Senza dire una sola parola, avanzai verso il rettile morto ed estrassi la lancia dalla sua pelle coriacea.
— Risparmiala, Orion — implorò Kraal, ancora in ginocchio. — Vendicati su di me, ma risparmia la vita a lei e al bambino.
— Dov’è il mio coltello? — Erano molte le cose che avrei voluto dire a quel miserabile traditore frignante. Quelle, però, furono le uniche parole che riuscii a pronunciare.
L’uomo cercò a tastoni sotto le sporche pelli di cui era coperto e, con mani tremanti, mi porse il coltello ancora infoderato.
— Devi essere un dio — disse Kraal, abbassando il viso sul terreno di fronte a me. — Soltanto un dio è in grado di uccidere simili mostri. Soltanto un dio può indossare la pelle di un denti-a-sciabola.
— Uomo o dio, tu mi hai tradito.
— E tu cos’hai fatto per noi? — gridò Reeva, con occhi fiammeggianti. — Da quando ti abbiamo incontrato non abbiamo avuto che morte e distruzione.
— Eravate degli schiavi quando vi ho incontrati. Vi ho resi liberi.
— Liberi di essere cacciati da Set e dai suoi demoni! Liberi di essere uccisi o torturati, di vedere i nostri villaggi bruciati o rasi al suolo!
— Avete deciso di servire Set. Questa è la vostra ricompensa. Non avete tradito solo me, ma tutta la vostra gente. E Set ha tradito voi. Questa si chiama giustizia.
— Cos’hai intenzione di farci? — domandò Kraal, con tono ancora adulatore.
Mi chinai e lo feci mettere in piedi. — Darò battaglia a Set. Cercherò di uccidere lui e la sua gente, di modo che possiate ereditare questa terra e vivere in libertà.
L’uomo rimase a bocca aperta. Reeva, sospettosa, domandò: — Perché mai dovresti fare una cosa simile per noi?
Abbozzai un debole sorriso. — Non voglio che questo piccolo cresca in schiavitù. Non voglio che mai un essere umano diventi schiavo di quel mostro.
Quella notte mi accampai insieme a loro. Era chiaro che mi temevano, disorientati dai motivi per i quali avevo deciso di lasciarli in vita e ingaggiare battaglia con l’invincibile Set. Il nome del piccolo, mi dissero, era Kaan.
Come avevo temuto, Set stava metodicamente spazzando via ogni tribù che riuscisse a scovare. Imbarazzato, balbettando nel parlare, Kraal riferì che per un primo periodo i seguaci di Set lo avevano trattato piuttosto bene, mentre lui e Reeva aiutavano i demoni ad accerchiare i villaggi e a ridurne in schiavitù gli abitanti. Chron, Vorn e tutti quelli che avevo conosciuto erano stati messi in prigionia in tale modo.
— Ma quando la stella rossa cominciò a brillare e a muoversi nel cielo, Set divenne furioso. I suoi demoni cominciarono a radere al suolo ogni villaggio. Infine accerchiarono anche il nostro, uccidendoci quasi tutti. Poi diedero fuoco alle case e presero i superstiti come schiavi.
Annuii nelle ombre della sera. — E voi avete cercato di fuggire.
— Reeva si è allontanata dal gruppo, e io l’ho seguita — Kraal proseguì. — Ci siamo messi a correre con tutte le nostre forze, ma alla fine uno di quei demoni è riuscito a trovarci. Allora sei apparso tu, come un dio, e ci hai salvati.
Per tutto il tempo Reeva non aveva pronunciato una parola, sebbene potessi percepire il suo sguardo su di me.
— Set è malvagio — dissi a Kraal. — Ha intenzione di ucciderci tutti. Forse a qualche essere umano viene risparmiata la vita perché possa servirlo come schiavo, ma la morte è la ricompensa che ha in serbo per tutti noi.
— Hai intenzione di combatterlo? — domandò Kraal.
— Sì.
— Da solo? — domandò Reeva. Il tono della sua domanda mi fece comprendere che temeva volessi chiedere il loro aiuto.
— Da solo — risposi.
— E la sacerdotessa? Anya? Dov’è? Non verrà con te ad aiutarti?
— No, non può farlo — dissi.
— Dovrò affrontarlo da solo.
— Allora ti ucciderà — disse Reeva, senza tanti giri di parole.
— E poi ucciderà tutti noi.
— Può darsi — ammisi. — Ma non senza combattere.
Il mattino seguente mi congedai da loro. — Un giorno — dissi — quando il giovane Kaan saprà parlare e camminare e il bambino nel tuo ventre sarà nato, incontrerete altri vostri simili, e allora apprenderete che Set è stato sconfitto. Allora sarete veramente liberi.
— E che cosa accadrà se sarà Set a uccidere te? — domandò Reeva.
— In quel caso, un giorno i suoi demoni e i suoi draghi vi scoveranno e uccideranno ognuno di voi.
Li lasciai con quel terribile pensiero e ripresi la marcia verso nord-est.
Un giorno dopo l’altro avanzai da solo attraverso la foresta di Paradiso, verso il luogo del mio scontro finale con Set. Superai la vallata rocciosa in cui avevo ideato il dio che parla. Superai altri due villaggi, carbonizzati e deserti come quello di Kraal. Ma non incontrai altri esseri umani a Paradiso.
I demoni di Set avevano visitato tutti i villaggi, uccidendo e depredando, portando via con sé pochi uomini in schiavitù e massacrando tutti gli altri. Volevano cancellare gli esseri umani dal mondo, per fare della Terra la nuova dimora della loro razza di rettili.
Infine raggiunsi il limitare della foresta e scrutai attraverso gli alberi la vasta distesa d’erba che si stendeva fra me e la fortezza di Set.
Pterosauri volteggiavano nel cielo illuminato dal sole. All’orizzonte vidi profilarsi la sagoma scura di un sauropode. Set aveva fatto uscire i sauri alla mia ricerca. Sapeva che sarei venuto a cercarlo e mi attendeva, pronto e vigile.
Sedetti a terra con la schiena appoggiata alla scabra corteccia di un grosso acero, riflettendo sulla mia mossa seguente.
Sarebbe stata una pazzia cercare di espugnare la fortezza di Set da solo, armato soltanto di una lancia di legno e pochi attrezzi di pietra. Avevo bisogno d’aiuto. Il che significava che dovevo fare ritorno presso i Creatori.
Per ore cercai di resistere a quell’idea. Non avevo alcuna voglia di tornare fra loro. Avrei preferito liberarmene una volta per tutte; o almeno incontrarli come pari, come un uomo che aveva sconfitto il loro più pericoloso nemico facendo affidamento soltanto sulla proprie forze, e non come un giocattolo menomato che non era in grado di funzionare correttamente e perciò aveva costante bisogno d’aiuto.
Ma non vedevo alcuna alternativa. Non potevo affrontare Set da solo e disarmato. Mi serviva il loro aiuto.
Sapevo che se avessi cercato di mettermi in contatto con i Creatori, Set si sarebbe diretto verso il mio segnale come un serpente nella notte è guidato dal calore corporeo della propria preda. Se avessi cercato di mettermi in contatto con i Creatori senza riuscire nel mio intento, i demoni di Set sarebbero piombati su di me nel giro di qualche ora.
Il che significava che non potevo contare sui Creatori per farmi condurre presso di loro. Dovevo compiere il balzo io stesso, attraverso i miei soli poteri.
Scese la sera. I grilli e insetti intonarono i loro canti tra le ombre. Arrampicatomi sul tronco dell’acero, mi sistemai su uno dei suoi rami più grossi. Per qualche motivo mi sentivo molto più al sicuro lassù che non sul terreno.
Il mio retaggio scimmiesco, Set l’avrebbe chiamato.
Chiusi gli occhi e mi sforzai di ricordare tutte le volte che ero stato trasportato attraverso il continuum, da un punto all’altro dello spaziotempo. Ricordai il dolore della morte, che avevo provato ripetutamente. Mi concentrai nel tentativo di guardare al di là di quel dolore, in cerca del ricordo del mio trasferimento attraverso il continuum.
L’avevo già fatto una volta, anche se non potevo essere sicuro che uno dei Creatori non mi avesse aiutato, a mia insaputa. Adesso dovevo cercare di farlo da solo. Ci sarei riuscito?
Il segreto era di raccogliere l’energia necessaria per creare una spaccatura nello spaziotempo. L’energia può essere assoggettata al controllo di una coscienza allo stesso modo in cui lo è la materia. E l’universo brulica d’energia. Le stelle ne irradiano a grandi quantità, di continuo. Mentre giacevo disteso su un ramo di quell’albero, migliaia di miliardi di stelle e particelle cosmiche irraggiavano il mio corpo, penetrando la notte e il mondo intorno a me.
Читать дальше