Fred Hoyle - La voce della cometa
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- Название:La voce della cometa
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- Издательство:Longanesi & C.,
- Жанр:
- Год:1986
- Город:Milano
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«Beh, professor Newton, vista la sua esperienza sarà forse bene che le comunichi immediatamente le brutte notizie, per lasciare a dopo quelle buone.»
«Sì, mi piace sentire subito le notizie brutte. Maggiore è il numero delle brutte notizie che vengo a sapere immediatamente e meglio è», rispose Isaac Newton serio serio.
Jocelyn Scuby frenò a stento un sorriso di approvazione. Non stava bene annunciare le brutte notizie con un sorriso. Così disse con la stessa voce sommessa di prima: «Ho quasi paura di dirglielo, professor Newton, ma il suo istituto è scoperto di diecimila sterline».
In risposta, Isaac Newton mise la mano in tasca e ne estrasse una moneta da dieci pence che depose davanti a sé sulla scrivania.
«Tanto per ricordarmelo», disse, evitando di raccontare a Jocelyn Scuby che la scoperta dei «vacuum strings» era costata trenta milioni di sterline e veniva considerata a buon mercato da un’opinione pubblica entusiasta.
«Già», annuì Scuby, «per promemoria, come si fa un nodo al fazzoletto. Un’ottima idea.»
«Potrebbe spiegarmi alcune cose, signor Scuby? Qual è la percentuale delle spese generali che grava sul bilancio complessivo?» chiese Isaac Newton.
«Sono in grado di dirglielo perché è una cosa che tengo sempre a mente. Naturalmente si tratta di un argomento molto complesso a causa della differenza degli istituti e delle facoltà. Naturalmente, le spese generali per le facoltà scientifiche non sono uguali a quelle per gli studi umanistici. Ma se posso esprimermi in termini di larga massima, direi che le spese generali rappresentano circa la metà del nostro bilancio. Riesco a mantenermi entro questi limiti mostrandomi inflessibile e facendo molta attenzione. Non so perché le cose stiano così, ma so che il risultato è sempre pressappoco quello.»
«Paga tasse comunali l’università?»
«Direi! Il comune ci tratta come una mucca da mungere. Che ne dice? Voglio dire, saremmo in grado di cavarcela meglio?»
«Non ho capito ancora bene. Che cosa è compreso nelle vostre spese generali?»
«Beh, le tasse comunali, come lei ha appena detto, l’illuminazione, il riscaldamento, le biblioteche, la manutenzione degli immobili e dei terreni, il telefono.»
«E le attrezzature dei laboratori?»
«Non le attrezzature impiegate nelle ricerche, in linea di massima. Le attrezzature impiegate per scopi didattici, invece, sì.»
«I computer?»
«Sì, anche i computer. Lo sa, professor Newton, che quando si parla di ’spese generali’ con una persona non informata, questa ha l’impressione che si tratti di una serie di dubbie manifestazioni di lusso? In realtà si tratta invece di una serie di necessità essenziali senza le quali l’università non potrebbe funzionare.»
«Direi, signor Scuby, che lei se la cava davvero molto bene. Continui così.»
«E ora», disse Scuby battendo di nuovo delicatamente le mani, «parliamo delle buone notizie. C’è un certo suo collaboratore, una giovane, tale signorina Haroldsen, che sembra possedere il dono di causare guai. Il General Board ha ricevuto varie segnalazioni che raccomandano il suo licenziamento. Come lei certamente sa, questo istituto ha avuto nel suo recente passato vari capi provvisori, li chiamano capi rotanti, e da ognuno di essi il General Board ha ricevuto la stessa raccomandazione.»
«Che la signorina Haroldsen venga licenziata?»
«Esattamente.»
«E’ in pianta stabile? Temo di non aver avuto ancora il tempo per mettermi al corrente della posizione giuridica dei miei assistenti e neppure di fare la loro conoscenza.»
«No, la signorina Haroldsen «non» è in pianta stabile, ma come lei certamente saprà ci sono stati negli ultimi quindici anni molti cambiamenti in materia di licenziamenti. I casi che una volta si concludevano con la revoca dell’incarico provvisorio oggi sono diventati casi di licenziamenti contestati.»
«Il che trasforma il licenziamento in una faccenda sgradevole, direi.»
«Specialmente se si arriva a una contestazione legale» annuì Scuby. La preoccupazione gli disegnò sul viso una tale smorfia che Isaac Newton temette che stesse per piangere.
«In questi casi, gli individui riottosi per natura causano naturalmente i maggiori guai.»
«Proprio così, professor Newton. Le sarà quindi facile immaginare la riluttanza del General Board a lasciarsi coinvolgere nella vicenda della signorina Haroldsen, una donna che gode fama di essere una riottosa di notevoli proporzioni.»
«Proporzioni piuttosto affascinanti, suppongo, signor Scuby?»
«Ah, sì, già. Beh, può darsi, benché io pensi che il vero problema sia la lingua di questa signorina. Credo che sia stato William Congreve a dire: ’Ma sul labbro vermiglio della bella / quali sciocchezze vennero a favella’.
«Le farà piacere sapere, professor Newton, che il General Board, tanto per compiere un gesto di gentilezza nei suoi confronti, ha deciso di dare corso alla raccomandazione. In questo caso le risolveremo il problema senza badare alle conseguenze.»
Isaac Newton sentì il disperato bisogno di scrollarsi come un cane appena emerso da una profonda pozzanghera. Tanto per cominciare, non volevano permettergli di scegliersi la segretaria e ora si davano da fare per licenziare il personale scientifico alle sue dipendenze. Il futuro prometteva interventi ancora più rovinosi come, magari, irruzioni nel laboratorio con un idrante.
«Posso immaginare un solo motivo capace di indurmi a raccomandare il licenziamento di un qualsiasi membro del mio personale scientifico, signor Scuby, e questo motivo sarebbe una grave incompetenza professionale.»
Dopo essersi proposto di sostituire il ridicolo cicalino con un appropriato sistema di comunicazione interna, Isaac Newton schiacciò con forza il pulsante sulla scrivania. Non appena il Drago apparve nel riquadro della porta, esclamò: «Signora Gunter, vuol portarmi per favore la cartella personale della signorina Haroldsen?»
«Mi farà più che piacere, professore», rispose il Drago, e sorrise ricordando le scottanti segnalazioni riguardanti la ragazza Haroldsen che lei aveva avuto la fortuna di battere a macchina e inviare al General Board.
Le segnalazioni scottanti c’erano, nella cartella piuttosto voluminosa, e stavano in testa. Isaac Newton le ignorò ed esaminò rapidamente il resto dei documenti, trovando finalmente ciò che cercava — il «curriculum» accademico di Frances Margaret Haroldsen. Gli bastarono pochi secondi per individuare i documenti importanti. Alzando gli occhi verso John Jocelyn Scuby, disse: «Massimo dei voti con menzione speciale in scienze naturali, parte prima, massimo dei voti in fisica, parte seconda, e dottorato in filosofia qui a Cavendish. Esattamente ciò che ho fatto io, signor Scuby, e ho sempre pensato di essermela cavata benino».
Jocelyn Scuby si sollevò dalla poltrona dicendo: «Beh, naturalmente, se lei è contento della situazione, anche il General Board lo sarà. Volevamo solo aiutarla. E ora penso che sia venuto il momento di andare al lavoro. La sua segretaria può mostrarmi i particolari, ma dovrò ritornare da lei per un’altra conversazione, diciamo tra un’ora e mezzo. E’ d’accordo?»
Poi, indicando la moneta da dieci pence sulla scrivania, Scuby soggiunse: «Dovremo spremerci bene il cervello».
8
Se Isaac Newton pensava che la prima giornata trascorsa al Cavendish fosse stata agitata, si sarebbe accorto ben presto che il peggio doveva ancora venire. La tempesta minacciò di scatenarsi solo nel pomeriggio del giorno seguente mentre la mattinata era stata calma, come c’era da aspettarsi prima di una tempesta.
In mattinata, Isaac Newton chiamò Boulton per dirgli che avrebbe preso in affitto la casa nella Adams Road. Dopo una giornata frenetica al laboratorio gli sarebbe stato necessario un angolino nel quale rifugiarsi come fa un animale ferito che rientra nella tana. Cenare al College ogni sera, circondato da cento altri professori, sarebbe stato troppo sconvolgente, decise.
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