Jerry Sohl - Pionieri dell'infinito

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Pionieri dell'infinito: краткое содержание, описание и аннотация

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Il dottor Costigan aveva ideato e costruito il suo stranissimo “Ago” a scopo sanitario, soprattutto per favorire le ricerche della scienza medica nel campo della radioscopia e radioterapia. Ma fu solo dopo che una grande compagnia elettronica mise a sua disposizione un milione di dollari che Costigan costruì un’“ago” così grande che nella sua cruna poteva entrare un uomo. E quando vi entrò un uomo — Glenn Bascher — quegli scomparve e nessuno più lo rivide. Naturalmente, la polizia e la stampa s’interessarono del mistero, subodorando un delitto. Erano ben lontani dall’immaginare che l’ago del professor Costigan costituiva una via di comunicazione tra la nostra realtà tridimensionale e… l’Infinito: cioè i mondi spaziali e temporali paralleli e quasi uguali al nostro. Una serie di circostanze drammatiche lancia alcune centinaia di persone — senza possibilità di ritorno — nell’Infinito: in una terra cioè selvaggia e poetica, così uguale e diversa dal nostro pianeta!.. Dove una nuova società e una nuova legge a poco a poco vengono create dai Pionieri (anche se invoontari) dell’Infinito. Il nuovo Eden ha inizio…

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— Penso — disse Devan — che se, come voi dite, noi ci mettessimo a peregrinare da un universo all’altro, alla fine troveremo quello da cui proveniamo.

— È solo una supposizione. E poi dovremmo passare attraverso un numero infinito di questi universi.

Devan finì di bere e osservò: — E poi non potreste mai più fabbricare un altro Ago dall’altra parte. A meno di farlo di rocce e d’erba.

— Sono solo un vecchio scienziato — rispose pensosamente Costigan. — Quando venimmo qui, avevamo tutti terribilmente bisogno di un motivo che ci tenesse uniti. E Orcutt ci diede il tesoro e la sua organizzazione. E io diedi la speranza del ritorno con questa macchina. Era semplice dire “inverti la polarità e il resto verrà da sé”. Ma in realtà nemmeno allora io ero sicuro che saremmo riusciti a tornare.

— Maledizione!

— Berrò ancora, non posso farne ameno — disse il dottore. — Il pensiero che mi ha perseguitato per dieci anni, e che non ho mai confidato a nessuno, si è purtroppo avverato e davanti a questa rivelazione è necessario un po’ di conforto, e dove lo trovo, se non nell’alcool?

18

— Deve essere presto — disse Sam Otto, chiudendo la porta dietro di sé e Basher. — Dove sono gli altri?

— Staranno arrivando — disse Devan, porgendo loro sedili improvvisati.

— Di sicuro non vorranno perdersi la prova — disse Sam. Poi con tono ironico: — Ma l’essere arrivato in anticipo mi dà modo di presentarvi, signor Basher, l’uomo che si offrirà come volontario per passare nell’Ago stanotte.

— Vattene all’inferno — disse Basher. — Mi è bastato fare il volontario una volta, è stato veramente abbastanza, ti giuro. Stavolta voglio solo assistere.

Intanto arrivavano gli altri. Orcut, Tooksberry, un po’ invecchiato, ma col volto molto più disteso di una volta; Holcombe che era più o meno lo stesso e un giovane in cui Devan riconobbe Johnny Selden, un operano della fonderia. Aveva circa sedici anni.

— Se non fosse per la presenza di Johnny, potremmo benissimo credere di essere ritornati a dieci anni fa.

— Speriamo che non finisca nello stesso modo — disse Basher.

Devan si toccò le otturazioni provvisorie di cera, ricordandosi cosa c’era dall’altra parte dell’Ago e sperando nello stesso tempo che i cinque uomini non rimanessero troppo sconcertati scoprendo che la macchina non li avrebbe, come credevano, riportati a Chicago.

Aveva esaminato il problema per ogni verso, ma la risposta era sempre la stessa: non poteva dir loro nulla Sino a che non fossero entrati e avessero constatato di persona.

— Cosa c’è Devan?

Devan sussultò nel sentirsi chiamare.

— Avete un’aria così assente e triste — gli stava dicendo Orcutt. — Coraggio! È la grande notte. Ce ne torniamo tutti a Chicago. Allegro. Avete una tale aria da funerale!

— Dovremmo fare un brindisi — disse Otto, guardando il dottore. — Avrete certamente la materia prima.

— Infatti — commentò asciutto Costigan.

— È il pensiero di tornare dopo dieci anni che mi rende nervoso — disse Devan.

— Sono molti dieci anni — Orcutt si alzò e pose il suo braccio intorno alle spalle di Devan. — Tutti noi della Nuova Chicago dovremo molto a voi e al dottore se l’Ago funzionerà o no. Se comunque riusciremo a ritornare a Chicago e alla civiltà, tanto maggiore sarà la nostra riconoscenza per voi che ce lo avrete permesso, l’uno col ricordarsi tante cose che noi avevamo dimenticato, e Costigan col suo duro lavoro anche materiale.

— Tutti ci hanno lavorato — precisarono Devan e Costigan — tutti ci hanno messo mano.

— Comunque, ciò è servito a tenerci uniti — disse Orcutt. — È tutto a posto?

— Sono pronto — disse Costigan — ma chi vuole entrarci?

Orcutt pose una mano sul capo di Johnny Selden. — Ecco, dottore. Il ragazzo arrossì.

— Ma non potete mandare un ragazzo!

— Non ha capsule da perdere!

— Cosa pensano i suoi genitori, Ed? — domandò Devan.

— Gli hanno lasciato completa libertà di decisione e lui ha confermato che ci vuole andare. Non ha che un vago ricordo di Chicago. Comunque non entrerà completamente; solo con la testa. Sei pronto, marmocchio?

Orcutt accompagnò il ragazzo all’Ago, mentre Costigan mise in marcia la macchina.

— Infilati dentro solo fino alle spalle, Johnny — disse Orcutt — noi ti terremo fermo. E lascia la tua mano da questa parte, per poterti aiutare a uscire in caso di pericolo.

Il ragazzo si inumidì le labbra. Inghiottì un paio di volte, e quindi si distese sul pavimento rivolto verso l’Ago, al quale si avvicinò a poco a poco, mentre Orcutt e Holcombe gli tenevano una gamba e Johnson e Basher l’altra.

— Buona fortuna — disse Sam Otto.

Il capo del ragazzo sparì a poco a poco, prima i capelli, poi le orecchie, fino alle spalle. Dapprima le sue mani furono rigide e sudate, poi sembrò rilassarsi e tutti, che lo osservavano con ansia, videro che si girava prima in un senso, poi nell’altro.

— Ma quando uscirà, per amor del cielo? — chiese Holcombe.

— È appena entrato — gli ricordò Costigan.

Devan poteva immaginare cosa il ragazzo stesse vedendo. Un cielo nuvoloso, la luna, il vento, pietre ed erba, a meno che il tempo, se pure tempo era, non fosse nel frattempo cambiato. Poteva piovere, o essere solo buio, senza vento e col cielo pulito, oppure la notte era luminosa, immobile con una grossa luna e i segni di una giornata calda…

Il ragazzo finalmente uscì, aiutandosi con le mani, poi si sedette e rimase con gli occhi chiusi, come stremato. Gli uomini gli si fecero intorno curiosi, ma pazienti. Costigan spense la macchina. I nervi di Devan erano tesi, in attesa della rivelazione e dei suoi effetti.

— Ebbene? — disse Sam Otto che non riuscì a controllarsi più a lungo.

— Non so — disse il ragazzo.

— Cos’è che non sai, figlio?

— Non so cosa ho visto.

— Be’, cerca di descrivercelo come puoi.

— C’era buio…

Sam mugolò.

— …e umido.

— Così non è Chicago — disse Tooksberry.

— Ma potrebbe benissimo essere Chicago. Ci sono parti scure e umide anche là. Dipende dai posti.

— Lasciate parlare il ragazzo — disse Sam — non ha potuto dire altro che faceva freddo e buio.

— C’è un odore diverso — disse Johnny. — Ma c’era solo buio e non sono riuscito a vedere niente in giro.

E Devan pensava: “Potrei dirti io dove eri, piccolo”.

— Una fogna — disse Orcutt — potrebbe essere una fogna. Che ridere se fosse così!

— C’è odore cattivo?

— Non buono.

Devan non si ricordava dell’odore. Non ne era stato colpito particolarmente.

— Può darsi che fosse una cantina.

— Non c’era aria là dentro.

— Al diavolo — disse Orcutt. — Vado a dare un’occhiata e vuol dire che il dottor Van Ness mi sistemerà i denti. — Johnny a questo punto gli lanciò un’occhiata mortificata e Orcutt cercò di rimediare: — Oh, non è che io non mi fidi di quello che tu dici, mio caro. È solo perché tu non hai mai visto una città e può darsi che non ne distingui bene i suoi aspetti, di modo che ti è difficile interpretare quello che hai visto.

— Ma io non ho visto niente — protestò il ragazzo.

“Devo parlare?” si chiese Devan. Ma prima che potesse aprir bocca, Tooksberry disse: — Che senso c’è a infilarci la testa, uno dopo l’altro, se si sa che non c’è niente da vedere! — Si tolse gli occhiali e li pulì. — Il ragazzo ha buoni occhi!

— Potrebbe essere Chicago durante un oscuramento — disse Sam.

— Un’altra guerra, Sam? Oh, no!

— Quello che voglio dire — disse Tooksberry — è che qualcuno deve entrarci e vedere se è Chicago o no.

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