Ben Bova - Orion e la morte del tempo

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Orion e la morte del tempo: краткое содержание, описание и аннотация

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Orion non è un uomo come tutti gli altri: tanto per cominciare, è immortale. Scelto dai Creatori per essere il loro campione nei frangenti più pericolosi e contro nemici insidiosissimi, è costretto ad andare alla deriva nel tempo per battersi contro i pericoli che si annidano in epoche e secoli nascosti. Insieme ad Anya, una ragazza che condivide la sua sorte, è costretto questa volta a lottare non solo contro le forze ostili ai Creatori, gli enigmatici esseri che reggono le fila del suo destino, ma contro i Creatori stessi per riconquistare la libertà. E la partita si decide in un’era lontanissima, dove la morte del tempo non è più metafora ma realtà.

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E i dinosauri. I giganteschi tirannosauri e gli innocui becchi-d’anatra, gli enormi triceratopi e i minuscoli stenonicosauri… tutti scomparsi, per l’eternità.

Non avevo certo agito con l’intenzione di annientare tutte quelle specie, ma ugualmente mi sentii schiacciare dal peso della mia colpevolezza cosmica. Il mio odio nei confronti di Set e della sua specie aveva generato tutta quella sofferenza, tutta quella morte. Avevo raggiunto la mia vendetta personale al prezzo dell’estinzione di intere forme di vita.

Riportai la mia attenzione sulla nuova Terra. Calotte di ghiaccio scintillavano ai suoi poli. Le rozze sagome dei continenti avevano assunto forme a me più familiari, sebbene non fossero ancora distanziate sul globo come le ricordavo. L’Atlantico si stava ancora estendendo, mentre vulcani punteggiati di rosso avvampavano per l’intera lunghezza della fessura che si estendeva dall’Islanda all’Antartico. L’America settentrionale e quella meridionale non erano ancora unite, e il bacino che un tempo sarebbe stato il Mediterraneo era una distesa di terra coperta d’erba.

Vidi una foresta stendersi alta contro il sole del mattino. Il cielo era limpido. Il bombardamento dei frammenti di Shaydan era finalmente cessato.

Un ruscello scorreva tra quei boschi. L’erba cresceva verde lungo le sue rive, i fiori si muovevano al vento rossi, gialli e arancio mentre le api ronzavano operose fra essi. Una tartaruga scivolò giù per un tronco e s’immerse nelle acque del ruscello, spaventando un rospo lì vicino che saltò fra le canne lungo la riva.

Gli uccelli si librarono in volo su splendide ali multicolori. Un piccolo animale provvisto di pelliccia era seduto su uno dei rami più alti di un albero, gli occhi neri e lucenti, il naso contratto in una smorfia d’inquietudine.

Questo è quanto rimane della vita sulla Terra, pensai tra me e me. Dopo la catastrofe che avevo causato, il pianeta era costretto a intraprendere un nuovo inizio.

Pensai allora che, come Set aveva ripulito la Terra per far posto alla propria razza di rettili, anch’io avevo involontariamente scagliato il pianeta verso il nuovo olocausto che un giorno avrebbe portato all’avvento della mia specie. Quel piccolo essere provvisto di pelliccia era un mammifero, un mio antenato, progenitore di tutta l’umanità e degli stessi Creatori.

Di nuovo compresi di essere stato uno strumento nelle loro mani. Avevo sacrificato il mio corpo, la mia stessa vita, non solo per distruggere Shaydan, ma per fare tabula rasa sulla Terra e prepararla così all’avvento dei mammiferi e della razza umana.

— Proprio come avevo intenzione di fare io per salvare la mia gente.

Era la voce di Set nella mia mente.

— Non sono morto, Orion. Sono vivo, qui sulla Terra insieme ai miei schiavi e ai miei servitori… grazie a te.

LIBRO QUARTO

Terra

Per quanto venga tolto, tanto rimane; e sebbene
Non sia più nostra quella forza che, in epoche antiche,
Muoveva la terra e i cieli, siamo ancora ciò che siamo…
La stessa tempra di eroici cuori,
Indeboliti dal tempo e dal fato ma forti nella volontà
Di lottare, cercare, scovare e non mollare.

32

Set era vivo.

Quel pensiero bruciava dentro di me come una lama rovente nelle mie carni. Era sopravvissuto alla distruzione dei suoi simili, del suo pianeta, della sua stella. Era ancora vivo. Sulla Terra.

Avevo distrutto Sheol e Shaydan e cancellato gran parte delle forme di vita sulla Terra. Tutto invano. Non ero riuscito a uccidere Set.

— Ti scoverò — dissi in silenzio. Privo di corpo, senz’altro che la mia essenza cosciente, scagliai la mia sfida contro il mio mortale nemico. — Riuscirò a scovarti, e ti distruggerò una volta per tutte.

— Vieni a prendermi — fu la pronta risposta di Set. — Non aspetto che d’incontrarti per l’ultima volta.

Il suo essere brillava come una torcia contro il nero vuoto dello spaziotempo. Sapevo dove e quando si trovava. Concentrando ogni grammo di volontà in mio possesso, misi a fuoco la mia attenzione su di lui. Diressi me stesso attraverso l’intricata matassa del continuum verso il luogo e il tempo nel quale egli esisteva.

Un lampo di freddo intenso, un momento di assoluta oscurità e di gelo criogenico, quindi aprii gli occhi e inspirai una profonda boccata di vita.

Ero disteso supino, il corpo nudo disteso sulla calda, soffice terra. Alberi immensi si ergevano tutt’intorno a me, e la brezza gentile era colma dell’odore dei fiori e dei pini. Udii il canto melodioso di un uccello.

Sì. Era di nuovo Paradiso.

Mi alzai a sedere, guardandomi d’intorno. Davanti a me il terreno seguiva una leggera pendenza. In lontananza un’orsa bruna camminava dinoccolata, seguita da due palle di pelo che erano i suoi piccoli. L’animale si fermò e sollevò il capo, per fiutare l’aria. Se anche avesse avvertito il mio odore, non lo diede a vedere. Riprese il suo passo lento allontanandosi dal luogo in cui mi trovavo, coi suoi cuccioli che trotterellavano sempre dietro di lei.

Sono Orion il Cacciatore, tornato alla vita. Nudo e solo, con la missione di trovare il mostro di nome Set e ucciderlo. Ucciderlo prima che lui uccida me. Distruggere la sua razza una volta per tutte, prima che lui riesca a distruggere la mia, il genere umano, per l’eternità.

Con un sorriso mesto, mi sollevai in piedi e mi rimisi lentamente in cammino giù per il dolce pendio, attraverso gli alberi che oscuravano la luce del sole pomeridiano coi loro rami ondeggianti e carichi di foglie. Se veramente ero di nuovo nella foresta di Paradiso, allora avrei trovato Set nella sua fortezza presso il Nilo.

Il sole era troppo alto nel cielo per potermi fornire qualsiasi indicazione, così mi limitai a seguire il primo corso d’acqua che raggiunsi con l’idea che, presto o tardi, mi avrebbe portato verso il Nilo. Sapevo che avrei dovuto percorrere molta strada, ma da Set avevo imparato che il tempo non ha eccessiva importanza per chi sia in grado di spostarsi a proprio piacimento attraverso il continuum. “ Pazienta”, dissi a me stesso. “ Pazienta”.

Per giorni e giorni proseguii da solo, senza incontrare un altro essere umano né uno dei rettili di Set. Mi trovavo in un’epoca in cui la densità umana era veramente ridotta, ricordai. Nel Neolitico non dovevano esistere più di un milione di esseri umani; la prima esplosione demografica non avrebbe avuto luogo fino a quando l’agricoltura non avesse preso piede. Quanti fra i suoi simili, mi chiesi, Set era riuscito a salvare dal cataclisma di Shaydan? Centinaia? Migliaia?

Sapevo che aveva portato alcuni dinosauri dall’era mesozoica in questo tempo e luogo: i lucertoloni e i draghi che avevo affrontato tempo prima erano sauropodi e carnosauri provenienti dal Cretaceo.

La foresta di Paradiso, però, era tutt’altro che disabitata. I boschi brulicavano di vita, dai piccoli topi che vivevano in tane nel terreno ai grandi e feroci leoni. Servendomi di nul’altro che pietre e legno, fabbricai una rozza lancia e un’ascia. Il secondo giorno indossavo una pelle di cervo a mo’ di perizoma. La seconda settimana, a essa aggiunsi una veste e gambali legati con budella di manzo.

Mi sentivo solo, naturalmente, ma non mi lasciai abbattere dalla solitudine. Era un sollievo rispetto ai tumulti attraverso i quali ero passato e ai pericoli che avrei dovuto affrontare alla fine di quel viaggio. Non cercai di mettermi in contatto con i Creatori, rammentando che tali segnali mentali erano come fuochi di segnalazione per Set, attraverso i quali era in grado di localizzare la mia posizione. Volevo restare al sicuro, per quanto mi era possibile. Almeno per il momento.

Set doveva sapere che ero giunto in quell’epoca. Giorno dopo giorno vedevo gli pterosauri volare alti nel cielo azzurro. Finché fossi rimasto al coperto tra i boschi, sarei stato al sicuro dai loro occhi indiscreti.

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