Poi vidi uno pterosauro veleggiare contro il cielo azzurro e luminoso sopra di noi.
— Bentornato, Orion — la fredda voce di Set risuonò nella mia mente. — Vedo che hai portato con te altre scimmie urlanti per infastidirmi. Bene. Massacrarle sarà per me una vera gioia.
Diedi un giro di vite ai miei pensieri. Meno informazioni Set riusciva a leggervi sull’identità di quegli uomini, meglio sarebbe stato. Dovevo combatterlo nel luogo e nel tempo che preferiva, ma qualsiasi elemento di sorpresa sul quale potessi fare affidamento era per me d’importanza vitale.
Subotai riportò il proprio cavallo a passo di trotto dopo circa mezz’ora di galoppo sfrenato; il suo volto normalmente aspro e duro era illuminato da un ampio sorriso.
— Mi hai consigliato bene, Orion. Questa terra è simile al Gobi in primavera.
— È così in ogni stagione — dissi. Nel giro di qualche migliaio d’anni sarebbe diventato il più arido deserto sulla Terra, quando i ghiacci che in quell’epoca coprivano l’Europa si sarebbero ritirati e le piogge sarebbero scomparse verso nord insieme a essi. Ma per quel momento, per tutta la vita di Subotai, dei suoi figli e dei figli dei suoi figli, l’erba sarebbe rimasta verde e abbondante.
— Dobbiamo portare qui il resto dell’esercito, e le nostre famiglie con le loro greggi — disse Subotai in tono entusiastico. — Allora saremo in grado di fronteggiare i tuoi demoni e i tuoi draghi.
Stavo per dirmi d’accordo con lui quando notai all’orizzonte la goffa figura di un sauropode che avanzava sulle quattro zampe.
Indicando in quella direzione, dissi: — Ecco una di quelle bestie. Non è uno dei draghi da combattimento, ma potrebbe essere pericoloso.
Subotai spronò immediatamente il suo cavallo alla carica contro il sauropode. Una dozzina di uomini della sua guardia partirono alla carica dietro di lui. Io li seguii a ruota, e insieme ci avventammo contro il dinosauro che si allontanava con la lentezza dettata dalla sua mole. Mi abbandonai alla piacevole sensazione del vento sul mio volto e del movimento dei muscoli del mio pony; era una sensazione esilarante.
Mentre ci avvicinavamo al sauropode, la sua testa girò sul suo lungo collo da serpente per guardare verso di noi. Compresi che Set usava quell’animale come esploratore, esaminandoci attraverso i suoi occhi. Potevo sentirlo sibilare nel suo equivalente di una risata divertita.
L’animale avanzò barcollando verso un leggero pendio, poco più di un poggio erboso su cui crescevano rovi carichi di bacche.
— Fate attenzione! — urlai a Subotai superando il frastuono degli zoccoli. — Potrebbero essercene altri.
Il generale mongolo stava già impugnando l’arco ricurvo che aveva tenuto sulla schiena, reggendo le redini fra i denti. Gli altri guerrieri avevano già incoccato le frecce ai loro archi senza rallentare minimamente la marcia.
Nutrivo il forte sospetto che fra quei cespugli e dietro l’altura si nascondessero alcuni shaydiani, insieme ai loro draghi. Spronai il mio cavallo a un’andatura più veloce nel tentativo di raggiungere l’impetuoso Subotai.
Il sauropode raggiunse la base della collinetta ma, invece di risalirla o di aggirarla, si voltò ad affrontarci. Lanciò un fischio sibilante e si sollevò sulle zampe posteriori, il suo capo a più di dodici metri sopra di noi, gli artigli delle zampe anteriori scintillando minacciosi alla luce del sole.
Subotai scoccò una freccia che colpì l’animale in pieno petto. Il sauro strillò e si diresse verso di lui. Il pony di Subotai, spaventato, s’impennò. Chiunque altro sarebbe stato sbalzato a terra ma Subotai, praticamente nato a dorso di cavallo, riuscì a rimanere in sella.
Una dozzina di frecce volò in direzione del mostro colpendone il petto, il ventre, il collo. Ero sufficientemente vicino a esso da udire il tonfo sordo prodotto dai dardi che penetravano fra le sue squame. La spada nella mano, diressi il mio cavallo al fianco di Subotai, pronto a proteggerlo mentre riprendeva il controllo della sua cavalcatura.
Fu allora che scattò la trappola. Da entrambi i lati del piccolo rilievo balzarono fuori una mezza dozzina di draghi da combattimento, guidati da shaydiani sistemati sulle loro schiene. A quella vista tutti i cavalli si abbandonarono al terrore. Molti guerrieri mongoli caddero a terra. Il mio cavallo indietreggiò scalciando in aria, cercando disperatamente di allontanarsi dai denti aguzzi e dagli artigli di quei mostri feroci.
Controllai mentalmente la mia cavalcatura, cancellando l’immagine di quei demoni dalla sua mente mentre la spronavo ad avanzare verso il più vicino fra i carnosauri. Il mio unico pensiero era quello di proteggere Subotai. Già alcuni draghi stavano schiacciando tra le fauci alcuni fra gli uomini caduti di sella, fra grida umane più alte del ringhiare sibilante dei draghi.
Dietro di me si alzò un poderoso ruggito simile a quello di un leone gigantesco, e il terreno prese a tuonare come per lo scalpitìo di migliaia di zoccoli. L’intera guardia di Subotai era uscita alla carica dai boschi, contro i mostri che minacciavano il loro signore.
I miei sensi entrarono in iper-velocità mentre dirigevo il mio povero pony terrorizzato contro le zanne del carnosauro più vicino. Vidi bolle di saliva formarsi fra i suoi denti a sciabola, vidi i suoi sottili occhi da rettile spostarsi da Subotai verso di me, e lo shaydiano sul suo dorso fare lo stesso.
Il carnosauro abbassò verso di me una delle sue micidiali zampe artigliate. Mi lasciai scivolare di sella e caddi a terra, la spada ben salda nella mano. Gli artigli del carnosauro sollevarono letteralmente da terra il mio pony.
Vidi tutto ciò avvenire con estrema lentezza, come in un sogno. Prima che il mostro avesse finito di uccidere il mio cavallo, scivolai fra le sue zampe posteriori, immergendo la scimitarra nelle sue viscere con ogni grammo della mia forza.
Vidi lo shaydiano cadere dalla schiena del colosso con una freccia nel petto. Prima che riuscisse a colpire il suolo, mi guardai alle spalle e vidi Subotai con un’altra freccia già incoccata nel proprio arco, reggendo le redini coi denti, le labbra contratte in quello che avrebbe potuto essere tanto un sogghigno quanto una smorfia.
Il carnosauro cominciò a vacillare sopra di me, e dovetti allontanarmi velocemente mentre il mostro cadeva con un tonfo tale da far tremare violentemente il terreno. La mia spada era ancora conficcata profondamente nel suo ventre, così balzai presso i resti insanguinati di uno dei Mongoli e raccolsi l’arco che aveva lasciato cadere nell’ultimo istante della sua vita.
Ormai anche il resto dell’esercito di Subotai era a portata di frecce, e tutti i dinosauri erano sottoposti a un attacco spietato. I guerrieri erano coraggiosi, ma non avventati. Il loro obiettivo primario era stato quello di salvare il loro comandante Subotai. Una volta constatato che questi era fuori pericolo, si erano portati nuovamente a una certa distanza dal nemico, attaccandolo con le frecce.
Velocemente, metodicamente, uccisero tutti gli shaydiani che avevano cavalcato i draghi. Troppo grossi per venire seriamente feriti dalle frecce, i dinosauri avanzarono allora verso i loro persecutori, che si allontanarono al galoppo a distanza di sicurezza prima di tornare all’attacco. Era come una corrida, con quegli enormi bestioni sanguinanti sempre all’attacco fino a quando il loro sangue si riversava a pozze fra l’erba.
Durante quell’attacco balzai in sella a uno dei cavalli rimasti privi di cavaliere e seguii Subotai che faceva ritorno verso i suoi uomini. Non aveva mai allentato la presa sul suo arco, e continuava a scagliare frecce anche durante la fuga, voltandosi in sella mentre il pony galoppava verso il resto della compagnia.
I poveri rettili, abbondantemente superati di numero, cercarono di fuggire, ma i Mongoli non manifestarono maggiore pietà che timore verso di essi. Partirono al loro inseguimento, mettendo a segno altre frecce fino a costringerli a rallentare, sbuffando e sibilando, e ad affrontarli.
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