Aveva ragione, come al solito.
Uscimmo in fretta dal tunnel come due roditori che attraversano raspando la loro tana. Il sole splendente e l’aria del giorno sembravano meravigliosi, nonostante il caldo.
— Niente lavoro notturno — dissi a Lukka. — Il tempo che potremmo guadagnare non vale il rischio di essere scoperti.
— Quando arriveremo al muro principale ci sentiranno scalpellare anche di giorno — fece notare lui.
— Dovremo pensare a qualcosa, allora.
Fu Giosuè che trovò una soluzione. Quella notte, quando gli dissi che ci stavamo avvicinando abbastanza da essere sentiti dall’interno della città, si arricciò la barba con le dita qualche minuto, poi mi guardò con un gran sorriso.
— Faremo tanto chiasso che non sentiranno mai scavare — disse. — Faremo una festa rumorosissima in onore dei Signore.
Io non ero sicuro dell’efficacia del suo piano, ma lui insistette che tutto sarebbe andato bene e mi pregò di riprendere i lavori la mattina dopo.
Mentre tornavo alla mia tenda, quella sera, e il sole calava dietro le montagne facendole diventare viola e rendendo il cielo di un fiammante rosso dorato, uno straniero mi venne incontro.
— Orion — sussurrò. — Vieni con me.
Era imbacuccato in un lunga veste grigia con sopra un mantello scuro, il cappuccio calato che gli nascondeva i tratti del viso.
Ma io sapevo chi era, e lo seguii senza parlare mentre passava fra le tende dell’accampamento israelita e si dirigeva fuori, attraverso i verdi campi, in direzione del fiume lontano.
— Siamo abbastanza distanti — dissi io alla fine. — Possiamo fermarci qui. Anche se brilli come una stella nessuno lo noterà dall’accampamento.
Lui rise, un riso basso e profondo soffocato in gola. — Non ci sono molte possibilità che io emani radiazioni sufficienti perché loro mi trovino.
Con loro, sapevo che non si riferiva agli Israeliti.
— Stai aiutando questa gente a sopraffare Gerico. Questo mi fa piacere.
— Potrò partire per l’Egitto una volta che Gerico sarà presa? — chiesi.
— Certamente. — Sembrava sorpreso della mia domanda.
— E tu resusciterai Atena?
— Proverò, Orion. Proverò. Non Posso promettere nient’altro. Ci sono delle difficoltà; enormi difficoltà. Loro stanno cercando di fermarmi.
— Lo so.
— Si sono messi in contatto con te?
— Io mi sono messo in contatto con loro. Pensano che tu sia diventato pazzo.
Rise di nuovo. Amaramente. — Io lotto da solo per sostenere il continuum, il loro continuum, in modo che possano continuare a esistere. Sono l’unica barriera contro la distruzione completa. Io proteggo la Terra e le mie creature con ogni particella della mia forza e della mia saggezza. E loro la chiamano pazzia. Folli!
— Era mi ha detto che se ti aiuto, lei e gli altri mi distruggeranno.
Nell’ombra del cappuccio non riuscivo a cogliere la sua espressione. Era la prima volta che incontravo il Radioso senza che irradiasse luce e splendore.
Dato che non rispondeva, aggiunsi: — E tu mi hai avvisato che se non ti aiuto mi distruggerai.
— E tu mi hai detto, Orion, che vuoi distruggere me. Una bella situazione.
— Puoi ridare la vita ad Atena?
— Se io non posso, non può nessun altro. Nessuno ci proverebbe nemmeno, Orion. Ci vuole un… pazzo, come me, anche solo per tentare una cosa del genere.
— Allora continuerò ad aiutarti.
— E mi riferirai esattamente quello che loro ti diranno in qualunque momento si mettano di nuovo in contatto con te.
— Se lo desideri — risposi.
— Io non desidero, Orion. Io ordino. Posso vedere i tuoi pensieri chiaramente come parole scritte in cielo con il fuoco. Non mi puoi nascondere niente.
— Allora vedi la tua stessa morte.
Rise divertito, questa volta. — Ah, Orion, credi davvero di poter sconfiggere gli dèi!
— Voi non siete dèi. Puoi ingannare nomadi ignoranti come Giosuè e il suo popolo, ma io la so più lunga.
— Certo, certo — disse con condiscendenza. — Adesso, torna dalla tua Elena e alle sue moine per farsi portare in Egitto.
Non c’era niente che non sapesse, mi resi conto. Stava lì davanti a me, e anche sotto quel travestimento potei percepire il suo sorrisino di superiorità.
— Dimmi una cosa — chiesi. — Perché Gerico è così importante? Perché questa gente di Giosuè è così cara al tuo cuore? Una volta hai detto che non sei tanto egocentrico da provare piacere solo quando la gente ti venera. È ancora vero?
Per un momento non rispose. Quando infine lo fece, la sua voce era bassa e seria. — Sì, è ancora vero, Orion. Mi piace che le mie creature mi adorino, lo ammetto. Ma la ragione vera che sta dietro a Gerico, la ragione vera per cui porterò la mia gente a governare questa terra di Canaan, è umiliare gli altri che cercano di ostacolare i miei piani. Mi hanno fermato a Troia, con il tuo aiuto. Non mi fermeranno qui!
Non ebbi risposta a quelle parole.
— Credono che sia pazzo, vero? Vedremo chi è il vero protettore del continuum. Si inchineranno tutti davanti a me, Orion. Tutti loro!
Si voltò e s’incamminò da solo verso il fiume. Lo seguii con gli occhi nelle ombre della notte che si facevano più profonde, mentre le stelle uscivano una ad una, finché la sua figura non scomparve nel buio.
— Questo potrebbe distruggere tutti i nostri sogni, tutte le nostre speranze. — Il giovane viso di Beniamino aveva un’espressione molto solenne. Si trovava nella mia tenda, vicino a Lukka che stava a testa bassa con un soldato hatti alle spalle, altri due ai lati, e una piccola folla adirata di Israeliti subito fuori, in minaccioso silenzio.
Elena sedeva nell’angolo opposto della tenda, su una sedia di legno che mi era stata data da uno dei fratelli di Beniamino. Una delle donne le aveva portato un soffice cuscino di piume, gaiamente decorato di strisce in rilievo rosse e blu.
Beniamino disse: — Questo soldato ittita ha fatto i suoi comodi con una delle giovani donne della mia tribù, e ora rifiuta di trattarla come deve.
Io rimasi sorpreso, quasi sbalordito a quelle parole. Per settimane eravamo vissuti fianco a fianco senza l’ombra di un problema. Difficilmente le donne israelite volevano avere a che fare con uomini che non fossero della loro tribù. Quelle che lo facevano, giovani vedove e poche nubili che non si preoccupavano della verginità, erano state sufficienti a Lukka e ai suoi uomini.
Ma ora una delle ragazze chiedeva il matrimonio come prezzo per aver fatto l’amore.
Io guardai Lukka. Il suo viso era cupamente impassibile mentre stava in piedi davanti a me. Vidi che aveva la spada al fianco. Beniamino, ritto vicino a lui, sembrava quasi un bambino: più piccolo, più magro, il giovane volto senza rughe, senza cicatrici di battaglia. Ma rappresentava l’onore della sua tribù.
— Portate l’uomo davanti a me — dissi.
Lukka alzò una mano. — Con il tuo permesso, mio signore, parlerò io per lui.
Sollevai un sopracciglio.
— È una nostra usanza — spiegò. — Io sono il suo comandante. Sono io responsabile della sua condotta.
Dunque erano quelle le regole del gioco, dissi a me stesso. Lukka stava tra me e l’accusato. Se volevo assegnare una punizione, sarebbe toccata a Lukka per primo.
Beniamino lanciò uno sguardo al mio braccio destro, e sembrò capire cosa implicassero le sue parole.
— La giovane signora in questione — chiesi a Beniamino — è stata costretta?
Lui scosse la testa. — Non afferma questo.
— Era vergine?
Gli occhi dell’Israelita si spalancarono. — Naturalmente!
Io mi rivolsi a Lukka. Lui si strinse leggermente nelle spalle. — Qui si tratta della parola di lei contro quella dell’accusato.
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