a gas e disse: «Questo è l’unico argomento che abbiamo». Si assicurò che il caricatore fosse pieno e si volse a guardare ciò che rimaneva della capsula. Giaceva parzialmente sommersa con l’ala ancorata nella melma e lambita dalla corrente che sciabordava attraverso i fori della cabina.
«Pensa che dovremmo tentare di recuperare le armi dalla capsula?» chiese Chen-Lhu. «A che scopo? Tanto non ci muoveremo da qui.»
Ha ragione, pensò Joao. Si accorse che Rhin, alle parole di Chen-Lhu, era stata colta da un fremito incontrollabile e le cinse le spalle con un braccio finché il fremito cessò.
«Che simpatica scena domestica», esclamò Chen-Lhu guardandoli, e pensò: Sono l’unica moneta che posseggo, forse i nostri amici saranno disposti a trattare… loro due in cambio della mia salvezza.
Rhin si sentì di nuovo calma. Il braccio di Joao che la cingeva, il suo silenzio le avevano dato sicurezza.
È come un abbraccio paterno, pensò.
Chen-Lhu tossì, Rhin lo guardò.
«Johnny», disse Chen-Lhu. «Mi dia il fucile, mi serve per coprirla mentre va a recuperare altre armi dalla cabina.»
«L’ha detto lei stesso», obiettò Joao. «A che scopo?»
Rhin si liberò dalle braccia di Joao, improvvisamente terrorizzata dallo sguardo di Chen-Lhu.
«Mi dia il fucile», ripeté Chen-Lhu con voce piatta.
Che differenza fa? si domandò Joao. Guardò Chen-Lhu dritto negli occhi e vi colse un lampo di ferocia. Buon Dio! Che cosa gli ha preso? Rimase sconvolto dall’influsso malefico del suo sguardo, reso più torvo dal taglio allungato degli occhi.
Chen-Lhu sferrò un calcio nel braccio sinistro di Joao e il fucile fu scagliato per aria.
Joao sentì il braccio semiparalizzato e istintivamente arretrò nella posizione di difesa dello judo brasiliano. Quasi accecato dal dolore, fece un balzo da un lato per schivare un altro calcio.
«Rhin, il fucile», urlò Chen-Lhu.
La mente di Rhin si rifiutò per un momento di funzionare. Scosse il capo, guardò il punto in cui era caduto il fucile. Era là, con la canna rivolta verso il cielo e il calcio conficcato nel suolo fangoso. Il fucile? si chiese. Ebbene sì, a questo punto me ne servirò per fermare un uomo. Afferrò il fucile, lo sollevò ancora col fango attaccato al calcio e lo puntò sui due uomini, saltellando di qua e di là come in una danza magica.
Chen-Lhu balzò all’indietro e si chinò.
Joao si drizzò stringendosi il braccio dolorante.
«D’accordo, Rhin», fece Chen-Lhu. «Fallo fuori.»
Provando orrore di se stessa, Rhin vide la canna del fucile spostarsi bruscamente su Joao.
Quest’ultimo fece per sfilare la pistola di tasca, ma si fermò. Dentro di sé non sentiva altro che vuoto e disperazione. Se vuole uccidermi, che faccia pure, pensò.
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