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Frederik Pohl: Il lungo ritorno

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Frederik Pohl Il lungo ritorno

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Sono gli Hakh’hli. Sono alieni. Si nutrono di carne umana. Il lungo viaggio nello spazio era alla fine. Sandy, l’umano cresciuto su un’astronave degli extraterrestri Hakh’hli, era pronto al ritorno sulla Terra. Gli alieni erano animati dalle migliori intenzioni.. Solo la scienza Hakh’hli poteva risolvere il problema di trasformare i pianeti. I terrestri avevano bisogno di quel contatto. Ma c’era da fidarsi?

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Molto prima che La primula rossa giungesse al suo commovente finale (i rifugiati in salvo, Leslie Howard trionfante con La Ragazza che si scioglie fra le sue braccia) arrivò il carrello del pranzo con il grande pasto di mezzogiorno.

Sandy si mantenne a una certa distanza dalla calca che si formò. Non aveva mai imparato a mangiare “correttamente”, e tutti i suoi amici della Coorte Missione Terra avevano concluso a malincuore che non sarebbe mai stato in grado di farlo. L’atteggiamento diffidente che assumeva regolarmente durante la corsa al carrello del pranzo ne era la prova, poiché un hakh’hli che si comportava in maniera corretta non mangiava. Trangugiava.

La coorte di Sandy si tuffò nel pasto di mezzogiorno con vera e propria dedizione. Facendolo, crearono come sempre un certo rumoroso trambusto. Mentre Sandy rosicchiava delicatamente il suo pezzo di carne, i suoi compagni affondavano possenti morsi nella carcassa dell’animale e si aiutavano a mandare giù la carne buttandoci dietro enormi bocconi di tuberi e manciate di wafer salati. Le loro lunghe e possenti mascelle masticavano rumorosamente, mentre i muscoli delle loro gole si contraevano in continuazione nello sforzo di mandare giù quanta più roba possibile. Sandy riusciva addirittura a vedere i blocchi di cibo appena masticato che si rincorrevano lungo le ugole dei suoi compagni. Nessuno degli hakh’hli arrivava fino al punto di strappargli dalle mani i suoi pezzi di cibo, ma del resto Sandy cercava di non mostrarli troppo apertamente. Mentre masticavano, gli hakh’hli mandavano giù anche grandi quantità del brodo del giorno, una specie di zuppa dal sapore di pesce con pezzi di wafer che vi galleggiavano dentro. Era come se fossero state accese contemporaneamente una mezza dozzina di pompe idrauliche.

Fra gli hakh’hli non esisteva nulla di simile alla conversazione a tavola, e le uniche frasi che venivano pronunciate nel corso dei loro pasti erano del tipo “Passa la zuppiera, sbrigati!” oppure “Ehi, quel boccone era mio!”. Sandy non tentava nemmeno di parlare con i suoi compagni durante il pranzo. Si limitava a sedere con fare paziente, rosicchiando lentamente il suo pasto e attendendo che la frenesia dell’abbuffamento collettivo scemasse. Dopo qualche minuto infatti, come sempre accadeva, la frenesia alimentare degli hakh’hli si placò. I grandi bocconi di cibo avevano finalmente raggiunto i loro stomaci, e il sistema circolatorio hakh’hli stava provvedendo a incanalare quanto più sangue possibile verso gli organi digestivi, dove più serviva. Il rumore delle mascelle in azione diminuì lentamente fino ad arrestarsi del tutto, gli occhi degli hakh’hli si chiusero uno per uno, e i loro possenti arti si rilassarono. Nel giro di cinque minuti, tutti gli hakh’hli della coorte di Sandy erano riversi a terra in quello stato di incoscienza che veniva chiamato “periodo d’intontimento”.

Sandy emise un sospiro, si alzò e si avvicinò lentamente al carrello del cibo. Fra le rovine del pranzo vi era ancora un pezzo abbastanza grande di carne di hoo’hik, leggermente masticata ma non del tutto divorata, e diverse manciate di wafer salati.

Sandy prese quanto poteva e trasportò il tutto fino al suo angolino di studio privato, dove poteva finire il suo pasto in santa pace. Non avendo altro da fare mentre i suoi compagni di coorte digerivano dormendo il loro pasto, si dedicò all’attività che era comunque la sua preferita. Guardò un film.

La parte preferita della vita di Lisandro Washington era anche la più importante, poiché consisteva nel guardare registrazioni di vecchi programmi televisivi terrestri. Era un compito obbligatorio per lui, come lo era del resto per tutti gli altri componenti della sua coorte, perché era proprio quello il modo in cui dovevano imparare la lingua, gli usi e i costumi dei terrestri. Ma Sandy amava particolarmente quel compito. Il suo modo preferito per guardare un film era accovacciandosi accanto a Tania o a Elena, o persino a Polly se era di buon umore, godendo dell’odore delle loro squame e del calore dei loro corpi, che erano di almeno dieci gradi più caldi del suo. Di solito guardavano notiziari o documentari, poiché questi erano i programmi che venivano loro assegnati, ma quando veniva concessa loro libertà di scelta si dedicavano sempre alla visione di programmi di intrattenimento come I Love Lucy, Friends of Mr. Peepers o Beaver il Castoro. Non si trattava comunque di buone registrazioni. Infatti, erano state registrate originalmente ad anni luce di distanza dalla Terra. Ed erano stati proprio quei primi segnali raccolti dai sensori della nave a far capire agli hakh’hli che su qualche pianeta di quella piccola stella G-2 individuata dai loro telescopi vi era vita intelligente e tecnologicamente avanzata.

I vecchi telefilm per famiglie erano sempre piuttosto divertenti per Sandy, ma allo stesso tempo lo rendevano un po’ pensieroso. A volte infatti si domandava come sarebbe stata la sua vita se fosse cresciuto sulla Terra, in mezzo a ragazzi umani come lui invece che in mezzo agli hakh’hli. Avrebbe forse giocato a “baseball”? (Di giocare sulla nave non se ne parlava nemmeno. Non avevano lo spazio necessario, mancavano i giocatori e non vi era nemmeno una gravità sufficientemente debole da permettere di lanciare la palla alla stessa distanza alla quale la mandavano Duke Snyder o Joe Di Maggio). Avrebbe forse “bighellonato” con gli “amici” alla “frullateria”? (Non aveva assolutamente idea di che cosa potesse essere un “frullato”. Nessun programma televisivo di cucina terrestre spiegava esattamente in che cosa consistesse, e gli stessi esperti hakh’hli non erano riusciti a stabilire se si trattasse di una bevanda dolce o aspra.) Magari avrebbe anche avuto una ragazza?

Quella era la domanda che più spesso ricorreva nella mente di Lisandro. Avere una ragazza! Toccare una ragazza… (Il solo tocco, così dicevano, era “come il fuoco”, “come una scarica elettrica”, e Lisandro si domandava sinceramente come una cosa del genere potesse risultare gradevole. Tuttavia, dicevano che fosse molto piacevole). O baciare una ragazza… (I baci, dicevano, erano più dolci del vino, anche se Lisandro non aveva idea di che cosa potesse essere il vino). O addirittura…

Insomma, fare qualunque cosa facessero gli esseri umani quando entravano nel loro periodo di fertilità. Lisandro non era ben sicuro di che cosa si trattasse esattamente, anche se sapeva benissimo che cosa facevano gli hakh’hli quando entravano in quella fase poiché aveva avuto modo di assistere al processo in ripetute occasioni. Che gli esseri umani si comportassero allo stesso modo? Sfortunatamente, non aveva alcun modo per saperlo. Se esistevano canali televisivi pornografici sulla Terra, le antenne della nave non li avevano mai captati. Per il resto, era più che evidente che gli esseri umani di sesso maschile e femminile si baciavano. Lo facevano sempre. A volte, si toglievano i vestiti a vicenda e andavano a letto assieme. A volte andavano sotto le lenzuola e le lenzuola si muovevano in maniera convulsa… Ma non gli era mai capitato nemmeno una volta di vedere sollevare quelle lenzuola per capire che cosa stesse effettivamente accadendo sotto.

Lisandro sognava ogni notte, e quasi tutti i suoi sogni erano uguali. Erano sempre popolati di esseri umani di sesso femminile che sapevano esattamente cosa fare… e che lo facevano. Anche se, quando si svegliava, Lisandro non riusciva mai a ricordare esattamente che cosa avessero fatto.

Prima o poi, gli avevano promesso gli Anziani, Lisandro si sarebbe trovato sulla Terra, con tutte quelle femmine umane nubili. Lisandro non vedeva l’ora.

Sandy spense il film che aveva scelto. Si intitolava Jesus Christ Superstar, ed era decisamente troppo complicato per guardarlo da solo. Aprì il suo armadietto privato, ne tirò fuori la fotografia di sua madre e la osservò a lungo. Era così bella! Snella, candida, con gli occhi azzurri, così splendida…

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