Frederik Pohl - Il lungo ritorno

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Il lungo ritorno: краткое содержание, описание и аннотация

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Sono gli Hakh’hli. Sono alieni. Si nutrono di carne umana. Il lungo viaggio nello spazio era alla fine. Sandy, l’umano cresciuto su un’astronave degli extraterrestri Hakh’hli, era pronto al ritorno sulla Terra. Gli alieni erano animati dalle migliori intenzioni.. Solo la scienza Hakh’hli poteva risolvere il problema di trasformare i pianeti. I terrestri avevano bisogno di quel contatto. Ma c’era da fidarsi?

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Quando fu evidente che non vi era nessuno che ne avesse, Polly si girò e si allontanò con fare sdegnato, incamminandosi in tutta fretta verso il suo pasto pomeridiano e rifiutando seccamente l’offerta di accompagnamento di Hamilton Boyle. Mentre il pubblico si alzava in piedi per andarsene, Boyle si avvicinò a Marguery e Sandy. — Avete progetti per pranzo? — domandò con tono gioviale.

— Andiamo a esplorare New York — rispose Marguery per entrambi. — Probabilmente mangeremo solo un paio di panini per strada.

Boyle annuì e rivolse a Sandy uno sguardo penetrante. — Temo che la tua amica non sia rimasta molto contenta di noi — disse.

Sandy decise di non menzionare il fatto che capitava assai raramente di vedere Polly contenta. — Credo che sia rimasta piuttosto sorpresa dal fatto che nessuno le abbia posto domande sull’offerta del trampolino magnetico.

— Oh? — commentò Boyle sollevando le sopracciglia. — Si trattava di un’offerta? A me è sembrato più che altro un ordine perentorio.

— Probabilmente è solo il suo modo di fare — disse Sandy.

Boyle annuì. — E tu cosa ne pensi? Pensi che si tratti di una buona idea?

Sandy gli rivolse uno sguardo sorpreso. — Certo che è una buona idea. Altrimenti i Grandi Anziani non la avrebbero mai approvata. Avrete la possibilità di mettere in orbita migliaia di capsule, e con costi veramente molto bassi. Inoltre, avrete la possibilità di eliminare la maggior parte dei relitti che circolano attualmente nell’orbita terrestre. Non è forse una buona cosa questa? Non volete salvare le vostre città da ciò che stava per succedere a Perth oggi?

Boyle emise un sospiro. — Certo — rispose con calma. — In effetti, parrebbe un’ottima idea quella di far piombare giù i vari relitti in zone sicure affinché non colpiscano le aree abitate. Solo che ho dei forti dubbi rispetto al rovescio della medaglia.

— Non capisco — disse Sandy.

Boyle scrollò le spalle. — Be’ — spiegò — se si può far uscire un oggetto dalla sua orbita per far sì che manchi una città, non credi che sia almeno altrettanto facile fare in modo che ne colpisca una?

16

Il pianeta Terra ha ricevuto molte cose in eredità dal ventesimo secolo, e fra queste quattro in particolare che sono particolarmente durevoli; i radionucleidi, i gas atmosferici, le sostanze chimiche tossiche e la plastica. Fra queste quattro, la plastica è senz’altro la più abbondante. Dieci miliardi di hamburger transitori sono stati digeriti ed espulsi da anni, ma si sono lasciati alle spalle altrettante scatolette di styrofoam. In genere le sostanze plastiche sono abbastanza leggere da galleggiare nell’acqua. Di conseguenza, quando le reti da pesca in nylon vengono perse o buttate fuoribordo dai pescherecci, rimangono nei mari e continuano ad ammazzare pesci a oltranza finché non si disfano del tutto, ovvero mai. Le lattine di Coca-Cola e le bottigliette di shampoo finiscono invariabilmente negli oceani e vanno a inquinare le spiagge di tutto il mondo. Le Montagne Rocciose possono anche sbriciolarsi, lo Stretto di Gibilterra può anche crollare su se stesso, ma un contenitore di plastica non morirà mai. Come i diamanti, anche la plastica è per sempre. Per alcuni membri del regno animale, questa può anche essere una buona notizia. Le meduse, per esempio, traggono un certo beneficio da questa situazione. Gli animali che mangiano le meduse infatti possono benissimo scambiare un sacchetto di plastica per una di loro e morirne soffocati, e di conseguenza le meduse hanno maggiori possibilità di sopravvivere e prosperare. Ciò nonostante, si tratta di una pessima notizia per le foche, gli uccelli pescatori, le tartarughe, i pesci… egli esseri umani.

Mentre attraversavano il larghissimo fiume Hudson in direzione della vecchia New York, Marguery fu stranamente silenziosa e distaccata. Sandy però non vi fece quasi caso, poiché anche lui era profondamente immerso nei propri pensieri. Non stava pensando al mal di mare, anche se le onde causate dall’incontro della corrente del fiume con la marea li stavano facendo ballare parecchio, bensì a quanto aveva detto Hamilton Boyle.

— Vuoi un altro panino? — domandò Marguery infilando una mano nel sacchetto che si era portata appresso.

In quel momento Sandy notò che aveva ancora in mano la maggior parte del primo panino. — No, non adesso. Marguery? Secondo te gli hakh’hli farebbero mai una cosa del genere?

— Far saltare per aria le nostre città? Non lo so, Sandy. Tu che ne pensi?

— No! È assolutamente contrario ai loro princìpi, ne sono quasi certo.

Marguery annuì. — Finisci il tuo panino — si limitò a dire.

Una volta usciti dalle correnti dell’Hudson, il viaggio assunse il carattere della gita di piacere che avrebbe dovuto avere fin dall’inizio. Il piccolo motore a spinta inerziale ronzava già da tempo in maniera rassicurante quando attraccarono su ciò che Marguery definì coma “la 34esima strada ovest”.

Non vi era un vero e proprio attracco, poiché ciò che una volta era la strada si trovava ora sott’acqua. Vi erano edifici ovunque che agivano da barriera nei confronti delle onde e delle correnti, e di conseguenza le acque erano perfettamente calme. Talmente calme che, in certi punti, Sandy riusciva addirittura a vedere il fondo se si sporgeva dal bordo della barca, con tutte le strade, le automobili, i camion abbandonati e i grossi veicoli che Marguery chiamava “autobus”.

Fermarono la barca fra due edifici particolarmente alti, quindi scesero e la trascinarono oltre il segno dell’alta marea. Sul marciapiede vi erano una serie di frammenti di plastica colorata portati a riva dalle onde. Quando Marguery spiegò che si trattava di rifiuti abbandonati dai vecchi tempi, Sandy rivolse uno sguardo disgustato verso l’acqua. — Voi quindi nuotate nei rifiuti? — domandò.

— Oh, tutti i rifiuti biologici se ne sono andati da anni ormai — lo rassicurò. — Non c’è nulla in quest’acqua che possa farti del male. Non qui a New York, almeno. Più a sud vi sono problemi ben più gravi, perché quando sono state sommerse le centrali nucleari è fuoriuscita un sacco di roba nociva, ma qui non è successo nulla di simile. Bene, ti piacerebbe salire in cima a quel palazzo?

Sandy strinse gli occhi per osservare l’edificio indicato da Marguery, quindi scrollò le spalle nello strano “giubbotto salvagente” arancione che gli era stato fatto indossare. — Che cos’è? — domandò.

— È l’Empire State Building — rispose Marguery. — Da lassù si può vedere tutt’intorno. Allora?

Sandy fece un passo indietro mentre un’onda del fiume veniva ad accarezzargli le scarpe. — Ma certo — disse con tono aspro. — In fondo, siamo qui per divertirci, non è così?

Era quasi vero. E se non fosse stato per via del fatto che si sentiva ancora offeso, sarebbe stato del tutto vero, poiché ciò che stavano facendo e vedendo in quel momento era esattamente ciò che Sandy aveva sognato di fare e di vedere per tutta la sua vita. Si trovava nel cuore pulsante della Grande Mela! Certo, non era esattamente come se l’era aspettata, ma per il resto era proprio lì, tutt’attorno a lui. Sopra la sua testa vi era un cielo azzurrissimo e nuvole candide e altissime, e intorno vi erano le finestre e le facciate degli edifici che avevano reso Manhattan famosa come la città con più grattacieli della Terra.

Non erano soli. Sul fiume, a meno di un isolato di distanza, vi erano diverse barchette che sfrecciavano di qua e di là con i loro carichi di persone dirette chissà dove; alcune barche erano dotate di propulsore a spinta inerziale come la loro, mentre altre usavano un tipo di motore a idrogeno che emetteva piccoli sbuffi di vapore. Ai margini del fiume vi era anche una grossa chiatta ancorata a due edifici e due gru che vi calavano oggetti dentro; rotoli di cavi elettrici, macchine per ufficio, impianti di illuminazione e simili.

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