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Frederik Pohl: Il lungo ritorno

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Frederik Pohl Il lungo ritorno

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Sono gli Hakh’hli. Sono alieni. Si nutrono di carne umana. Il lungo viaggio nello spazio era alla fine. Sandy, l’umano cresciuto su un’astronave degli extraterrestri Hakh’hli, era pronto al ritorno sulla Terra. Gli alieni erano animati dalle migliori intenzioni.. Solo la scienza Hakh’hli poteva risolvere il problema di trasformare i pianeti. I terrestri avevano bisogno di quel contatto. Ma c’era da fidarsi?

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— È solo nervoso perché sa che fra poco avrà la possibilità di vedere la Terra — lo scusò con grande lealtà Obie. — Ci ha persino scritto sopra una poesia.

— Oh? — disse MyThara. — Moftrami la poesia. — Quando ebbe finito di leggerla, abbracciò Sandy con i suoi tozzi arti anteriori e gli diede un’affettuosa leccata sul viso. — Che poefia magnifica, Lifandro. Poffo averne una copia? Oh, grazie! La terrò con me nel mio nido fino alla fine dei miei giorni. Ma adeffo, fe non vi difpiace, è ora di metterti al lavoro. Inizieremo con il fiftema delle coppie, come al folito. Lifandro, tu vai per primo con Polly, con la quale parlerai del trampolino orbitale.

I sette membri della coorte di Sandy avevano un intero pianeta da imparare; lingue terrestri, usi e costumi terrestri, ecologia terrestre… Inoltre, dovevano anche imparare tutto ciò che un giovane hakh’hli deve imparare nel corso della sua normale educazione. E come se non bastasse, ognuno di loro doveva anche studiare in maniera ancora più approfondita la materia della propria specializzazione individuale. La specializzazione di Demmy era l’agronomia. Quella di Chiappa erano la chimica alimentare e gli aerosol. Quella di Polly erano pilotaggio e ingegneria magnetica. Quella di Tania era la manipolazione genetica. Quella di Obie, astronomia e astronavigazione. Quella di Helen erano vetrificazione e giunzione di cristalli, ossia il processo implicato nel contenimento di materiali tossici o radioattivi. Sandy invece non aveva alcuna specializzazione particolare; i suoi studi forse erano meno difficili e approfonditi rispetto a quelli degli altri, ma erano senz’altro più estesi. Come tutti, Sandy doveva imparare un poco delle specializzazioni degli altri, per essere preparato nel caso che durante la Missione Terra qualcuno di loro non ce la facesse. Solo che Sandy doveva imparare un po’ più di tutti gli altri; il compito del primo contatto con la gente della Terra era solo suo e di nessun altro, e di conseguenza doveva sapere esattamente che cosa dire. Sandy però non amava molto imparare da Polly; infatti, quando faticava a capire qualche concetto, questa diventava subito manesca. Non appena furono soli nell’angolo di studio privato dì Polly, la sua compagna lo aggredì immediatamente con una domanda, lacrimando di aspettativa al pensiero di un suo eventuale errore. — Spiegami lo scopo del trampolino orbitale.

— Va bene — disse Sandy rassegnato. — Ma niente pizzicotti, va bene?

— Può darsi. Avanti, rispondi!

Sandy si accovacciò a gambe incrociate accanto a Polly, non troppo vicino però, e iniziò. — In cambio di tutte le cose meravigliose che faranno per gli esseri umani del pianeta Terra, gli hakh’hli chiedono solo alcuni piccoli favori. Uno di questi consiste nel fornirli di alcune materie prime che per i terrestri non hanno praticamente alcun valore. In particolare, gli hakh’hli chiedono ossigeno, carbonio e soprattutto idrogeno. E affinché i terrestri possano fornire agli hakh’hli queste materie prime, tu mostrerai loro come costruire un sistema di rotaie magnetiche inclinate in grado di trasportare i recipienti di acqua e di carbonio solido, ciò che loro chiamano “carbone”, fino all’orbita della nostra astronave.

— E perché noi hakh’hli abbiamo bisogno di queste sostanze?

— Perché ci servono come carburante — rispose prontamente Sandy. — Sono elementi che servono per alimentare i motori del modulo di atterraggio, che funzionano a perossido di idrogeno e a carburante liquido alcolico. L’idrogeno invece ci serve per la massa reattiva dei propulsori principali della grande nave. Vuoi che ti dica come funziona il trampolino orbitale?

— Esattamente, Mingherlino. Cerca di essere preciso, e sta’ attento a non fare errori.

Sandy si allontanò ancora un poco dalla sua compagna, ascoltando con un orecchio la musica di sottofondo. Si trattava di uno dei suoi motivi preferiti, una canzone terrestre intitolata L’uomo che amo. Non riusciva a fare a meno di immaginarsi una femmina di razza umana che cantava quelle parole per lui, ma non disse nulla perché sapeva che Polly avrebbe fatto immediatamente spegnere la musica se avesse capito che era distratto. — Il trampolino orbitale dovrà essere costruito da qualche parte in prossimità dell’equatore della Terra, affinché possa venire sfruttata la rotazione stessa del pianeta…

— Che è decisamente lenta — intervenne Polly in tono sdegnato. La giornata hakh’hli durava poco più di 17 ore terrestri.

— Sì, ma la forza di gravità sulla Terra è inferiore di cinque dodicesimi rispetto a quella normale — continuò Sandy — il che rende il compito decisamente più facile. Il trampolino orbitale sarà lungo dieci unità di misura terrestri chiamate chilometri, e una volta costruito la sua parte terminale si troverà a poco più di tre chilometri di altezza dalla superficie del pianeta. La riuscita sarà ottimale se la sua base verrà costruita sul pendio “occidentale” di una montagna. Lungo il binario, a ogni dodicesimo di dodicesimo di chilometro della sua lunghezza, verranno installati degli anelli magnetici, ognuno dei quali verrà caricato in successione. I magneti saranno di tipo superconducente, e la loro alimentazione implicherà con ogni probabilità la costruzione di una centrale elettrica apposita…

— Non nucleare però. Non vogliamo incoraggiarli a usare il nucleare.

— Polly — disse Sandy cautamente — stiamo parlando della mia gente, non di un branco di hoo’hik. Faranno esattamente ciò che andrà loro di fare. — I pollici di Polly si avvicinarono minacciosamente, e Sandy li schivò per un pelo. Venne salvato dal successivo attacco grazie alla voce di MyThara.

— Fine del periodo di ftudio. Ora potete cambiare compagni — ordinò la tutrice. — Lifandro, tu andrai con Oberon per la lezione di aftronomia.

Quando giunsero all’ottavo dodicesimo di giorno, erano tutti completamente esausti e ormai pronti al “latte e biscotti” della sera.

Tuttavia, non era ancora giunto per loro il momento di rilassarsi. MyThara infatti ordinò che la coorte facesse pratica di “fast food”. Demmy e Tania si alternarono dietro la cassa, mentre gli altri raccolsero i loro “soldi” e si misero in fila con le loro ordinazioni. — Cheeseburger, patatine piccole e un milkshake di vaniglia — ordinò Sandy. Calcolò il costo dell’ordinazione, quindi tirò fuori due banconote da un dollaro e cinque monete da un quarto.

Demmy lo fissò con rabbia. — Devi darmi tre banconote da un dollaro e una moneta da un quarto — si lamentò.

Sandy però insistette. — Voglio liberarmi degli spiccioli — spiegò. Lo aveva visto fare in uno dei tanti telefilm a cui aveva assistito. Demetrio usò i pollici per grattarsi la pancia con fare irritato, ma alla fine accettò il denaro, lo contò e fornì a Sandy 22 monete da un centesimo di resto.

— Anch’io voglio liberarmi degli spiccioli — disse, piangendo lacrime di trionfo.

Non era giusto, pensò Sandy. Era quasi sicuro che i commessi di ristoranti fast food non potessero liberarsi degli spiccioli a quel modo. Comunque fosse, non aveva alcuna intenzione di litigare con Demmy, quindi prese il suo vassoio e si accomodò a un tavolo, dove rimase seduto per un po’ a esaminare il cibo. L”‘hamburger” non era male; si trattava semplicemente di carne di hoo’hik tritata. Il “formaggio” però era tutt’altra faccenda. Basandosi sui programmi di cucina delle televisioni terrestri, gli studiosi hakh’hli erano riusciti a determinare che il “formaggio” era un alimento che si otteneva lasciando acidificare il latte e facendogli poi una serie di cose. Tuttavia, nessuno era mai riuscito a determinare quali fossero i microorganismi che causavano l’acidificazione, e di conseguenza, come sempre, Sandy tolse con estrema cautela la fetta di “formaggio” dalla sua carne e la depositò su un bordo del vassoio. In quanto al “panino”, non si trattava affatto di un vero panino. Tutti gli esperimenti fatti sulla nave per produrre qualcosa di commestibile da carboidrati macinati erano risultati infruttuosi. Alla fine i tecnici hakh’hli avevano optato per una semplice fetta di tubero, tagliata a forma di grossa pastiglia arrotondata e riscaldata. Il risultato non era del tutto sgradevole. Le “patatine fritte” non erano altro che lo stesso tubero, tagliato a fettine lunghe e sottili e cucinato nel grasso bollente, ma per Sandy erano sicuramente la parte migliore del pasto. Il “ketchup” e la “senape” non li metteva mai, perché a prescindere da come potessero essere gli originali terrestri, le loro imitazioni hakh’hli erano veramente disgustose.

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